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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 5380 letture )
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Tornano gli Yob, e lo fanno dopo l'ottimo The Great Cessation del 2009. Torna Mike Sheidt con la sua creatura più' pericolosa e malata, e torna a battere quel sole nero che ci accompagna nelle danze esoteriche della band, nei solstizi e nelle messe nere, fra preghiere sussurrate nella nebbia ed inni al signore delle tenebre. Torna tutto ciò che gli Yob ci hanno saputo regalare nel corso della loro vita discografica, a partire da quell' Elaboration Of Carbon del 2002, sino ad oggi. Un fiume in piena che pian piano si è discostato dalle piogge stoner metal degli esordi, come un ceppo batterico che riesce a sopravvivere mutando, divenendo pericoloso, mortale, infetto. Atma è tutto ciò da cui dovreste scappare, ma il pericolo ci attrae, ci fa sentire vivi; i brividi scorrono lungo la schiena di questo lavoro sudicio, che ci lava di putridume sludge/doom dall'incedere mastodontico ed ipnotico, con la voce di Sheidt a cavallo tra le inclinazioni osbourniane dell'iniziale Prepare To The Ground e i ruggiti malefici di cui questo Atma si nutre.
L'opener, è un fiume in piena: i riff si fanno largo pulsando catrame e distruggendo ogni cosa al loro passaggio. Non c'è un attimo per rifiatare, e anche nei momenti in cui la pressione sonora sembra affievolirsi è l'aria che si respira a schiacciarti verso il basso: rarefatta, densa, pronta a strangolarti nelle spirali della rassegnazione, unica compagna in questo viaggio dai risvolti drammatici. Ad avvalorare tutto ciò si prosegue con la titletrack, in cui sono la pioggia ed il rintocco di una campana a introdurci in quest'inferno in cui Sheidt sembra voler giocare con timbriche vicine al black metal, con il resto della band che lo segue con riff pachidermici e in continua evoluzione. La produzione, rispetto ai dischi precedenti degli americani, riveste qui un ruolo fondamentale, migliorata a tal punto da rendere ancora più compatta e distruttiva la macchina Yob. Before We Dreamed Of Two, ha una intro epica e da brividi, ma la lentezza dei riff che faranno il loro ingresso sulla scena da li a a breve renderanno il tutto ancor più' pesante e annichilente. Sedici minuti in cui le spirali si aggrovigliano l'un l'altra come tentacoli mortali nelle profondità di questi abissi sonori. A metà traccia sembra calare la notte in lunghe note dilatate, sotto le quali il canto del mare sembra sottolineare la solitudine che ci abbraccia e che ci porta nel rantolo sinistro di uno Scott Kelly come sempre da applausi. Un lungo e conclusivo canto funebre con esplosioni pirotecniche in pieno stile Neurosis, appunto. Per la successiva Upon The Sight Of The Other Shore non si potrebbe fare lo stesso discorso fatto sino ad ora per le precedenti canzoni: nulla di nuovo sotto il nero sole, un discreto pezzo nel suo complesso ma nulla più, se non un leggero retrogusto di amaro in bocca, per fortuna l'unico del disco. Ed arriviamo al piatto forte di questo Atma; la conclusiva Adrift In The Oceans, in cui sembra di ascoltare una band in piena libertà creativa, privata delle catene, gettata in pasto alla pura ispirazione, e che si adagia dapprima su lunghi arpeggi sinistri, dilatati, liquidi, che ci fanno venire in mente le gelide lande del post rock più oscuro e visionario e dai tratti psichedelici, dove ancora una volta sono i Neurosis ad esser tirati in ballo. Il pezzo man mano si evolve, assumendo un andamento sinuoso e tribale che richiama l'interiorità toolliana di Lateralus, per mirare successivamente verso esplosioni epiche da brividi e riff settantiani dal groove impazzito. Immaginate una jam session fra gli Spiritual Beggars- sotto acido, ovviamente - Tool, Neurosis, Mastodon e Red Sparowes ed avrete una minima idea dello spessore di questa canzone che da sola vale l'acquisto dell'album.
Tirando le somme, siamo di fronte a un'altra prova degna di rilievo per la band di Eugene, Oregon; ma la sensazione predominante, ascoltando l'ultima traccia, è che si sarebbe potuti arrivare oltre, fino a lambire le rive del capolavoro. Se gli Yob avranno il coraggio di sperimentare ulteriormente in futuro, allora ne vedremo davvero delle belle! Gli ingredienti ci sono tutti, e già così sanno saziarci a dovere; ma a questo punto però è lecito attendersi di più, è lecito attendersi il masterpiece, quello in grado di farti sobbalzare dall'inizio alla fine e soprattutto quello che è nelle corde di questa band formidabile...
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6
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lo sto digerendo con calma la sezione strumentale mi piace ma come sempre trovo pecche nelle vocals . de gustibus |
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5
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Accidenti quanto è bello sto disco!! Ottima anche la recensione che riesce perfettamente a carpire tutte le influenze rintracciabili negli YOB. E inquesto disco la somma delle parti supera il mero risultato aritmetico...bello nell'inquietudine e nelle atmosfere che dipinge. |
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4
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Si!!!! fa per me!!!!! eccellente album .... me lo ascoltando con molta calma, ma mi sta entrando nelle vene!!!!! Tornerò sempre più prepotentemente .... mi sto gestendo le serate in una maniera diversa (adesso che arriverà l'inverno sarà più semplice)!!!! ci sentiamo presto ... |
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3
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solo una parola: Eccellente! sia la rece che il disco. BWDOT è spettacolare |
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2
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Hey marchino, bentornato. Yob fa per te, dammi retta  |
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1
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Ottimo prodotto!!!!!!! In grande stile .... lo ascolterò meglio poi tornerò per un commento più profondo!!! Il Doom non mi stancherà mai .... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 - Prepare The Ground 2 - Atma 3 - Before We Dreamed Of Two 4 - Upon The Sight Of The Other Shore 5 - Afrift In The Ocean
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Line Up
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Mike Scheidt (vocals, guitar) Aaron Reiseberg (bass, guitar) Travis Foster (drums)
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