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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Necrophobic - Dawn Of The Damned
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09/10/2020
( 2909 letture )
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Dalle bellissime ed eleganti strade di Stoccolma tornano a far sentire le proprie grida mefistofeliche i Necrophobic, band che certamente non necessita di presentazioni, essendo tra le realtà che hanno contribuito a plasmare la scena black metal svedese durante gli anni '90. Dawn of the Dead, questo il titolo dell'ultimo parto infernale del quintetto, rappresenta un boccone gustoso per quei palati che dal black metal vogliono cavalcate epiche verso il nucleo degli Inferi.
L'intro è affidata alla breve Aphelion, traccia strumentale di poco più di due minuti dal sapore neomelodico che, per certi aspetti e mantenendo le dovute proporzioni di abilità chitarristica, ricorda la conterranea leggenda Yngwie Malmsteen. Darkness Be My Guide mette subito in mostra il fisico statuario della creatura capitanata dal vocalist Anders Strokirk, un fisico scolpito dai colpi poderosi dei blast beat di Joakim Sterner e dai riff a zanzara del duo d'asce Sebastian Ramstedt-Johan Bergebäck, mentre risulta un po' sacrificato, nella piena tradizione black, il basso di Allan Lundholm, che invece emerge nella successiva Mirror Black, uno dei singoli estratti dall'album. Non aspettatevi alcuna sorpresa o novità: il sound dei Necrophobic è fieramente tradizionalista, sebbene con un piglio quasi "catchy" (tra un numero indefinito di virgolette), che viene spinto verso la luce dei riflettori nel ritornello di questa terza canzone, che può fregiarsi del titolo di pezzo tra i meglio riusciti del lotto. Tartarian Winds mette in risalto un animo più vicino al viking/folk metal à la Månegarm, grazie ad un riffing incalzante figlio della perfetta sintonia tra le due chitarre e al fraseggio del cantante. Dopo questa parentesi vichingheggiante, si torna nel territorio del metallo nero con The Infernal Depths of Eternity (possiamo dire che l'originalità nei titoli dei brani non rientra esattamente tra i pregi principali della band?), che prosegue sulla falsariga di Darkness Be My Guide e di Mirror Black, un mix perfettamente equilibrato di metal mefistofelico ed epico. Questo sentiero viene battuto anche per la canzone successiva che dà titolo all'album, che si fa notare principalmente per i buoni assoli di chitarra che, di tanto in tanto, attirano su di sé le attenzioni dell'ascoltatore. The Shadows, settima canzone del disco, può far vanto di un maggior dinamismo rispetto alle compagne d'album, che le permette di risaltare e di collocarsi accanto a Mirror Black nella ristretta cerchia di brani meglio riusciti. I cinque di Stoccolma sembrano aver ingranato la marcia giusta e proseguono sul gradevole sentiero del dinamismo anche con la successiva As the Fire Burns, nella quale confluiscono i diversi animi dei Necrophobic sin qui uditi. La lunga The Return of a Long Lost Soul rappresenta la vera sorpresa del disco, non solo per la durata, che ammonta a sette minuti, ma anche perché presenta un piglio quasi progressive (se assumiamo questo termine nel senso datogli da Jeff Wagner di atteggiamento ed approccio alla scrittura e non di genere), nel suo avvicendarsi tra sonorità differenti e variegate, sebbene sempre rientranti nell'ampio spettro del black metal più diretto e schietto. Terzo colpo ben assestato dai Nostri, che nella seconda metà del disco riescono ad accogliere tra le proprie braccia non solo i fan del black metal tradizionale ma anche quelli alla ricerca di qualcosa di più. La conclusiva Devil's Spawn Attack è il colpo di grazia assestato dalla band ai danni dell'ascoltatore, un inno di battaglia la cui collocazione migliore sarebbe stata, probabilmente, nella prima parte del disco, data la natura dei brani che gli sono immediatamente precedenti.
