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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Death Angel - Relentless Retribution
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( 9313 letture )
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Leggendaria band della fucina di San Francisco, i Death Angel hanno sempre suscitato un fascino particolare nei cuori dei thrashbangers, rapiti dalle loro ritmiche incalzanti, dai riffs stoppati e dalle loro ripartenze urticanti a briglia sciolta. Classico thrash californiano, classico delirio imbizzarrito: non a caso uno dei primissimi a notarli fu Kirk Hammett, ascia dei Metallica -quando ancora erano i leader della rivoluzione nella Baia di Frisco, con tanto di covo generale nella loro Metallica Mansion- che produsse il loro primissimo demo. Chi non ha dimenato la testa con le elettrizzanti vocals di Mark Osegueda in fulminee mazzate dal titolo eloquente, come Thrashers o Final Death? Ne è passata di acqua sotto i ponti dal debut The Ultra-Violence, imperdibile manifesto del thrash metal ottantiano, fulgido esempio di riff impazziti, rincorse a perdifiato, assoli squillanti ed ettolitri di adrenalina riversati nei moshpit sudati di mezzo mondo: fu proprio grazie a quella release che la truppa d'oltreoceano potè guadagnarsi non pochi consensi, arrampicandosi stabilmente al rango di band culto del thrash ottantiano e meritandosi un piazzamento d'onore pressoché irremovibile nelle enciclopedie metalliche e tra le memorabilia degli aficionados. Anche i dischi successivi furono apprezzati e dotati di tangibili margini di maturazione, ma il fascino di quel debut resterà, per molti, immutabile anche a distanza di tanto tempo. A due anni di distanza dall'ultimo Killing Season (2008, seguito l'anno scorso da un live album registrato in Germania), i Death Angel riemergono dallo studio di registrazione con questo nuovo Relentless Retribution, terzo capitolo dopo la reunion del 2001 e a venti anni esatti da Act III, disco che segnò la fine dell'epoca d'oro a causa del ricovero per infortunio del batterista storico Andy Galeon, ferito in un incidente del tourbus che riportò alla memoria di band e fans la tragedia di Cliff Burton. Inizialmente tutti imparentati e di origine filippina come Hammett (escluso il chitarrista Ted Aguilar), i Death Angel giungono dunque al sesto lavoro in studio, caratterizzato da una miscellanea di thrash vigoroso e qualche brano più vario e meno violento, soluzione peraltro già sperimentata negli ultimi lavori e che, per forza di cose, farà storcere qualche naso tra i sostenitori della primissima ora, sintonizzati su un thrash più irruente.
Il nuovo capitolo della saga dell'act californiano si apre con due pezzi non propriamente fast'n'furious, lontani dagli antichi fasti thrasheggianti: l'opener e titletrack è un pezzo affatto devastante su cui viene inserito un assolo di tetra atmosfera, mentre la successiva Claws In So Deep è più dinamico, pur peccando di un ritornello pulito con voce melodica, addirittura bizzarro per certi versi rispetto al tradizionale taglio furioso al quale ci hanno abituato le thrash metal band della Baia: questo ritornello, parecchio brutto a dirla tutta, stride cacofonicamente con la ritmica e la compattezza del drumwork di Will Carroll, batterista entrato in formazione nel 2009 e visto all'opera, in passato, anche con i Machine Head. Anche la conclusione di questo pezzo lascia alquanto esterrefatti, se si considera che dopo i sei minuti i Death Angel si lanciano in insolite sonorità soft, acustico-spagnoleggianti che fanno sorgere parecchi interrogativi. Bisogna arrivare alla terza traccia, l'arrembante Truce, per ritrovare finalmente l'abrasivo riffing thrash che tutti conosciamo: ma le sorprese (negative) non