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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Necrophobic - Womb of Lilithu
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( 5148 letture )
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Direttamente dalle efesine officine di una delle band più intrinsecamente mortuaria dell’oscura scena death e black scandinava, i leggendari Necrophobic hanno rilasciato la settima fatica discografica, ad ormai 20 anni dal seminale The Nocturnal Silence, tutt’ora indimenticato dal culto del metal estremo mondiale. Da quegli anni, il gruppo svedese è andato incontro ad un progressivo consolidamento del sound sinistro e luciferino dei primi episodi, caratterizzati da una compatta ibridazione tra il black metal svedese, ricco di inserti epici, melodici ed atmosferici al limite del glaciale, e del classico death scandinavo, abrasivo e cupo, non privo di una componente doom di radice occulta e demoniaca.
Oggi, forti di un inspessimento del carattere oscuro e malvagio dell’atmosfera già sviluppata nel corso della loro intera discografia, questo che viene consegnato alle stampe è effettivamente uno degli album più tenebrosi e foschi della carriera dei Necrophobic, della cui line-up originale rimangono, su questo Womb of Lilithu, solo il singer Tobias Sidegard ed il batterista Joakim Sterner, dopo la triste dipartita del compianto chitarrista e fondatore David Parland.
L’artwork parla chiaro su quanto sia d’interesse per la formazione svedese di riportare l’attenzione sulla radice più diabolica ed inquietante del loro discorso musicale: un simulacro della biblica Lilith in rovina, seducente nella sua peccaminosa decadenza, in un contrasto assolutamente privo di colori, ma dominato invece da tinte torve. Altrettanto si può dire dell’aspetto musicale, dove i riff modellati dal chitarrista Fredrik Folkare, di casa Unleashed, battono incessantemente su tasti tenebrosi ed opprimenti, senza seguire articolazioni ritmate e incisive, ma seguendo più i canoni del riffing evocativo e sinistramente melodico della scuola black metal scandinava, con ovvi richiami a gruppi come Dissection ed Unanimated, e meno agli stilemi canonici di Unleashed e Dismember, invece più udibili nello scorso Death To All. Cionondimeno, la struttura ritmica è assolutamente coinvolgente, benché più smussata e lineare rispetto al passato, perché si presta perfettamente al mood dell’album, assolutamente perfetto per accogliere l’ascoltatore in un viaggio tra creature demoniache ed incubi inenarrabili raccontati dalla voce al vetriolo di Tobias Sidegard, ancora, come spesso, protagonista dell’album, con linee vocali che hanno immediata presa sull’ascoltatore e che rappresentano un punto di forza della musicalità dei Necrophobic. Ugola inoltre dotata di un’abrasività assolutamente irresistibile, e dal sapore dannatamente old school, pur senza alcuna pretesa di oltranzismo nostalgico, ma secondo la naturale aspirazione di ogni pezzo all’oscurità. Il drumming netto e compatto dell’inconfondibile Joakim Sterner garantisce infine omogeneità, solidità e potenza all’ambiziosa cavalcata abissale che i Necrophobic hanno tracciato in ben 68 minuti, accompagnando con stentorea efficacia sia le parti più lente, che quelle più thrash, segnando dinamicamente anche i passaggi più udibilmente black-oriented, senza perdere un’attitudine old school assolutamente scevra di tecnicismi moderni. I Necrophobic edificano così un saldo ponte tra passato e presente. L’oscurità originale è più che mai tangibile e devota all’esoterismo: in pezzi come Splendour Nigri Solis e la sulfurea Astaroth, si può respirare la densissima aria infernale che opprime nel buio l’ascoltatore, supportata da un tiro allucinante ed intenso. Amplissimo spazio è lasciato ai pezzi che hanno una forte componente atmosferica, spesso intensificata da possenti cori o da passaggi melodici ottimamente arrangiati, come l’intro di Black Night Raven, che con non pochi brividi riporta alla mente la classica The Nocturnal Silence, che per prima era stata pioniere del suddetto approccio musicale dei Necrophobic. La dinamica del disco è anche affrancata da vari ispiratissimi momenti di estrazione black/thrash à la Aura Noir, come la detonante Furfur, o carichi di potenziale death metal old school da non lasciare in alcun modo indifferenti, per descrivere esaustivamente un pezzo come Asmodee. La lunghezza del disco si fa sicuramente sentire, benché ogni pezzo rispetti una linea coerente ed organizzata, dimostrando anche di per sé solidità ed ispirazione che non vanno scemando. Infatti, pur essendo sempre rispettata la linea conduttrice dell’aspetto compositivo, si ha concretamente la sensazione che ogni pezzo occupi una dimensione ben inquadrata nell’equilibrio generale del disco, senza alterarne la tensione che in fondo ne rappresenta uno dei punti di forza. La varietà di scelte strutturali e stilistiche sui cui gioca, pur non cercando affatto gli antipodi tra un estremo e l’altro, permette tuttavia una godibilità costante e coinvolgente; tra le sorprese, l’originale Opium Black lascia spazio a delle guest vocals assolutamente pulite e dal gusto doom classico dei Candlemass. Anche il congedo, infine, è assolutamente peculiare, con un inserto squisitamente inedito di tastiere e cori, in un crescendo quasi consolante rispetto al mood generale di questo sinistro Womb of Lilithu.
Con il loro settimo solido lavoro, i Necrophobic hanno dimostrato di avere ancora molto da dire nel mondo del metal estremo, e senza necessariamente ripetersi, tanto che con Womb of Lilithu hanno decisamente esplorato approfonditamente i lati cupi delle loro sonorità, forse mai sviluppati fino a questo punto, tanto che potrebbe definire davvero uno degli album più oscuri della loro imprescindibile discografia.
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7
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I migliori! Disco incredibile. Tutti li definiscono eredi dei dissection io dico che sono alla pari!discografia perfetta |
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6
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disco enorme! purtroppo dimenticato presto di un gruppo che meriterebbe molto di più! non una canzone brutta una potenza 90!!! |
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4
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Il precedente Death to All per me era grandioso, questo sarà assolutamente da comprare.. Peccato che questo gruppo non abbia raggiunto i risultati che merita. Ascoltatelo se non lo avete già fatto, in alcune parti mi ricordano addirittura i mitici Dissection ! |
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3
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non male, ma il precedente Death To All per me rimane superiore e non di poco. |
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2
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Assolutamente d'accordo co il commento del Marchese...per i miei gusti questo e' il miglior album del 2013 nel campo death/black...semplicemente meraviglioso nelle sue tenebrose odi....per me questo e' un 90 pieno. Altro che Watain.... |
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1
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Disco bellissimo di una delle prime band di black metal che avevo sentito e che mi ha fatto innamorare di questa musica. Ottimo il songwriting e l'atmosfera generale del disco.La band è assolutamente in grande forma e conferma la sua eccelsa caratura. Non c'è una canzone, anche nelle varie sfaccettature stilistiche, ben evidenziate nella ottima recensione che sia inferiore alle altre. Assieme all'ultimo dei Finnr's Cane, la colonna sonora di questi grigi giorni di novembre. Alla grande. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Womb of Lilithu 2. Splendour Nigri Solis 3. Astaroth 4. Furfur 5. Black Night Raven 6. The Necromancer 7. Marquis Phenex 8. Asmodee 9. Marchiosas 10. Matanbuchus 11. Paimon 12. Opium Black 13. Infinite Infernalis 14. Amdusias
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Line Up
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Tobias Sidegard (Voce, chitarra ritmica) Fredrik Folklare (Chitarra) Alex Friber (Basso) Joakim Sterner (Batteria)
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