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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Grave Digger - Bone Collector
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17/03/2025
( 1424 letture )
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Ed eccolo ancora qui il “tombarolo” forse più famoso della scena heavy. A ben quarantacinque anni di distanza dallo storico esordio ufficiale in proprio di Heavy Metal Breakdown, fin da subito ricercatissimo e con prezzi che si alzarono oltre la media per il suo acquisto d'importazione, arriva ora Bone Collector. Un lavoro presentato come un ritorno a quei primi giorni da parte dell'inossidabile Chris Boltendahl & C.
E a proposito dei “C.”, c'è da notare preliminarmente l'uscita dalla formazione di Axel “Ironfinger” Ritt, rimpiazzato alla chitarra da Tobias Kersting, coinvolto anche nella scrittura e quindi in qualche modo già responsabile in parte della qualità di questo album. Presentato da una discutibile copertina in cui l'intervento dell'AI non convince fino in fondo – e non perché ci sia, ma perché è stata usata male – si nota come le canzoni siano state asciugate dalla già di per se stessa relativa presenza di strumenti non compresi direttamente in quelli suonati normalmente dai musicisti. Da annotare poi pure una maggiore ricerca di arrangiamenti diretti e immediati, sempre nell'ottica del ritorno teorico alla decade d'oro per il metal e a ricordare il modo di fare di allora. Questo anche nel bilanciamento cercato tra canzoni aggressive e altre più ritmate. La scaletta del disco si muove così tra momenti di grande irruenza (Bone Collector, Killing Is My Pleasure, Made of Madness, ma anche The Rich, The Poor, The Dying), tocchi hard rock/heavy (The Devil Serenade) e attraverso le più tetre Kingdom of Skulls e Mirror of Hate. Un tipo di atmosfera accentuato da Riders of Doom, giocata su tempi medi come del resto Forever Evil & Buried Alive e Graveyard Kings. A chiudere troviamo la power ballad oscura Whispers of the Damned, molto d'effetto. Alla fine della fiera, tuttavia, l'impressione è quella di un CD piacevole da ascoltare, ben fatto e perfettamente nel mood classico dei Grave Digger, ma anche di un paragone con Heavy Metal Breakdown fatto più che altro per questioni di marketing.
Chi si aspettava un disco solido e affidabile con qualche richiamo agli anni Ottanta sarà in ogni caso probabilmente soddisfatto di questo nuovo prodotto targato Grave Digger, chi invece si attendeva il nuovo Heavy Metal Breakdown - appunto - potrà parlare al massimo di album piacevole e ben congegnato. Un disco costruito per andare in tour con canzoni adatte e portare avanti la leggenda per qualche anno ancora. E a questo punto della loro storia, ci sta.
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8
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Molto buono. Nettamente superiore agli ultimi 2 che comunque mi erano piaciuti. Da me un applauso perché dopo anni e quando si è vecchietti le idee mancano. |
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7
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I gusti personali rimangono personali...tanto di cappello ad una band che da 40 anni ci regala dell\' ottimo metal senza né ma ne se e però...anche uno che non ha mai ascoltato il metal potrebbe dire che loro sono metal al100% |
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6
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Album piacevole, qualitativamente in linea con i due che lo precedono, rispetto ai quali è un filo più diretto ed essenziale. Niente di sorprendente, siamo come facilmente prevedibile lontani dai loro masterpiece, però, dopo aver chiuso lo scorso decennio con prodotti di certo “evitabili”, quantomeno adesso siamo sul livello dei dischi di una quindicina di anni fa; discreti, certamente non imprescindibili, ma che alla fine ogni tanto si lasciano ascoltare. Voto 73 |
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5
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L\'ultimo grande album dei GD è The Last super, poi mille album tutti simili e senza picchi. Li ho ascoltati tantissimo negli anni, l\'ho visto dal vivo tante volte, ma ormai non li reggo più. |
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4
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@Lambru: beh, l’omonimo del 2001 e Rheingold sono ottimi dischi, poi album più che discreti direi fino al 2010, é da lì in poi che la loro proposta si è appiattita,verso il basso. 7 dischi in 15 anni senza picchi, per me. |
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3
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A me sembra un disco un po\' forzato, registrato in fretta, si sente la fatica di Boltendali -credo causa l\'età- a raggiungere livelli discreti. Alcuni pezzi decenti, altri che mi dicono poco. Per me è da 60 per la volontà di continuare. Dopo Tunes mi sono piaciuti sempre meno ,anche se riconosco che avevano provato a variare la proposta. |
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2
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Discreto - non male il nuovo chitarrista |
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1
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Io ho apprezzato. Più \"asciutto\" e longevo dei precedenti. 75 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bone Collector 2. The Rich the Poor the Dying 3. Kingdom of Skulls 4. The Devils Serenade 5. Killing Is My Pleasure 6. Mirror of Hate 7. Riders of Doom 8. Made of Madness 9. Graveyard Kings 10. Forever Evil & Buried Alive 11. Whispers of the Damned
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Line Up
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Chris Boltendahl (Voce) Tobias Kersting (Chitarra) Jens Becker (Basso) Marcus Kniep (Batteria)
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