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Anathema - The Silent Enigma
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06/02/2016
( 8426 letture )
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Vi sono album che condividono la nostra grammatica interiore, che comprendiamo interamente e con immediatezza perché la loro sintassi ci è consustanziale e il vocabolario madrelingua. E’ esattamente ciò che è accaduto tra me e questo The Silent Enigma, capolavoro assoluto dei britannici Anathema, che mi accingo a recensire alla distanza di ventun anni dalla sua pubblicazione. Una posizione privilegiata che mi permette di valutare l’opera anche in una prospettiva più ampia, diacronica. Tuttavia, se è vero che gli Anathema (assieme ai compatrioti My Dying Bride e Paradise Lost), hanno forgiato proprio in quella manciata di anni il gothic doom metal, conferendogli quei tratti originali che diverranno canonici e facendolo ad un livello qualitativo così elevato che in seguito difficilmente verrà eguagliato, è altrettanto innegabile che la bellezza smisurata di The Silent Enigma resta immutata nel trascorrere del tempo ed in esso si cristallizza. Creatura senza età, esso attraversa con il suo sferzare implacabile l’animo dell’ascoltatore di ieri come di oggi, che ne resta avvinto e trafitto. The Silent Enigma è un album che necessita di un’assimilazione lenta, invero l’unica capace di rendere onore allo spessore emotivo, alla densità sonora che lo sostanzia. In esso è già possibile cogliere una prima evoluzione del linguaggio musicale della band: su un plumbeo gothic doom vanno ad innestarsi fraseggi progressive e passaggi lisergici, spesso strumentali, preludio di quella sperimentazione più marcata di atmosfere e suoni pinkfloydiani di matrice Seventies che i nostri condurranno per un periodo, continuando poi ad evolversi fino ad allontanarsi definitivamente dal sound delle origini. Ci si immerge così in un flusso sonoro che pur mantenendo l’andamento cupo, ossessivo del doom e la sua carica di disperante desolazione, presenta una notevole e raffinata varietà di soluzioni formali, che ne diversificano grandemente i paesaggi emotivi e lo avvicinano anche alle suggestioni del gothic metal senza che si esaurisca in esse. La complessità del songwriting è sempre mirata, un arco teso ad esprimere l’essenziale, vale a dire il senso di un’ineludibile caduta negli abissi del più irredimibile dolore esistenziale. Nessun orpello barocco, nessun artificio fine a sé stesso, solo il potente estro creativo che accomuna i fratelli Canavagh, entrambi alle versatili, sublimi chitarre, con uno dei due, Vincent, che sostituisce anche l’appena fuoriuscito Darren J. White alle vocals, alternando efficacemente vari registri di cantato: da quello pulito al growl ad una sorta di scream molto personale fino ad un recitativo molto suggestivo. Essenziale il contributo di Duncan Patterson che sostiene i brani con l’ispirato pulsare del suo basso: non dimentichiamo che lunga sarà l’onda del suo estro creativo giacché, dopo aver abbandonato la band d’origine, fonderà una creatura musicale di crepuscolare bellezza che prenderà il nome di Antimatter. La batteria ha meno slanci creativi degli altri strumenti, ma il suo incedere rigoroso e mesto segna con maestria il ritmo di questa tormentosa discesa agli Inferi. La materia sonora, dicevamo, è proteiforme, ma sempre declina un unico tema, la disperazione, in innumerevoli maniere: si trascorre da momenti di rabbia caratterizzati da un impeto quasi death alla descrizione di paesaggi maestosi, imponenti nella loro desolazione; ci si sottomette all’alienante angoscia di certi passaggi che giungono ad aprirsi su intermezzi intimisti, rarefatti, finanche malinconici. Il 1995 è un anno di grandissima fioritura per il movimento gothic doom inglese: i Paradise Lost pubblicano l’immenso Draconian Times, i My Dying Bride il terrifico The Angel and the Dark River e naturalmente i nostri il loro “silente enigma”. Non sono una complottista, ma la materia di queste tre opere è troppo simile, pur con le ovvie declinazioni personali, per non far sorgere in me alcuni rilevanti interrogativi. Da dove si origina questa profondità scabra e disperante, quali congiunture storiche ed individuali hanno prodotto questa cognizione così complessa, acuta e decadente del dolore? È fuor di dubbio che gli Anathema, come pure le altre band menzionate, abbiano attinto per la loro ispirazione dalla tradizione romantica inglese e da quella atra e feroce del teatro elisabettiano, di Marlowe ancor prima che di Shakespeare. Ma a questi rimandi letterari deve aver corrisposto anche una propensione personale, un’intima fedeltà alle più oscure e dissonanti lande dell’animo umano, nonché la presenza di un coevo clima storico che ha enfatizzato questa naturale tendenza. Una prodigiosa combinazione di concause ha generato un’opera di somma importanza per la storia non solo del metal ma della musica contemporanea in generale, capace di esprimere con furente assolutezza l’estremo grido dell’uomo di fronte al suo destino di dolore e di morte.
