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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3903 letture )
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Bene, bene, so già che alcuni di voi sono andati direttamente a leggere il voto e stanno già gratificandomi di una serie di simpatici epiteti volti a mettere in dubbio sia la mia capacità di comprensione in generale che quella musicale in particolare, con abbondanti ed ulteriori riferimenti al mio Q.I. , ma prima di sparare ad alzo zero sul sottoscritto e sull’affidabilità dei giudizi di questa ‘zine inviterei i lettori –proprio in quanto tali e non semplici assimilatori di voti- a leggere attentamente la recensione anche tra le righe, dato che il mio voto finale ha precise motivazioni sulle quali vi invito a riflettere.
Spirit Black è brutto? E’ mal prodotto? E’ mal suonato? Ha un brutto artwork? La risposta è semplice: no, tutt’altro. L’ugola che Jorn Lande mette all’opera in questa nuova release del progetto Jorn è sempre fantasticamente coinvolgente, sempre tutta da ascoltare, in una parola magnifica. La produzione è esattamente come dovrebbe essere, ossia volta a confezionare un rocciosissimo disco di HR con tutti gli strumenti ad occupare i consueti spazi con il consueto risalto e tutti gli strumentisti volti a fornire una più che valida prestazione al servizio del singer. L’artwork è poi quasi conseguenziale, con l’ormai classico corvo in primo piano a campeggiare davanti ad uno sfondo cupo ed infuocato con tanto di croce in fiamme, magari fa un po’ troppo film horror d’azione di serie B, ma fa niente. E allora?
E allora è che il disco è troppo come deve essere, troppo come ci si aspetta che sia, ciò a dispetto di alcuni apparenti aggiustamenti che riportano il suono del singer Norvegese più verso le origini e danno un taglio leggermente meno cupo a Spirit Black rispetto al predecessore, il tutto con lo zampino di Tommy Hansen. Più vicino forse ai Masterplan -e non è certo un male in sé- di Lonely Are The Brave, questo Spirit Black è una –nuova- continua citazione del modello R.J. Dio/Raibow/Whitesnake, il tutto fatto maledettamente bene, intendiamoci, ma se è vero che io stesso sono devotissimo figlio di quell’era e di quei modelli, è anche vero che si tratta di uno spreco di possibilità non indifferente. Spirit Black -il pezzo- sembra preso di peso da Holy Diver, (album immenso da collocare tra i miei preferiti di sempre), Below va a fare il paio ricordando molto da vicino nell’interpretazione proprio la title-track dell’album di Dio; Road of the Cross invece sembra un pezzo dei Rainboweppelin(ipotetico ibrido tra Rainbow e Led Zeppelin), e siamo sempre lì. The Last Revolution parte più Dark ricordando in questo The Duke per poi virare su un consolidato chorus Whitesnake-oriented; piuttosto riuscita City Inbetween, dal sapore piacevolmente prog, ma vogliamo parlare di Rock n Roll Angel? Tutto rimanda –troppo- a Dio a partire dal titolo al chorus a là Rainbow, mentre il duo Burn your Flame/World Gone Mad riporta pienamente –e piacevolmente- agli anni70, ma sempre all’interno del triangolo Whitesnake/Rainbow/Dio. Piuttosto sfiziosa la cover finale di I Walk Alone, singolo di Tarja Turunen
In conclusione vorrei che fosse chiara una cosa, questo non è un brutto album, tutt’altro, ogni canzone se presa singolarmente è nettare per le orecchie di chi ama certi gruppi ed un certo periodo e tutte insieme vanno a costituire la title-track di un album compatto, privo di fillers, deliziosamente roccioso e con Jorn Lande semplicemente eccellente, ma è proprio per questo, proprio perché lo reputo uno dei singer migliori di questi anni, proprio perché lo ritengo in grado di dare una sua impronta più personale, (come in passato ha provato a fare), che mi sembra riduttivo per lui limitarsi a ricalcare e riproporre quanto già fatto da mostri sacri del settore, seppur non sfigurando affatto, ma ponendosi di diritto al loro fianco. Se questo genere vi piace potete tranquillamente accostarvi a Spirit Black sicuri di prendere un disco che vi soddisferà pienamente, ma è troppo scontato, troppo studiato a tavolino per ottenere un certo risultato, (anche commerciale), a metà tra Lonely are the Brave e The Duke, troppo talmente ben fatto che ascoltando ad esempio Road of the Cross mi si è formata in mente l’immagine dei Led Zeppelin, così come ascoltando Below avevo chiara e netta in testa quella di Dio e non quella di Jorn. Lo so, con Lande è sempre stato così, ma per me il limite di questo album è proprio questo.
