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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2708 letture )
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Di sicuro l'artwork di Jehovirus non passerà inosservato: uno scheletro orripilante vestito da Pontefice che tiene per i piedi i corpi putrefacenti di due bambini. Se non altro, curata e spettacolare. Per quanto riguarda la musica di questi Nuclear, c'è parecchio di cui parlare: thrash metal, naturalmente, della vecchia scuola pur senza disdegnare qualche spruzzatina di potenza e modernità che si traduce in strutture articolate e mai limitate al solo gusto per il riff adrenalinico sparato a mille all'ora infinite volte. Il quintetto arriva dal Cile ed è attivo ormai da dodici anni (1998), ha pubblicato un paio di demo a inizio carriera ed è arrivato al debutto nel 2006 con Heaven Denied, bissato nel 2008 da 10 Broken Codes e da un live album l'anno successivo (Mosh Detonation Official Bootleg, 2009). Tematiche liriche affrontate dalla band sono la guerra, la decadenza della società, il caos e la violenza, la ribellione. Il terzo capitolo della saga è stato registrato e mixato in patria e masterizzato nel Regno Unito, e si rivela un discreto prodotto nel panorama thrash internazionale: insomma, valido ma non fondamentale.
La direzione thrash metal battuta dal quintetto cileno è evidentemente derivata da un background classicamente old school che attinge a piene mani dal repertorio di band come i Metallica, e basti ascoltare l'eccitante riff portante dell'opener Belligerance per rendersene conto: sembra quasi di udire una cover di Blackened, caratterizzata da una ritmica battente priva di orpelli e melodie, una voce furiosa, nervosa e tesa e i classici fendenti di riff stoppati ad arte e ripetuti a mille all'ora. La struttura dei pezzi è variegata dalla presenza di rallentamenti e brevi stacchi di atmosfera: la successiva Brutal Yet Precise, meno elettrizzante ma comunque assassina, accelera con l'inclazare dei minuti, mentre la terza traccia, The One We Must Kill esalta ancora una volta i riff 'a rincorsa' e il drumming quadrato, potente e incessante di Eugenio 'Punto' Sudy; il batterista crea uno sfondo compattissimo attraverso un sapiente utilizzo del doppio pedale, e il suo lavoro è completato dal riffing delle due chitarre -da follia il riff che si incendia al terzo minuto, convulsi l'assolo e le accelerazioni da capogiro. Meno brillante appare invece la voce di Matías Leovicio, abrasiva ma non particolarmente trascinante. On Killing è un altro assalto frontale a briglie sciolte e a velocità notevole, mentre la sinistra Asphyxia è l'episodio cadenzato e claustrofobico quasi immancabile nelle uscite discografiche thrash di questo periodo. Si ritorna su sentieri di violenza e velocità di stampo Bay Area con Acts Of Depravity, anche se il spound originario della Baia appare riletto, in questo disco, in chiave più roboante e furiosa, orientata verso lo stile intrapreso dai Testament dell'ultimo decennio. Queste similitudini con la band di Chuck Billy si denotano anche nelle parti vocali del singer Leovicio, pur se non con la stesa resa e la stessa intensità. Le influenze dei Nuclear non si fermano alle band finora citate, se è vero come è vero che Criminal Solicitation è impreziosita da un assolo che rimanda in maniera palese agli Slayer.
La penultima traccia, World Depletion, ripropone ancora una volta le peculiarità dell'ensemble sudamericano, riffing da delirio e accelerazioni poderose; la conclusiva Defleshed è uno degli episodi più violenti dell'intero full length, con le sue sfuriate prepotenti e tutto il resto del repertorio dei Nuclear: assoli inviperiti e taglienti ultraveloci, vocals urlate, cambi di tempo. I limiti di un prodotto del genere sono sempre gli stessi, accomunabili a gran parte delle miriadi di uscite thrash metal che affollano le nostre scrivanie (fortunatamente) con assidua frequenza: un po' di ripetitività dei pezzi nell'ultima porzione di album, poche varianti sul tema, nulla di nuovo all'orizzonte per chi non gradisce lo stile retrò; per i thrashers incalliti, invece, il disco è consigliato, pur se manca un quantitativo di riff particolarmente orgasmici per soddisfare tutte le loro richieste: in altre parole, non tutti i pezzi sono caratterizzati da un riff egualmente esaltante e riconoscibile, uno di quelli capaci di far saltare in piedi l'ascoltatore. Nove brani e appena trentotto minuti di durata, come i grandi dischi degli eighties: per fortuna si è invertita la tendenza novantiana di infarcire i dischi di riempitivi violentando la soglia di resistenza.
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5
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Capitolo a parte per la voce che sembra una clonazione perfetta del mix Petrozza-Bolthendal. Rimesso su stamattina...molto piacevole. |
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4
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Mi accorgo solo ora della presenza di questa recensione...Ok d'accordo in pieno con voto rece e commento di Undercover. Tolta la prima traccia che davvero sembra una Blackned più rozza, dopo si scatena un thrash tipicamente Slayeriano. Buon album e cover spettacolare. |
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3
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E' vero forbiddenevil è slayeriano alla grande sarà anche per quello che mi piace davvero tanto  |
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2
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....discreto disco, però è troppo SLAYER !!!! |
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1
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Il disco mi è piaciuto, "Jehovirus" è ciò che la descrizione della recensione presenta né più, né meno ma nel piattume offerto dalle band che godono di produzione in stile catena di montaggio almeno offre una prova genuina e questo basta per farmelo piacere. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Belligerance
2. Brutal Yet Precise
3. The One We Must Kill
4. On Killing
5. Asphyxia
6. Acts Of Depravity
7. Criminal Solicitation
8. World Depletion
9. Defleshed
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Line Up
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Matías Leovicio - Vocals Francisco Haussmann - Guitar Sebastian Puente - Guitar Raimundo Correa - Bass Eugenio 'Punto' Sudy - Drums
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