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Amon Amarth - The Great Heathen Army
05/10/2022
( 3362 letture )
A prescindere che si ami, si odi o non si nutrano sentimenti nei confronti di questa band, l’analisi di una nuova uscita degli Amon Amarth è sempre impresa non semplice, che richiede di ponderare molteplici fattori per essere compiuta.
Questo perché è impossibile ignorare il contesto in cui vengono pubblicati i nuovi dischi, e cioè quello di una band che ha raggiunto da anni una notorietà planetaria e che ha fatto una scelta precisa di puntare su massicci live tour infarciti di immaginario vichingo a tratti pacchiano e su tutto il merchandising che ne deriva. Questo fatto, di per sé non necessariamente negativo, è stato però accompagnato da una certa stagnazione di idee, in un’evoluzione che non ha visto quindi un rinnovamento sincero ed ispirato.

La band, che pure ha provato negli ultimi anni a ravvivare la propria proposta con una svolta più heavy metal-oriented, nella sostanza si è limitata a riproporre formule già collaudate ma spesso prive di quel mordente, di quell’impeto norreno che aveva caratterizzato il primo corso degli svedesi, contornandole di tutta una serie di soluzioni catchy o live-friendly che in teoria renderebbero la proposta di più facile ascolto per il grande pubblico, ma raramente con risultati di particolare rilievo. Lo stesso immaginario, che pure è sempre stato radicato in questa interpretazione epicheggiante della mitologia nordica, sembra riproposto in maniera quasi eccessiva e priva di quell’alone mistico che ben si addice a questi contesti, ed è stato sempre più spesso accompagnato da testi banali e non all’altezza.
Insomma, quella degli Amon Amarth, almeno da Surtur Rising in poi, sembra essere la classica parabola per cui l’approdo ad una dimensione di pubblico di massa risulterebbe inversamente proporzionale al parto di nuove idee, fresche ed ispirate.

Venendo dunque all’ultima fatica dei nostri, il giudizio su The Great Heathen Army a grandi linee si può applicare a quanto detto finora, poichè ripropone uno stile e un approccio sonoro e visivo (due videoclip prodotti, nessuno degno di particolare nota) non troppo dissimile da quanto visto nel precedente Berserker. Lo stile generale è quindi leggermente più duro e diretto rispetto ad altre uscite del combo, con una preferenza per un riffing più quadrato che rinuncia alle maggiori aperture epiche e melodiche di Jomsviking e che si affida piuttosto a lead e ritornelli semplici ed orecchiabili. Già l’artwork tradisce la natura stessa del disco, nel modo immediato ma anche stereotipato in cui i nostri si raffigurano al comando della Grande Armata Pagana.
Ciò che però colpisce maggiormente, in negativo, è un’incredibile ed ulteriore semplificazione e scarnificazione tanto di tecnica e complessità compositiva quanto di atmosfera, probabilmente perse nel tentativo di ricercare immediatezza, groove e una certa grandiosità facilmente riproducibile in sede live. Questo non significa che il quintetto non faccia ricorso ad un bagaglio tecnico innegabilmente alto o che stilisticamente non si appoggi a soluzioni ormai ben rodate da anni di esperienza, ma il tutto è al servizio di un complesso decisamente poco ambizioso sotto entrambi i punti di vista.
Anche il sound, per quanto pulitissimo e ben curato, risulta ben poco incisivo, valorizza qualche momento più gradevolmente melodico ed epico ma non è sufficientemente distruttivo nelle parti più violente, in cui finisce per sembrare più adatto ad un disco groove metal che non a del melodeath di atmosfera scandinava.

L’introduttiva Get In the Ring già esemplifica molte delle caratteristiche di questo The Great Heathen Army con le chitarre ad intrecciarsi nel riff portante in tremolo con le loro classiche armonizzazioni, la sezione ritmica semplice e qualche stop n’ go efficace, per un pezzo complessivamente non esaltante ma sicuramente efficace in sede live. La parte peggiore della canzone è forse il testo, a tratti quasi illegibile nella sua banalità: certamente gli Amon Amarth non si sono mai distinti per le loro abilità poetiche, ma i versi che accompagnano l’opener risultano davvero troppo superficiali per tematica e realizzazione, persino rispetto alle restanti canzoni i cui testi non brillano comunque per originalità.
