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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Toto - Falling in Between
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22/07/2023
( 1654 letture )
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L’alba del terzo millennio non è sorta nel migliore dei modi per i Toto. Già i Novanta sono stati piuttosto faticosi, nonostante eccellenti sprazzi in Kingdom of Desire e Tambu. Mindfields nel 1999, con il grande ritorno di Bobby Kimball, è stato altresì abbastanza deludente, all’epoca poco compreso da parte di appassionati e addetti ai lavori (verrà tuttavia rivalutato con gli anni, come ogni album inizialmente controverso della band). Through the Looking Glass, disco di cover del 2002, inoltre non ha fatto altro che alimentare la schiera sempre nutrita, specialmente in patria, di detrattori, ormai pienamente convinti che il combo californiano non abbia artisticamente più nulla da dire. Quando perciò qualche anno dopo viene annunciata l’imminente uscita del nuovo album di inediti con l’italiana Frontiers, in pochi sono disposti a scommettere su un risultato soddisfacente. Così, nel febbraio del 2006, i Toto pubblicano Falling in Between, dodicesima release in studio (o tredicesima, se si considera Toto XX), tra il quasi totale disinteresse generale. E chi li ha dati per spacciati troppo presto è costretto a ricredersi immediatamente.
Falling in Between segna a tutti gli effetti l’incontrovertibile rinascita della band (beninteso mai morta; anche nei momenti più bui invero la qualità di Lukather e compagni è sempre stata indiscutibile), grazie ad un lavoro nel quale la maestria e la versatilità dei Nostri si manifestano in una sapiente commistione di generi musicali. Si passa infatti dal rock al pop, dal jazz al progressive, in una fusione sonora che riesce ad essere ricca e coinvolgente come non mai. La lineup è da favola, con il vocalist originale Bobby Kimball - al terzo disco consecutivo - e con gli stratosferici Steve Lukather, David Paich e Mike Porcaro, che non hanno certo bisogno di presentazioni, oltre al granitico Simon Phillips e al superbo tastierista Greg Phillinganes, session man di extralusso (infinite le sue collaborazioni) e già sostituto del debilitato Paich nel tour del 2005. Per non parlare dei musicisti ospiti, a partire dagli storici bandmate Joseph Williams e Steve Porcaro, passando dal sax di Tom Scott e dalle percussioni di Lenny Castro, per finire con il flauto rock per eccellenza, quello di Ian Anderson.
L’album si apre con la traccia omonima, che introduce subito l’ascoltatore a un sound potente e carismatico, caratterizzato da chitarre aggressive e taglienti, tappeti di tastiere variegate e avvolgenti e una sezione ritmica impeccabile. Il pezzo, splendidamente cantato da Kimball e Phillinganes, possiede un forte carattere prog e la straordinaria sezione strumentale che caratterizza la sua seconda parte si colloca fra le cose migliori composte dai Toto dagli anni Ottanta in avanti. Dying on My Feet è una vera chicca, lenta e lirica, che viene esaltata dall’immensa perizia di ogni membro della band, dall’impeccabile basso di Mike Porcaro alle tastiere che fungono da raffinato supporto alla melodia. E ancora le certezze Kimball, Phillips e Lukather e l’apoteosi finale costituita dal trio di fiati dei Chicago Pankow-Thornburg-Hermann. Se i primi due brani fanno quasi gridare al miracolo, Bottom of Your Soul arriva per dare letteralmente il colpo di grazia. Si tratta, senza rischio di esagerare, di una delle migliori canzoni dell’intera carriera dei Toto, una sorta di I Will Remember perfezionata, una di quelle composizioni da isola deserta, semplicemente da ascoltare, riascoltare e tramandare ai posteri. Delle percussioni tribali ad opera di Lenny Castro introducono alla calda vocalità di Steve Lukather, la quale, come il vino buono, migliora con gli anni e interprete di un meraviglioso motivo che viene reso perfetto dal ritornello cantato da Joseph Williams. Non c’è bisogno di altro, non vi sono particolari virtuosismi o assoli. È la creatività della melodia la vera protagonista, senza fronzoli di alcun genere. Grazie Toto. Il trittico di brani iniziali è da antologia, qualcosa di unico. Fisiologico che il resto del disco non possa essere tutto a questo livello, altrimenti staremmo parlando di un disco leggendario. Status al quale in realtà va maledettamente vicino; gli episodi di gran valore infatti si sprecano e nella tracklist non sussistono momenti di stanca, men che meno riempitivi. King of the World, cantata da David Paich e Bobby Kimball, spicca per la sua potenza e velocità senza mai dimenticare la vena AOR che la band possiede fino alle viscere. Hooked è un brano più funky, con un groove contagioso e un ritmo incalzante, impreziosito dalla sezione strumentale finale che vede il flauto di Ian Anderson sugli scudi. La toccante ballata di Lukather Simple Life (sulla falsariga di I Won’t Hold You Back, I’ll Be Over You, Anna) introduce il movimentato rock di Taint Your World, altro pezzone che va ad arricchire in vigore il full-length grazie soprattutto agli efficaci riff metallici del chitarrista. Let It Go è un groove sofisticato e serrato, ben cantato da Greg Phillinganes la cui mano è evidente anche nella composizione e realizzazione del pezzo. Spiritual Man, scritta da David Paich, rappresenta un altro cambio di direzione del disco (il titolo Falling in Between si riferisce proprio alla difficoltà di classificare la musica dei Toto). Si tratta di un gospel rock di pregevolissima fattura che si basa su una semplice progressione di quattro accordi al pianoforte. Raccontato magistralmente da Paich, Kimball e Phillinganes nonché ulteriormente arricchito dal sax di Tom Scott, Spiritual Man è una panoramica, secondo il tastierista, sul significato dei valori spirituali dell’uomo (“He had holes in his pockets, he had holes in his hands, he looked like an outlow talkin’ to his lover, he was a spiritual man”). L’album si chiude in crescendo, con una delle canzoni migliori collocata in fondo alla lista. No End in Sight è melodicamente grandiosa e le interpretazioni vocali di Lukather e Kimball, davvero mozzafiato, non fanno altro che confermare come uno dei punti di forza del disco sia la maestria dei membri della band come cantanti, dal punto di vista squisitamente tecnico e da quello emotivo.