sono finite, perchè i Nostri regaleranno ancora qualche traccia priva di fendenti in formato speed'n'thrash, come la non incalzante Into The Arms Of Righteous Anger, la cadenzata e ossessiva Absence Of Light e persino una ballad malinconica riuscita nemmeno troppo bene, Volcanic, completamente estranea al resto del platter e ancor più lontana da tutto quello che ha reso grande il sound Death Angel. Giunti a questo punto, potrebbe sembrare che il disco in questione sia un flop totale, ma in realtà metà delle tracce proposte, come vedremo, riescono a salvare ottimamente la baracca: prima di arrivare a questi episodi di thrash finalmente letale, però, è bene smascherare le ulteriori assurdità che potrebbero far collassare i fans oltranzisti, e parliamo di Death Of The Meek (brano dal buon tiro complessivo) e Opponents At Sides, canzoni caratterizzate da ritornelli pop privi di ogni coerenza stilistica con la direzione sonora del quintetto americano. Tolti gli scheletri dall'armadio, veniamo al dunque: per metà disco, tra pezzi meno rapidi, influenze pop e e ballad, Relentless Retribution è alquanto deludente, ma per l'altra metà è rinvigorito da un thrash prepotente, nella ritmica battente e nel classico riffing a rincorsa. Petardi come River Of Rapture sono tra i più movimentati episodi del full length, con tanto di assolo folgorante e ripartenza col piede pigiato sull'acceleratore: finalmente un pò di pane per i denti degli ascoltatori più esagitati.
L'esaltazione tocca il suo culmine in This Hate, dotato di riffing ed energia, ritmo martellante e vocals urlate straripanti, ritmica serratissima in pieno old school thrash style: drumwork quadrato e alternanza di parti veloci e più lente si fondono in un pezzo dove riffs e assoli completano una violenza melodica a dir poco eccitante. Indubbiamente, il pezzo migliore di tutta la scaletta, rafforzato poi da altri cazzotti sanguinolenti quali I Chose The Sky (puro riff thrash Bay Area!) e Where They Lay, traccia conclusiva per quasi un'ora di ascolto. Come detto, i brani thrasheggianti coprono l'esatta metà della tracklist e salvano il disco dall'insufficienza, portandolo addirittura a meritare qualcosa in più. Merito di uno stile più maturo ed evoluto raggiunto nelle stesse tracce puramente thrash, che non è più 'solo' il classico e grezzo thrash seminale degli anni '80 -comunque meraviglioso- ma qualcosa di più stratificato e dalla tecnica più raffinata, che non si limita alla goduria istantanea di riff scavezzacollo e assoli furibondi e taglienti. E' proprio in queste tracce 'veloci' che la voce di Mark Osegueda trova la sua più naturale collocazione, lontana da pericolosi orpelli commerciali, romantici o semplicemente privi di quella rabbia urlata alla quale ci ha abituato fin dagli esordi. Magari i solos di chitarra non sono sempre memorabili, mentre riffing e drumwork appaiono certamente più esaltanti: nel complesso, un disco gradevole che poteva essere di gran lunga migliore se privato di sperimentazioni e inserzioni mielose estranee al dna della band, ma che hanno purtroppo preso piede all'interno dell'ensamble sin dall'approssimarsi dei Nineties. Se proprio bisognava introdurre qualche variante, si sarebbe potuto optare per nove tracce totali anzichè dodici: le sei thrasheggianti, un paio di quelle 'heavy', potenti e non troppo furiose, ed una dotata di quel retrogusto mainstream, giusto per far contenti i pubblicitari.
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VOTO LETTORI
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70.92 su 100 voti [
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40
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Mi riferisco in ritardissimo a Lambrusco re:torna ad ascoltare i tuoi 10 dischi dal 1980 al 1986.
