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30/01/25
BERNTH, CHARLES BERTHOUD E OLA ENGLUND
SANTERIA TOSCANA 31, VIALE TOSCANA 31 - MILANO
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UFO - The Wild, the Willing and the Innocent
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04/01/2025
( 575 letture )
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Gli UFO sono stati tra le band più importanti e longeve della storia dell’hard rock, con una carriera di oltre cinquant’anni che li vide protagonisti, con varie formazioni ed evoluzioni, di ben 23 albums in studio, 14 live e una miriade di collezioni e uscite celebrative. Il periodo senz’altro più rappresentativo della band londinese fu quello tra il 1973 e il 1978, vale a dire da quando l’allora talento prodigio Michael Schenker si unì alla band, dando alla luce cinque album di elettrizzante hard rock, oltre all'iconico live Strangers in the Night, vero best of di quel periodo magico in cui la band forgiò un sound che fece da vero e proprio collante tra l’epopea hard rock settantiana e la successiva alba NWOBHM di inizio anni Ottanta. Se questo è il periodo storico di maggior prolificità e intensità della band, tra l’altro immortalato dal recente ottimo lavoro di Michael Schenker con vari ospiti di livello spettacolare uscito lo scorso anno, è innegabile come gli standard qualitativi degli UFO siano rimasti comunque elevati.
Questo The Wild, the Willing and the Innocent conferma infatti come la fase iniziata con gli anni Ottanta e immediatamente successiva all’abbandono di Schenker (che a sua volta non perse tempo fiondandosi sul progetto MSG), sia caratterizzata da un logico contraccolpo in seguito alla perdita del talentuoso, ma caratterialmente imprevedibile axeman tedesco, attutito però dalla determinazione di Phil Mogg e soci di proseguire spedito e allo stesso tempo dal buon innesto del gallese Paul Chapman. Chitarrista già vicino al mondo UFO sin dal 1977, quando sostituì Schenker in una parte di un tour assieme ai Rush, non fece certo fatica a impiantarsi stabilmente rendendosi parte attiva in ben quattro album che videro alla luce nella prima metà degli Eighties. Il primo fu il diretto, ma non indimenticabile, No Place to Run (1980), che vide George Martin ex producer dei Beatles in consolle, seguito a un anno di distanza proprio da questo The Wild, the Willing and the Innocent e poi da Mechanix (1982) e Making Contact (1983). Gli otto brani in questione ci propongono una band affiatata e con un buon bilanciamento nei contributi dei vari musicisti a supporto del frontman Phil Mogg; la decisione di autoprodurre il lavoro in questione è ulteriore conferma di una band coesa e motivata a continuare sul filone a cavallo tra hard rock e heavy iniziato nel decennio precedente. Ciò che colpisce dall’ascolto di questo platter è una vena più melodica e immediata rispetto al disco precedente, con Chapman padrone in riff diretti quanto ben strutturati così come nei brevi ma frequenti assoli, sicuramente più essenziali e meno funambolici rispetto a quanto imbastito da Schenker e da un buon lavoro tastieristico. I due singoli Long Gone e Lonely Heart (quest’ultima con echi di Springsteen) ebbero entrambi buoni riscontri anche commerciali, grazie a melodie catchy in contrasto a riff taglienti e a tastiere ben presenti e naturalmente a un’ottima prova vocale di Mogg, ora leader incontrastato della band. Impronte di rock blues emergono in pezzi come It’s Killing Me e Makin’ Moves, saldamente ancorati ai riff di Chapman, mentre la componente più melodica e atmosferica emerge nella conclusiva Profession of Violence, ottimo brano acustico che si accende nella seconda parte con un eccellente solo carico di feeling e che ci consegna una band matura tanto a livello vocale quanto strumentale.
The Wild, the Willing and the Innocent rappresenta un punto rilevante nella carriera degli UFO e il picco qualitativo della fase Chapman, che conferma l'importanza della band in un momento in cui il movimento hard rock europeo andò gradualmente a mescolarsi con le correnti punk da un lato e il vigore NWOBHM dall’altro. La coerenza degli UFO negli oltre cinque decenni di carriera è stata encomiabile e un pilastro di riferimento per molte band che videro proprio negli anni Ottanta e primi anni Novanta una crescita e consolidamento nelle sfere a cavallo tra hard rock e heavy metal.
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9
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Sia questo che il successivo Mechanix sono ottimi dischi, che dimostrano il valore degli UFO nonostante l’abbandono di Schenker; Tanti i brani di livello, vedi ad esempio il trittico iniziale, Profession Of Violence un piccolo capolavoro! Recensione giusta, anche qualche punto in più personalmente lo avrei attribuito! 84 |
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8
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Disco stupendo, senza filler, bella recensione e voto giusto |
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7
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Che spettacolo di band e disco!!!! |
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6
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Non ci girerò intorno: questo è un signor disco! Chains chains deve essere annoverata tranquillamente tra i loro classici. Lonely Heart mi ha sempre ricordato i brani più rock di McCartney, ma con un assolo da dir poco superbo. Il finale con Profession of Violence è perfetto. Album che non ha un solo momento sottotono e Chapman si conferma chitarrista di classe sopraffina. 80
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5
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Premesso molto banalmente che gli album del quinquennio 74-78 rimangono il punto più alto della loro discografia, va altresì detto che di album meritevoli (e anche qualcosa di più) gli Ufo ne hanno fatti altri. Questo per me è un gran bel disco, ispirato (penso a Long Gone, Profession of Violence o Makin’ Moces) e a tratti molto energico; il migliore con Chapman e - escludendo quei cinque album di cui sopra - superato anni dopo non tanto dagli album della reunion con Schenker (molto belli specialmente i primi due, ci mancherebbe), ma solo dallo stupendo You Are Here, il primo con Vinnie Moore. Ascolto consigliatissimo! Voto 83 |
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4
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.....band leggendaria....un ottimo lavoro decisamente....di gran qualità ...con loro si va sul sicuro.... |
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3
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Masterpiece firmato Chapman: certo, l’era Michael Schenker non si batte ma qui ci sono pezzi anche migliori di alcuni presenti negli album storici della band. Talvolta, infatti, trovo meglio riusciti alcuni brani di questo periodo di altri del precedente ciclo. Per il resto, altro grande album di una band seminale, spesso (criminalmente) trascurata e sottovalutata dal pubblico. Voto 88 |
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2
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Sebbene il cono d ombra di schenker sia sempre presente nelle varie reviews, bisogna dare atto che gli ufo con questo album di granitico e melodico hard rock superano brillantemente il passato dei seventies e affacciandosi negli early eighties con un prodotto pregevole. Tutte le songs sono di livello tanto che il tempo trascorso dalla pubblicazione non scalfisce minimamente il piacere del loro ascolto 🤘🎸 |
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1
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Dopo il giro di boa con Strangers In The Night, con cui per me si chiude la miglior fase degli Ufo, probabilmente come da rece questo risulta il migliore con Chapman, contando che avevano perso anche Paul Raymond e accolto l\'arrivo di Neil Carter ( ex Wild Horses ). Voto giusto anche per me |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Chains Chains 2. Long Gone 3. The Wild, the Willing and the Innocent 4. It’s Killing Me 5. Makin’ Moves 6. Lonely Heart 7. Couldn’t Get It Right 8. Profession of Violence
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Line Up
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Phil Mogg (Voce) Paul Chapman (Chitarra) Neil Carter (Tastiera) Pete Way (Basso) Andy Parker (Batteria)
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