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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Helstar - Remnants of War
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10/09/2016
( 2230 letture )
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Nel 1986 l’heavy metal aveva già vissuto molti dei suoi momenti più esaltanti, ma per qualcuno il meglio doveva ancora arrivare. La Storia era stata scritta solo in parte. Il capitolo principale quell’anno l’avrebbero costituito i gruppi provenienti dagli Stati Uniti: sul versante thrash i Metallica, i Megadeth e gli Slayer pubblicarono tre album che sarebbero presto divenuti dei masterpiece, ovvero Master of Puppets, Peace Sells... But Who’s Buying? e Reign in Blood, mentre su quello heavy ci pensarono i Manilla Road con The Deluge e i Crimson Glory col loro debutto omonimo. Un gradino più in basso, sfavoriti anche dalla concorrenza spietata, c’erano gli Helstar, band che aveva esordito due anni prima con quella scheggia folgorante intitolata Burning Star, pubblicato per conto della neonata etichetta indipendente Combat Records. Il secondo album del gruppo originario del Texas, Remnants of War, uscito anch’esso per la Combat, proseguiva imperterrito lungo la strada tracciata dal disco d’esordio. Ma in due anni sono molte le cose che possono succedere, le situazioni che possono cambiare. Furono infatti i soli James Rivera e Larry Barragan a mantenere il loro posto, mentre gli altri membri della formazione originaria vennero rimpiazzati da Rob Trevino, Jerry Abarca e Rene Luna. Il nome Helstar ne uscì in ogni caso vincitore: Remnants of War non segnò in alcun modo un passo indietro, ma anzi riconfermò le enormi potenzialità dell’act texano.
La breve intro tastieristica Unidos por Tristeza apre le danze per la prima e più esemplare raffica metallica dell’album: la titletrack Remnants of War, uno dei brani più caratteristici dell’inizio di carriera degli Helstar, reso intramontabile dalla prestazione di un James Rivera nel pieno della propria forma. I brani seguenti, se presi singolarmente, non sono probabilmente in grado di reggere il confronto con certe grandi hit heavy metal dell’epoca, ma ascoltati uno dopo l’altro formano un muro sonoro talmente compatto e inscalfibile da rappresentare un’importante chiave di volta per la scena statunitense degli anni Ottanta. I meriti degli Helstar, band sempre un po’ bistrattata, col senno di poi vanno inevitabilmente rivalutati, ed è questo un concetto fondamentale per comprendere l’importanza che un album come Remnants of War riveste ancora oggi. James Rivera, l’abbiamo ribadito più volte, è una delle colonne portanti di questa formazione, oggi come allora; dotato di un timbro notevole e riconoscibile -anche se non certo tecnicamente ineccepibile- capace di esprimere alla perfezione le intenzioni di un gruppo che a livello strumentale può sempre contare sulle ottime doti tecniche di Larry Barragan. Ma la line-up di questo disco non faceva affidamento sui soli Barragan e Rivera per dar vita a brani memorabili, potendo infatti contare nella sua totalità di un livello qualitativo assai elevato, espresso nei fatti in ritmiche molto varie e diversificate ed un comparto riff altrettanto vasto. Le ottime Evil Reign e Suicidal Nightmare, ma anche l’esplosiva Face the Wicked One, per non parlare della grandiosa Angel of Death (che curiosamente è “coetanea” dell’omonima e ben più conosciuta canzone degli Slayer e addirittura ne precede l’uscita di un paio di mesi) ne sono dei perfetti esempi.
Line-up più unica che rara quella di Remnants of War, poiché già dal successivo studio album non sarà più presente il batterista Rene Luna (sostituito da Frank Ferreira), così come Rob Trevino verrà rimpiazzato da André Corbin. Il ruolo di produttore, per garantire una qualità audio di un certo livello, almeno per l’epoca, fu affidato a Randy Burns (il quale lo stesso anno mise le mani su dischi del calibro di Darkness Descends dei Dark Angel e del già citato Peace Sells... But Who’s Buying? dei Megadeth, tanto per intenderci). Remnants of War è un album figlio del suo tempo, ma ancora oggi riesce a conquistare i nostri favori e ad allietarci in maniera sincera e vivace ad ogni nuovo ascolto. Agli Helstar va quindi il merito di aver realizzato un disco capace di sfondare la barriera del tempo e di aver saputo comporre un album di questo calibro in un periodo, la metà degli anni Ottanta, in cui per diventare grandi davvero e guadagnare consensi e rispetto da parte del pubblico bisognava compiere molti più sforzi di quanti non sarebbero normalmente stati necessari. Ma la storia alla fine ha dato loro ragione, e chissà che il trentesimo compleanno di Remnants of War non possa portare loro quella fortuna sempre rincorsa ma mai completamente raggiunta.
