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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Linkin Park - The Hunting Party
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( 13308 letture )
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Sono passati due anni da quando i Linkin Park diedero alle stampe Living Things, quinto album di una discografia mai troppo simile a se stessa. Il disco non fu apprezzato all’unanimità, anzi, da molti venne presto considerato tra i peggiori lavori della band, secondo solo al precedente A Thousand Suns, album controverso in cui la band losangelina si diede alla sperimentazione di nuove (o per meglio dire diverse) sonorità, allontanandosi però un po’ troppo dallo stile caratteristico dei primi album che aveva fatto avvicinare milioni di fan di tutto il mondo. Con Living Things il sound si ammorbidì parecchio -similarmente a quanto avvenuto con Minutes to Midnight-, andando a parare su un pop rock da classifica che, se da una parte allargò ancor di più la schiera e la tipologia di pubblico, dall’altra deluse le aspettative di chi sperava in un album alla vecchia maniera. Ma i Linkin Park in questi anni hanno cambiato pelle più e più volte e ogni nuovo album pubblicato è stata l’occasione giusta per mostrare l’evoluzione -o per qualcuno l’involuzione- del proprio sound, anche se questo voleva dire reinventarsi ogni volta. The Hunting Party è per certi versi la summa delle esperienze passate, dato che presenta al suo interno canzoni adatte a tutti i palati, da quelle più dure e metal oriented (come Keys to the Kingdom, War, Rebellion), a quelle tendenti a canali prettamente mainstream (Until It’s Gone su tutte), passando da altri brani ancora che mettono sul piatto tutte le variabili insite nelle corde della band statunitense. Mike Shinoda, che oltre ad essere il membro più eclettico del gruppo veste anche i panni del produttore, annunciò alcune importanti novità qualche mese prima dell’uscita dell’album, come il fatto di aver cambiato per la prima volta studio di registrazione, affidando ora le redini della fase di produzione alla band stessa, aver cambiato modo di approcciarsi alla composizione delle singole canzoni, prediligendo un metodo più diretto e istintivo ad uno più distaccato e predefinito. Certo è che il primo assaggio del nuovo disco, il singolo Guilty All the Same, ha lasciato un po’ di amaro in bocca a tutti; per fortuna i pezzi presentati successivamente hanno saputo far tornare le speranze anche ai più scettici e così l’attesa si è fatta sempre più sentire. Ad aumentare l’hype dei futuri acquirenti è stato l’annuncio degli ospiti presenti sul disco: Page Hamilton, cantante e chitarrista degli statunitensi Helmet, l’omologo Daron Malakian dei System of a Down, e Tom Morello, axeman di Rage Against the Machine ed Audioslave, oltre al rapper Rakim, a noi poco noto, ma in realtà nome di assoluto rilievo per tutta la scena rap mondiale.
Ad aprire le danze troviamo Keys to the Kingdom, pezzo un po’ anomalo visto che presenta delle strofe relativamente tranquille, spezzate da dei ritornelli urlati con un vigore incontenibile. Il tutto però non sembra andare nella direzione giusta e la canzone rientrerà infatti tra quelle meno convincenti dell’intero disco. Va già meglio con la successiva All for Nothing, che può contare sulla buona prova di Page Hamilton a chitarra e voce, carica del giusto pathos e della dovuta consistenza. Ed eccoci al primo singolo di The Hunting Party, che, come anticipato prima, inizialmente non aveva fatto smuovere granché gli animi dei fan; va però detto che dopo vari ascolti il brano riesce a farsi apprezzare piacevolmente e l’innesto del rapper Rakim funziona nel modo giusto, ricordando per i più nostalgici alcuni passaggi di Hybrid Theory. Da segnalare il video ufficiale che ne è stato tratto, che riprende le scenografie e le animazioni tipiche di un videogioco ed è stato prodotto grazie all’innovativo software Project Spark della Microsoft. Dopo un breve intermezzo, arriviamo ad un altro dei pezzi più pesanti del disco, War. Ma proprio come nella canzone d’apertura, anche in questo caso il risultato è poco convincente e oltretutto la durata minimale non aiuta ad entrare nel pezzo come vorremmo. La bella Wastelands è ciò che serve arrivati a questo punto: una ventata d’aria fresca rappresentata in special modo dal cantato rap di Shinoda e dai ritornelli carichi di quell’intensità che la voce di Chester Bennington riesce sempre a creare. Until It’s Gone, che lo vogliate o no, è invece il brano migliore che i Linkin Park del 2014 potessero creare. Sulla scia delle hit passate (In the End, Somewhere I Belong, What I’ve Done e Burn It Down, per intenderci) che ancora oggi vengono piacevolmente riproposte e cantate a gran voce durante le esibizioni dal vivo, il nuovo pezzo si dimostra dotato di tutte le caratteristiche necessarie per resistere al tempo e diventare un nuovo classico della band. Buone risultano le seguenti due tracce -la prima delle quali vede la partecipazione di Daron Malakian alla chitarra- che propongono la