|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Richie Kotzen - Richie Kotzen
|
( 4403 letture )
|
Ho solo un nastro normal position Richie Kotzen. Rumoroso, con cali di sonorità fastidiosi, insulsi, con una mancanza di tono in tutte le frequenze. Riosservo la sua custodia. È decisamente ingiallita, rovinata e non si chiude proprio alla perfezione, evidentemente colpito inesorabilmente dai raggi del sole che picchiavano contro la copertina di plastica lasciata per lungo tempo in qualche angolo nella mia prima, vecchia automobile arrugginita, quella Panda celeste, mentre nel mangianastri Majestic scorreva continuamente quella musica solista. Proprio quella, e non solo, del giovane chitarrista Kotzen. Eppure, decisamente, in ogni traccia che il tempo ha magneticamente conservato in ogni suo colpo di plettro, ancora oggi, ancora adesso, in ogni secondo dello scorrere del nastro contro la testina, riemerge distintamente e brillantemente un indiscutibile talento musicale, magnificamente espresso in questo suo eponimo album del 1989.
Richie Kotzen ha una formazione didattica pianistica, che successivamente lo portò ad un legame indissolubile con le sei corde ed allo studio approfondito dei pluri-stili musicali. La sua biografia chitarristica spazia, negli anni, in moltissime collaborazioni con gruppi musicali e che grazie alle sue performance suonate su delle splendide Fender con setup e strumentazioni meticolose ed equilibrate, furono il frutto di un’imponente distinguibile e marcata qualità musicale. Dopo una breve esperienza con la band degli Arhurs Museum, nel 1989, all’età di diciannove anni fu scoperto ancora una volta dalla label-madre dei chitarristi solisti, la Shrapnel Records, con la quale riuscì ad incidere proprio il suo primissimo album da solista. Un disco molto rappresentativo non solo della fenomenale capacità compositiva nel creare peculiari linee melodiche, ma anche molto orientativo, che mise alla luce un songwriter di elevata fattezza. Proprio questa sua innata capacità lo portò, appunto e negli anni successivi, ad essere, per un periodo, il cowriting della band Poison, fino a divenire il sostituto ideale del chitarrista Paul Gibert nei Mr.Big.
Richie suona con un’esperienza forgiata sullo strumento, come il martello sicuro del fabbro che batte il ferro rovente su di un’incudine, così questo chitarrista statunitense imprime con il suo plettro il suo stile sulle corde della sua ascia. Sul pentagramma musicale la sua scrittura è precisa, sperimentale e magistralmente suonata, muovendosi nei più disparati stili e tecniche e che emergono fluidamente dal rock, al blues, al jazz, al fusion al pop e fino al soul. Innesta sapientemente molte linee su scale jazz-fusion, le quali poi proromperanno nettamente e chiaramente solo negli anni successivi, nel progetto musicale jazz-fusion chiamato Vertù, composto insieme al bassista Stanley Clark, al drummer Lenny White, alla pianista jazz Rachel Z ed alla violinista del compositore contemporaneo greco Yanni, Karen Briggs. Un disco molto interessante e indicativo del cammino musicale ampio e strutturato di Richie Kotzen.
Ma torniamo a noi. E’ il 1989. Un anno certamente inflazionato da virtuosi chitarristi. Un anno molto fiorente per la label Shrapnel Records. Ancora un anno subito dopo che Jason Becker aveva rimescolato le carte e le teorie compositive del solismo chitarristico con la sua disarmante Perpetual Burn e Marty Friedman con Dragon’s Kiss. Per attaccargli quell’etichetta sul retro del disco al sig. Mike Varney, però, furono sufficienti nove tracce, nove energiche composizioni, nove digeribili ed eclettiche e innovative composizioni, chiaramente di stampo shred, ma con rimbalzi di stili fondamentali tra il rock e il fusion, ma anche tra blues ed il rock, tra l’hard rock e l’heavy metal, sbirciando anche quel mondo progressive metal che, grazie al sostegno di un’imponente sezione ritmica, per mezzo di rapidi ed imprevedibili cambi di linee, riusciva con naturalezza a fratturare nettamente il brano che si stava ascoltando. Uno shred diverso, esilarante, molte volte divertente, con una ricerca voluta per allontanarsi dal melodrammatico metodo esecutivo dello stile rapido e strettamente neoclassico fine a se stesso, ma eseguito compiutamente da un chitarrista tecnicamente preparato. Una teoria che fu scritta da chi sapeva chiaramente di essere consapevole che bisognava musicalmente divertirsi, ma all’ombra di un metodo preciso, prima con se stessi e poi con la propria musica, Frank Zappa. Un debito che Kotzen, in molte delle tracce presenti su questo suo primo, omonimo debutto del 1989, dovrebbe ripagare, in un certo senso, anche in relazione a quegli esperimenti compositivi che lasciarono increduli molti ascoltatori dagli anni del 1984 in poi, e che furono realizzati da un altro coraggioso chitarrista-ricercatore, Steve Vai.