Dawn of the Damned insomma accontenterà sicuramente i cultori di quel black metal che alloggia nelle stanze decadenti ed infernali della vecchia scuola scandinava. Non brilla certo per originalità ed innovazione, né deve farlo: chi cerca, nel 2020, originalità ed innovazione in seno al black metal non deve certo guardare a gruppi come i Necrophobic, che sono riusciti, giunti quasi al traguardo dei trent'anni di carriera, a sfornare l'ennesimo disco di qualità, consci delle proprie caratteristiche e della propria importanza nel panorama.
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15
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Ma lisablack dov'è finita? |
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13
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Gran bel disco veramente, anche per me è un 80 ma tendente al rialzo perchè cresce con gli ascolti.
Lo sto ascoltando davvero tanto...oggi me lo sono sparato negli auricolari mentre facevo la spesa al supermercato...
Concordo con Lisa che la band è una sicurezza, da acquisto a scatola chiusa.
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12
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Finalmente arrivato..voto basso, 80 sicuramente..gran bel disco una garanzia da decenni. |
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11
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@Luca al liceo invidiavo coloro che si lamentavano di un sette e mezzo. Significava che di solito prendevano dal 9 in su.  |
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10
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Album spettacolare, ancora meglio del precedente. 74 è un voto scandaloso |
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9
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Non l'ho ancora ascoltato, a leggere i commenti sembra sia un ottimo disco.I miei ascolti Black vanno dall'avant garde al Post black metal (compreso cascadian, blackgaze ecc ecc) e quando approccio dischi "True Black" odierni ho sempre paura della delusione (il primo Black Metal mi piacque assai) |
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8
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Pardon, sono leggermente OT ma parlando di gruppi di black "cassico", nessuno ha mai sentito gli Ov Shadows? Well, meritano un ascolto per chi ama queste sonorità, tipo i qui ottimi Necrophobic. Tra l'altro sono Svedesi anche loro. Au revoir. |
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7
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Gran lavoro, un pelo sotto Mark ma in continua crescita. Almeno da 8 / 8,5. |
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6
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Una musica che continua a piacermi veramente tanto. Da giorni non lascia i miei device. E' il loro genere e lo fanno con pezzi di grande freschezza e songwriting coinvolgente. Ci trovo anche parti più atmosferiche (se mi permettete) e ottimi assoli. L'intreccio tra le chitarre si sente eccome. Sottolineo The Infernal Depths of Eternity e The Return of a Long Lost Soul come i miei pezzi preferiti ma sono solo poco al di sopra degli altri, quindi strepitosi. Grande, grandissima band. Au revoir. |
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5
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Bel disco anche stavolta! Vanno sul sicuro, ma comunque non sbagliano un colpo. Una certezza. Mirror Black / Tartarian Winds, una doppietta da paura. Voto 81 |
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4
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Bel ritorno per chi come me ha 40 anni e ci è cresciuto con certe sonorità.
Poi loro sono sempre stati abbastanza sul pezzo.
La vecchia guardia è quella che ancora oggi regge il carrozzone. |
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3
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Che senso ha quel meno uno, dal 74 al 75? Che, che, che, cosa? |
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2
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Molto bello il duetto con il cantante dei destruction e l album è uno dei migliori di questi signori e sicuramente uno degli apici dell'anno in corso |
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1
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Voto troppo basso a mio parere.
Disco eccellente! 80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Aphelion 2. Darkness Be My Guide 3. Mirror Black 4. Tartarian Winds 5. The Infernal Depths of Eternity 6. Dawn of the Damned 7. The Shadows 8. As the Fire Burns 9. The Return of a Long Lost Soul 10. Devil's Spawn Attack
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Line Up
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Anders Strokirk (Voce) Sebastian Ramstedt (Chitarra) Johan Bergebäck (Chitarra) Allan Lundholm (Basso) Joakim Sterner (Batteria)
Musicisti Ospiti: Schmier (Voce aggiunta nella traccia 10)
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