|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
|
18/06/2016
( 3075 letture )
|
Chiunque ascolti heavy metal sa benissimo che gli anni a cavallo tra la fine dei ‘70 e l’inizio degli ‘80 sono uno dei periodi più importanti della storia di questo genere musicale, in quanto coincidono con la nascita della NWOBHM, ovvero quella corrente di metal nata in Inghilterra, della quale furono pionieri gruppi come Iron Maiden e Judas Priest, che riuscì nell’intento di portare una ventata di freschezza e novità ad un genere musicale in lento ma inesorabile declino. Com’è facile intuire, le ripercussioni di questo evento valicarono i confini inglesi, andando ad influenzare l’intera scena heavy metal mondiale. Fu così che negli altri Paesi nacquero man mano sempre più gruppi dediti ad un genere che ripesca gli elementi di questa nuova e rivoluzionaria corrente, per reinterpretarli alla propria maniera. Gli Helstar fanno proprio parte della risposta americana alla NWOBHM, ovvero un movimento di band dedite ad un heavy dal sound sporco e grezzo, ma non meno epico, muscolare e dinamico, che sarà noto come US power. La storia del gruppo inizia nel lontano1984, anno nel quale diedero alle stampe il loro esordio, intitolato Burning Star.
Fin dalle prime battute della opener e titletrack, Burning Star, il disco dimostra tutta la sua potenza: dalle chitarre gracchianti e rabbiose del duo Larry Barragan, Tom Rogers (fautori anche di stridenti e veloci assoli) fino alla voce di Bill Lionel (che tutti conosciamo col nome James Rivera, il cui timbro si rifà chiaramente alle gesta di Halford, Dickinson e compagnia bella) capace, con acuti graffianti, di raggiungere note molto alte, gli Helstar mettono in campo una massiccia dose di grinta. Ma è con la successiva Towards the Unknown che il combo texano sfodera tutta la propria anima marcatamente hard rock, con riff e melodie che paiono strizzare l’occhio a band come gli Scorpions, ed un assolo di tapping che trasuda epicità. La stessa ruvida epicità di cui sono pervasi i riff di Run With the Pack e Shadows of Iga, mentre i ritmi più cadenzati e le atmosfere più dure di Possession e Witch’s Eye denotano influenze heavy più classiche. La tracklist si conclude poi con Dracula’s Castle, brano introdotto da arpeggi di chitarra acustica, che esplora atmosfere più melodiche, per poi riesplodere nella classica potenza a cui la band ci ha abituato fino a questo punto. Per quanto forse si senta un po' la mancanza di uno o più veri e propri brani “killer” in grado di farsi ricordare, nel complesso la tracklist risulta molto valida, soprattutto per un disco d’esordio, e, nonostante una qualità audio buona ma con alcune sbavature (perdonabili in quanto bisogna comunque sempre tener conto anche dell’anno di pubblicazione del disco) riesce ad essere una più che discreta opera prima.
Burning Star è dunque un album dal sound particolare, che non è facile apprezzare se non si è amanti del genere. Una qualità audio accettabile ma non perfetta ed una scelta di sonorità più grezze e crude (dettagli riscontrabili anche nei lavori di altre band americane e non di quell’epoca), potrebbero rendere ostico l’ascolto a qualcuno, soprattutto oggi, nell’era in cui ogni suono è curato e perfetto. Nonostante ciò l’esordio del quintetto texano riesce comunque a trasmettere una grande potenza ed epicità. Gli amanti di questo stile troveranno sicuramente pane per i propri denti e potrebbero riscoprire in Burning Star una piccola perla dimenticata. Non aspettatevi però un disco ai livelli dei primi lavori degli Iron Maiden, ma nonostante ciò l’esordio degli Helstar riesce a farsi valere, meritandosi anche il ruolo di opera che pone le basi per quello che poi sarà il futuro della band.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
9
|
Ottimo debutto di una grande band, e pensare che all'epoca c'era chi si lamentava perché Burning Star non aveva la stessa potenza del demo. Prodotto da Carl Canedy dei Rods, rimane un classico che mescola gli Iron Maiden con l'heavy americano. La band si scioglie dopo questo LP, ma fortunatamente è di nuovo attiva dopo pochi mesi e daranno alle stampe un vero e proprio moloch come Nosferatu. Però anche qui ci sono già i prodromi, soprattutto in Run With The Pack, osannata sulle pagine di The Sentinel una fanzine di Terni e a fina annata, nella playlist, si trovava in vetta alle preferenze. Voto 80 |
|
|
|
|
|
|
8
|
Buon debut questo degli Helstar. Negli album successivi il loro sound evolverà assorbendo sempre un po’ di più elementi thrash e power, qui siamo ancora in territori puramente heavy (il richiamo alla nwobhm ci sta, specialmente alla sua fascia più darkeggiante). Parallelamente all’evoluzione stilistica ci sarà anche un crescendo qualitativo a livello di songwriting, almeno fino allo splendido Nosferatu. Burning Star sa ancora un po’ di acerbo, anche se due pezzoni come Run With The Pack e The Shadows of Iga rappresentano due fondamenta solidissime per ciò che faranno in seguito. Voto 77 |
|
|
|
|
|
|
7
|
La tua recensione e' un po' deludente se richiami in toward the unknown un elemento Scorpions che io davvero non ho trovato.Ho trovato invece tanto dark sound alla Black sabbath ed altri. Gli assoli sono molto potenti e sporchi ed io ci ho trovato come ritmica molto i Britannici Demon.