La title-track, pur introdotta da un riffing non memorabile, è dotata quantomeno di un groove interessante e di un buon ritornello costruito su di un riffing potente e delle tastiere appena accennate ma evocative.
Heidrun e Find a Way or Make One sono invece tentativi riusciti solo in parte di comporre mid-tempos dal sapore nordico: la prima è introdotta da un riffing che strizza l’occhio al folk/viking, ma i suoi refrain non catturano a causa di una melodia semplice ma poco efficace, così come i lead che attraversano qua e là il brano, mentre la seconda, pur soffrendo di un ritornello altrettanto poco memorabile, sfoggia alcuni assoli e fraseggi ben composti.
Dawn of Norsemen prosegue con le classiche riff epicheggianti in progressioni ascendenti ed è inframezzata anche da un gradevole arpeggio in clean, ed alterna un riffing più oscuro e grave ad un altro caratterizzato da leads non riuscitissimi.
Saxon and Vikings è invece il brano che non a caso incorpora maggiormente le influenze heavy metal classiche, con i chitarristi e il vocalist dei Saxon a prestare asce ed ugola per un brano che in alcuni passaggi è un vero e proprio tributo alla storica band britannica e in generale all’heavy e all’epic anni ‘80, pur non rinunciando ovviamente all’imprinting del sound degli Amon Amarth.
Skagul Rides With Me riserva alcuni dei migliori momenti strumentali dell’intero disco, con dei riff interessanti e alcuni passaggi più epici e d’atmosfera, mentre la conclusiva The Serpent’s Trail è costruita su alcune buone idee ma risulta alla lunga ripetitiva nel suo voler proporre sostanzialmente un’unica melodia portante per tutti i sei minuti di durata.

In conclusione, pur prendendo in considerazione il contesto in cui viene prodotto e senza tuttavia che né questo né l’ingombrante e fulgido passato degli svedesi crei dei pregiudizi riguardo la loro opera odierna, The Great Heathen Army supera appena la prova a cui era chiamato nella continuazione della discografia di questa ormai storica band. Perchè seppure non ci si trovi di fronte ad un disco in sé malvagio o inascoltabile, è anche vero che questo è l’ultimo passaggio di una parabola innegabilmente discendente degli Amon Amarth e che conferma una certa mancanza di idee che esulino dal comporre qualche buon brano da riproporre dal vivo.
The Great Heathen Army è dunque forse il disco peggiore mai pubblicato ad oggi dalla band di Stoccolma, in competizione per questo sgradevole titolo con il precedecessore Berserker. Riesce tuttavia a strappare qualche momento e qualche brano che tira fuori quella carica che nel passato ha contribuito a rendere grande e celebre il nome degli Amon Amarth, nonché quell’esperienza che ormai fa parte del bagaglio del gruppo, ma allo stesso tempo lascia poche rosee speranze per il presente e il futuro della band.



VOTO RECENSORE
60
VOTO LETTORI
57.60 su 114 voti [ VOTA]
Blackmore Forever
Lunedì 31 Ottobre 2022, 12.25.39
22
1: Mi sa neanche li hai ascoltati te... fanno una forma - immensamente meno fantasiosa e particolare di altre band di anni precedenti e creatrici del genere - di death melodico, niente "viking" (cmq uno volesse considerarlo tra i vari tipi, alla Bathory seconda fase o altri), musicalmente, i temi lirici altro discorso ma non c'entra nulla con lo stile e la musica. 2: Nessun capolavoro per me, al massimo discreti, ascoltabili, i primissimi, robetta. 3: Io non ho sentiti neanche tutti, figuriamoci... già i primi e migliori ripeto li trovi discreti o buoni al massimo, immaginati il giudizio che do di tutti gli altri... Hanno avuto successo sfruttando certa formula e cliché, soprattutto paradossalmente da quando sono calati come qualità e tutto, ma in compenso aumentando le scenografie live e facendosi evidentemente promuovere molto bene.
