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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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( 5796 letture )
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What it means to be fully human is to strive to live by ideas and ideals And not to measure your life by what you've attained in terms of your desires but Those small moments of integrity, compassion, rationality... because in the end, the only way that we can measure the significance of our own lives Is by valuing the lives of others Fantasies have to be unrealistic Because the moment, the second that you get what you seek, you don't, you can't want it anymore. In order to exist, desire must have its objects perpetually absent It's not the 'it' that you want, its the fantasy of 'it' We are only truly happy when daydreaming about future happiness. This is why we say: the hunt is sweeter than the kill, or: be careful what you wish for - not because you'll get it: because you're doomed not to want it once you do Living by your wants will never make you happy. (dal film The Life Of David Gale)
Riavvolgiamo il nastro di 7 anni: il semplicissimo appellativo The Ocean, con molta probabilità, rimaneva noto a pochi eletti cultori della fetta più "avanguardista" del core e del post metal. Un nome che si è fatto strada sin dall'ormai remoto 2000, iniziando il suo produttivo percorso come progetto strumentale, impreziositosi più tardi con voci ed accentuazioni atmosferiche (vedi Fluxion) fino ad emergere per la Metal Blade Records con il secondo full-length Aeolian nel 2005. All'epoca i The Ocean potevano considerarsi fra i pochi, se non gli unici nell'intero panorama metal/hardcore europeo, a vantare un vero e proprio "collettivo" musicale, fatto di oltre due dozzine di musicisti (di cui 9 cantanti). Il sound, messi da parte momentaneamente gli elementi elettronici ed orchestrali dei lavori precedenti, si era fatto più minimalista (ma non per questo più banale), strizzando gli occhi alle correnti più mathcore e sludge.
Passano altri 2 anni e siamo nel 2007. Per pochi vicino, per molti sempre lontano. Raccolta l'eredità del frangente più anticonvenzionale dell'hardcore il mastermind Robin Staps e soci si preparano al lancio di una vera e propria sfida con l'incombente Precambrian. L'intento è quello di dar vita a qualcosa di imponente e suggestivo, osando dove nessun altro aveva osato fino ad allora. Un'opera monumentale di 83 minuti divisa nei due dischi Hadean/Archaean e Proterozoic, atti a descrivere i primi vagiti del nostro pianeta attraverso le sonorità più granitiche dell'heavy e del prog. Artisticamente parlando, il terzo lavoro dell'ensemble tedesco ci pone davanti a qualcosa di ben più ambizioso e complesso dei suoi predecessori, sia sul piano quantitativo (mole degli artisti coinvolti e consistenza non indifferente della durata) che su quello qualitativo. Mentre negli iniziali 20 minuti di Hadean/Archaean si possono individuare elementi più diretti e "in your face" (facilmente riconducibili alla prepotenza di Aeolian), è in Proterozoic che i The Ocean danno prova di tutto il loro estro creativo, maturato e rinnovato sotto una luce più eterogenea. Un ritorno alle origini (è proprio il caso di dirlo) acclamato dai puristi e dai più fedeli delle loro sonorità primordiali. Ogni traccia è un piccolo processo di creazione, un piccolo scrigno contenente un messaggio criptato sotto il nome di un'era geologica. Ad un primo ascolto disimpegnato, riuscirebbe fin troppo facile accostare il sound dei nostri ai consacratori del genere, quali Isis e Neurosis e fin qui nulla di sbagliato, sia chiaro. Ma c'è qualcosa di più profondo, che va aldilà delle mere etichettature stilistiche. I veri numi tutelari ai quali i nostri fanno riferimento sono Charles Baudelaire, Comte de Lautréamont, Friedrich Nietzsche e addirittura Kevin Spacey, il cui monologo in The Life Of David Gale (riportato nell’introduzione di questa recensione) è stato utilizzato per la strumentale Statherian. Filosofia, musica e scienza si fondono ancora una volta insieme per scopi che trascendono la comprensione umana: va da sé che sul concept ci sarebbe troppo, moltissimo da dire. Potremmo disquisire ore e ore sui contenuti ideologici del disco senza giungere ad una definizione lontanamente comparabile a quella che i The Ocean vogliono proporre. Precambrian è una creatura astratta, sì, ma viva ed irrequieta. Per certi versi proibitiva ed accessibile solo a coloro che riusciranno ad accantonare gli stereotipi del genere per proiettarsi verso una dimensione alternativa. Una dimensione fatta, tra le altre cose, da sample, archi, sassofoni, pianoforti e glockenspiel, senza disdegnare momenti di alternanza con le caratteristiche più intransigenti del post metal. L'amalgama fra il coro di 11 voci e la sezione melodico-ritmica esplora lidi di espressività ruggente, raggiungendo un'intesa quasi matematica. Opera proibitiva anche nella lunghezza, come detto in precedenza, vista la durata media di 8 minuti per canzone. Ma è il giusto compromesso da accettare per uscire arricchiti e maturati dall'esperienza di questo ascolto. Anche se la scelta risulta difficile, i momenti di maggior presa emotiva vanno da Rhyacian (Palaeoproterozoic) a Stenian (Mesoproterozoic), per poi concludersi nella classicheggiante Cryogenian (Neoproterozoic). Ultima menzione particolare va fatta sul packaging del disco, vera e propria ciliegina sulla torta atta a sancire l'immensa preziosità di questo gioiello preistorico.
