|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
|
09/03/2024
( 1119 letture )
|
Nati a fine degli anni 70 dall’ unione di session man dalle qualità tecniche sopraffine, i TOTO sono una di quelle band che non ha bisogno di particolari presentazioni, bastano infatti i capolavori sfornati nel decennio 80 a parlare per loro; nonostante ciò, i TOTO sono anche una band divisiva, ovvero una band che nonostante le indubbie qualità e capacità dimostrate nei fatti, è stata accusata a più riprese di essere “fredda” ed incapace di trasmettere emozioni, di essere opportunista e modaiola e di aver sempre seguito le correnti musicali più in voga nel momento specifico. Chiaramente il punto di vista di ognuno, sia esso un amante del gruppo o un hater, mantiene sempre il valore dell’opinione personale, per cui difficilmente è sindacabile. Quello che possiamo invece dire, cercando di analizzare il tutto in maniera pragmatica, è sicuramente che i TOTO sono una band di assoluto valore, composta non solo da musicisti sopraffini e dall’indubbio talento musicale, ma anche (e soprattutto) da scafati business man che hanno ben saputo e ancora ben sanno, come intercettare le richieste del mercato, ma soprattutto come adeguarsi ad un contesto mutevole come quello del music business.
Siamo nel 1986 e il gruppo non ha ancora del tutto smaltito la sbronza di successo ottenuto con TOTO IV di qualche anno prima, ma soprattutto non ha ben digerito lo scarso successo commerciale del successivo Isolation, album mai troppo lodato e contenente canzoni spettacolari, ma che purtroppo non è riuscito a bissare i numeri di vendite l’illustre predecessore. Come accennavamo prima, i nostri sono professionisti scafati, quindi spinti anche dalla casa discografica del tempo, la major Columbia, non esitano un attimo a defenestrare l’incolpevole vocalist Fergie Frederiksen, sostituto del frontman originale Bobby Kimball, per chiamare alla loro corte un cantante che meglio risponda alle loro esigenze. La scelta della band ricade su un giovanissimo “illustre” sconosciuto, Joseph Williams, figlio del grande compositore di colonne sonore John Williams, allora alla prima esperienza nel mondo del professionismo musicale. Concentrati sull’ obiettivo di scrivere nuovamente un disco che potesse regalare loro vendite stellari, i TOTO decidono di lasciarsi alle spalle l’indurimento sonoro sperimentato su Isolation, per convergere su lidi molto più AOR impreziosendoli anche con venature pop e funky. Ciò che ne esce, Fahrenheit, è come spesso succede un compromesso tra il desiderata e realtà, ovvero un disco assolutamente di valore, ma passo intermedio e necessario verso quello che sarà invece un altro autentico masterpiece della band, The Seventh One, di due anni successivo. Gli ingredienti tipici della ricetta dei TOTO ci sono tutti, ovvero melodie spettacolari, intrecci vocali sopraffini, merito anche di un superbo Joseph Williams, arrangiamenti dalla bellezza disarmante e, soprattutto ci sono i pezzi, tutti costruiti con l’intento di piacere ed avere facile presa sugli ascoltatori. Cosa manca allora a questo disco? Nella forma assolutamente niente, ma nella sostanza l’album è orfano di un singolo trascinante, la canzone alla Hold The Line, alla Africa, solo per citarne alcune, capace di trascinarlo verso le vette della classifica. Certo i pezzi che porteranno in alto le vendite sono presenti, vedi ad esempio la ballad I’ll Be Over You, cantata da un ispiratissimo Steve Lukather, ma la sensazione generica che si ricava dall’ascolto del disco è la transitorietà, ovvero la percezione che la nuova incarnazione del gruppo stia semplicemente scaldando i motori per qualcos’altro, che, come detto, arriverà da li a due anni. Questa non vuole essere certo una critica, ad averne di dischi come Fahrenheit, certo però il suo essere uscito in mezzo a due capolavori, uno qualitativo come Isolation e l’altro anche commerciale come The Seventh One, certo non aiuta la resa complessiva. Per