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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 13664 letture )
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Uno dei migliori cinque dischi live degli anni 70 ed uno dei migliori in assoluto nella storia del rock. Per la cronaca, questa ipotetica classifica comprende indubbiamente anche Made in Japan dei Deep Purple, ed è interessante notare come in questa lista compaia due volte il nome di Ritchie Blackmore come grande protagonista, qui responsabile della maggior parte delle armonie e delle improvvisazioni. Certamente, prima di parlare del disco in questione, vale la pena di sottolineare come la formazione che realizzò questa pietra miliare dell’hard rock di sempre, sia una delle più importanti e tecniche che quella decade vide all’opera. Dopo la sua fuoriuscita dai Deep Purple, non tutti avrebbero scommesso su una carriera luminosa da parte di Ritchie Blackmore al di fuori della band che lo aveva imposto come il chitarrista hard rock per antonomasia. La storia dei Rainbow, però, smentì queste fosche previsioni, regalandoci, fino ad un certo punto, un axe-man ancora in grandissima forma. All’epoca, Ronnie James Dio non era ancora quello che avremmo conosciuto come solista, ma dopo l’esperienza con gli Elf (inizialmente reclutati in blocco da Blackmore, tranne ovviamente il chitarrista), pur non essendo ancora identificato come “la voce del rock”, era già molto quotato nel giro ed apprezzato per il suo timbro unico. Alla stratosferica coppia in questione, dobbiamo aggiungere la presenza di un grandissimo batterista come Cozy Powell, in splendida forma per l’occasione e anch’egli da considerare come uno dei più tecnici del giro, oltre a quelle di Bain e Carey. Questi ultimi vengono generalmente citati in misura minore, ma in realtà erano anch’essi importantissimi nell’economia della proposta dei Rainbow. Jimmy Bain accosterà poi a più riprese il proprio nome a quello di Dio.
Registrato durante il Rising World Tour del 1976 e prodotto da un certo Martin Birch, l’uscita di un live targato Rainbow era assolutamente consequenziale al successo riscosso con Rising, dato che alla band mancava a quel punto solo il modo di dimostrare al mondo intero ciò che era capace di fare su un palco, visto che era solo la musica a farla da padrona nei loro show, durante i quali ben poco era concesso al resto. L’album è inaugurato da Kill the King. Il tempo è aggressivo ed il lavoro di Carey risalta con decisione, nonostante l’ingombrante presenza dei mostri Blackmore e Dio. Anche Powell si mette subito in evidenza, col suo tipico drumming. Il perfetto equilibrio formale dell’esecuzione, poi, esalta le qualità di un pezzo che a metà degli anni 70 “spaccava”, come si suol dire. Il seguente medley Man on the Silver Mountain / Blues / Starstruck, è il punto focale dell’opera. Prima parte molto fedele alla versione da studio del pezzo, zona centrale che propone un blues forse canonico nella sua costruzione, ma che vive da un lato sul tocco di Ritchie, il quale ci dimostra come spesso la classe non sia necessariamente proporzionale alla quantità di note sparate dall’amplificatore e dall’altro sul duello Carey/Blackmore, di impostazione quasi purpleiana, oltremodo godibile. Il finale è affidato alla voce di Ronnie che “porge” al pubblico Starstruck, che poi chiude in loop con Man on the Silver Mountain. La seguente versione live di Catch the Rainbow, dilatata ed elevata al rango di suite della durata di oltre quindici minuti, è semplicemente strepitosa. Calda e struggente, densa di improvvisazioni e di pathos, è una di quelle canzoni che ti avvolge delicatamente e ti trasporta via, sostenuta dagli assoli di Blackmore e dalla voce di Dio che sostiene nel viaggio, impedendoti di cadere. Un pezzo che solo gli anni 70 potevano produrre. Con Mistreated, cover del brano dei Deep Purple, è ancora una lezione di efficacia ed equilibrio, con il lavoro “rivitalizzante” di ognuno dei musicisti che serve ad esaltare il cantato di Dio. Anche in questo caso, i tredici minuti di durata del pezzo trascorrono in una dimensione senza tempo dalla quale ci si risveglia solo quando questo ha fine. Sixteenth Century Greensleeves riporta su il ritmo, ma all’interno di una atmosfera antica, perfettamente aderente allo stile Blackmore/Dio. L’omaggio agli Yardbirds della conclusiva Still I’m Sad, viene eseguito con la canzone originale che viene letteralmente fagocitata dai nostri e fatta propria, sia nello stile che nell’arrangiamento, chiudendo magnificamente un live basilare per la cultura di ogni rocker degno di tal nome.
Un vinile epocale, dunque, che va certamente accostato ai migliori prodotti dell’intera decade. Disco capace, dopo quasi quarant’anni, di entusiasmare come all’epoca del suo apparire sul mercato, On Stage rappresenta un must have per ogni appassionato di musica, al di là delle barriere e degli steccati di genere, anche quale testimonianza di una parte importantissima della carriera del compianto Ronnie James Dio e delle qualità rock sempre meno evidenti al giorno d’oggi di Blackmore. Da custodire gelosamente come una reliquia, se posseduto in versione originale, da possedere su qualsiasi supporto se minimamente amanti della musica. Se desiderate avere un riferimento certo per il termine “capolavoro”, questo può sicuramente andar bene.
