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Otep - House of Secrets
26/03/2022
( 924 letture )
Nel 2002 il nu metal era ormai entrato in una spirale discendente che in breve tempo tolse al movimento la popolarità mainstream e il favore dei metal-kids, sempre più attratti dalle sirene del metalcore e in generale dalle ramificazioni della NWOAHM. Una delle ultime rivelazioni in un panorama già distante dai fasti degli anni ’90 fu Sevas Tra, l’album d’esordio di una band losangelina guidata da una figura carismatica come quella di Otep Shamaya, artista nel senso più ampio del termine considerata la sua passione per la musica, la poesia e l’attivismo sociale/politico. Collocabile nella frangia più estrema del genere, il disco rappresenta ancora oggi una fusione esemplare di nu, alternative, rap e death metal, in pratica un figlio spurio degli Slipknot e delle Kittie: il vero punto di forza è ovviamente la stessa Otep, proteiforme cantante e degna allieva di Karyn Crisis, pioniera nell’adozione di un registro vocale alternante con sapienza growl, scream e linee pulite cariche di una tensione non indifferente.
Due anni più tardi esce House of Secrets, l’atteso seguito prodotto da Greg Wells (presente nelle vesti di polistrumentista) a cui ha collaborato anche il rimpianto Joey Jordison, l’eccellente batterista degli Slipknot appena reduce dal controverso Vol. 3: (The Subliminal Verses). La Casa dei Segreti vede le proprie fondamenta edificate sul dolore e le terribili esperienze autobiografiche di Otep, donna che ha dovuto convivere fin da piccola con l’incubo degli abusi sessuali e una vasta gamma di sentimenti negativi purtroppo costantemente al suo fianco: dai testi emerge infatti un mondo oscuro nutrito a forza da odio, rancore, disprezzo di sé e un’amarezza sfociante nella depressione, tutte ferite che hanno segnato l’anima di una persona obbligata a costruirsi una corazza per affrontare le numerose ingiustizie della vita. Di riflesso il sound proposto appare crudo e feroce, sospeso fra necessità catartiche e la devozione al potere lenitivo delle sette note, una dualità che permette l’accostamento di brani aggressivi stilisticamente affini a Sevas Tra ed episodi più riflessivi dove è la parola ad assurgere a protagonista.

Requiem, prologo consumantesi in mezzo a urla e singhiozzi, è già uno psicodramma tremendamente realistico (il pensiero corre ai Korn di Kill You) che schiude le porte a Warhead, durissima invettiva contro G.W. Bush: grevi riff nu/death metal, la batteria implacabile di Jordison e un growl schiumante rabbia vengono adoperati per esprimere la ferma condanna della singer nei confronti dello scellerato intervento militare in Iraq, frutto della guerrafondaia e avida politica americana. Il malessere esistenziale accumulatosi nel corso degli anni viene denunciato attraverso l’instabile climax emotivo di Buried Alive, mentre l’anatema scagliato in Sepsis è reso ancor più minaccioso da una Otep calatasi nelle vesti di cruenta Erinni, intenzionata a sfondare le porte di Abaddon e a scatenare la morte sulla terra con il beneplacito di Ishtar. Oltrepassato un simile excursus mitologico (il leitmotiv Sha-Nagba-Imuru è tratto dal Poema di Gilgamesh) è il turno della title-track, insostenibile racconto delle molestie subìte dalla vocalist: il testo, privo di censure, è un vero pugno nello stomaco e la cadenza blueseggiante unita al suono della celeste dipinge un’atmosfera malsana e a dir poco alienante. Lo spettro delle violenze carnali aleggia anche nel velenoso nu metal dalle tinte death di Hooks and Splinters e un tale orrore viene distorto nell’ossessiva Autopsy Song, pesante auto-umiliazione in cui i sensi di colpa prendono il controllo di una mente debole e soggetta a ricadute psicologiche continue. Gli unici appigli a disposizione sono da ricercare nell’arte e nella scrittura poetica ed è per questo che lo spoken word di Suicide Trees si fa carico di tale fardello, esternalizzando il dolore e trasferendolo dal cuore al foglio di carta e infine al veicolo uditivo della musica.
Le ultime stanze della Casa dei Segreti conducono ai deliranti anfratti di Nein e Self-Made, testimonianze di un extreme nu metal dove i ricordi dell’infanzia, il desiderio di una blasfema vendetta e l’angustia del presente si mischiano in un quadro apparentemente senza via di uscita ma, quando sembrava ormai tutto perduto, ecco affiorare un barlume di speranza: l’Arte, essenza sempiterna, è l’ancora di salvezza alla quale affidarsi per sfuggire alla dannazione dell’inferno quotidiano e librare lo spirito al di sopra della decadenza terrena. Recitato e note di pianoforte completano infine la visita nella tormentata Shattered Pieces, profonda meditazione sull’identità e il ruolo dell’Io, unico mediatore in grado di rapportarsi con la dea laica Arte, qui celebrata nella valenza bellica che potrà condurre ad un rivoluzionario sovvertimento dei princìpi attualmente in vigore.

House of Secrets non può ostentare l’importanza detenuta da Sevas Tra ma rimane in ogni caso un sophomore album di spessore e una meritoria chiave di accesso alla visione poetico/musicale di Otep Shamaya, punto di riferimento assoluto dell’angolazione femminile del nu metal. Antecedente a un lungo periodo di stasi creativa, il disco mostra una band ancora in stato di grazia e quindi sfruttate l’occasione offerta per rispolverare una delle migliori release nu del 2004, annata a dir poco complicata per un genere ormai detronizzato.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
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Indigo
Domenica 27 Marzo 2022, 16.03.40
2
Sevas Tra è uno degli ultimi grandi album nu metal della fase storica e non credo ci siano dubbi sul fatto che rimanga ancora oggi il lavoro migliore della band. House of Secrets non regge il paragone (Sevas Tra, in termini di valutazione numerica, è da 84/85) ma rimane l'episodio più convincente di una discografia in seguito altalenante e tutto sommato di poco rilievo rispetto agli esordi. Qui non trovi pezzo del calibro di T.R.I.C. ma le varie Warhead, Buried Alive, Hooks and Splinters o la title-track rendono il disco meritevole almeno di un ascolto, see non altro per sentire ancora una volta il drumming di Jordison.
Nu Metal Head
Sabato 26 Marzo 2022, 17.51.32
1
l'avevo ascoltato, ma sinceramente non ricordo nulla e non ho neanche voglia di riascoltarlo, "Sevas tra" mi basta e mi avanza... credo che la maggior parte della sua fama la debba all'ospitata di Joey Jordison (R.I.P.)
INFORMAZIONI
2004
Capitol Records
NuMetal
Tracklist
1. Requiem
2. Warhead
3. Buried Alive
4. Sepsis
5. House of Secrets
6. Hooks and Splinters
7. Gutter
8. Autopsy Song
9. Suicide Trees
10. Nein
11. Self-Made
12. Shattered Pieces
Line Up
Otep Shamaya (Voce, Grancassa, Percussioni)
Rob Patterson (Chitarra su tracce 2, 3, 10)
Greg Wells (Chitarra su tracce 4-6, 8-12, Batteria su tracce 5, 8, 9, Steel
Drum su traccia 1, Celesta su traccia 5, Percussioni su traccia 10, Pianoforte
su traccia 12)
Jason “eViL J” McGuire (Basso, Cori, Chitarra su tracce 4, 5)

Musicisti Ospiti:
Joey Jordison (Batteria su tracce 2, 3, 4, 6, 10, 11)
 
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