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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Laaz Rockit - Left For Dead
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( 4258 letture )
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Chi se li ricorda i Laaz Rockit? Ok, ora togliamo quelli che hanno già letto su questa webzine la recensione di Nothing'$ $acred (che vi invito comunque ad andare a leggere, per inquadrare la band e la sua musica); quanti ne rimangono? Immagino ancora un un bel po' -non ho la pretesa di aver svelato questa band a migliaia di persone-, magari qualcuno in meno, ma sempre un bel gruppetto.
Cosa voglio dire con questa introduzione? Quello che tutti i fan di questa band già sanno: i Laaz Rockit sono stati abbastanza grandi da conquistarsi un nocciolo consistente di duri fan, ma troppo sottovalutati per raggiungere la fama mondiale di altre band dello stesso valore -e in alcuni casi neanche- ma molto più blasonate.
Reduci anche loro, come pare essere tornato di moda, da una reunion dopo 17 (diciassette!) anni di inattività, i Laaz Rockit ci confezionano un disco che pare voler sottolineare che non seguono tale moda per arrivare a facili vendite, quanto per riprendere la strada interrotta, ormai troppo tempo fa, dopo l'uscita del già citato Nothing'$ $acred.
L'attacco è ottimo e ci riporta direttamente agli antichi fasti della band: Brain Wash è nel tipico stile Laaz Rockit, con suoni taglienti e incisivi e il buon Michael Coons impegnato in linee vocali non particolarmente violente ma dal suono sporco e graffiante; coronano il tutto un ritornello di facile immedesimazione ma per nulla banale e un assolo travolgente, veloce e lunghissimo, come non se ne sentono più spesso nemmeno nel thrash, a lungo rimasto baluardo di questo tipo di assoli. La buona prova della band continua con le successive Delirium Void, Erased e più avanti nell'album Turmoil: la prima giocata su ritmi decisamente veloci, la seconda più cadenzata e basata su di un refrain fatto di backing vocals davvero azzeccate, mentre l'ultima, per quanto scorra liscia e colpisca con la giusta veemenza, ha tutta l'aria di essere messa lì come filler; tutte e tre, come un po' l'intero platter, sono rese più incisive dalla grande importanza data al basso, il cui volume davvero alto nel mixaggio restituisce un suono secco e tagliente, col rischio però di risultare persino fastidioso per chi ritiene che questo strumento debba costituire solo un “sottofondo”. My Euphoria ci riporta, per un attimo, alle influenze power che costituivano, agli esordi, una buona fetta del sound della band californiana: l'assolo iniziale rientra a pieno merito in questo genere, e sebbene la canzone nel seguito ritorni su schemi più thrash -di nuovo con l'ausilio di ritornelli perfettamente studiati, cattivi ma orecchiabili- il secondo assolo conserva ancora caratteristiche che lo accomunano al primo; ottima la prestazione della band su Liar, il pezzo più rabbioso del disco, dominato da una sezione ritmica non troppo veloce ma che picchia con insistenza senza concedere riposo, insieme a un riffing continuo, teso, sporco; buono anche il lavoro dietro al microfono di Coons, che se in alcune canzoni sembra non avere più la voce di un tempo -soprattutto in quanto a estensione- qua tira fuori il meglio di sé. No Man sembra invece volersi avvicinare a qualcosa del thrash moderno, ma non centra pienamente l'obiettivo, risultando alla lunga scontata e poco interessante, tranne che per l'assolo, ancora una volta splendido, come del resto lungo tutto il disco. Discorso a parte per Ghost In The Mirror e Desolate Oasis, due mid-tempo che alternano ritmi thrash e parti acustiche -in particolare la seconda mi ricorda in alcuni punti la splendida Nobody's Child- e che mostrano ancora una volta la grande capacità di songwriting della band, sebbene la linea vocale non sia più dolce e melodica come un tempo e si noti un uso troppo limitato delle bellissime sezioni acustiche che la band aveva dimostrato in passato di saper egregiamente maneggiare; molto coinvolgente la seconda, che col suo ritmo lento ma inesorabile sembra candidarsi a numerose riproposizioni live. Per continuare il parallelismo -più o meno evidente- col passato, la finale Outro è un pezzo interamente strumentale, che infila splendidi scambi tra i due axeman, passaggi a grandissima velocità -qua la mia mente non può non correre a Necropolis- e infine un delicato arpeggio acustico che, accompagnato da una chitarra elettrica veloce e virtuosa ma delicata, ci porta alla fine del disco.
Abbiamo aspettato a lungo, fiduciosi che i Laaz Rockit sarebbero tornati col loro inconfondibile sound, continuando a sfornare grandissimi dischi; ora che sono nuovamente qui, e che Left For Dead è una realtà, possiamo tirare le somme: la band possiede sempre una tecnica adeguata, nonostante un Coons non più ai livelli di un tempo e la mancanza dello stratosferico Dominguez al basso, un songwriting di tutto rispetto, e la capacità di colpire i nostri timpani con la dovuta violenza. Non è Nothing'$ $acred, non è nemmeno Annihilation Principle, ma in un periodo in cui la gente si preoccupa di chi abbandona la tradizione per un thrash dal sound più moderno, di chi dopo anni torna -o ci prova- a quello dei grandiosi anni '80, una sicurezza noi l'abbiamo: questo disco è thrash al 100%. Vi pare poco?
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6
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Chi nel thrash (negli eighties) non si accontentava dei soliti noti, ma andava alla ricerca di altre pregevoli realtà, poteva imbattersi nei laaz rockit, che nel loro 'piccolo' hanno realizzato album di un certo valore, che fanno bella figura nella collezione vinilica insieme a coeve proposizioni metalliche della bay area 🤘 |
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5
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Sono riuscito ad ascoltarlo solo recentemente, purtroppo! Bellissimo ritorno!!!!! |
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4
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Io me li ricordo benissimo. E suonavano decisamente meglio di adesso anche se gli ho preferito decine di altri gruppi... |
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3
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Quest'anno il thrash ha solo un nome: Left for dead |
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2
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Poco non mi sembra, anzi mo me lo voglio proprio ascoltare sto cd... si si! |
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1
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Straordinario, mi piace un casino! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Brain Wash 2. Delirium Void 3. Erased 4. My Euphoria 5. Ghost In The Mirror 6. Turmoil 7. Liar 8. Desolate Oasis 9. No Man 10. Outro
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Line Up
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Michael Coons - Vocals Aaron Jellum - Guitar Phil Kettner - Guitar Willy Lange - Bass Sky Harris - Drums
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RECENSIONI |
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