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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2378 letture )
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In attesa dell’imminente nuovo album da studio, concentriamo la nostra attenzione sull'ultimo uscito in casa Jorn, questo Live In Black, registrato durante lo Sweden Rock Festival del 2011 e pubblicato dalla Frontiers qualche mese dopo. E’ lo stesso Jørn che si premura di spiegare che l’evento cattura un momento particolarmente duro ed aggressivo nella vita della band, seguito all’uscita – invero poco felice - del disco tributo a Ronnie James Dio ed alla partecipazione al concerto in suo onore tenuto dagli Heaven & Hell, come ultima testimonianza della loro breve esistenza. Il cantante aggiunge, inoltre, che nel giorno dell'esibizione, in particolare, l’aria era particolarmente pesante e lui per primo aveva vissuto delle ore molto strane tra interviste pressanti, apparizioni tv e la sensazione che anche il pubblico presente al festival sentisse in qualche modo l’atmosfera della morte del piccolo grande cantante italoamericano.
Al di là dell’inevitabile retorica da lancio pubblicitario, come spesso accade nel momento in cui si pubblica un live album, viene spontaneo fare un po’ di conti. Che Jørn Lande sia uno dei migliori cantanti venuti fuori negli ultimi quindici anni è cosa ormai acclarata: dotato di natura di una voce semplicemente meravigliosa ed in possesso di una tecnica assolutamente brillante, il norvegese bussa di diritto alle porte del Paradiso ormai da qualche tempo. Cosa gli impedisca di ottenere un vero riconoscimento condiviso è però altrettanto chiaro: innanzitutto, l’incredibile sequela di collaborazioni e di uscite discografiche che mettono a dura prova qualunque fan decidesse di seguirlo nelle sue varie esperienze; in secondo luogo, la perdurante e testarda volontà del singer di accreditarsi come erede del duo Coverdale/Dio: una tendenza veramente fin troppo marcata che ne ha minato la credibilità come autore; in terzo luogo, una qualità piuttosto oscillante nelle uscite da solista: mai un album brutto, questo è vero, ma nemmeno niente che faccia gridare al miracolo a livello di songwriting. Insomma, se potenzialmente Lande è un fuoriclasse assoluto, di fatto viene il sospetto che dopo alcune prestazioni strepitose (prime su tutte quelle con Ark, Beyond Twilight, Nikolò Kotzev, Avantasia e Masterplan, oltre ai dischi col compare Russell Allen), sia mancata una qualità tale nelle uscite a proprio nome da giustificarne la consacrazione definitiva, al di là del riconoscimento inevitabile delle sue capacità.
Il qui presente Live In Black non fa che ribadire quanto detto finora: prestazione eccellente sotto ogni punto di vista, con uno Jørn a dir poco straripante e grandioso, quanto assolutamente intenzionato a far rivivere lo spettro del compianto Ronnie James (basti ascoltare la riuscita clonazione in Shadow People oppure il finale di War Of The World, nel quale intona più volte I'm the man on the silver mountain); band di ottimi professionisti con individualità evidenti specialmente nella coppia di chitarristi; grande aggressività sul palco, che privilegia gli episodi più propriamente metal sacrificando in buona parte la componente hard rock dei suoi brani, con un eccessivo arroccamento sui mid tempos, dove forse brani votati ad un maggior impatto dinamico avrebbero giovato e non poco alla godibilità del tutto; scaletta incentrata sugli ultimi lavori del cantante, con la sola Tungur Knivur a ricordare il lontano Worldchanger e nessun estratto da Out To Every Nation e Starfire, mentre sono tre gli estratti da The Duke, ben sei da Lonely Are The Brave e quattro dall’ultimo Spirit Black. Tutto molto bello, non fosse che di fatto le emozioni sono davvero poche, per non dire assenti. Tanto mestiere, ottime capacità individuali, ma le canzoni sono quello che sono e non si può cavarne fuori quello che non c’è. Oltretutto, mancando totalmente di varietà ritmica, come anche di ispirazione diversificata, si ha come l’impressione di ascoltare un unico lungo brano: il concerto finisce com’è iniziato, senza un vero momento di qualità superiore, né un qualcosa che contribuisca a diversificare l’atmosfera. Tanto che, è quasi paradossale dirlo, si finisce per apprezzare il momento dei soli chitarristici, di solito croce di qualunque ascoltatore, che in una scaletta così maledettamente omogenea e priva di picchi, finiscono invece per costituire un rinfrescante stacco tra un monolite ed un altro. Intendiamoci, pezzi come l’iniziale Road Of The Cross, oppure We Brought The Angels Down, Spirit Black, Soul Of The Wind e, soprattutto, Tungur Knivur, sono tutt’altro che brutte e se si scende nel dettaglio dei singoli brani non si può davvero parlarne male, ma certo se cercate la magia o brani di livello superiore, raramente ne troverete qua in mezzo.