Ditemi poi se secondo voi una band dovrebbe fare 3 dischi e passare il resto della vita a zappare la terra. |
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39
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Ascoltato decine di volte. Una bomba. Canzone preferita River of rapture. |
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A chi dice che questo disco fa cagare:
Tornate ad ascoltarvi i vostri 10 dischi dal 1980 al 1986 |
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37
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io l'ho trovato un buon disco, soprattutto nelle parti più tirate. Quando invece ci si sposta sui brani più orecchiabili manca un pochino di ispirazione. Ad ogni modo il mio voto è 75 |
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Bambinoni di Metallized, il vostro odiato Lambru è tornato, ovviamente questo disco fa cagare i maroni, THRASH....DOVE??? coi cori alla Linkin Park? Abbandonate la musica, vi prego, almeno il Thrash lasciatelo recensire a chi se ne intende..... |
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claws in so deep è una bomba . |
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per me vale 70. concordo sui pezzi migliori segnalati da Rino. non ho proprio capito Claws in so deep, pezzo assurdo per me e Volcanic un lentone insipido e banalissimo. |
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Personalmente mi ha annoiato, lo trovo forzato e poco ispirato....non mi è piaciuto al primo ascolto e dopo avergliene dati diversi non posso cbe confermare (con rammarico visto il loro potenziale) |
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io, personalmente, l'ho trovato un buon disco, non un capolavoro ma più che buono. voto 70 |
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Sono due giorni che lo ascolto e non riesco a capire se mi piace o no...all'inizio non mi aveva fatto un grande effetto...però mi rimane in testa e mi ritrovo a riascoltarlo di nuovo...lo devo ancora assimilare. Per ora 65 mi pare il voto giusto. |
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30
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Nooo...non andava bocciato in questo modo questo album. Non l`ho trovato affatto piatto e monotono. E` un album molto bello. Sicuramente non il loro miglior album anche dopo la reunion ma bocciarlo cosi` mi sembra eccessivo. Voto 81 |
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L'ho riascoltato proprio ieri insieme a tutti quelli del come-back sulla scena, piatto e dir poco, confermo il commento lasciato in precedenza... useless. |
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Gran bel disco, il migliore dalla reunion. Vario, melodico e - aspetto determinante - assolutamente non noioso. Averne dischi del genere... |
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Per me "Claws in so Deep" da sola è valsa l'acquisto del disco che sento da un bel po'. Saro' l'unico, ma a me è èiaciuto un bel po'. |
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Una craniata in faccia fa meno male...orribile! |
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Una tristezza infinita sono spenti, incisività pari al ronzio di una mosca, niente dopo Act III per me potevano anche chiudere, gli ultimi due son divertenti per un paio d'ascolti ma poi si accantonano questo non vale neanche quel paio di passaggi on air. |
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Devo ancora sentirlo bene..Lo ascoltato solo una volta...E non lo voglio giudicare dopo 1 solo ascolto...Killing Season è un gran bel disco a mio parere davvero un bel disco..Invece di questo dirò cosa penso tra magari una settimana |
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death angel............R.I.P. |
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Piccola nota: ricordiamoci sempre che hanno perso l'intera sezione ritmica in un colpo solo. Andy Galeon (batterista) e Dannis Pepa (bassista) hanno lasciato la band nel giro di pochi mesi, ed erano due pedine importanti. Il nuovo batterista, Will Carrol regge al confronto con il precedente, Damien, il bassista per ora no. Quest'album lo ha interamente composto Rob Cavestany che ha scritto anche 3 testi, gli altri 9 sono opera di Mark Osegueda. |