Un aspetto da tenere assolutamente presente, quando si parla di Toto, riguarda la produzione, ancora una volta impeccabile. Il suono di ogni strumento è nitido e ben bilanciato, consentendo ai musicisti di brillare nel proprio ruolo. Qualità del sound quindi, sperimentazione compositiva combinata con melodie orecchiabili ed eccelsa perizia tecnica: sono tutte caratteristiche che fanno di Falling in Between un lavoro estremamente solido e per lunghi tratti imperdibile, un viaggio musicale avvincente che non delude mai. Si tratta inoltre dell’ultima presenza in studio del compianto Mike Porcaro, ammalatosi da lì a poco e scomparso nel 2015. Il tour successivo segnerà di fatto la fine dei Toto in formazione pressoché storica (con Kimball e Phillips) e passeranno diversi anni prima che Lukather e Paich riescano a ricostituire il combo, con il ritorno in lineup di Joseph Williams e Steve Porcaro per Toto XIV, a tutt’oggi l’ultimo, purtroppo, album interamente di inediti della mitologica band losangelina.
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9
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Joseph Williams è un cantante incredibile |
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8
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Gran disco che devo rispolverare, 9/10 si sognano di scrivere pezzi come Bottom Of Your soul che, per me, è tra le 5 canzoni più belle mai scritte dalla band. L\'unione della voce di Steve con quella di un Williams riscoperto in quel disco, ha portato alla creazione di un capolavoro. Per me molto meglio di Mindfields che ritengo un pò pesante e l\'unico loro disco che fatico ad ascoltare, per il resto direi che questi musicisti non ne hanno mai sbagliata una |
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7
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Un unicum della loro discografia. Album complesso e non adatto a chi pensa che i TOTO siano Africa. |
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6
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L’ennesimo album dei Toto… da avere. Ascoltato anch’io a ripetizione appena uscito, anche in virtù di sonorità mediamente più toste del solito, sebbene ora alla distanza gli preferisco il precedente Mindfields, ma… siamo lì. La title-track già da sola mette in chiaro di quale livello di band stiamo parlando, e il meglio deve ancora venire (Bottom of Your Soul / King of the World). Voto 86 |
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5
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Bellissimo, molto progressivo. Visti nel tour successivo, straordinari.
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4
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Preso appena uscito nel negozio di dischi locale. Per un mese non ho ascoltato altro. |
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3
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Grande sorpresa questo disco a suo tempo, davvero un bel lavoro con alcuni brani da capogiro. |
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2
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Ottimo disco con un grande Kimball. Ho il DVD del tour purtroppo senza paich ma con uno straordinario Greg phillinganes, band che non ha mai sbagliato un disco. |
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1
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A me è piaciuto molto. Più Rock, hard rock che Aor oserei dire, ma la qualità rimane la stessa. Ma XIV non è un album di inediti? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Falling in Between 2. Dying on My Feet 3. Bottom of Your Soul 4. King of the World 5. Hooked 6. Simple Life 7. Taint Your World 8. Let It Go 9. Spiritual Man 10. No End in Sight
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Line Up
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Bobby Kimball (Voce) Steve Lukather (Chitarra, Voce) David Paich (Tastiera, Voce) Greg Phillinganes (Tastiera, Voce) Mike Porcaro (Basso) Simon Phillips (Batteria)
Musicisti ospiti Joseph Williams (Voce su traccia 3) Steve Porcaro (Sintetizzatori su tracce 2,5,8,10) Ian Anderson (Flauto su traccia 5) L. Shankar (Violino su traccia 3) Tom Scott (Sax su traccia 9) James Pankow – Ray Hermann – Lee Thornburg (Fiati su traccia 2) Lenny Castro (Percussioni su tracce 2,3,6,8,9,10)
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