Viene quindi il dubbio che questa uscita sia un’occasione sprecata, l’ennesima, per un artista sì prolifico ma anche fin troppo dispersivo e pervicacemente arroccato su una posizione che palesemente lo limita e ne rinchiude fin troppo le infinite potenzialità. Per il resto, segnaliamo ancora la splendente qualità audio, che restituisce ottimamente la dimensione live senza plastificarla in maniera eccessiva, ma anzi conservandone sufficientemente la genuinità e l’impatto ed il formato in doppio CD più DVD allegato, che sicuramente soddisferà ogni vostra bramosia su un’esibizione comunque applauditissima dal pubblico svedese. Vedremo se sarà il prossimo album a spostare le coordinate fin qui impostate dal cantante per la propria carriera solista e se la qualità sarà finalmente tale da portarne il talento al livello che meriterebbe in potenza. Nel frattempo, se siete fans di Jørn Lande, questo live non potrà che confermare quanto di buono avete apprezzato finora, per chi fosse curioso di avvicinarsi ai suoi lavori solisti è forse consigliabile concentrarsi sugli album da studio o sull’ampia raccolta Dukebox del 2009.
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12
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Anch'io sono d'accordo che l'esordio dei masterplan sia un album davvero stupendo, con una prova del nostro davvero eccezionale... |
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11
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Ma perche il primo dei Masterplan dove lo lasciate? per me è un must! |
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10
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ti mancano i 2 album degli ARK che sono fantastici ma credo che siano introvabili oggi... |
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9
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Anche a me piace molto la timbrica di Jorn, ho solo i primi due (la tracks 'Starfire' e 'House Of Cards' mi piacevano molto ad esempio ), più i MilleniuM e il duo con Allen. Grande! |
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8
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Questa me la sono persa devo recuperare allora! |
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7
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Bè...io non dimenticherei quanto fatto da Lande coi Mundanus Imperium eh... |
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6
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Sono felice di non essere l'uncio a pensarla così su Jorn...comunque a mio parere la punta massima l'ha con i Beyond Twilight nella canzone Shadowland, con gli Ark in Missing you e con i MillenniuM nel brano Hourglass... |
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5
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Esattamente, il Jorn solista non è niente di che, anzi... però un album molto bello e particolare a mio avviso l'ha sfornato, ovvero Wordlchanger, e non capisco com'è che in questo live ci sia solo Tungur Knivur estratto da esso... le cose migliori le ha fatte con gli Ark, Beyond Twilight e in parte in tutto il resto (Allen/Lande, Masterplan, Millenium e progetti vari), e perchè no, anche con i Mundanus Imperium ha fatto un bell'album nel 1998, quando ancora era poco conosciuto, infatti quando acquistai il loro album non avevo idea di chi fosse Jorn Lande! ma già si sentiva che aveva grosse potenzialità.. |
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4
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Sono d'accordo con il dire che lo Jorn solista non regge il confronto con lo Jorn interprete. Quando i pezzi glieli scrive qualcun altro la musica vola alta (vedi Ark, Millennium, Avantasia, Allen/Lande, Masterplan, ecc...). A mio vedere si incaponisce troppo con un suono troppo heavy per dei brani che se suonati con una produzione meno estrema, più incentrata sull'hard/rock avrebbero tutt'altra riuscita. Poi a livello interpretativo dovrebbe limitare gli "scimmiottamenti" ai suoi numi tutelari. Non toglierli, ma imitarli... Però alla fine rimane una delle voci più belle in campo heavy/hard (insieme a Russell Allen, Dc Cooper, Jeff Scott Soto). |
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3
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Il problema di Jorn è che non è un grande songwriter ma un ottimo interprete...quando i brani li scrivono altri o li scrive lui insieme ad altri la musica cambia! Comunque Ark e Millenium sono ottimi, lui come solista non mi fa impazzire per il motivo sopracitato! Voce immensa ma penna mediocre. |
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2
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comunque il top di Jorn rimarrano Burn the Sun degli ARK e Hourglass dei Millenium |
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il problema degli ultimi dischi di Jorn è che sono molto banali, solite canzoncine con il riffone heavy già sentite centinaia di volte sembrano veramente tutte fatte con lo stampino. dovrebbe cambiare band è sfruttare meglio la sua immensa voce, i primi album erano ottimi, nel primo c'era Ostby ma anche il secondo Worldchanger era bellino. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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CD 1: 1. Road Of The Cross 2. Shadow People 3. Below 4. We Brought The Angels Down 5. Stormcrow 6. Spirit Black 7. The Inner Road 8. Man Of The Dark
CD 2: 1. Blacksong 2. Guitar Solo (Tore Moren) 3. Tungur Knivur 4. Guitar Solo (Tor Erik Myhre) 5. Rock And Roll Angel 6. Drum Solo 7. Soul Of The Wind 8. Are You Ready 9. War Of The World
DVD Contents: 1. Road Of The Cross 2. Shadow People 3. Below 4. We Brought The Angels Down 5. Stormcrow 6. Spirit Black 7. The Inner Road 8. Man Of The Dark 9. Blacksong 10. Guitar Solo (Tore Moren) 11. Tungur Knivur 12. Guitar Solo (Tor Erik Myhre) 13. Rock And Roll Angel 14. Drum Solo 15. Soul Of The Wind 16. Are You Ready 17. War Of The World
Bonus Material: Song for Ronnie James (videoclip) Man of the Dark (videoclip).
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Line Up
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Jørn Lande (Voce) Tore Moren (Chitarra) Tor Erik Myhre (Chitarra) Nic Angileri (Basso) Willy Bendiksen (Batteria)
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