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Belphegor - Blood Magick Necromance
( 5248 letture )
Risanata.
Arrivo ai Belphegor dopo totale abnegazione a Butchered at Birth e ai Khors. Due produzioni completamente diverse, da voltastomaco (una per crudezza l’altra per sozzume acustico), ma sai che c’è? C’è che poi ascolti Blood Magick Necromancee sdilinquisci di fronte alla loro costruzione.
Te la gusti come filetto al sangue che si scioglie in bocca.
Te la senti liquefarsi nei timpani, entrarti dentro: sprofondi completamente sulla sedia, viso rivolto verso il soffitto (magari anche mani intrecciate dietro la nuca come faccio io), chiudi gli occhi e te la godi in tutta la sua svedese fiera pienezza.
Dopo la mollosità callosa di Walpurgis Rites il gruppo per noi era ormai giunto al giro di boa. Sì, è così. L’abbiamo pensato un po’ tutti.
Poi succede che un giorno arriva un Peter Tagtgren qualunque (celebre leader degli Hypocrisy) e rivolta come un calzino un album che forse non avrebbe ottenuto voto oltre il discreto.
D’accordo, o la sufficienza.
Punti di vista.
Il fatto è che la punta dei Pain ha lavorato sulla produzione della release come un fabbro: ha forgiato un lavoro considerevole limando il tipico distacco del gruppo, smussando gli spigoli dei loro margini cementificati, raschiando via lo sporco-ruvido-truce caratteristico Belphegor, scartavetrando la loro trama ferrogranulosa di ripetitività, piallando le punte di banalità, tornendo le cuspidi di melodie troppo impostate e impersonali.

E il risultato è Blood Magick Necromance.
I Belphegor.
Gli stra-sacrileghi Helmuth e Serpenth.
Chi l’avrebbe mai detto sarebbero stati in grado di temprare un acciaio di così preciso equilibrio?
Una lega fortemente death fusa con componenti di pregiato black. Un metallo massiccio, furiosamente svedese e così contraddittoriamente coinvolgente e melodico.
Una fibra ritmica inquietante e scenografica (in Possess Burning Eyes l’ho sentita solo io la neve tra le dita?).
Gli Abyss Studios sono stati l’esperta fonderia che ha placcato con un metallo nord-europeo l’armatura titanio-duro dei Belphegor, lasciando intatta l’ossatura stainless steel delle loro partizioni armoniche. Certo, un’ossatura ben lontana da quella scabra e pietrosa di The Last Supper.
Questa è un’intelaiatura sicuramente più maneggevole e gestibile che si bilancia senza graffi sul corpo liscio delle liriche.
Capisco che dire “liscio” di fronte al vocalism di Helmuth sia un prepotente ossimoro. Posso spiegare tutto. Parliamone.
È vero. Helmuth ha una timbrica stratificata e indisponente, sfacciata, tagliente, efficace. Strida accecanti che ti appendono nell’aria fredda austriaco-svedese. Ma il song-writing stemperato e amalgamato saggiamente da Peter Tagtgren diluisce i vari materiali in un unico levigato risultato.
8 brani customizzati dal modus-operandi Belphegor. Un modus-operandi che in quanto tale mantiene uno stesso sound-style per l’intero lavoro (ma non me la sento di definirlo ripetitivo).
8 brani controversi: tanto impetuosi quanto armonici. Altroché se ci piace.
Quindi dicevamo: arrangiamenti attenti e affilati, adattati dal famoso produttore che plasma un risultato glaciale dalle atmosfere indiscutibilmente svedesi.
Il vocalism sprezzante, brutale e scandito di Helmuth ci ricorda chi sono stati e chi saranno i Belphegor, nonostante la sempre più evidente “melodicizzazione” in atto.
Alcuni lo vedono come un rammollimento. A me piace vederlo come una raffinazione dei suoni.
Il cantato è abilmente modellato tra filtrato e growl senza mai incappare in una vocalità stroppia, ghiozza o semplicemente inadatta.
La sua voce interpreta perfettamente l’ineccepibile composizione delle liriche, parafrasa i passaggi atmosferico-nordeuropei che valorizzano l’intera release.
Le corde – esperte sui tempi – angosciano nei rallentamenti, pestano violentemente su riff marmoei, tiratissimi e soffocanti: frasi chitarristiche compresse e incalzanti, sfuriate e sbattute in faccia (ne è esempio aderente la mia preferita, la title track), ma anche refrain ammorbiditi da plettrare più swedish e sontuose; il tutto colato dentro venature di muscoloso nero black metal (Impaled Upon the Tongue of Satan).
Le chitarre sono preponderanti in tutto il percorso. Dominanti ma senza mai strafare, regnanti senza mai allapparti le orecchie, sfiorando accuratamente il limite del “è troppo!”.