Jappy
Sabato 29 Ottobre 2022, 18.40.19
21
@Blackmore Forever, sopravvalutati no, sul finire degli anni ‘90 e dei primi 2000 hanno oggettivamente sfornato alcuni capolavori del genere Viking, fissando tra l’altro alcuni standard. Ora il discorso è diverso, il suono si fa più melodico, che di per se non c’è nulla di male; da qualche anno peró non c’è più quella qualità e freschezza che ho trovato per esempio in The Crusher , uno dei miei album preferiti.
Blackmore Forever
Sabato 29 Ottobre 2022, 17.43.42
20
Tra i gruppi metal più sopravvalutati della storia...
Macca
Giovedì 20 Ottobre 2022, 9.00.45
19
Mah, a me ha fatto sbadigliare pesantemente. Li ho seguiti fino a Deceiver Of The Gods, gli ultimi 2 proprio non li ho digeriti e questo l'ho trovato noioso all'inverosimile, piatto e con una componente melodica insignificante. Mi spiace perchè li ho sempre apprezzati un casino sia su disco che dal vivo, ma anche stavolta passo.
Davis
Giovedì 20 Ottobre 2022, 8.21.27
18
HUARDIANS OF ASGARD e' un pezzo che tutti i merdosi e noiosi growlisti death e black si sognano! Ma statevi zitti..per incompetenza almeno.
Maurilio
Domenica 9 Ottobre 2022, 17.33.54
17
Questa volta ho passato, deluso dai singoli e da qualche ascolto in rete. Ho tutta la discografia ma stavolta ho avvertito subito un piattume assurdo.Eppure il singolo non incluso in questo cd mi era piaciuto molto. Boh...peccato.
Alcibiade
Venerdì 7 Ottobre 2022, 22.26.10
16
Faticoso da ascoltare... Salvo solo Get in the ring e quella con i Saxon (con Byford si va sul sicuro). Si poteva fare meglio, senza infamia e senza lode: peccato. 60 politico
Salvo
Venerdì 7 Ottobre 2022, 12.37.32
15
Non sono affatto d'accordo con la recensione. Di certo hanno fatto di meglio, ma lo reputo comunque un buon disco, che cresce con gli ascolti.
Aceshigh
Giovedì 6 Ottobre 2022, 20.12.23
14
Leggermente meglio degli ultimi due, che mi avevano detto veramente nulla. Un piccolo accenno di ripresa, come dice Radamanthis, ma proprio piccolo… alla fine niente di più che un album discreto. Parte bene con Get in The Ring, pezzo un po’ alla Bolt Thrower, ma poi il livello cala. Voto 71
Vittorio
Giovedì 6 Ottobre 2022, 15.42.29
13
Ormai innoccui su album, sempre divertenti dal vivo.
Sicktadone
Giovedì 6 Ottobre 2022, 15.01.43
12
Stanno assumendo la medesima parabola discendente degli Arch Enemy
Le Marquis de Fremont
Giovedì 6 Ottobre 2022, 13.26.10
11
A parte il commento di Monsieur Davis (le eccezioni confermano sempre la regola,,,) l'album è assolutamente insignificante e dopo un paio di ascolti è finito nel dimenticatoio più polveroso. Mi rifaccio, a giustificazione parziale, ad un commento fatto per i Grave Digger: forse hanno degli impegni/contratti/accordi con le case discografiche e "devono" fare uscire qualcosa ogni tot tempo. Questo al di la che abbiano scritto buone cose o no. Non so se loro se ne rendono conto o se accettano obtorto collo, perché questo è il loro mestiere. Commentando Berseker avevo scritto che era passato come l'acqua sui sassi... Concordo anche per questo: io preferisco sempre il vino. Au revoir.