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12
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alti e bassi ,la copertina non mi piace per niente. Nella versione limited cartonata e' presente una cover bellissima ( thin lizzy).Voto 70 |
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11
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Bello anche se un pò inferiore a "The Duke". |
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10
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Giusto per le qualità tecniche, perchè in effetti... |
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9
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Ma questo è il clone di Dio! Sarà pure bravo, ma Spirit Black è veramente troppo Dio style, tanto da far urlare al plagio... hai perfettamente ragione Raven: un cantante simile dovrebbe sfornare molto di più invece di copiare i grandi mostri sacri. Sei stato buono a dare la sufficienza. |
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8
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Rispetto a Lonely Are The Brave è un passo avanti... Però ripeto queloo che ho sempre espresso su Lande (cantante che ADORO!!!)... Finché scrive coadiuvato autori del calibro di Ortsby, Santolla o Grapow il capolavoro è dietro l'angolo... quando si metet a farlo da solo la sua smania di voler confermare il suo personaggio "anni 70 style" figlio di Coverdale/Dio allora escono i limiti. Poi la sua band solista ha un suono poco adatto e troppo rude. Di questo disco mi piacciono MOLTO Rock & Roll Angel, World Gone Mad e la cover di I Walk Alone (dove Lande straccia la sua autrice con una prova da brividi). Il resto scivola via senza infamia e senza lode. |
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7
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Beh escludendo una muta vocale senile credo che la voce fosse la stessa di lonely are the brave... |
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6
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Sto ascoltando Spirit Black sul myspace!...che voce che ha...canzone lenta e dai riff rocciosi, piacevole e molto alla Dio come detto in recensione...bello e strano l'assolo, solo un po' piazzato li tanto per... Canzone modesta da 70, voce immensa da 90. Le altre due le ascolterò più tardi! ...che voce che ha... |
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5
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Le recensioni servono a dare una -si spera qualificata- opinione, ma quelle personali si formano in proprio ascoltando i vari dischi, prova a sentire qualcosa sul myspace e fammi sapere cosa ne pensi. |
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4
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Soulburn è un capolavoro! Così come Bleeding eyes o tutto quell'album in generale! Questo ultimo album di Jorn non l'ho ascoltato...ho ascoltato bene il penultimo Lonely are the brave e non mi diceva niente...boh proverò ad ascoltarlo però se anche le recensioni dicono così lascerò stare... |
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3
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Nulla di che...disco di mestiere senza troppe pretese...Aspeto con ansia il nuovo capitolo Masterplan. Intanto riascolto con avidità "Soulburn". |
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2
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Quasi in ogni disco solista di Jorn figura un corvo in copertina, probabilmente si identifica con questo uccello oppure lo considera un animale guida. Il disco in sé nn è male, soprattutto l'opener e City in between, ma in generale preferivo The duke, o meglio ancora i Masterplan, con cui ha fatto bene a riunirsi. |
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1
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...bella la copertina....ahahahaha! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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Spirit Black Below Road of the Cross The Last Revolution City Inbetweeen Rock And Roll Angel Burn Your Flame World Gone Mad I Walk Alone
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Line Up
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Jorn Lande - vocals Jgor Gianola - guitars Tore Moren - guitars Nic Angileri - bass Willy Bendiksen - drums
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