Sono una delizia.
Le pelli battono e colpiscono sovrapponendosi su montaggi molossoidi di blast-beat a doppio kick drum che non oscillano su locuzioni melodiche dei manici, bensì ne assorbono gli angoli troppo ampi e aperti – talvolta alla soglia del teatrale… – confezionando una precisa simmetria brutalità/melodia.
Realizzano una barriera acustica districandosi magistralmente tra liriche ferocissime tese come archi d’acciaio (Angeli Mortis de Profundis, dove si ha l’impressione sia un semplice tastino a generare tutta quella “drum-crudeltà”); e brani dove (Discipline Through Punishment) si lascia sospeso per 4 minuti il piede dall’acceleratore, ci si allarga un po’ il collo della maglia e si respira un’aria doomish.
Le tastiere influenzano – senza mai abusarne – il surround melodico del totale elaborato dipingendo sonorità scandinave (Rise to Fall and Fall to Rise).
Suonate con perizia e professionalità anche laddove viene rincarata la dose (Possess Burning Eyes 1997).
D’accordo. Questo lavoro blackened-death non è certo smaltato di originalità, ma se dovessimo ripercorrere la storia dei nostri amici anticristiani-satanisti-austriaci Belphegor, di certo Blood Magick Necromancelascia un po’ gli occhi sgranati, no?
Non lo si aspetta così com’è.

Vero, come dicevo prima gran parte del merito va a Peter Tagtgren che nei suoi Abyss Studios ha vestito a modino un grezzume rugoso quale sarebbe stato l’album.
Però non posso fare a meno di ricordare che i Belphegor stavano già percorrendo un sentiero più adulto e melodico che – nonostante i miei timpani assuefatti al crudo-addicted... – personalmente iniziavo ad apprezzare (e qui il popolo urlò al miracolo).
Sì. Perché dietro c’è un lavoro di ricerca, di studio, di impegno e di perfezionamento: il suono rimane crudo e violento ma è sanato, definito, tonico.
Un cardine del nuovo sound Belphegor? Io lo spero: si dice che rimanere ancorati ad uno stesso concetto sia penuria di maturità. Con questa concretizzazione musicale il gruppo ha indubbiamente rappresentato un’acquistata consapevolezza musicale che non può far altro che metterci in attesa del prossimo lavoro.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
52.35 su 42 voti [ VOTA]
Ravendark88
Sabato 22 Settembre 2018, 4.44.13
21
ma come fa ad avere una media di voti così bassa, manco fosse un album metal di Justin Bieber, gli do 99 per fare un minimo di giustizia
Simoncino
Sabato 21 Gennaio 2012, 12.30.56
20
Raro trovare recensioni cosi ben scritte. Disco piu' che buono secondo me, anche se preferisco il primo, mitico Last Supper...
IlSergenteDiMetallo
Venerdì 12 Agosto 2011, 12.31.04
19
l'album cercherò di procurarmelo...visti al metal valley...non male...ottima In Blood - Devour This Sanctily
S.V.
Lunedì 27 Giugno 2011, 10.03.27
18
Trovo che la media voto sia ridicola e credo che questa band si becchi sempre critiche un po' troppo aspre dai detrattori. Sono in accordo col voto e per me si tratta dell'ennesimo buon disco dei Belphegor, con in pi aggiunta il fatto che stanno arricchendo e non snaturando il proprio sound con porzioni di epicità e melodia. Confermo quanto detto in recensione!
Matteo Cagnola
Lunedì 14 Febbraio 2011, 20.38.58
17
Questo ultimo lavoro dei Belphegor non è male ma và ascoltato più volte, è più sofisticato dei precedenti ma questo non è una cosa negativa, è comunque molto potente e anche "epico". Certo "Pestapokalypse VI" e "Bondage Goat Zombie" erano molto validi a mio parere ma non sarei molto severo con questo gruppo visto che c'è di peggio in giro. La vera sfida per tutti i gruppi è quella di tenere fede ad uno stile ma anche sperimentare un pò per non clonare se stessi all'infinito. Per me rimane sempre un grande gruppo.
I
Mercoledì 2 Febbraio 2011, 8.50.54
16
d'accordo con tenebra occulta. aspettavo questa recensione per avere un'idea sull'album, ma ho trovato solo un mero esercizio stilistico, neanche dei migliori assolutamente, dove c'è spazio solo per il protagonismo di chi recensisce, in preda ad un incontrollato onanismo recensoreo. peccato
fabriziomagno
Lunedì 31 Gennaio 2011, 22.31.12
15
l'album mi piace, non un piccolo capolavoro come Bondage Goat Zombie, ma decisamente interessante. Poi la recensione...vabbè...che dire... adamo Irastrana!!!