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78.98 su 108 voti [
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@rob diceva che era solo per fare esibire il batterista. Non so che dire... |
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@rob guarda che piace molto anche a me. Citavo solo intervista a Dio |
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@Legalise, ma cosa dici?!? Non ci posso credere! Per me è uno dei pezzi più belli dei Rainbow. Ha mai motivato una roba simile? |
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Commento 30: Sì, l\' Amore per la Musica.. La voglia di far Cantare gli Strumenti.. IL Piacere di godere e far godere chi ascolta.. |
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....quoto Rob... commento perfetto...🤟 |
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Ho letto in diverse interviste che Dio considerava A Light In the Black una pessima canzone. A parte questo quoto Rob in tutto. |
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È l\'essenza stessa dell\'hard rock. Pura improvvisazione rispetto al formalismo di altri generi, heavy metal compreso. Poi negli anni 70 il modo di concepire i concerti era questo. Oggi non è più così. 27 minuti di Dazed and Confused? Sì, ma quanta roba c\'era dentro? Un mondo. Blackmore era un improvvisatore assoluto. Ho il cofanetto che ripropone i tre concerti finiti su Made in Japan. Highway star è diversa ogni sera. Tornando ai Rainbow, purtroppo del periodo Dio la scaletta è sempre la stessa o quasi. E quando manca qualcosa, manca quel capolavoro definitivo di Stargazer e mai che abbiano riproposto A light in the black. |
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ma infatti, l\'estro artistico e il fatto che fosse normale all\'epoca non hanno rilevanza. |
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Per superbia e arroganza, guardate improvvisare un assolo che dura 10 minuti, non vedo altri motivi |
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ma c\'è un motivo logico per cui Rainbow , deep purple e led zeppelin dal vivo allungavano i brani di 10 minuti? Catch the Rainbow su disco dura 6.36 qui 15.01 nel live live in Munich 1977 addirittura 22.00 |
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.....anche io ho il dvd ....e il doppio cd live in germany 1976.....formazione spettacolare....🌈 |
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Concordo,capolavoro...ho anche il DVD del live in Munich del '77,voto 100! |
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Ascoltato da molto molto giovane, ed entrato nel cuore x non uscirne mai +. Nonostante sia il primo doppio live da me posseduto, e x il quale provi notevole valore affettivo, non approvo assolutamente un ipotetica classifica di genere, in quanto nessuno può affermare con dati di fatto che On Stage sia superiore od inferiore a lavori storici ed epocali come Made In Japan, At Fillmore East, 4 Way Street, One More From The Road, Recorded Live e mille altri. La Musica varia con gli stati d'animo. Ma anche restringendo al solo Hard Rock... non metterai mai tutti daccordo. Sarei comunque assolutamente interessato a conoscere l'ipotetica classifica citata dal Raven, e sapere se vi comprende solo i doppi o anche i Live "singoli". Xchè in questo caso entrerebbero in lizza anche live incendiari come il Leeds o If You Want Blood..., x restare comunque nei seventies. Sicuramente On Stage farà sempre parte degli immortali. Su questo fatto possiamo essere tutti in armonia, immagino. |
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per prima cosa vorrei stendere un velo pietoso sulla recente pietosa reunion voluta da Sir Blackmore con musicisti anonimi ( sembrerebbe voluti propio dal chitarrista ) mediocri e assolutamente non all ' altezza del glorioso passato . In secondo luogo Ritchie gia' qualche hanno fa' aveva gettato le basi per ricomporre la band con Ronnie Dio , Don Airey , Bobby Rondinelli ( al posto del compianto Powell ) e Bob Daisley ( ex Ozzy ) al basso ma la morte del grande vocalist getto al vento il progetto . Sarebbe stata tutt ' altra storia e musica . |
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Chi se ne frega se non c'è Stargazer, o qualunque altro pezzo che si voglia. Questo è, in mia opinione, il miglior live che ho mai ascoltato, Blackmore, Dio, e Powell, un trio che poteva sfornare solo meraviglie. C'è solo da inchinarsi, 100 a vita! |
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Live pazzesco! La versione in doppio vinile è quella consigliata. 95/100 |
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Secondo me sarebbe potuto essere un album migliore. Intendiamoci, sono registrazioni che catturano una band in grande forma, ma alcune cose fanno storcere il naso. Dura poco più di 60 minuti, troppo poco per un doppio album. L'omissione di Stargazer è una pecca non da poco. Poi non so se Tarot woman la facessero dal vivo.. L'intermezzo blues in Man on the silver mountain è sempre lo stesso che Ritchie faceva coi Purple, in You fool no one; lo si può ascoltare già su Live in London, in cui è decisamente migliore. Poi c'è il serio sospetto di artifizi di studio, cioè di taglia-incolla, mentre un live dovrebbe rappresentare lo show per quello che fu. Mistreated non mi dispiace; la versione di Coverdale è intoccabile e unica, ma Ronnie riesce a far suo il brano dandogli una nuova veste, potente ed epica.
