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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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03/09/2022
( 1489 letture )
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Quando nel 1977 gli UFO pubblicano il monumentale Lights Out sono forse già consapevoli che la formazione “classica” che li ha caratterizzati nel corso degli anni ’70 ha raggiunto il suo apogeo. Nel tentativo di sfruttare al massimo il momento di grazia compositivo, la band produce quasi subito un nuovo lavoro, l’ottimo Obsession del 1978, anch’esso dotato di ottimi pezzi ma complessivamente non in grado di reggere a pieno il confronto con il monumentale predecessore. Di lì a poco le cose iniziano velocemente a precipitare: i contrasti, prima latenti poi espliciti, tra voce ed axeman (il celeberrimo Michael Schenker) sono ormai insanabili e, come nelle migliori famiglie, il divorzio è la logica conseguenza. Dopo la pubblicazione dello splendido live Strangers In The Night, giunge il momento del commiato. Desideroso di percorrere nuove strade artistiche, Schenker saluta il quintetto e si appresta a varare il suo nuovo progetto solista, che ben presto si metterà in diretta concorrenza con gli ex compagni. Questi, dal canto loro, sono pronti a reagire: la band recluta immediatamente alla sei corde l’ex Lone Star Paul Chapman, che porta in dote la sua diversa vena compositiva ed esecutiva, permettendo al gruppo di evolversi.
La nuova decade ha portato una ventata di novità in ambito musicale: il punk prima e la NWOBHM poi hanno definito nuovi canoni nel rock, che richiedono velocità e potenza; ecco che per gli UFO il cambio di line-up diventa la perfetta occasione per evolversi e cercare di stare al passo con i tempi. Purtroppo, come accade negli stessi anni ad altri gruppi loro coetanei, il tentativo di adeguarsi ai nuovi dettami sonori in voga riesce solo in parte, come risultato qualitativo; va anche detto, per completezza di informazioni, che nel caso degli UFO la “virata hard” è meno violenta e spiazzante rispetto ad altri colleghi (ad esempio i Thin Lizzy di Thunder And Lightning).
Infatti, con No Place to Run si assiste fin dall’inizio a un rilevante cambio di marcia impresso dalla nuova line-up, e nelle liriche e nelle sonorità, molto aggressive sin da subito. Dopo la strumentale opener track, con Lettin’Go la band parte subito sparata e con i riff taglienti del nuovo entrato ed il cantato intenso e duro ci si trova di fronte al classico hard anni ‘80 di ottima fattura. Mystery Train torna invece in territori più tipicamente blues-rock, con un bell’arpeggio acustico che fa da apripista all’ugola al vetriolo di Mogg, grazie all’uso sapiente della sezione ritmica molto accelerata sui refrain e nel bridge centrale. Con la sua linea tagliente, il brano si candida ad essere una delle vette dell’intero lavoro. This Fire Burns Tonight è un imperioso e marziale mid-tempo cui si adegua il cantato molto orecchiabile anche nel ritornello. Ottimo il gioco di tastiere di metà brano, prima che Chapman si produca in un solo rilevante. Riff serrati e sezione ritmica potente e precisa sono il biglietto da visita di Gone in the Night dal sapore blues negli approcci iniziali, prima di una strofa caratterizzata dal gran lavoro di Raymond alle tastiere, vera cornice all’interpretazione del singer, molto sentita e coinvolta come necessario. Anche la sei corde si attiene ad un profilo apparentemente basso, che tuttavia non le impedisce di mantenere costante il suo riffing, accennato ma perfettamente udibile. Young Blood è un altro mid-tempo dalla ritmica simile ai contemporanei lavori degli AC/DC, ma risulta meno riuscito dei precedenti e fa calare un po’ l’adrenalina complessiva. Di tutt’altra pasta la title-track, caratterizzata da una particolare melodia vocale e da una ritmica serrata ed insistente che mantiene sempre alta la tensione; sugli scudi in particolare Paul Chapman che oltre che sostenere il tutto con i suoi riff arricchisce il pezzo con un solo molto intenso e di tecnica pura. Take It or Leave It è la classica e immancabile ballad di rito, in questo caso un pezzo semiacustico in cui il lavoro vocale addolcisce molto le tematiche del testo: non manca la classe esecutiva da parte dell’intera band, ma il pezzo in sé non riesce a colpire più di tanto. Si riparte in velocità con Money Money, molto lineare e tipicamente anni ’80 nel suo andamento cavalcante ben sostenuto da Phil Mogg alla voce; anche in questo caso tuttavia non si va oltre un buon brano, ma nulla di epocale. Risultato che invece si raggiunge con la conclusione affidata ad Anyday, un brano oscuro e insinuante, che parte in sordina ma cresce in tensione ed efficacia poco per volta, prima di esplodere nel bridge e nel coro. Il solo selvaggio di Chapman è una degna conclusione di un album complessivamente valido, considerando la situazione non facile nel quale è stato concepito e realizzato.
