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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 5480 letture )
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Fautori sin dai primi lavori in studio di un nu metal dalla pesante contaminazione death à la Slipknot, gli Otep hanno saputo costruirsi negli anni una carriera di tutto rispetto, innanzitutto per indiscutibile qualità mostrata a più riprese e in più modi dal 2000 ad oggi, in seconda battuta per un peculiare modo di intendere la musica – proprio di ben poche realtà – vista ed interpretata nella maniera più completa e totalizzante, come forma d'arte e d'espressione, una sorta di catarsi, prima che come puro intrattenimento fine a se stesso. E' chiaro come la band abbia da sempre avuto la fisionomia della frontwoman americana da cui prende il nome, animata dalla sua controversa, prorompente ed estrosa personalità: pittrice, poetessa, scrittrice, attivista – oltre che convinta vegetariana e lesbica dichiarata – ma soprattutto una delle più rabbiose e talentuose cantanti metal in circolazione. Quindi spazio ad una particolare cura per le liriche – spesso dai toni intimi, rabbiosi, crudi e cruenti – e per l'artwork e tutto ciò che è immagine. A pensarci bene, non sarebbe stato affatto difficile immaginarsi la band californiana confrontarsi nel 2013 con un concept album come effettivamente è avvenuto, per altro dalla linea narrativa tanto forte da giungere, alla fine, a surclassare per importanza la musica stessa; che quest'album sarebbe stato l'ultimo, in pochi, forse, l'avrebbero immaginato.
Hydra è un concept album basato su un romanzo a fumetti che ho scritto per due anni che parla di una ragazza corrotta dal mondo, corrugata dal male, strappata via dal dorato, fuso elisir della creatività e abbandonata sulle placide rocce frastagliate di un'isola barbara e crudele, dove i topi si avvelenano fra di loro. Questa è la storia della sua alchimia personale tra teofagia, vendetta e giustizia. Il suo sorgere dalle ceneri fumanti come un livido che non guarisce mai, trasmutando – per metà umana e per metà animale – in un infinito messia mai nato, una vigilante serial killer dal nome in codice Hydra. Questo sarà il mio ultimo album.
Ascoltando le note di Hydra dopo aver letto la dichiarazione qui sopra dell'artista americana, si intuisce chiaramente la situazione in casa Otep: la testa di Otep Shamaya è ormai presa da mille altri progetti oltre la musica, totalmente rapita dal proprio processo creativo, e l'aver partorito un album come quest'ultimo ne è un chiaro sintomo. Lasciamo pure da parte la considerazione del fatto che abbia solamente usato sei lapidarie parole nel finale per annunciare la fine di un capitolo lungo ben tredici anni della propria vita a fronte di una moltitudine riferite all'opera e a ciò che ne sta dietro; ma già solamente dal primo ascolto si può agilmente notare quanto l'ago della bilancia di questa uscita discografica penda – come già detto – molto più in favore del lato lirico/narrativo che di quello musicale. A cominciare dall'opener Rising, infatti, buona parte della tracklist si compone di tracce che fungono pressappoco da intermezzi: spesso appena sussurrati e sinistri (Hematopia), agghiaccianti passaggi che esplodono in urla e potenza disumane (Necromantic), che si sorreggono su sonorità ed effettistica industrial (Quarantine) o piuttosto sulle note ansiogene del piano (Livestock); la non rilevante durata è un tratto che le accomuna, se si eccettua la traccia finale coi suoi ventitré minuti, oltre che un trascurabile valore musicale, essendo nient'altro che tasselli narrativi atti a raccontare la tormentata e tormentosa vita della vigilante serial killer Hydra. La presenza di tali brani – che nella parte centrale sono ben tre ed uno di seguito all'altro – rende piuttosto pesante l'ascolto, lento e macchinoso, nonché probabilmente eccessivamente contrastante con il livello di decibel e cattiveria dei restanti brani. Decibel e cattiveria che, se togliamo gli ottimi Blowtorch Nightlight e Hag, ci mostrano sì ciò che i quattro di Los Angeles sanno far meglio, ma non riescono ad offrirci la miglior prova possibile. Non poteva, forse, esserci chiusura più significativa a quest'opera di quella mostrata dal brano conclusivo, Theophagy: una voce calma, ma ossessiva, che si staglia, come un'ombra, sullo sfondo decadente e corrotto di un sintetizzatore inquietante che procede a passi lenti, solenni, verso la vacuità del silenzio; silenzio che pare impenetrabile, senza fine, inaccessibile a qualunque manifestazione di vita. Ma è un'illusione: dopo oltre sedici minuti l'imponente vuoto viene letteralmente squarciato da un urlo che definire umano ed appartenente a questo mondo pare essere un ingenuo azzardo. La trasposizione di Shamaya del canto del cigno: solo che qui non vi è nessun cigno, nessun canto, né tantomeno poesia. Solo l'infinito silenzio, interrotto da un immane dolore.
Il capitolo conclusivo della carriera degli Otep risulta essere ostico, spigoloso e di difficile presa; ha il pregio di mostrare la complessa vena compositiva della leader e quindi la maturità raggiunta, aspetti senz'altro godibili se vissuti dalla posizione di fan, i quali potranno ammirare, non vedendo sacrificare i temi e i toni a loro abituali, una nuova luce ed un nuovo aspetto – l'ultimo, ahiloro – di una più che rispettabile carriera. Viceversa, per chiunque altro tutto ciò non risulterà abbastanza, strutturato com'è in un modo poco appetibile e privo di una sufficiente intensità musicale, non dando affatto l'impressione di rappresentare il meglio esprimibile, né tanto più il meglio in circolazione.
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4
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Io la sufficienza a quest'album gliela darei. Certo , non è un masterpiece però è accettabile come album. Forse l'unico difetto , è quello citato nella recensione , ovvero quello degli "intermezzi". Comunque mio avviso le migliori tracce sono : Blowtorch Nightlight , Feral Game ed Hag . |
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3
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Mamma mia che schifo 'sto disco! Delusione totale. |
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2
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E' un peccato mortale che una band con un talento enorme come loro, si congeda con un disco noioso come questo Hydra...peccato davvero |
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1
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beh a quanto pare dalla recensione sembra che la cosa migliore di quest'album sia la copertina... a questo punto recensiteci il grande "sevas tra" che ci fate contenti a tutti... l'inizio della loro storia nonchè il capitolo meglio riuscito. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rising 2. Blowtorch Nightlight 3. Seduce & Destroy 4. Crush 5. Hematopia 6. Necromantic 7. Quarantine 8. Voyeur 9. Apex Predator 10. Feral Game 11. Livestock 12. Hag 13. Theophagy
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Line Up
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Otep Shamaya (Voce) Markus Estrada (Chitarra) Rani Sharone (Basso) Gil Sharone (Batteria)
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