Ciao |
|
|
|
|
|
|
6
|
Shadows of iga vale il prezzo del disco. Assoli da infarto. |
|
|
|
|
|
|
5
|
Gran bella band made in U.S.A, bene gli inizi di questo gruppo con questo bel lavoro, ma preferisco Distant Thunder e l'intrigante Nosferatu come sonorità del periodo iniziale,Remmants of War non l'ho mai ascoltato invece, prima o poi mi deciderò a farlo, e ovviamente il periodo delle gran mazzate power heavy thrash, album come The King of Hell, Glory of Chaos e The Wiked Nest, le critiche mi pare le fecero soprattutto al cantante per l'uso di modulare male gli acuti e di farli in modo sgraziato e con tempistiche sbagliate, ma a me questo gruppo mi va bene, ugola da istinto animale di Rivera inclusa, è vero comunque il Discorso NWOBHM, ad es. su Leather e Lust si sente l'influenza dei primi Maiden e di DiAnno, poi mi piace la 2, con un bridge e ritornello veramente azzeccati e appassionanti, mi piace la titletrack con la sua sventagòliata di riff, mi attira molto anche la bellissima traccia 4 con quel intro di tastiera effetto carillon, dove poi il brano assume una sorta di oscurità romantica ma potente, incisiva e ottimamente sostenuta dalla modulazione canora del cantante con ottimi acuti, e ottimi i spiccanti riff heavy di chitarra, e in toto l'ottimo lavoro di chitarre di Barragan e Rogers, forse la produzione poteva essere strutturata meglio però, a mio modesto parere una banda valutatativa oscillante tra 75-78 ci può stare, ottima band davvero. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Album Us Metal di spessore. Voto troppo basso Band importantissima e sottovalutatissima Non sento similitudini con gli Scorpions (?!?!) |
|
|
|
|
|
|
3
|
forse forse solo per questo disco si può tirare in ballo la NWOBHM, i dischi dopo metteranno in chiaro le cose (nel senso che la band si sposerà maggiormente verso un power americano ai limiti col thrash). il paragone coi Maiden nella rece risulta un poco forzato (e inopportuno). album cmq da 80 pieno |
|
|
|
|
|
|
2
|
@InvictuSteele : mi sono andato a rileggere una vecchia recensione e praticamente era sulla falsa riga di questa di metallized. All' epoca non avendo modo di ascoltare i dischi (internet non esisteva) ho perso i primi loro dischi. Li ho recuperati mooooolti anni dopo, quando mi resi conto che era power thrash, se mi lasci passare il termine. Comunque album che merita, imho. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Gloriosa band di speed metal, questo debuto è una bomba, troppo basso il voto, per me da 80, e i dischi che seguiranno saranno ancora meglio. Helstar magnifici e con un James Rivera incredibile, peccato siano molto molto sottovalutati. I paragoni con la scena inglese, la nwobhm, e con i Maiden i Priest sono davvero poco azzeccati, qui parliamo di speed/thrash... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Burning Star 2. Toward the Unknown 3. Witch’s Eye 4. Run With the Pack 5. Leather and Lust 6. Possession 7. The Shadow of Iga 8. Dracula’s Castle
|
|
Line Up
|
Bill Lionel (Voce) Larry Barragan (Chitarra) Tom Rogers (Chitarra) Paul Medina (Basso) Hector Pavon (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|