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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Avantasia - The Metal Opera: Part I
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( 12974 letture )
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L’incubo dei detrattori del power metal e il sogno dei fan di Sammet, il primo capitolo della metal opera targata Avantasia è un disco che, con i suoi pregi e i suoi difetti, si pone come una delle uscite imprescindibili del genere. Tanto è stato detto negli anni, anche in virtù delle successive release del side project di Tobias Sammet, che, se con gli anni ha progressivamente perso la voce, non ha smarrito la voglia di scrivere musica. The Metal Opera è un trattato scientifico sui clichées del power metal: doppia cassa assillante, voci acute, cori stucchevoli, trama pseudofantasy. Chiaro che, con questi presupposti, diventa al contempo quasi impossibile per chiunque non sia un power kid trarre piacere dall’ascolto, e una libidine pura per chi di Helloween, Gamma Ray e Edguy ha fatto il proprio vangelo. Il cast è imponente, e lo esamineremo nei dettagli più avanti, ma va detto che Sammet spadroneggia, cantanto, oltre alle sue “battute”, anche tutti i cori, lasciando ai compagni d’avventura spazi irrisori all’interno dei brani. Questo ha fatto avanzare a molti un’obiezione sensata: non è una metal opera, ma un disco degli Edguy con una manciata di guest. Bene, a questa critica è spontaneo rispondere che tuttavia ogni personaggio è caratterizzato psicologicamente e attualmente, ha un suo posto nella storia perfettamente coerente con gli altri.
A questo punto cominciamo l’avventura di Avantasia: il Prelude introduce un tema orchestrale sognante e magico, che la chitarra di Henjo Richter amplifica in Reach Out For the Light, che svela l’identità del misterioso Ernie: ad impersonare il druido Vandroiy (ma per la trama vi rimandiamo al booklet del cd) è nientemeno che il figliol prodigo del power, Michael Kiske. E, bontà loro, l’ex Helloween e Tobi Sammet sembrano essere nati per duettare, conferendo grazia armonica stupefacente a quest’opener. Ma il frontman degli Edguy non disdegna avversari canori più impegnativi, e Serpents in Paradise lo vede alle prese con i ringhi di David DeFeis, unico cantante non power del lotto: ne viene fuori uno dei migliori episodi di Avantasia, con frequenti cambi di atmosfera e una tensione narrativa raramente eguagliata altrove. L’intermezzo Malleus Maleficarum -che prende il nome dal libro utilizzato nei processi per stregoneria- ci presenta la figura del balivo von Kronberg, impersonato dal dotato Ralf Zdiarstek, che qui si limita ad un recitato. È allora il momento di Breaking Away, brano veloce e acuminato in cui Kiske surclassa Sammet sui toni alti; il frontman degli Edguy non fa una figura eccelsa neanche in Farewell, dove la grazia incontestabile di Sharon den Adel lo spiazza, ma un coro imponente tiene alto il livello qualitativo generale. Zdiarstek e Rob Rock rendono The Glory of Rome un pezzo imponente per struttura e altezze raggiunte, grazie anche al contributo finale di un Oliver Hartmann impressionante. Interviene in anticlimax la strumentale In Nomine Patris, solenne e inquietante nella ripresa soffocata del tema iniziale, ma lascia presto spazio al singolo Avantasia, manco a farlo apposta un duetto tra Sammet e Kiske, con il primo in netta ripresa, nonostante gli arcinoti limiti tecnici. Ancora una strumentale -A New Dimension, che fa tanto videogame- e poi è il momento di Andre Matos e Kai Hansen, che affiancano Sammet in un pezzo (Inside) in cui melodie interessanti non pareggiano un testo ridicolo oltre ogni limite (Matos esordisce con: “siamo le creaturine che vivono nella tua testa”, e non vado oltre) e un’interpretazione di Sammet imbarazzante. Pro memoria cantantorum: è impossibile imitare Matos e il suo stile iperemotivo. Smettete di provarci, si collezionano solo brutte figure come questa. Sign of the Cross dona dignità al personaggio dell’ex Angra -un folletto senza arte né parte, che almeno evita di toccare ulteriormente il fondo- e presenta una buona interazione fra i vari singers, oltre ad una serie di melodie di alto livello. Chiude la mastodontica , che vede in fase iniziale uno dei più bei cori che io ricordi e un ritmo trascinantissimo; i primi tre minuti sono monopolizzati da Sammet, ma è l’arrivo di Kiske a dare nuova spinta al brano. Da segnalare infine la comparsata di Timo Tolkki come misteriosa voce nella torre, e la dolcissima chiosa di DeFeis.