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11
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Alle mie orecchie la voce risulta fastidiosa, come nel caso degli Agenti Steel. Meglio il precedente |
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10
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Anche secondo me l'apice gli Helstar lo raggiungeranno con i due album successivi. Remnants of War comunque è un album importante per la band: qui già assistiamo in qualche pezzo a un processo di maturazione verso il sound (diciamo) definitivo della band, più duro e con qualche influenza più "thrashy". Con pezzi come Angel of Death, la title-track, Evil Reign o Face the Wicked One comunque quest'album un 80 lo merita tutto. |
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9
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Certo! Ad esempio i Queen, amati anche da tantissimi metallari, non li tollero molto...a volte mi vergogno a dirlo ahahah ma così è! A ognuno il suo! |
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8
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Anche questo è un capolavoro. James Rivera ha una voce spaventosa, magari è vero che ogni tanto caccia acuti a cazzo di cane ma fa parte del suo modo di cantare. Comunque @Lux il tuo ragionamento non fa una piega, alla fine sono gusti personali, se non riesci ad apprezzarli in pieno ci sta, anche io magari non apprezzo tante band osannate. |
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7
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James Rivera è uno dei punti forti della band. Comunque, i capolavori sono i due successivi A distant Thunder e Nosferatu. |
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6
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Ci sta InvictuSteele, alla fine sono gusti e se per te sono un gruppo eccellente ben venga, ne sono felice! Io ho provato innumerevoli volte da quando ascolto metal (1992) a "farmeli andar giù", ma niente, rientrano in quel novero di nomi che sento osannare da alcuni e non ne reperisco il motivo...il problema tante volte come ho detto sono le linee vocali assolutamente non efficaci di Rivera (per me ovviamente) |
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5
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Lux non sono proprio d'accordo, restano una band di serie B solo per popolarità e successo, ma questi signori rompono il culo alla maggior parte della band di serie A. Questo album, così come Nosferatu o A distant Thunder sono dei capolavori assoluti dello speed, roba che tante band di serie A si sognano di comporre. Tra l'altro, quando penso a una Angel of Death, penso al gioiello presente su questo disco e non alla omonima di serie A, semplicemente perché per me questa è ben superiore. |
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4
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Come ben spiegato nella bella recensione, band di discreti manovali del metallo, bravi mestieranti ma per forza di cose indietro di km rispetto ai giganti citati, con la voce di Rivera potente ma incapace di creare delle linee melodiche che risultino realmente efficaci...la rivalutazione ci sta, ma rimarranno sempre una buona band di serie b |
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3
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Disco simbolo dell' Heavy Metal americano. Voto 90. Destroyer è fuori classifica tanto è devastante. |
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2
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76 è poco, veramente. Questo è un disco della madonna, perciò metterei almeno dieci punti in più rispetto alla recensione. |
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1
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Uno dei tanti gruppi sottovalutati e la lista potrebbe non avere fine. Heavy metal incontaminato e di pregevole fattura, ma come già detto nella review la concorrenza nel 1986 era a livelli pazzeschi. Ricordo che comunque le review inerenti a questo disco non erano molto entusiasmanti. Invece come il tempo a potuto dimostrare questo remnats of war lo si può ascoltare ancora oggi sempre con immutato entusiasmo. E allora bene così. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Unidos por Tristeza 2. Remnants of War 3. Conquest 4. Evil Reign 5. Destroyer 6. Suicidal Nightmare 7. Dark Queen 8. Face the Wicked One 9. Angel of Death
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Line Up
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James Rivera (Voce) Larry Barragan (Chitarra) Rob Trevino (Chitarra) Jerry Abarca (Basso) Rene Luna (Batteria)
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RECENSIONI |
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