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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Graveyard - Innocence & Decadence
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03/02/2016
( 2949 letture )
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Involuzione. Questa la parola fondamentale per inquadrare al meglio il quarto lavoro degli svedesi Graveyard, band alfiere del revival rock settantiano che caratterizza moltissime uscite discografiche degli ultimi anni. Impostisi all'attenzione del pubblico internazionale con il debutto omonimo, nel lontano 2007, ed ancor di più con l'ottimo (a giudizio di chi scrive, il loro miglior disco) Hisingen Blues del 2011, il trio di Göteborg è ormai una tacita garanzia - almeno fino ad oggi - quando si tratta di tirar fuori musica di classe e sudore. Involuzione, dicevamo.
È già con la prima traccia, Magnetic Shunk, che si percepisce un qualcosa di sbagliato. Sì, i riff ci sono, Joakim Nilsson sfodera come sempre una prova convincente dietro al microfono, ma è l'impatto generale a non incidere, complice sicuramente la produzione eccessivamente levigata ed iper-laccata ad opera della solita, colpevolissima, Nuclear Blast. Non si contano infatti le realtà musicali distrutte da una label dedita ad un'omologazione sonora e d'immagine a dir poco spaventosa, certamente non adatta a gruppi con un'attitudine lo-fi tipicamente "da cantina" come i (furono) Graveyard. Sfortunatamente, si sa, il dio denaro attira tutti indiscriminatamente. Addentrandoci nella tracklist, incontriamo prima il singolo The Apple & The Tree -stanco e prevedibile up tempo con un piglio decisamente commerciale (costante, questa, di tutto l'album)- , poi Exit 97, prima ballad in ordine d'apparizione, abbastanza banale, ma sicuramente efficace nel poderoso ritornello a più voci e infine Nevers Theirs To Sell, abbozzato tentativo mal riuscito, immerso in influenze molteplici: una su tutte, il leggendario carrozzone sbilenco e drogato che risponde al nome degli Stooges. Non è con la batteria nervosa di Can't Walk Out né con il blast-beat a metà (sicuramente fuori luogo e messo più che altro per dare qualcosa di cui scrivere a noi della critica, ne sono quasi convinto!) di From A Hole In The Wall che questo disco vi catturerà, né tantomeno con i cori soul della già sentita Too Much Is Not Enough -altro singolo del platter- o con il riff fuzz di Hard-Headed, brano completamente fuori fuoco e dalla natura nemmeno troppo nascosta di filler a fine percorso, si manifesterà la voglia di premere nuovamente play. La band nordica sceglie di affidarsi al già sentito, eventualità tanto pericolosa quanto poco remota in un genere di derivazione assoluta come questo, riciclando non solo riff e atmosfere degli anni d'oro dell'hard rock, ma addirittura scopiazzando deliberatamente dalla propria produzione più o meno recente. È innegabile purtroppo il passo falso compiuto con questo Innocence & Decadence, figlio di una smodata voglia di dare in pasto al pubblico un miscuglio eterogeneo di brani votati al vuoto dell'anima ed al pressapochismo in sede di composizione. Unico motivo d'interesse, a dimostrazione di come il combo svedese sappia tirar fuori dal cilindro i dovuti gioielli, risiede nel prezioso racconto in musica di Stay For A Song: gemma conclusiva dotata di un'intensità davvero eccezionale sia nel testo che negli arrangiamenti, tanto essenziali quanto efficaci. Troppo poco, comunque, per fare scintille nella sempre più satura scena odierna, ricca di gruppi magari sconosciuti alla massa ma indubbiamente meritevoli più di tanti nomi blasonati eccessivamente "appesantiti" da banconote verdi e tour europei. Alla prossima, cari Graveyard: fan di vecchia data ed amanti della musica vera e vissuta vi aspettano al varco... non deludeteci.
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8
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Amo le sonorita' vintage dei 70...ma personalmente loro non mi hanno mai detto nulla. Qualcosina di buono nel secondo...ma dopo proprio no. |
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7
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non sono un fan ma sempre ascoltato con piacere i precenti lavori. Concerto appieno con le motivazioni che hanno portato al giudizio, io avrei messo giusto un 65 per ribadire comunque una sufficienza piena. |
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6
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È già stato recensito Metal Shock, cerca pure nel database  |
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5
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Vero è fico quel disco. Anche l'ultimo dei Deadbeats.. |
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4
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@Miltonkeef: non e` che recensisci l`ultimo album di Jess and the ancient ones? Cosa ne pensi? Io lo reputo fantastico |
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3
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@Vultumma: mi rendo conto che il tutto suoni sicuramente severo ma, giuro, non ho potuto fare altrimenti. Il disco l'ho ascoltato più e più volte, cercando quella scintilla che spesso arriva dopo un po' di fatica... nulla. @Metal Shock: ti assicuro che, per quanto riguarda il mio modo di intendere la musica, la Nuclear è il Male sceso in Terra! E, per quanto possa sembrare crudele, i Graveyard non sono più considerabili "un'amabile retro-rock band con voglia di spaccare il mondo", ormai! |
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2
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Forse giudizio un po' severo nel complesso e produzione comunque in linea con la proposta del gruppo, ma anche io ho avvertito la stessa immediata sensazione di stanchezza e mancanza di coraggio. Poi ascoltando e riascoltando cresce e forse avrei dato un giudizio più sereno, ma in effetti mi trovo a condividere l'assunto di base. Già Lights Out era un passo indietro e in termini di prospettive non lasciava intendere gran voglia di andare avanti e questo disco non fa che confermarlo. Si sono adagiati troppo. Mi spiace perché potenzialmente sono il miglior gruppo retro rock e si sente comunque... ma stavolta è davvero una mezza delusione. |
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1
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Non sono un granche` della stessa opinione del recensore. A parte che oramai criticare la Nuclear Blast e` diventato lo sport preferito da molti, e stiamo parlando dell`etichetta metal piu` importante al mondo e meno male che c`e`, il disco non mi sembra quel disastro sopra recensito. Forse non e` il loro migliore, ma quando ho ascoltato The apple & the tree mi e` sembrato tornare indietro agli anni 70` se non 60`, ed in generale grazie alla straordinaria voce di Joakim nel complesso l`album si rivela piu` che buono (anche la stampa estera ha dato voti migliori). Naturalmente questa e` la mia opinione, senza voler discutere il recensore che fa` il suo lavoro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Magnetic Shunk 2. The Apple & The Tree 3. Exit 97 4. Never Theirs To Sell 5. Can't Walk To Out 6. Too Much Is Not Enough 7. From a Hole In the Wall 8. Cause & Defect 9. Hard-Headed 10. Far Too Close 11. Stay For a Song
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Line Up
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Joakim Nilsson (Voce, Chitarra) Jonatan Larocca-Ramm (Chitarra, Cori) Truls Mörck (Basso, Cori) Axel Sjöberg (Batteria)
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