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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Agnostic Front - The American Dream Died
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( 2881 letture )
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Tremate, le leggende son tornate: potrebbe esser questo un ipotetico e poetico (più o meno) slogan italiano di presentazione dell’undicesima fatica in studio degli Agnostic Front. Attivi da ben trentacinque anni, Roger Miret e soci sono stati e sono tuttora fra i principali esponenti dell’hardcore punk newyorkese, nonché fra i pionieri del crossover metal/punk, che alla loro epoca sembrava semplicemente impensabile. La loro ragguardevole età di servizio, tuttavia, non li ha resi certamente meno arrabbiati o disposti a scendere a compromessi: in questo nuovo album, intitolato eloquentemente The American Dream Died, si scagliano con rabbia furibonda contro la fine del sogno americano, la decadenza degli ideali democratici del loro paese, le sciagurate politiche sociali dell’amministrazione Obama e la violenza delle forze dell’ordine. Insomma, ne hanno per tutti, come da loro tradizione.
Rispetto al penultimo My Life My Way, uscito nel 2011, si può tranquillamente affermare che The American Dream Died sia ancor più privo di compromessi e spinga con forza sul pedale dell’hardcore, trasmutando la rabbia in rapide sfuriate che, se non sempre velocissime, sono estremamente dirette e lasciano poco tempo per respirare. Ulteriore segnale della ruvidità dell’album è il fatto che, a parte alcune eccezioni, quasi nessuna canzone supera i due minuti di durata e molte, addirittura, non arrivano neppure a toccare quota sessanta secondi. Tuttavia, la domande cui tutti vorreste una risposta è la seguente: questa furia e questa velocità danno poi anche effettivamente luogo a canzoni valide? L’agognata è risposta è…nì. Indubbiamente i nostri amici non più giovani ma ancora arrabbiati non hanno dimenticato come scrivere pezzi capaci di far scuotere la testa: la title-track, ad esempio, colpisce duro, al pari della mozzafiato Enough is Enough, della feroce Police Violence, della valida Test of Time e di Just Like Yesterday, più lenta ed ariosa ma discretamente efficace. Al tempo stesso, però, qui e là le mazzate dei nostri non convincono fino in fondo, a causa di un po’ di staticità di fondo e, duole dirlo, di una voce di Roger Miret ormai ai minimi termini. Non che il nostro sia mai stato un portento al microfono, con la sua ugola sguaiata e così deliziosamente punk, ma in alcuni punti dell’album ci si scopre davvero a disagio nell’ascoltarlo cantare. I suoi compagni di avventure, in compenso, si rivelano affidabili e precisi come sempre: Mike Gallo puntella a dovere i brani con il suo basso corposo, mentre ottima impressione desta il neo-chitarrista Craig Silverman, affiancato dal consueto Vinnie Stigma. La loro prestazione, inoltre, è efficacemente valorizzata dalla produzione di mamma Nuclear Blast, che ha ormai da alcuni anni preso gli Agnostic Front sotto la propria ala protettrice: i suoni sono corposi e discretamente calibrati, la sezione ritmica non viene soffocata dalle chitarre ed anzi le esalta.
Per sintetizzare, la forma è pressoché perfetta: produzione buona, ampie possibilità di veicolazione del messaggio, testi un po’ stereotipati ma comunque ricchi di contenuti (a prescindere dal fatto che si concordi con essi o meno), musicisti in forma…la sostanza, sfortunatamente, non è sempre altrettanto valida. Al di là dei già citati problemi del buon Roger, che a tratti sembra un Fred Durst ubriaco e raffreddato, abbiamo visto come i brani non sempre colpiscano nel segno, non caratterizzandosi per particolari acuti. Ciò nonostante, l’album è complessivamente godibile e con qualche traccia più che discreta, che farà la sua degna figura dal vivo, dimensione congeniale dei nostri immarcescibili amici. Insomma, se il sogno americano è morto, possiamo tranquillamente affermare che gli Agnostic Front sono ancora vivi e con molta voglia di prendere a calci qualcuno; per concludere, The American Dream Died non è quella gemma che qualcuno attendeva da loro, ma tutto sommato resta un lavoro sufficiente ed anche qualcosina di più.
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11
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Sì Colica, 1 split con gli Infront, gruppo che si definiva hardcore ma per me era troppo sul metalcore / crossover di fine anni '90, primi 2000, ci siamo capiti, almeno da quello che ho sentito io non mi erano piaciuti molto... |
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10
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allora ma gli anticop li conosco, sono attivi già dai primi anni 2000 e hanno esordito con uno split con un altro gruppo proprio nel 2000 o giù di li vero? fanno un hardcore bello robusto con anche influenze metal. lo chiedo perché li ricordo ma non troppo bene. |
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9
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Han fatto un album l anno scorso....ora ascolto, la voce va già meglio |
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@ Ioris, se l'hanno invitato si vede che a loro piaceva e ha fatto un po' di pubblicità ad un gruppo che penso conosciamo in 4 o 5, ahaha, per me sono validi. Ascoltali, magari il loro cantante ti piace... |
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7
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Ah quindi va a rovinare anche i dischi degl altri? |
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6
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La voce non va giù a tutti, comunque si distingue in mezzo a migliaia di altre tutte urlate uguali, per me questo è un dato molto positivo, ahah, qualche anno fa mi hanno passato un cd degli Anticops, gruppo hc tedesco, ad un ceto punto si sente una voce inconfondibile, era la sua, poi mi sono informato, era stato ospite su quel disco lì. |
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5
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Assolutamente fastidiosa la voce ho spento tutto prima della fine del discoil paragone con fred invece lo trovo piuttosto azzeccato |
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4
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Poi come dice CESARIONE, questo è un disco di hc, va preso così, ci sono anche parti che definirei Street, non le mie preferite, coi cori ma va bene lo stesso, per me comunque il 65 ci sta bene, visto che il voto mi piace darlo, non sempre però oggi mi va di darlo, ahaha, vada per un 67... |
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3
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Sono d'accordo un po' su tutto col recensore, anche col voto. Un solo appunto. Non capisco l'ottima impressione che hai avuto col nuovo chitarrista, non ci sono parti soliste, meglio per me se chiamavano Matt Henderson, che credo ogni tanto suoni ancora con loro, almeno potevano fargli registrare un po' di assoli, eheh. Capisco che il capo sia Miret, il vice Stigma, però in questo disco, 2 chitarristi sono inutili, ne bastava benissimo 1 .... |
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2
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Agnostic Front ... inutile cercare difetti nella voce o nelle varietà compositive. E' "solo" puro NYHC e basta, senza se e senza ma. infine, l'accostamento a Fred Durst è davvero fuori luogo, offensivo e davvero inutile. |
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1
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ma si solitamente non è che commento il voto ma lo trovo giusto, io l'ho sentito un attimo velocemente tempo fa, lo dovrò risentire bene e magari lo comprerò pure e l'avevo trovato più vario ed esploratore nelle loro sfaccettature, ma comunque un disco onesto e senza chissà che picchi particolari. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. The American Dream Died 3. Police Violence 4. Only In America 5. Test Of Time 6. We Walk The Line 7. Never Walk Alone 8. Enough Is Enough 9. I Can’t Relate 10. Old New York 11. Social Justice 12. Reasonable Doubt 13. No War Fuck You 14. Attack! 15. A Wise Man 16. Just Like Yesterday
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Line Up
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Roger Miret (Voce) Vinnie Stigma (Chitarra) Craig Silverman (Chitarra) Mike Gallo (Basso) Pokey Mo (Batteria)
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