Un disco che Kotzen, infine, riuscì a mettere tutti d’accordo e che fu pertanto anche co-prodotto da un giovane astro nascente come Jason Becker. In questo disco Kotzen utilizza una strumentazione, un setup, un tone ed uno stile che sono controllati alla precisione, con un’esecuzione sullo strumento difficilmente discutibile e con una persuadente e nuova concretizzazione in ogni sua rapida sonorità. Con alle spalle un bassista estremamente versatile dal nome Stuart Hamm ed un batterista come Steve Smith, ricordati come anche i «King of the Rhythm», il disco si fonda su di una line up di monumentale sezione ritmica, che si appalesa da subito nel groove naturale e trascinate di Squeeze Play. Una distorsione asciutta, rimembrante alcuni dei tanti chitarristi famosi nel panorama hard rock solistico, ma Richie qui aggiunge subito un fascino ed un’eleganza molto personale nella melodia, che fa spiccare il volo all’intera traccia, con inframezzi divertenti e giocosi. La conclusione del brano è affidata alle mani del batterista Steve Smith, con un’esecuzione da far impallidire. Un chitarra impostata sperimentale introduce Strut It, rapido nei fraseggi e nelle tenute dei legati, con moltissime e rapidissime variazioni ritmiche, atte a divertirsi e far divertire, ma espresse con uno stile tecnico perfetto, che sconcerta e allo stesso tempo coinvolge e trascina l’uditore. Con una dinamica musicale stop/start la traccia Unsafe At Any Speed tende a disgregare il muro del suono utilizzando delle interruzioni di ritmica tra il piano e il velocissimo e, se ponete particolare attenzione nell’ascolto, riuscireste anche a percepire un tipico suono di chitarra jingle che ricorda i cartoni animati, rallegranti, esilaranti e che scompone l’intero brano. Tutti i musicisti mantengono una perfetta e controllata musicalità. La velocità e la perfezione di esecuzione sono impressionanti. La conclusione del brano è totalmente diversa da ciò che ci si potrebbe aspettare, esilarante e magnifica. Una formula tipica di amalgama tra il tecnico e lo stile avente come oggetto parodie musicali satiriche. Il tutto per poi ricontrollarsi nelle prime note di una chitarra fusion in Rat Trap, che nelle stesse note compositive diventa un lick rapido e shred. La sezione ritmica costruita su ogni linea con intervalli fluidi, con tipici e veloci legati phrasing ed inserimenti in dive bombs è bellissima ed, ancora una volta e inaspettatamente, conclude il brano in maniera assolutamente informale. Cryptic Script, con chitarra satura, introduce il pezzo neoclassico che si scambia con una chitarra classica a corde di nylon; è assolutamente una rivisitazione completa di una canonica scuola di stile neo-classico, ben rappresentato anche da parte di tutti i componenti della band con una straordinaria esecuzione dal bravissimo Stu. I dive bombs con armoniche artificiali spalancano una traccia che ritmicamente diviene da subito trascinante, ancora tra alternate picking e legati che snaturano e variano l’intera ritmica metronomica; è Plaid Plesiosaur che, se ascoltato più volte, sembra sia costituito da più brani e composizioni diverse: assolutamente innovativo e geniale. Spider Legs, apertura in serie di sweep, da subito sembra che sia un classico brano meccanicamente shred, o strutturato da una successione di note rapide su corde, invece la composizione è correttamente melodica, che ricorda ancora lo stile in alcuni fraseggi di un Joe Satriani, anche per un utilizzo ripetuto del super-bend su vibrato e che la rende molto, molto piacevole. Così come Jocose Jenny, un altro esempio di buon songwriting che si inspessisce nei diversissimi assoli su variazioni di frequenza in continui pitch-shift. La conclusione di questo prodotto è affidato a Noblesse Oblige, che appunto significa che la “nobiltà comporta obblighi”, un’espressione che rappresenta infondo i doveri che i titoli di nobiltà impongono a chi li possiede. Un chiusura che presagisce il futuro artistico che attende questo strepitoso e completo chitarrista. Molto interessante e assolutamente ancora una volta nuova e diversa la scelta conclusiva di questa traccia.