Precambrian prende così le distanze da tutti i lavori del suo genere, ritagliandosi un podio personale nel quale identificare la freschezza e l'innovazione della sua proposta. Con questa terza fatica, la macchina The Ocean ha suggellato la prova del suo innato talento, in campo sia compositivo che contenutistico. Ma Precambrian non è solo un disco: è una dualità, è un documentario degno del miglior Piero Angela, un legittimo tributo a sonorità inusuali ed arcane che solo pochi modelli hanno saputo abbracciare con intelligenza. E' un viaggio lungo milioni di anni attraverso lava, roccia ed infine ghiaccio, dal quale nascerà la vita. E da questa nascita ci sarà crescita, stilistica e genetica (Heliocentric/Anthropocentric), fino alla sua definitiva benedizione.
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10
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...disco spettacolare....ricco e vario.....un viaggio in musica emozionante.....per chi come me ....ha il supporto fisico.....notera' la ricchezza e la raffinatezza del digipack......dei libretti...una cura del particolare che riflette la complessita' della loro musica..... |
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9
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Album eccellente, confezionato in modo impeccabile a partire dall'artwork passando per la suddivisione in due parti così diverse tra loro, seppur complementari e imprescindibili l'una dall'altra. E' disarmanete il loro modo di amalagamare suoni così in contrapposizione tra loro. Gran disco in cui spiccano Eoarchaean, Rhyacian, Calymmian e Stenian. Voto 88. |
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8
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Dopo aver ascoltato Pelagial li ho presi tutti a scatola chiusa e non vedo l'ora che passino i giorni/mesi per divorarli uno alla volta. Non voto perchè per un gruppo così sarebbe assurdo dopo pochi ascolti, ripasserò. Comunque mi sono innamorato dei The Ocean |
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7
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Solitamente accetto le opinioni di tutti ma non capisco come si possa definire inascoltabile un disco del genere. Se veramente ti fanno cagare non credo che sia colpa dei The Ocean ma tua... |
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6
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non l'hai ascoltato abbastanza |
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5
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Semplicemente inascoltabile |
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4
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Grande, grandissimo disco. Stenian è stupenda. |
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3
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Un concept tanto insolito quanto azzeccato. E' vero, al tempo ci vollero ripetuti ascolti per comprenderne appieno la genialità stilistica, ma ne è valsa la pena. A distanza di 5 anni si riconferma un lavoro superbo sotto tutti gli aspetti. Non dovrebbe mai mancare nelle playlist degli appassionati del genere. |
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2
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come dice una canzone... LOVE LOVE LOVEEEEEEEEEEEEEEEEEEE...... insomma un pilastro delm etal moderno, oggi si DEVE suonare così. ne più ne meno..... grazie a waste per rece p.s |
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1
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Disco eccellente! La quadratura del cerchio si ha poi con heliocentric e anthropocentric (un capolavoro a livello artistico e concettuale), ma Precambrian non è certo da meno. Fondamentale la versione speciale che ha un artwork veramente strepitoso e che si fonde perfettamente con la musica proposta. Di facile assimilazione il primo disco (stampato sotto sembianze di un mini che nella confezione di cui parlavo si sovrappone all'altro disco in un gioco di trasparenze), il secondo invece richiede innumerevoli ascolti per essere compreso a fondo. Opera da avere nella maniera più assoluta. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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"Hadean/Archaean" 1. Hadean/The Long March of the Yes-Men 2. Eoarchaean/The Great Void 3. Palaeoarchaean/Man and the Sea 4. Mesoarchaean/Legions of Winged Octopi 5. Neoarchaean/To Burn the Duck of Doubt
"Proterozoic" 1. Siderian 2. Rhyacian/Untimely Meditations 3. Orosirian/For the Great Blue Cold now Reigns 4. Statherian 5. Calymmian/Lake Disappointment 6. Ectasian/De Profundis 7. Stenian/Mount Sorrow 8. Tonian/Confessions of a Dangerous Mind 9. Cryogenian
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Line Up
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Nico Webers (Voce) Robin Staps (Chitarra, Percussioni, Voce) Matt Beels (Chitarra, Voce) Torge Liessmann (Batteria, Percussioni)
Musicisti Ospiti: Nate Newton (Voce) Eric Kalsbeek (Voce) Meta (Voce) Rene (Voce) Jason Emry (Voce) Dwid Hellion (Voce) Jan Oberg (Voce) Caleb Scofield (Voce) Micheal Pilat (Basso, Voce) Walid Farruque (Chitarra) Katharina Sellheim (Piano) Stefan Heinemeyer (Violoncello) Karina Suslov (Viola) Christoph Von Der Nahmer (Violino) John Gürtler (Sassofono) Daniel Eichholz (Glockenspiel) Tomas Svensson (Sample) Hannes Huefken (Basso) Jonathan Heine (Basso) Jonas Olsson (Tambourine)
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