Davis
Giovedì 6 Ottobre 2022, 12.13.05
10
Ascoltato e ascoltato piu' volte senza la prevenzione squadrista dei tanti radical genere ottusi ! Piaciuto e piaciuto. Album di cuore che non punta al righettante capolavoro ma che punta alla gioia del vivere e del suonare. Per il resto fatevi una supposta di serenita' !
Typhon
Giovedì 6 Ottobre 2022, 10.21.52
9
@Anthony, non è tanto la qualità degli album ad essere soggettiva, quanto l'opinione che ogni redattore se ne fa. I voti non li diamo NOI della redazione, ma ciascun redattore in base ai propri gusti personali e al proprio metro di giudizio. Io personalmente 78 a Berserker lo trovo di gran lunga eccessivo, ma il collega ha motivato la sua valutazione nello scritto per cui è perfettamente legittima.
AL
Giovedì 6 Ottobre 2022, 9.54.31
8
Quoto in pieno i primi due paragrafi della recensione. Questo album come il precedente sono mediocri, mi sembrano davvero poco ispirati, troppo piatti, sanno di finto, di costruito a tavolino per allargare ulteriormente la platea di fan. il gruppo secondo me ha perso la cattiveria e l’ispirazione. Le canzoni di questo album sono scontate, sempliciotte e in generale non mi viene la voglia di riascoltarle. E’ una band che si è involuta pesantemente negli anni e anche dal vivo non mi hanno più coinvolto. Dovrebbero vivere solo di tour, magari celebrativi, e lasciar perdere l’attività in studio, visti i risultati. Per me è un 60 stiracchiato.
Lizard
Giovedì 6 Ottobre 2022, 8.58.16
7
#6: un po' come scrivere un commento come il tuo dopo gli undici...
Saahg
Giovedì 6 Ottobre 2022, 8.41.44
6
Dopo i 18 anni ascoltare sta roba è da ritardo mentale grave
Anthony
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 22.56.10
5
Ma io dico..al di là della qualità della album soggettiva.. dite che the berseker era il peggiore prima di questo. Ma le guardate le vostre recensioni? I voti che VOI date e quello che scrivete? A berseker avete dato 78
Radamanthis
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 18.33.56
4
mah, andrò un attimo controcorrente...Da Surtur rising mi sembra il migliore...Che poi da Surtur in poi la parabola era in discesa è vero...qui c'è un accenno di risalita.
Ezio
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 18.27.16
3
Non l'ho ancora ascoltato ma presumo che faccia schifo, un peccato come si sono conciati negli anni, fino a with oden on our side erano davvero una grande band avevano tirato fuori un' album più bello dell'altro, poi le cose sono cambiate peccato.
dariomet
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 17.54.30
2
Degli Amon amarth il mio preferito rimane Twilight of the thundergod.... questo invece l ho ascoltato un po' di volte ma non mi ha convinto per niente.peccato
Shock
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 16.57.57
1
Purtroppo brutto ed innocuo a partire dalla copertina. Almeno gli ultimi si facevano ascoltare volentieri ma questo è noioso allo stato puro.
INFORMAZIONI
2022
Metal Blade Records
Melodic Death
Tracklist
1. Get in the Ring
2. The Great Heathen Army
3. Heidrun
4. Oden Owns You All
5. Find a Way or Make One
6. Dawn of Norsemen
7. Saxons and Vikings
8. Skagul Rides with Me
9. The Serpent's Trail
Line Up
Johan Hegg (Voce)
Olavi Mikkonen (Chitarra)
Johan Söderberg (Chitarra)
Ted Lundström (Basso)
Jocke Wallgren Batteria)
Musicisti ospiti
Biff Byford (Voce) (traccia 7)
Doug Scarratt (Chitarra solista) (traccia 7)
Paul Quinn (Chitarra solista) (traccia 7)
 
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