Il pubblico tuttavia li seguirà solo parzialmente, e, malgrado l’importante sforzo compiuto, nel giudizio di molti fan (sia all’epoca sia oggi) la “vera” carriera dei nostri termina con l’uscita di Schenker dalla band. Nel tentativo di recuperare gli antichi successi presso il pubblico, soprattutto inglese, gli UFO sforneranno già l’anno successivo The Wild, The Willing and The Innocent, dal suono molto più alleggerito e ammiccante alle classifiche; ma sarà anche questo un tentativo complessivamente non riuscito, che darà poi il via al forsennato turnover di musicisti che ha caratterizzato da lì in poi l’intera carriera del quintetto inglese fino ai giorni nostri.
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6
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Album granitico. Si merita un 83 |
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5
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Negli ufo c\'è un prima e un dopo schenker. Il dopo da molti sottovaluto. Questo album non è affatto male, anzi. I riffs del nuovo axeman si fanno apprezzare e mogg ha un timbro di voce che è sempre splendida. Le songs sono hard rock melodico che è sempre stato il loro trademark. Faranno ancora molto meglio con il successivo \' the wild, the willing....\' |
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4
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Uno dei tre dischi più belli degli U.F.O. dopo \"Obsession\" e \"Lights Out\" : voto 90. |
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3
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Come dicono i ggggiovani? IMHO? Bene, a mio avviso questo album è bellissimo e il "sostituto" del tedesco è un eccellente chitarrista e non lo fa rimpiangere come conferma Mystery Train. E la mano di Martin si sente in perle come No place to run e Money money con un Mogg in formissima. Ma è tutto l'album ad essere l'ennesima perla di un grandissimo gruppo. Che si confermerà anche in The wild, The willing, The innocent (in attesa della recensione). 80 |
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2
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Album sicuramente inferiore ai precedenti con Schenker, ma altrettanto sicuramente buono. Il problema è che ciò che avevano fatto prima era di un livello eccelso sìcché quest’album rimane magari fin troppo schiacciato al confronto. Ma ha i suoi bei momenti. Lettin’ go, le ultime due tracce per esempio. Discorso analogo per il nuovo chitarrista: chiaramente Schenker è Schenker, ma anche Chapman la chitarra non la suonava mica male. Voto 80 anche per me. |
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1
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Buon album prodotto da George Martin, storico produttore dei Beatles. Il mio album preferito dell'era Chapman rimane però The Wild, The Willing and The Innocent, lavoro riuscitissimo per me. Voto 80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Alpha Centauri 2. Lettin’Go 3. Mystery Train 4. This Fire Burns Tonight 5. Gone in the Night 6. Young Blood 7. No Place to Run 8. Take It or Leave It 09. Money Money 10. Anyday
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Line Up
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Phil Mogg (Voce) Paul Chapman (Chitarra) Paul Raymond (Chitarra, Tastiera, Cori) Pete Way (Basso) Andy Parker (Batteria)
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