Un cast di poche stelle, alcune delle quali ridotte al lumicino, e di tanti bravi cantanti, alcuni dei quali davvero in grado di elevare il livello complessivo delle composizioni, che in generale risultano ben scritte ma eccessivamente autoreferenziali. Sammet innegabilmente non è il genio assoluto che ritiene di essere, tuttavia The Metal Opera ha un’alchimia di fondo che la rende irrinunciabile per qualsiasi fan di power metal. Anche perché Kiske canta come quasi mai ha fatto nelle sue infelici traversie musicali, e questo varrebbe il prezzo del biglietto; ma la possibilità di sentire insieme autentici talenti nobilita ulteriormente il resto dell’album. Certo, The Electric Castle -a firma Ayreon- è un’altra cosa…
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19
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metto 95 (fan del power metal, Edguy, Gammaray e compagnia bella di quegli anni) 1. per la bellezza e allo stesso tempo orecchiabilità delle canzoni (le nuove uscite, ma di tutti, non hanno più questa caratteristica così spiccata) 2. per il valore storico dell\'opera e dell\'idea (anche se non nuova nemmeno all\'epoca tuttavia). 3. Anche per il concept, la storia (non così puramente Fantasy) e i personaggi. Insomma.. può non piacere ma capolavoro imprescindibile. |
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18
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voto recensore 83?? AH AH AH AH...Voto lettori 76?? BUahh ah ah ah ah Queste valutazioni sono bislacche, qui si da 99 a certe gagade galattiche e non si apprezzano i capolavori o quasi come Avantasia the metal opera pt1 e 2 |
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17
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Disco essenziale per il genere che rappresenta. Rifate la recensione... |
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16
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Recensione inadeguata per un album che a suo tempo venne osannato e rimane uno dei capisaldi del genere. Andrebbe riscritta in maniera un pochino più obiettiva, anche perchè così, di certo, non invoglia ad andare ad ascoltarselo e questo è un peccato. |
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15
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Capolavoro. Dico solo che forse suona un pò "vecchio" per il sound che non mi fa impazzire, ma songwriting di livello assoluto per un'idea geniale di un musicista geniale come Sammet. Riportare Kiske al metal è stato un azzardo che ha dato i suoi frutti. The Tower rimane il top del disco per me, canzone pazzesca |
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14
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90 per bellezza delle canzoni e importanza storica, capolavoro. Inoltre è il disco che ha riavvicinato Kiske al metal! |
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13
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Trovo veramente strano come si possa dare meno di 90 a un disco del genere. La recensione non mi pare gli faccia molta giustizia. Capolavoro! |
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11
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Mi unisco alle valutazioni di steelminded e matteo. Capolavoro. Punto |
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10
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Matteo, leggo ora il tuo commento e avrei voluto scriverlo io pregiudizio e ingiuste valutazioni a mio avviso emergono da questa recensione ("Sammet innegabilmente non è il genio assoluto che ritiene di essere"... maddai...). A leggere la rece non meriterebbe neanche un 83 risicato, ma questo è un autentico capolavoro del power metal mondiale, insieme al suo sequel portano Sammet in cima insieme ai grandissimi del genere. Gnosis and Life AVANTASIA!!! Evviva! |
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9