Edo
Lunedì 31 Gennaio 2011, 16.24.34
14
ma hanno mai scritto qualcosa di buono questi? l'unica canzone che mi è piaciuta per ora è bondage goat zombie o una cosa simile e non era poi tutto sto che...
enry
Lunedì 31 Gennaio 2011, 12.26.11
13
Sempre considerati una band da seconda linea, non c'è un loro disco che mi abbia mai convinto fino in fondo, finiscono sempre nel dimenticatoio dopo poche settimane. Questa volta passo.
danielexd1
Lunedì 31 Gennaio 2011, 8.52.51
12
a me i Belphegor non dispiacciono, ma continuo a preferire Lucifer Incestus e Goatreich/Flashcult agli ultimi lavori...
FURIO
Lunedì 31 Gennaio 2011, 0.13.02
11
Bella recensione siderurgico-metallara, non ho ascoltato ancora l'album così non posso giudicare, comunque complimenti Ilaria!
mariamligno
Domenica 30 Gennaio 2011, 20.04.43
10
Non so di preciso come questo avvenga, ma ci sono gruppi che per qualche motivo riescono a far passare per oro colato ogni ciofeca prodotta e altri, caso dei Belphegor, ad attirarsi uno spietato criticismo aprioristico e pregiudiziale. Per me questo e' un buonissimo disco, rece e voto perfetti.
Massimo
Domenica 30 Gennaio 2011, 19.31.11
9
Poi cara Ilaria, la cosa peggiore di quest'album è proprio la produzione, iperstnadaridzzata, sembra di sentire un album degli Hypocrisy. Ormai Peter Tagtgren e i suoi Abyss riescono ad appiattire qualsiasi cosa tocchino a livello di produzione. Ripeto MERDA PATINATA.
Massimo
Domenica 30 Gennaio 2011, 19.31.07
8
Poi cara Ilaria, la cosa peggiore di quest'album è proprio la produzione, iperstnadaridzzata, sembra di sentire un album degli Hypocrisy. Ormai Peter Tagtgren e i suoi Abyss riescono ad appiattire qualsiasi cosa tocchino a livello di produzione. Ripeto MERDA PATINATA.
Massimo
Domenica 30 Gennaio 2011, 19.28.05
7
Album leggermente superiore al precedente, ma ormai la Nuke è riuscita a rovinare anche loro. Le ultime due canzoni sono degne di portare il nome Belphegor le altre sono merda patinata.
tribal axis
Domenica 30 Gennaio 2011, 18.47.36
6
noia a palate.
Flag Of Hate
Domenica 30 Gennaio 2011, 17.26.32
5
Come al solito, ottima recensione! I Belphegor non mi hanno mai fatto impazzire, dopo due brani annoiano, ma si meritano comunque almeno un paio di ascolti. Nulla di nuovo sotto il sole, ma da questi austriaci non ci si può aspettare chissà quali innovazioni. 60/100
Undercover
Domenica 30 Gennaio 2011, 15.22.01
4
In totale disaccorde, album si migliore del precedente ma contando che quello era più piatto di un frisbee questo a stento arriva a una sufficienza, band che si è bollita subito clonandosi disco dopo disco con l'uso di cliché talmente stantii da divenire ridicola. Voto 55, avanti il prossimo.
tenebra occulta
Domenica 30 Gennaio 2011, 15.15.17
3
A mio parere è una recensione con un po' troppa personalità. Sarà forse particolarmente sentita ma l'utilizzo di molte metafore e paroloni svia l'attenzione dal disco e la porta sul protagonismo del recensore. Non me ne voglia Ilaria, è una semplice constatazione (emersa durante la lettura) rispetto alla media delle recensioni (sempre molto curate) a cui ci ha abituato Metallized. Sono tuttavia concorde con la valutazione sull'album che giudico più vario e ispirato rispetto al suo scialbo predecessore.
Blackster
Domenica 30 Gennaio 2011, 14.39.35
2
Mi dispiace ma continuano a non piacermi, un paio di canzoni non mi dispiacciono neanche però nel complesso non mi dicono nulla. Comunque bella recensione, ma io e i Belphegor non siamo compatibili.
jesus
Domenica 30 Gennaio 2011, 13.10.38
1
che ragazzotti allegri e simpatici ....sisi
INFORMAZIONI
2011
Nuclear Blast
Death / Black
Tracklist
1. In Blood - Devour This Sanctily
2. Rise To Fall And Fall To Rise
3. Blood Magick Necromance
4. Discipline Through Punishment
5. Angeli Morti De Profundus
6. Impaled Upon The Tongue Of Sathan
7. Possessed Burning Eyes 1997
8. Sado Messiah
Line Up
Helmuth – vocals, guitars
Serpenth – bass
Martin - drums
 
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