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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Necrophobic - In the Twilight Grey
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11/04/2024
( 1149 letture )
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Si va praticamente sempre sul sicuro quando si ha tra le mani una nuova uscita dei Necrophobic: da anni lo stile del gruppo è ben codificato e largamente consolidato e offre comunque in ogni uscita variazioni su un tema principale ben delineato. Non è da meno anche questo decimo lavoro in studio, In the Twilight Grey, composto da dieci nuove tracce per poco più di un’ora di musica edita dalla Century Media dove, rispetto ai suoi due diretti predecessori, gli svedesi spostano nuovamente la principale attenzione su dettami canonici del genere, con più aperture verso momenti epici (scuola Bathory su tutti).
Con una produzione ibrida tra il pompaggio a stelle e strisce e le gelide rasoiate nord eurepee In the Twilight Grey è al contempo oscuro ma ben definito. Chitarre in spolvero, batteria piuttosto triggerata che viaggia a stretto contatto con un basso medioso e massiccio (solido e concreto il lavoro del neo entrato Cristiansson) sono gli ingredienti principali del muro sonoro creato. Le linee vocali di Strokirk fatte di linee melodiche molto definite e il solito timbro rodato e grezzo si amalgamano molto bene agli strumenti, così come le partiture soliste della chitarra di Ramstedt, principale compositore e mente pensante dietro alle composizioni Necrophobic (dopo il lustro di pausa passato tra il duemilaundici ed il duemilasedici).
Sin dal primo ascolto di In the Twilight Grey si ha la netta sensazione di esser di fronte ad un album “di mestiere”: che i Necrophobic siano marinai esperti nel mare del blackened è fuori da ogni ragionevole dubbio e questo ultimo disco, musicalmente parlando ne è ulteriore prova. Le composizioni godono di strutture rodate e funzionali, portano tutte con sé riff immediati e di veloce assimilazione; i ritornelli tendono ad esser musicalmente da sede live ed i groove imposti dalla sezione ritmica miscelati alle linee melodiche trainanti completano il quadro. I brani più riusciti sono i singoli As Stars Collide e Stormcrow con i loro tratti piuttosto classici mentre, composizioni come l’opener Grace of the Past ma anche Nordavind, cariche di tensione, colpiscono piacevolmente per le progressioni ritmiche che le compongono. Va ribadito che pur mantenendo le stesse sonorità “della casa” il focus la band lo ha posto su un aspetto più heavy classico dando quindi un po’ più di ampiezza alle vedute musicali e cercando più spiragli dinamici.
In ultima analisi va detto che In the Twilight Grey molto probabilmente ad un primo ascolto non conquisterà nell’immediato (più di sessanta minuti di musica non è un facile appeal) ma dopo ascolti ripetuti o anche preso a piccole dosi, si rivelerà per ciò che è in realtà: un validissimo disco. Veterani non si diventa per caso, un marchio di fabbrica sonoro e stilistico non è una cosa così comune e definita come si crede. I Necrophobic restano fedeli a sé stessi come sempre e come sempre cercano nuovi punti di vista e nuove soluzioni, formula che dopo trent’anni di onorata carriera continua indubbiamente a funzionare.
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7
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Con loro si va sempre sul sicuro... Qualche episodio un po\' filler, ma la qualità rimane sempre alta. La title track un vero pezzone! |
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6
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Concordo che i precedenti sono un gradino sopra, in particolare Dawn of the damned che a livello di completezza e varietà è anche sopra Mark of the Necrogram (xme), ma si tratta ancora una volta di un album di alto livello con 3 o 4 pezzi davvero al top come Nordavind, la titletrack, Shadow of the brightest night e l\'opener Grace of the past. Eterni Necrophobic. |
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5
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\"In the Twilight Gray\" davvero gran bel pezzo, che cita anche una poesia di Yates. |
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4
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Ennesimo bell’album per i Necrophobic. Vero, non ci sono grosse sorprese, le sonorità sono più o meno quelle che ci si aspetta da loro, e complessivamente forse il precedente è un filo meglio (mentre Mark of the Necrogram lo è di sicuro, almeno per me). Però poi (per esempio) in chiusura ti piazzano due pezzoni come Nordavind e la title-track e capisci perché nel loro genere sono sempre tra i migliori. Voto 79 |
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3
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Mi piacciono molto queste sonorità e questo disco non fa eccezione. Il songwriting è un po\' meno efficace dei due precedenti e soprattutto di Womb of Lilithu che considero il migliore dei dischi della \"seconda fase\" dei Necrophobic. Pero siamo sempre su ottimi livelli e diversi pezzi (As Stars Collide, Mirrors od a Thousand Lakes, Nordavind su tutti) sono veramente belli. Band di assoluto livello per chi ama il black. Au revoir. |
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2
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il settanta ci sta tutto per via della qualita compositiva e della produzione perfetta. Diciamo che manca un bel po l ispirazione, disco scritto con il pilota automatico. passi indietro rispetto agli ultimi due dischi. |
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1
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Come sempre una certezza.. Apprezzato molto anche se lo ritengo un pelino sotto il precedente. Recensione perfetta condivido tutto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Grace of the Past 2. Clavis Inferi 3. As Stars Collide 4. Stormcrow 5. Shadows of the Brightest Night 6. Mirrors od a Thousand Lakes 7. Cast In Stone 8. Nordavind 9. In the Twilight Grey 10. Ascension (Episode Four)
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Line Up
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Anders Strokirk (Voce) Sebastian Ramstedt (Chitarra) Johan Bergeback (Chitarra) Tobias Cristiansson (Basso) Joakim Sterner (Batteria)
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