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Qualche considerazione sparsa: 1- definire deFeis un avversario più impegnativo di Kiske è quantomeno una stronzata: deFeis è bravissimo, per carità, ma chiunque si scontri con Kiske sul suo campo è FOTTUTO 2- limiti tecnici di Sammet? Mah... Forse ora, con la voce che ha adesso, ma sentitevi un po' Sign of the cross live con gli Shaman di un certo Andre Matos, o il Burning down the opera con gli Edguy; entrambi i concerti sono dei primi anni 2000, subito dopo i due Metal Opera. DEVASTANTE 3- Sammet fa il corista e quindi questo è un disco degli Edguy con qualche guest? HAHAHAHAHAHAHA. I cori, quando ci sono, sono così pompati che riconoscere proprio Sammet dietro al microfono è difficile, in più ricordo che all'epoca Sammet non era ancora così conosciuto, probabilmente ha cantato i cori per non dover ingaggiare ANCHE dei coristi, oltre al cast di all-star che di sicuro non hanno lavorato gratis. 4- Elderane sarebbe un folletto (che poi sarebbe un elfo) senza nè arte nè parte? È solo il re di Avantasia, dopotutto. |
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8
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Primo disco metal della mia vita! Intoccabile sia dal punto di vista affettivo che da quello compositivo. Tobias è essenzialmente i primi due capitoli della saga. Il resto è spazzatura pop. Voto 100! Questo è un disco difficile da migliorare perchè ha davvero tutto. E' super dinamico, mai noioso, cantato e suonato perfettamente, fresco, zeppo di artisti motivati e di qualità e poi dove lo trovate un album che inizia con reach out for the light e finisce con sign of the cross e the tower??!!! Ripeto, difficile da ripetere, figuriamoci da battere! |
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7
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Questo è uno dei pochi album, usciti negli ultimi dieci anni ,che ha il diritto di far parte dei classici del power metal europeo. Eccezzionale! |
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6
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Secondo me Sammet poteva osare di più su qualche assolo come quello di Breacking Away che non ho mai digerito molto ma questo disco ne complesso è spaziale.... Colonna del power: 95 |
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5
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Soltanto quattro commenti in calce alla recensione di uno dei massimi picchi del Power europero? Non ho parole. Comunque anche qui capolavoro come il secondo episodio, sinceramente tra i due non saprei scegliere. Certe sonorità (leggasi Power sinfonico) non le digerisco più come una volta ma ogni tanto dischi come questo me li ascolto con molto piacere, è prioprio il caso di dire "Quando la classe non è acqua". |
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4
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Oh my God...solo 3 commenti a questo capolavoro? E' un disco favoloso, veloce, dinamico, melodico...è l'apice del power! Stupendo! 95 non glielo toglie nessuno! |
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3
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i primi due avantasia li continuo ad ascoltare con gusto, davvero belli. Gli altri li trovo nettamente inferiori. |
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2
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Con The Metal Opera pt. II il top del power metal insieme alla coppia dei Keeper...amo questo disco e il progetto Avantasia; favoloso! Voto 98 |
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1
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Davvero un bel disco: veloce e con tanta melodia, come il buon Power Metal deve sempre essere. I brani sono tutti quantomeno gradevoli, con due o tre picchi assoluti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01.Prelude 02. Reach Out For the Light 03. Serpents in Paradise 04. Malleus Maleficarum 05. Breaking Away 06. Farewell 07. The Glory of Rome 08. In Nomine Patris 09. Avantasia 10. A New Dimension 11. Inside 12. Sign of the Cross 13. The Tower
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Line Up
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CAST Tobias Sammet – Gabriel Laymann Ernie – Lugaid Vandroiy David DeFeis – Friar Jakob Ralf Zdiarstek – Bailiff von Kronberg Sharon Den Adel – Anna Held Rob Rock – Bishop von Bicken Oliver Hartmann – Pope Clemens IIX Andre Matos – Elderane the elf Kai Hansen – Regrin the dwarf Timo Tolkki – Voice in the Tower BAND Henjo Richter (Guitar) Jens Ludwig (Lead Guitar) Norman Meiritz (Acoustic Guitar) Markus Groβkopf (Bass Guitar) Frank Tischer (Piano) Tobias Sammet (Keyboards, Orchestration) Alex Holzwarth (Drums)
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