A mio parere è si un disco importante e le versioni sono tutte belle, ma lasciamo perdere il paragone con Made in Japan, che è improponibile. |
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Ottimo live ma forse un po' penalizzato da qualche taglio di troppo, su quattro facciate viniliche si poteva mettere qualche pezzo in più o perlomeno inserire still i'm sad nella versione integrale. Per questi motivi ritengo superiori i live postumi Germany 1976, dove c'è Stargazer e poi Munich 1977 dove Stargazer non c'è, ma c'è una Still I'm Sad spaziale, epica, immensa... Comunque anche questo è un grande album eh... |
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20
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Si decisamente una recensione ben centrata, giustizia e' fatta.Per me nessun dubbio uno dei migliori livello che ls storia abbia mai conosciuto.Prava canora e strumentale maestra, da antologia.Sorprendente.Canzoni stupende che lasciano ancora oggi il segno.Emozionante e senza tempo.Che bello. |
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Decisamente una gran bella ri-recensione. |
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the reaper , il mio era un Marantz 45 + 45 e sfogava , ma credimi ora con 400 + 400 del mcintosh mi dilaniaaaaaaaa. |
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Bellissimo. Straordinario. Ma non epocale. Dov'è Stargazer? 85 |
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Il voto e la recensione non fanno una piega. Ma caspita Raven quanti anni hai? Secondo me siamo coetanei...Ricordo ancora le prime volte che ho ascoltato questo Album (non dirò mai Platter, mi suona troppo male) e quando alzavo a manetta il Pioneer 45+45 Watt sull'attacco di "Kill the King" ed immaginavo un attacco al castello ed un massacro che avrebbe cambiato per sempre la vita di vincitori e vinti .....senza avere mai letto il testo.... poi entrava a cannone mio padre urlando di abbassare il volume ... e poco dopo io lo rialzavo.... che bellezza quei tempi! |
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mettetevi l anima in pace e non cercate a tutti i costi di fare i fenomeni alternativi: i live per eccellenza sono, erano e per sempre saranno il made in japan e il the song remains the same. dopo, vengono gli altri!! |
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"Mistreated" è e può essere solo di Coverdale, quella di R.J. è ottima ma è un'altra storia. Superiore a "Made In Japan"? ma neanche di striscio, quel live è ancora in assoluto fra i migliori cinque della storia del rock. |
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Concordo con la recensione, fatta esclusione x Mistreated che rimane Coverdaledipendente, x il resto a tratti è superiore a Made in Japan, con Blackmore attore assoluto. Bravissimi gli altri musicisti, avrei gradito l'inserimento dell'assolo di batteria. Grandissimi!!! |
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10
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Considero On Stage "il" live per eccellenza, la summa dell'hard rock, quello emozionalmente più intenso, suonato dalla band più completa. Quei Rainbow sono stati il meglio del genere, hanno "completato" il percorso dei Deep Purple aggiungendo potenza e vena epica. Nonostante ciò concordo con OverTheFalls, Mistreated "è" Coverdale, e la sua interpretazione in Live in London è da brividi. Nella mia classifica personale tra ilive hard rock On Stage è al primo posto, seguito da Live in London dei DP. O forse il contrario? Boh, questione di lana caprina 100 |
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Che più o meno sta per: " O Giovini con scarse occupazioni da seguire.... possiate andare incontro ad alcuni piccoli prolemi di salute"?  |
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Il voto dei lettori era giusto fino a quando uno o pù idioti hanno votato 0 "cag vegna 'n chencher" |
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Uno dei migliori live della storia del rock! |
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Direi forse dopo made in japan il migliore live. La versione di mistreated eseguita da Dio concordo sia superiore (anch'io ho un debole) nel globale confermo la rece, voto lettori giusto. |
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5
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Live eccezionale, imho forse il momento culminante della carriera di Ronnie James Dio. R.I.P. |
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4
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blackmore è il più grande di tutti. in catch the rainbow crea un atmosfera incredibile. |
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Che live l'ho letteralmente consumato a forza di sentirlo! |
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No no, anke x me questa versione è quella definitiva e poi cosa dire dell entrata di Cozy su Kill the king? devastante! |
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Che Dio sia una grande singer con una potenza vocale da spavento non si discute, ma obietto sensibilmente sul fatto che Mistreated sia meglio dell'originale purple! Paragone live-to-live, la versione di made in europe o live in london surclassa e non poco, emotivamente, il cantato di Dio. Sul quel brano Coverdale ci metteva la sofferenza che Dio non trasmette. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Kill the King
2. Man on the Silver Mountain/Blues/Starstruck (Medley)
3. Catch the Rainbow
4. Mistreated
5. Sixteenth Century Greensleeves
6. Still I’m Sad
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Line Up
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Ronnie James Dio (Voce) Ritchie Blackmore (Chitarra) Tony Carey (Tastiere) Jimmy Bain (Basso) Cozy Powell (Batteria)
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