completezza di informazione è doveroso citare canzoni come Till The End, opener del disco, che con i suoi ritmi funkeggianti e le melodie cristalline, regala all’ascoltatore una prova complessiva veramente di livello, soprattutto del già citato Williams, che si rivelerà essere oltre che un ottimo cantante anche un compositore decisamente dotato, oppure dell’altrettanto “spensierata” Can’t Stand It Any Longer, anch’essa baciata da strofe con ottimi intrecci vocali e un ritornello decisamente riuscito. Superfluo citare la perizia tecnica della band, che in questa incarnazione vede la presenza di tutti e tre i fratelli Porcaro, ovvero Jeff alla batteria, Mike al basso e Steve alle tastiere a fare da contraltare ai tasti d’avorio al genio di David Paich. Da segnalare anche la titletrack, Fahrenheit, vero e proprio manifesto della musica pop anni 80, che con i suoi sintetizzatori, la batteria elettronica e le chitarre debitamente campionate, sembra uscire direttamente dalla colonna sonora di Beverly Hill Cop. Si segnala in ultimo anche la presenza di Miles Davis alla tromba nella strumentale Don’t Stop Me Now, ottimo pezzo d’atmosfera che conclude in maniera dolce e sognante quello che, nonostante la sua natura di passaggio, rimane comunque un gran bel disco.
In conclusione, Fahrenheit può non risaltare all’interno della discografia costellata di capolavori dei TOTO, ma certo si merita abbondantemente di essere ascoltato ed apprezzato in quanto, comunque, passo necessario nell’evoluzione sonora del combo, ed è proprio per questo che se ne consiglia a prescindere il recupero a scatola chiusa!
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
I suoni più fini e raffinati del 1986 |
|
|
|
|
|
|
5
|
I Toto sono una band che conosco davvero poco. Ho tre album se non erro. Prima o poi dovrò approfondire. Piacevano molto a Michael Jackson. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Dovessi stilare una mia classifica personale degli album dei Toto, probabilmente Fahrenheit non figurerebbe ai primi posti. Eppure è un album bellissimo! Il problema è che nella loro discografia (e non solo considerando i dischi fino al ‘90) o troviamo capolavori o qualcosa che ci è andato molto vicino dall’esserlo. Quantomeno album sempre di alto livello. Fahrenheit ha un approccio decisamente pop, nei suoni e nel songwriting, in controtendenza a quanto fatto col precedente Isolation. Questo magari lascia un po’ spiazzati al primo ascolto, solo che poi, a pezzi come Without Your Love, Could This Be Love o la delicatissima Lea (per non citare sempre i soliti titoli) cosa gli vuoi dire? Con The Seventh One (e con il recupero di un pizzico di rock in più) riusciranno a centrare in tutto e per tutto l’obiettivo, ma anche qui non ci sono andati poi così lontani. Voto 85 |
|
|
|
|
|
|
3
|
Till the end uno dei pezzi più belli di sempre. Joseph Williams versione Michael Jackson spettacolare. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Un disco estremamente soft, lontano dai momenti migliori dei Toto, anche l\'ll Be Over You come singolo non ottiene i consensi sperati e l\'album diventa un insuccesso. Peccato perché Williams è un ottimo cantante. Personalmente non vado oltre il 70, quindi buono ma non eccezionale come tante volte i Toto sono stati |
|
|
|
|
|
|
1
|
Disco di grande classe,Williams cantante di alto livello...I\'ll be over you mi ricorda bei momenti. Per me 85 pieno. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Till the End 2. We Can Make It Tonight 3. Without Your Love 4. Can’t Stand It Any Longer 5. I’ll Be Over You 6. Fahrenheit 7. Somewhere Tonight 8. Could This Be Love 9. Lea 10. Don’t Stop Me Now
|
|
Line Up
|
Joseph Williams (Voce) Steve Lukather (Chitarra,Voce) David Paich (Tastiere,Voce) Steve Porcaro (Tastiera) Mike Porcaro (Basso) Jeff Porcaro (Batteria, Percussioni)
Musicisti Ospiti: Miles Davis (Tromba su traccia 10) Michael McDonald, Don Henley, David Sanborn (Cori)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|