solita ma riuscitissima alternanza tra parti aggressive ed altre più melodiche. Interessante si rivela essere invece la strumentale Drawbar, che anche grazie all’apporto di Tom Morello si discosta leggermente dal mood predominante dell’album e ci regala quasi tre minuti di totale ed inaspettata pacatezza e profondità sonora. Si torna alla normalità con la piacevolissima e “classica” Final Masquerade, mentre la canzone posta in chiusura, A Line in the Sand brilla per intensità grazie al suo incedere prima tranquillo e poi via via più aggressivo. Ottima qui la prova del gruppo, che dimostra quella dose di maturità compositiva che ancora oggi non tutti gli accordano. L’edizione speciale del disco include il DVD Live in Monterrey, col concerto registrato nel settembre 2012 in occasione dell’MTV World Stage, mentre una versione esclusiva per il formato digitale, intitolata The Hunting Party - Acapellas + Instrumentals, è stata resa disponibile due mesi dopo l’uscita dell’album.
Con questo sesto album di inediti i Linkin Park ci fanno capire di non aver voluto limitarsi a dare alla luce un lavoro troppo scontato statico, di aver provato in tutti i modi ad andare oltre quel loro stesso successo che ha segnato per anni tanto in positivo quanto in negativo le aspettative di un pubblico sempre più esigente. Desiderosi di creare della nuova musica con la principale intenzione di tirare fuori ciò che più è nelle loro corde in questo momento, i sei losangelini hanno così saputo regalarci un album di buon livello seppur non tale da poterlo ritenere uno dei loro migliori o più ispirati lavori. Sbagliato sarebbe l’atteggiamento di chi, volendo attaccare per partito preso la band, non valuterà obiettivamente queste canzoni per ciò che davvero rappresentano, ma si limiterà a criticarle per ciò che invece non rappresentano, ovvero: il definitivo ritorno alle sonorità dei primi album, l’allontanamento dalla nuova fascia di pubblico “mainstream” (categoria malvista da chi non intende allo stesso modo della band l’innovazione musicale), e via dicendo. I Linkin Park sono una band in continuo movimento -nonostante la formazione sia rimasta invariata negli anni, altro elemento a favore- e di ciò bisogna oramai farsene definitivamente una ragione, che lo si voglia o no.
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VOTO LETTORI
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86.47 su 122 voti [
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38
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a me lascia buone sensazioni. personalmente ho trovato gradevole ogni produzione, forse a thousand suns lo considero il peggiore insieme a minutes to midnight, mentre living things l'ho apprezzato per la sua scelta di creare un suono nuovo che secondo me riesce nel suo intento. i suoni in questa uscita sono più marcati ma non mancano le linee dolci che i fans hanno imparato ad amare. non sono pozzi di scienza, ma non si può negare che abbiano un buon talento e lo abbiano dimostrato spesso e volentieri. per me è un 80. secondo me inoltre fare paragoni su voti più alti dati a questo e non a quest'altro non hanno senso: ogni album viene valutato a sé per quello che offre NEL SUO GENERE e alle capacità del gruppo considerato. |
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37
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Sono un Fan dei linkin park e secondo me é il loro capolavoro .Si sentono molto secondo me influenze hardcore anni 90 e Mark the graves mi ricorda quasi i metallica nei riff. La mia preferita é a line in the sand . E non sono d'accordo col recensore . Un 85 ci sta secondo me |
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Ma che cazzo? io amo il rap e il metal ma sta roba fa cagare! |
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Ma che cazzo? io amo il rap e il metal ma sta roba fa cagare! |
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anche qui, che travolgente simpatia! per fortuna ci ha già pensato lizard...  |
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Certo... influenze Morbid Angel, Obituary e Nile in un dico dei Linkin Park, ovvio. Ragazzi se usate un utente fake, magari per scatenare un flame o anche solo per fare i simpaticoni, ricordatevi che noi lo vediamo e magari la cosa non ci piace molto. |
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Disco capolavoro del metal moderno. Chester è più brutale che mai. Unica pecca: influenze morbose da parte di band come Morbid Angel, Obituary e Nile, ma vabbè ci può stare |
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31
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Ottimo disco inferiore solo ai primi due! Un bel ritorno al passato dopo due album discutibili voto85 |
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30
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Non ai livelli dei primi due, ma migliore di tutti gli altri a mio parere. A line in the sand e Rebellion( tanto amore per Daron )sono probabilmente le uniche canzoni effettivamente metal mai fatte dai LP. Voto: 78 |