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@antonio nient\'altro da aggiungere |
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Il batterista l unico neo. è davvero pessimo |
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Un capolavoro di arte decadente. Cupo, malinconico, disperato e raffinato come pochi. La voce di Cavanagh rende questo disco poetico e lacerante. Una poesia crepuscolare e oscura. Album Nobile. |
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Il secondo capolavoro degli Anathema, per me un gradino sotto al primo...ma solo per una questione di preferenze di generi musicali, in quanto questo si orienta verso un doom più gotico (al contrario del primo, che era prettamente doom/death). A livello di atmosfere e mood complessivo si equivalgono però... canzoni come \"Restless Oblivion\", \"Shroud Of Frost\", la title track, \"Sunset Of Age\", \"A Dying Wish\", insomma un album pregno di atmosfere così epicamente malinconiche e crepuscolari! Gioiello assoluto!
Le sperimentazioni degli album successivi non mi hanno mai interessato granchè (pur rispettandoli sempre molto comunque). |
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Si come immaginavo è bastato un' ulteriore ascolto per cambiare il mio giudizio che è comunque alto.
Poi alle opere d' arte che giudizio dareste voi??? |
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Mi scuso per il quadruplo post...non so proprio come sia successo! |
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Bellissimo album...gli ultimi due lavori invece propio non riesco a farmeli piacere. In generale la loro sterzata verso lidi troppo soft non mi ha mai convinto! Con questo, Crestfallen, Serenades si toccano picchi altissimi! |
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Bellissimo album...gli ultimi due lavori invece propio non riesco a farmeli piacere. In generale la loro sterzata verso lidi troppo soft non mi ha mai convinto! Con questo, Crestfallen, Serenades si toccano picchi altissimi! |
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Bellissimo album...gli ultimi due lavori invece propio non riesco a farmeli piacere. In generale la loro sterzata verso lidi troppo soft non mi ha mai convinto! Con questo, Crestfallen, Serenades si toccano picchi altissimi! |
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Bellissimo album...gli ultimi due lavori invece propio non riesco a farmeli piacere. In generale la loro sterzata verso lidi troppo soft non mi ha mai convinto! Con questo, Crestfallen, Serenades si toccano picchi altissimi! |
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Che dire, non riesco a finire una traccia che devo passare alla successiva,
non so cosa c' è che non va ma vi assicuro che Serenades e Eternity invece me li gusto che è un piacere.