Richie Kotzen è un chitarrista che ha fin da subito acquisito una sua peculiare caratteristica musicale, con una tecnica ed un controllo indiscutibile e con una musicalità che cercava già di orientarsi verso il rock-jazz, con passaggi stilistici jazz-fusion e che, in questo suo primissimo disco debutto, può assolutamente oltremodo vantare di aver avuto una line-up di altissimo livello. Un disco che si discosta nettamente e sapientemente da uno stile come quello di un Jason Becker, di un Marty Friedman o di un Greg Howe e da tutti quei giovani chitarristi che erano presenti proprio in quel periodo nella stessa label. Kotzen, con la sua variegata capacità compositiva e pluri-tecnica e con questo suo disco riesce a colmare risolutamente un’area musicale latente in quel vasto mondo denominato chitarrismo. Un disco da ascoltare e, per gli appassionati, da avere.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
13
|
concordo in toto con la rece di jimi: in questo suo esordio richie suona dei pezzi che potrebbero tranquillamente fare da colonna sonora ai cartoon di roadrunner e wil e coyote. E' sempre il tipco disco shrapnel, fusion shred, ma kotzen predilige composizioni più divertenti con molti stop and go. la sua chitarra è sempre in primo piano, e ci propina vagonate di note esguite con tutte le tecniche possibili e immaginabili. tradendo una forte influenza da steve vai cerca troppe volte l'haymaker, risultando a tratti un po' noioso ed accademico. il suo secondo album è anche molto buono (fever dream) e in seguito forse si è perso un po' per strada, prima di reinventarsi bluesman e cantante, sfornando dischi rock, ma sempre con la chitarra in primo piano, a buona cadenza |
|
|
|
|
|
|
12
|
Ottima idea rispolverare questo disco che era, ingiustamente, finito nel dimenticatoio nel mare magnum dello shred. |
|
|
|
|
|
|
11
|
Piu tardi ci butto un occhio/orecchio, grazie mille . Approposito di Becker : Mi hai venir voglia di risentire quel capolavoro di Perpetual Burn. Dopo lo risentirò, in santa pace, insieme a un altro capolavoro : Terria di Devin Townsend |
|
|
|
|
|
|
10
|
Poi lo shred è come ascoltare un assolo in musica classica di un violino come Vivaldi eseguito da Accardo....ti piace, non per la tecnica, ma per l'atmosfera che essa crea...Qui, invece si usa la chitarra...e l'atmosfera che si crea: MUSICA...MUSICA... |
|
|
|
|
|
|
9
|
Fa nulla, ORECCHIO basta e amore per la musica. Ah, xutij guardati i filmati della sua performance relativi a questo disco presso la mitica Accademia AIM, l’Atlanta Institute of Music, dove suonò anche Jason Becker. MUOSTRUOSO: http:// www.youtube.com/watch?v= CdHrkl2zrdk |
|
|
|
|
|
|
8
|
Eh, io di teoria musicale non so niente, ma adoro in modo folle la musica strumentale, potrei sentirla per ore. E' normale ? Generalmente per giudicare dischi come questo vado di "orecchio" P.S. Plaid Plesiosaur e Cryptic Script sono propio belle |
|
|
|
|
|
|
7
|
Billo, vedi che le cose le sai....e come ho sempre detto di te, molto bene e con grande cultura musicale! Bravo Billo!! |
|
|
|
|
|
|
6
|
aaaaahh ho capito, è quel genere incentrato su riff virutosi e taglienti della chitarra.... |
|
|
|
|
|
|
5
|
xutij: come ogni album solistico e fatto di solo di chitarra, ci vuole un po' di tempo per assimilarlo. Forse farà fatica a trovarlo poiché anni fa smisero di stamparlo....Buon ascolto. Jimi |
|
|
|
|
|
|
4
|
Ma grazie a te Jimi, che "riscopri" tanta bella musica. Infatti questo qui non lo conoscevo. Stò sentendo qualcosa del suddetto disco su Youtube, molto valido. Se lo trovo lo prendo sicuramente  |
|
|
|
|
|
|
3
|
grazie mille xutiy! Billo esiste anche sta cosa che si chiama shred . EDIT: grande Richie Kotzen, onore dei chitarristi che narcisisticamente che si rispettano, hai allietato la ragazza del batterista dei Poison, annoiata dal solito tom tom.... |
|
|
|
|
|
|
2
|
oh.. mio.. Dio... ma che genere è lo Shred ?? o-O |
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Squeeze Play 2. Strut It 3. Unsafe at Any Speed 4. Rat Trap 5. Cryptic Script 6. Plaid Plesiosaur 7. Spider Legs 8. Jocose Jenny 9. Noblesse Oblige
|
|
Line Up
|
Richie Kotzen (Chitarra, tastiera) Stuart Hamm (Basso) Steve Smith (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|