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Questo è con molta probabilità l'album migliore di questo gruppo. |
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Until it's gone nn è commerciale, chester urla alla fine quindi nn può essere commerciale |
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Più che altro non sono d'accordo sul punto che se una band tende al commerciale, necessariamente non possa fare album di livello. Non che questo sia un grande album, ma non è neanche tanto male. |
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26
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Allora ti capisco. E te lo dice uno a cui piacciono i linkin park. |
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Ok, forse ho sbagliato. Però non è posibile che in una webzine METAL in media ai lettori piaccia di più un album di gruppo commerciale allo sfinimento piuttosto che un capolavoro del death metal come none so vile (di cui consiglio vivamente l ascolto a lp4life) |
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"Germa" certo non è musica estrema... ma il tuo 30 è dato solo dal fatto che la band o il genere musicale ti stanno sulle balle. Per me 75 perchè until it's gone e final masquerade anche se orecchiabili, se le potevano risparmiare. |
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Secondo me questo album merita anche solo per "A Line in the Sand", secondo me é la loro canzone migliore... Comunque buon album se ti piace il genere 78 |
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E poi c'è uno che definisce questi babbei "musica estrema" |
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Beh, secondo i lettori di metallized questo disco è meglio di None so Vile dei Cryptopsy. Ma stiamo scherzando? Voto 30. Orribile |
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20
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Mi ero abituato alla forte componente elettronica che padroneggiava da anni il sound dei LP. Questo disco è la dimostrazione che POSSONO fare qualsiasi cosa, anche proporre un "remake" di cose già sentite (l'impatto ROCK di questo album è ripreso direttamente da Minutes To Midnight). Perchè LORO possono e gli altri no? Perchè i LP sono un gruppo talmente talentuoso ed originale che riescono a dare il meglio in ogni cazzo di disco! Se Living Things era il miglior album mai realizzato (Meteora e Hybrid Theory sono dischi LEGGENDARI e impressi nei cuori di tutti ma sono MOLTO più grezzi e meno tecnici degli altri), questo The Hunting Party SOTTOMETTE TUTTO E TUTTI! Voto: 92 |
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Finalmente i linkin park sono tornati alla musica estrema! |
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Mi piace molto anche se non riesco a trovare una canzone superiore all'altra a mio parere sono tutte equilibrate mi piace la diversificazione di ogni brano, trovo che siano amalgamate alla perfezione ed è pure geniale il fatto che la parte elettronica sia messa in disparte dalla parte più rock e metal grandi linkin park. Voto 80 |
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Personalmente, lo ritengo il loro miglior lavoro dopo meteora e hybrid theory. Al contrario di quanto affermato nella recensione, trovo che keys to the kingdom sia uno dei loro brani migliori |
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@Gderd Allora credo tu abbia bisogno di un ripasso di musica. |
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sì sì... io ci sento anche un po' di rockabilly-swing e persino una spruzzata di reggae |
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Un album dal suono aggressivo con chitarre distorte, batteria pressante e da linee vocali più o meno variegate tra cantati puliti, hip hop e "sporchi". Posso dire di esserne pienamente soddisfatto della loro scelta in quanto a stile musicale caratterizzato per lo più da elementi quali Hardcore, Punk-Rock, Thrash-Metal e Hard-Rock limitando lo stile Pop-Rock (caratterizzati ugualmente da chitarre distorte equipaggiate con pick up Humbucker, contrariamente al loro precedente lavoro Living Things n.d.r.) essenzialmente in 2 traccie, ovvero le più "radio friendly": Until's It's Gone (con forti elementi elettronici e un testo molto banale) e Final Masquerade (dalle sonorità post/alternative/pop rock). Per questo io classificherei l'album come Alternative Metal data la varietà, costantemente aggressiva (ad eccezione delle due traccie da me descritte), di diversi generi amalgamati molto bene. Voto personale: 85 |
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Molto deluso dall'album. Talmente deluso che, questa volta, non andrò a vederli dal vivo. Peccato. |
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e già hai ragione, ma quella ha un punto di domanda in più, s'intitola "war?"...  |
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Anche i system of a down hanno una war...ed è un pezzone... |
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eh eh bella questa! guarda caso poi sono tutte e due la n. 5 dei rispettivi album... |