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Non è un problema di nostalgia.... è un fatto reale. Poca inventiva, soluzioni prese in prestito dal nuovo thrash (sempre più patinato) e maggiore attenzione alla produzione a discapito del songwriting. La seconda traccia in particolare, se ascoltata senza sapere nulla di questo album, sembrerebbe un pezzo dei Trivium per ritmiche, voce e tipo di suoni (provare per credere). Il disco è in parte piacevole ma non lascia assolutamente niente a livello emotivo (questa è la mia personale opinione e non una verità assoluta, ci mancherebbe). Non c'è sempre bisogno dell'originalità a tutti i costi, si può benissimo puntare a creare un disco che sia convincente e godibile, dallo spessore di questa band pensavo fosse possibile. Sarà per la prossima volta. Concordo con il voto del recensore. |
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No, non sono affatto d'accordo con il recensore. Quest'album non sarà un capolavoro, ma non merita certo solo una sufficienza o poco più. Trovo poi ridicolo (non si offendi nessuno) il commento su l'outro di Claws in so Deep, che è stato composto e suonato non dai Death Angel, bensì da Rodrigo y Gabriela, celebre coppia di chittarsti messicani (se non sapete chi sono informatevi). L'unica cosa su cui mi trovo d'accordo è che la seconda parte dell'album è senza dubbio migliore, ma solo per la qualità. Per il resto è album vario e originale, come lo erano i capolavori The Ultra Violence e Frolic Trough the Park, l'ottimo e maturo Act ///, il solo discreto The art of Dyng e il sorprendente Killing Season (non capisco le critiche a questo lavoro). Non l'ho ascoltato ancora in maniera approfondita però un 75-80 glielo darei. |
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Beh, dopo vari ascolti del disco mi trovo con molte perplessità in merito a quando espresso dal recensore. Dalla recensione sembra che il problema sia che non ci sono solo parti "puramente" thrash e linee vocali tirate, ma questo è il punto di forza del disco. Per altro mi domando pure se non ci sia un problema di nostalgia al mondo, voglio dire che lo stupendo Act III non era scevro di parti mid-tempo, momenti più "rilassati" ecc.. poi ci sono passati 20 anni di mezzo (di cui 14 senza fare dischi), è naturale che il sound sia diverso. A mio parere non hanno "sperimentato" semplicemente hanno inserito qualche influenza più evidente di quanto hanno fatto i componenti della band fuori dall'ambito Death Angel. Secondo me proprio per il fatto che è una buona mediazione tra le varie influenze, senza farne strabordare nessuna, che il disco funziona (perchè non riesco a togliermi dalla testa che il disco funziona bene). Capisco anche quelli che apprezzano maggiormente le sperimentazioni da parte dei nostri, però secondo me bisogna mediare e non sempre eccedere, e qua ci sono interessanti arrangiamenti e scelte chitarristice, a livello ritmico e armonico, abbastanza coraggiose, ma meno evidenti di altre cose fatte dalla band in passato. Un'ultima postilla, c'è anche qualche errore nell'italiano della recensione, non so se avete qualcuno che controlla prima di pubblicare e non so quanto tempo avete per presentare una recensione quindi mi rendo conto che le cause possono essere diverse. Alla fine disco secondo me veramente notevole, mi spiace che non tutti lo apprezzino come me. |
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Ascoltato per ntero l'album posso tranquillamente dire che non mi soddisfa xke come dice kafeylink91 i membri hanno perso sbuzzo,inventiva nella composizione ecc...bei tempi quelli di una volta.Qualche pezzo si salva ma in complessivo a mio parere siamo qualche spanna sotto ai veri Death Angel...Cmq RESPECT lo stesso |
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Secondo me il recensore non ha mai ascoltato nessun album dei Death angel sucessivo a Ultra violence (e forse nemmeno quello). Questo disco è il piu tradizionale e meno personale dei Death angel, altro che eccessive sperimentazioni! Mi fa cagare proprio perchè è piattissimo, Osegueda ha perso tutto l'eclettismo tipico della sua voce, il nuovi membri che si occupano della sezione ritmica non potrebbero nemmeno baciare il culo di D. Pepa e Galeon, Cavenstany ha scarnificato il suo stile chitarristico. Potrebbe anche essere un discreto disco di thrash moderno, ma non è questo che voglio da loro, mi spiace. |