Lo trovo un pò noioso e pesante questo ma magari con gli ascolti le cose cambieranno, spero anche perchè di emozioni questi ne danno parecchie!!!!! |
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Nella loro fase "pesante" è sicuramente il lavoro migliore, da 100/100 con lode. Su tutte Restless Oblivion, A Dying Wish e Sunset Of Age (da pelle d' oca). |
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Non è proprio il mio genere ma devo ammettere che è impossibile rimanere indefferenti dinnanzi ad un album come questo..credo che sia davvero un capolavoro. |
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Recensirete mai Distant Satellites? |
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Potevate dare il 100 visto che con turn loose the swans è il miglior disco doom metal della storia.. |
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Capolavoro immenso comprato appena uscito, ho apprezzato molto anche Pentecoste 3. Shroud of frost la mia preferita, da pelle d'oca. Voto 95! |
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buon album, subito dopo hanno fatto cose migliori |
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un DISCO stratosferico con una copertina BELLISSIMA, poi la musica contenuta è semplicemente MAGNIFICA. VOTO: 95/100 capolavoro punto e basta!!!! |
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@And I Lust: se vuoi ti indico i paragrafi, ma se rileggi con calma sono certo che saprai individuarla da solo. |
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sentito tutto voto 9 . Gran Discone . |
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e la recensione del contenuto musicale dov'è? |
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ops non l'avevo visto . |
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sentito adesso su youtube , bello mi ricorda il gotico ottocentesco . |
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Uno dei veri capolavori partoriti dal doom inglese negli anni '90. Dopo TSE gli Anathema sono giustamente cambiati, ma mi piace constare come il seme di questa malinconia, se non proprio a questi livelli di disperazione, alberga in tutti i dischi della band, come vera matrice del song-writing dei Cavanagh, e, per correttezza, anche del transfuga Patterson, come dimostrato dagli Antimatter prima e dagli Alternative 4 poi... Semplicemente unici. |
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Un album che non so perchè, lego indissolubilmente al film Dracula di Bram Stoker del 1992. |
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La disperazione fatta musica. |
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Questo per me non è gothic non è doom non è niente...è Musica che viene dall'Anima. È pura Arte ed Emozione messa in note. È un Capolavoro trasversale di Musica in sé e per sè. Voto 95. |
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Estromesso colui che probabilmente frenava la genialità del gruppo, adesso gli Anathema sono nelle mani di Vincent, il quale si rivela anche un buon cantante. Con Paradise Lost e My Dying Bride con quest'album gli Anathema diventano i padroni incontrastati del gothic/doom di metà anni '90. Restless oblivion è un gioiello nero; in ...Alone Rebecca Wilson, già ospite in Serenades, incastona una melodia che fa rabbrividire; A dying wish e Black Orchid cristallizzano gli stilemi del genere. E il bello deve ancora venire. 85 |
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nulla e' lasciato al caso,dal titolo alla stupenda copertina del disco che richiamano le atmosfere dell'album...immenso periodo d'oro la meta' degli anni 90.... |
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Personalmente in questo disco di gothic, a parte la traccia n.3, non ci trovo nulla.. c'è molta atmosfera.. ha più senso parlare di atmospheric doom metal, secondo me. |
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Disco a cui sono legato emotivamente, A Dying Wish in particolare è l'apoteosi. |
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Perchè il gotico non è romantico?! |
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@Vitadathrasher, questo è un sound pienamente romantico, di gotico in questo disco non c'è nulla. |
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Il mio preferito della band, un capolavoro di quelli veri almeno per me. Preso appena uscito e preso anche la ristampa rimasterizzata. Una atmosfera magica e oscura, per quanto mi riguarda il loro capolavoro insieme ad A4...90 pieno. |
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Mammia mia che disco! Il mio preferito degli Anathema, a mio avviso il loro capolavoro. Dopo di questo hanno intrapreso una strada che a me non è mai piaciuta molto, troppo leggeri, pur riconoscendone la classe immensa. Ma qui, per me, si fermano gli Anathema |
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il mio preferito è eternity,poi diciamo che li ho sempre trovati troppo soporferi e leggeri |
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Proprio l'altro giorno mi chiedevo come mai mancasse la rece di questo capolavoro...non dico altro. Il mio preferito 90 tondo tondo |
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Per me che ascoltavo questi dischi alla loro uscita, ma ovviamente non solo per questo motivo, questo, Draconian Times, The Angel and the Dark River, Irreligious e Wildhoney hanno un sapore tutto tutto magico... Evviva! |
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album mitico. Forse oggi preferisco più i quattro dischi dopo, un pò più accessibili. Però questo è un vero capolavoro di gothic metal così come veniva inteso nella prima parte degli anni novanta. Voto 98 |
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4
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Il migliore della band. Uno dei pochi album che riesce ad esprimere in pieno, il concetto di sound gotico. |
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Menomale che poi si sono evoluti... Un genere che non digerisco. |
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Fantastico... a bleak garden to cry... when my inamorato dies... storia e leggenda! Evviva! |
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Un album magnifico, mi ha emozionato come pochi. Necessita di vari e attenti ascolti, ma alla fine ti rapisce totalmente. Il capolavoro Doom degli Anathema. |
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