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Quando ho visto War speravo in una cover di burzum... |
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assolutamente no flight 666, in questo caso il problema non è il tuo ma del recensore di "living things", che è stato di manica esageratamente larga... così come l'ottimo HMITL a mio avviso è stato di manica troppo stretta con "meteora", che sarà pur vero essere inferiore al primo album ma non di così tanto, infatti io li ho giudicati sempre molto simili tra loro, sono l'uno la naturale prosecuzione dell'altro, con l'aggiunta di qualche novità, ma non tale da giustificare un divario così netto di punti... io se non sbaglio ne avevo già parlato, l'unico consiglio che posso darvi è quello di assegnare le recensioni dei vari album di un gruppo ad un'unica persona, così che si possa avere davanti una situazione che rispecchia unicamente il suo punto di vista e il suo metro di giudizio, e non quello di più recensori che hanno logicamente idee diverse tra loro... |
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7
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@Nu Metal Head: Capisco il tuo discorso, ma ogni recensione è per vari motivi una storia a sé. Dimmi solo una cosa: giudicando questo specifico album tu ti saresti spinto oltre l'80 come voto per superare a tutti i costi quello di Living Things o avresti lasciato il voto che più pensavi si meritasse (nel mio caso il 74)? |
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6
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Bello, mi è piaciuto molto. |
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Patetico.. Ammetto di averli ascoltati anche io, nel mio primo avvicinamento al mondo del Metal, così come molti altri negli ultimi anni. Ma dopo aver scoperto il Metal anni '80-'90, beh, mi sono reso conto che i Linkin Park non sono altro che un'altra delle tante baggianate commerciali che infestano la musica odierna..Se già i primi due album erano mainstream, la successiva involuzione che hanno seguito li ha resi davvero vomitevoli.. |
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non me ne vogliate ma qui c'è qualcosa che non va... nella recensione si dice che "living things" era stato meglio solo del precedente "a thousand suns", ma poi si va a leggere il voto e dei 6 album della band è il secondo più alto dopo "hybrid theory"... si è sempre detto che i linkin park migliori e più apprezzati siano stati quelli dei primi due album, ma poi vai a vedere e "meteora" è addirittura al quinto posto nella scala dei voti... non so, io non posso giudicare bene perché dopo il secondo disco li ho mollati di sana pianta, so anche la storia dei recensori diversi con idee diverse e via dicendo, però magari mettere un po' più di ordine non guasterebbe... su alcuni gruppi siete pressoché perfetti, ma su altri come in questo caso coi linkin park l'assegnazione dei voti ai loro lavori non corrisponde esattamente al "vero" ed è parecchio rivedibile secondo me... questo lo dico perchè anche se non li ho più seguiti comunque qualcosa in giro ho letto e qualche brano dai vari album l'ho ascoltato, facendomi un'idea sul loro percorso... comunque la mia non vuole essere affatto una polemica, sapete che oramai vi seguo da un po' e vi stimo molto per il vostro lavoro, ma era solo un mio punto di vista che ci tenevo ad esprimere, tutto qua... |
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3
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Album meraviglioso non vedo l'ora di poterlo ascoltare e sarà nelle mie mani prima o poi!!! Con quelle canzoni dolci, dure, e molto sanguinose, e per anche la copertina io la adoro troppo!!!!!!!! |
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2
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L'Album sa e non sa dare allo stesso tempo, devo dire che gli ultimi due lavori sono fuffa, rispetto a questo, anche se sono lontani dal loro successo, posso dire che mi hanno accontentato a metà, 73 |
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1
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Un buon album. "A Line In The Sand" è probabilmente la canzone più tecnica ed elaborata che abbiano mai composto.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Keys to the Kingdom 2. All for Nothing 3. Guilty All the Same 4. The Summoning 5. War 6. Wastelands 7. Until It’s Gone 8. Rebellion 9. Mark the Graves 10. Drawbar 11. Final Masquerade 12. A Line in the Sand
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Line Up
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Chester Bennington (Voce) Mike Shinoda (Voce rap, Chitarra ritmica, Tastiera, Pianoforte) Brad Delson (Chitarra solista, Cori) Joe Hahn (Campionatore, Programmazione, Cori) Phoenix (Basso, Cori) Rob Bourdon (Batteria, Percussioni, Cori)
Musicisti Ospiti: Page Hamilton (Voce e Chitarra nella traccia 2) Rakim (Voce rap nella traccia 3) Daron Malakian (Chitarra nella traccia 8) Tom Morello (Chitarra nella traccia 10)
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