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il problema di questo disco è che i pezzi sanno di poco o niente, quale che sia il genere a cui appartengano. In act III c'erano ballad funk thrash e altra roba, e i pezzi erano uno meglio dell'altro. Qui dopo i primi minuti scatta lo sbadiglio automatico. |
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cazzo tutti i gruppi che stavano affondando come overkill laaz rochik exodus megadeth anno fatto dei capolavori e invece i death angela stanno facendo la fine dei metallica e mi dispiace dire questa cosa perche e uno dei miei gruppi preferiti io mi auguro che ritornano in se e che ritornano a spaccare secondo me si devono risentire ultraviolence per riprendere il trash di prima . |
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il disco ancora non l'ho ascolatato ma gia lo sapevo che questo sarebbe stato una mezza merda gia in killing seson facevano abbastanza cagare poi quando ho saputo del produttore mi è preso un mezzo colpo e gia la cosa mi puazzava parecchio. detto questo si sono rincoglioniti anche loro ciaooooooooo |
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Bhe ma scusate, questo disco non l'ho sentito ma anche su Act III c'era pieno di influenze pop e ballate e anche del funk; i Death Angel sono sempre stato un gruppo dalle molteplici influenze |
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mah, medi-bassi e medi-alti a senconda della canzone: alcune davvero convincenti, altre quasi oscene (mmm i ritornelli melodici quanto li odio!!!). Album scarsino, poco potente, troppo "delicato". Voto: 53 |
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io lo sto ascoltando in questo momento...e cosa posso dirvi???che sono i Death Angel di killing Season con influenze varie soprattutto col nuovo Thrash di questi anni...la musica nn è poi cosi' male...ma la voce di Osegueda è sempre la stessa nn cambia mai....canta sempre sullo stesso tono che palle!!!!e per colpa di sta cosa che i death angel nn riesco piu' a digerirli...;per me sono finiti a ACT III.... |
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10
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che palle tutti questi nostalgici del "li preferivo venti anni fa"...il thrasher medio arriva ad apprezzare al max fino al secondo album di ciascun gruppo del genere...poi gia al terzo gia diventano commerciali... |
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x me i death angel sono morti con act III, il loro capolavoro assoluto. Gli album post sono carini forse, ma niente più. Vediamo di sentire anche questo. |
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primo disco da paura, ho il vinile ,il secondo anche anche... ma poi x me hanno cambiato troppo. |
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Degli album post-reunion ho sentito solo the art of dying che nn mi era dispiaciuto...però a sentire sta recensione forse è meglio che non lo ascolto questo.. |
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Io son riuscito a sentirlo... voglio sempre assicurarmi prima di comprare qualcosa..e appunto ho trovato diversi brani che mi hanno spiazzato totalmente... non mi ha convinto del tutto. Forse quando costerà 10 euro lo comprerò. |
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Che simpatici, quelli di Nuclear Blast che tolgono i video da YouTube! Peccato che a quel punto ci si debba basare sulle recensioni, per decidere se comprarlo o no........madonna sembrano la magic circle. |
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Peccato, speravo migliorassero il buon Killing Season, invece...Se dico al negozio che mi interessa solo metà disco, dite che me lo fa pagare meno? |
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L'album non lo ancora sentito, ma a me non piacevano nemmeno i due dischi post reunion. Li ho visti dal vivo un paio di anni fa e sinceramente delusero. I Death Angel dei primi tre lavori erano tutta un'altra cosa. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Relentless Revolution 2. Claws In So Deep 3. Truce 4. Into The Arms Of Righteous Anger 5. River Of Rapture 6. Absence Of Light 7. This Hate 8. Death Of The Meek 9. Opponents At Sides 10. I Chose The Sky 11. Volcanic 12. Where They Lay
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Line Up
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Mark Osegueda - voce Rob Cavestany - chitarra Ted Aguilar - chitarra Damien Sisson - basso Will Carroll - batteria
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