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Orange Goblin - Time Travelling Blues
15/07/2017
( 4341 letture )
Uniti sotto il nome di Our Haunted Kingdom, i cinque ragazzi inglesi del quale parleremo oggi, vogliono fare semplicemente del buon death/doom. Tuttavia, qualche anno di gavetta non del tutto soddisfacente, porta ad un cambio di stile decisamente netto. Reclutato Duncan Gibbs alle tastiere, la formazione cambia non solo musica, ma anche nome: un colore come tutti i loro idoli (Black Sabbath, Deep Purple, Pink Floyd, etc.) e una creatura in grado di rappresentare lo scenario dipinto da J.R.R. Tolkien, al quale il gruppo è tanto legato. Nascono così gli Orange Goblin, che debuttano nello stoner con Frequencies from Planet Ten nel lontano 1997, unico disco dove la formazione a sei ospiterà delle tastiere. La prematura dipartita di Duncan Gibbs tuttavia sarà uno snodo principale nello stile del gruppo. Dopo un primo lavoro che conserva ancora le influenze psichedeliche tanto care ai cugini americani Kyuss, quest'ultime vengono quasi completamente abbandonate a favore di fraseggi blues e venature decisamente più orientate all'heavy metal. Dopo un esordio già su ottimi livelli, da che era partito per fare death/doom, il gruppo si ritrova a scrivere nel 1998 una pietra miliare dello stoner. Time Travelling Blues è un disco tremendamente sincero, permeato di un’atmosfera a metà tra il mondo rude e hard rock dei biker e quello dei viaggi intergalattici al confine tra realtà ed illusione. Non c'è tempo per riflettere o stare male, poiché l'intero platter è una violenta e positiva scarica di adrenalina.

Sui tom della batteria di Chris Turner giriamo le chiavi della nostra moto e diamo le prime tre sgasate in maniera prepotente e fiera. Il basso e le chitarre si aggiungono con un sound graffiante e gonfio al tempo stesso e a neanche un paio di minuti dopo si capisce quanto Blue Snow sia destinato a diventare immediatamente un grande classico della band: il riff memorabile, l'andamento a mento alto del pezzo e la voce barbuta di Ben Ward sono gli ingredienti di uno dei capisaldi dello stoner. Le venature blues citate precedentemente si sentono immediatamente, sia nell'impostazione del brano, sia nell'assolo di chitarra che presenta tutti fraseggi pentatonici, tipici del genere.

A crimson ocean for you, baby
We're trippin' to the rainbow's end again
A star shaped cloud lined with blue, baby
We'll build a sky for the summer rain

'Cos when the dream is over
Blue snow will fall on you
'Cos when the dream is over
Blue snow will fall on you
(Blue Snow)


Tra visioni di paesaggi che miscelano la psichedelia alla realtà -dettate da chissà quali droghe- e voli alla velocità della luce, ci spostiamo rapidamente verso Solarisphere. La canzone ha un incedere più altalenante del brano precedente alternando frangenti più metal ad altri più soft. In generale tuttavia le tinte sono decisamente più oscure e meno spensierate rispetto a quelle precedenti. Proprio per il suo andamento scostante il pezzo risulta l'unico anello leggermente più debole di tutto il platter, anche per via dei suoi ingombranti vicini. La successiva Shine infatti riporta i livelli del platter altissimi, con un’introduzione di organo Hammond che richiama tanto gli stimatissimi -dal gruppo- Deep Purple. Una leggera chitarra effettata con un wah wah usato in maniera magistrale apre la pista al groove di Martyn Millard e Chris Turner. I tre musicisti sono in grado di portarci senza nessuna fatica in una dimensione onirica, delicata e trascendentale, arricchita poi dalla voce filtrata e lontana di Ben Ward. Il pezzo evolve continuamente, passando per una sezione centrale nel quale le chitarre distorte irrompono violentemente nel brano, per poi non lasciarlo più fino all'accelerata finale nel quale il ritornello di Shine ci fa muovere il collo a ritmi incessanti con un riff più riuscito dell'altro.

You want the druids to take you in their magic hands
And send your soul far beyond the walls of neverlands
And when we wake on the shores that bring the dawn of time
You know the light in your eyes, it will forever shine

Oh yeah, alright, shine on

I am the sun that will shine forever in your heart
I am the stars that will shine for you when we're apart
And when we wake on the shores that bring the dawn of time
You know the light in your eyes, it will forever shine

Oh yeah, alright, shine on everyone
(Shine)


Da tematiche di natura quasi fantasy passiamo ai grandi viaggi nel tempo di The Man Who Invented Time. Anche se sottile, il filo conduttore -onirico e delirante in certi momenti- di Time Travelling Blues si delinea sempre meglio: il viaggio inteso nella sua dimensione più psichedelica e folle, da quello reale, a quello nella nostra testa per lidi inesistenti, tra passato e futuro sul tanto amato Planet Ten.

On Planet Ten, there is a land of wonder
On Planet Ten, is where I cast my spell
And if there's still a million, billion light years in the sky
We will see but only time will tell

I am the Time Creating Man
In my Time Travelling Caravan
Synthetic miracle in hand
I am the Time Creating Man
(The Man Who Invented Time)


Dopo la prima metà della canzone i ritmi tendono a farsi ancora più veloci e sfrenati, tra il ritornello che entra subito in testa e gli assoli di chitarra accattivanti. Tutto il platter continua ad essere permeato di una fortissima ispirazione e continua a condurre la spinta musicale in continua ascesa. I ritmi martellanti continuano sul fischio che congiunge The Man Who Invented Time con Diesel. Il breve strumentale in questione è uno dei momenti più alti del disco, dove i riff che abbracciano un sottile confine tra metal e rock 'n' roll dipingono il quadro della nostra sfrenata corsa in moto. A metà strumentale il panorama rosso e roccioso si apre davanti ai nostri occhi, in maniera maestosa ed epica. Deceleriamo insieme alla musica in un andamento nettamente più blues, fra grandiosi assoli di chitarra per goderci quel momento. La ripartenza in mid-tempo di Snail Hook rimette in primo piano l'alternanza fra chitarre distorte e il basso di Martyn Millard che da solo potrebbe bastare per tirare su l'intero comparto musicale di una canzone. Torniamo sui lidi più vicini al metal di Solarisphere, soprattutto nel finale dopo il riff verso i tre minuti e quaranta, che -per inciso- è una pura gioia per le orecchie. Ci avviciniamo al finale, ma le sorprese non finiscono e il tiro del disco continua a non scendere mai.

Now the world is your possession
Can you walk me through the orbital remains
Planets drifting, slowly melting
Radiation burns the lunar sonic plains

Astro-palace, fourth dimension
Neutrons gathered in a cosmagnetic shell
He's Satan's scientific offspring
Nuclear Guru of interplanetary hell
(Nuclear Guru)


Sulle chitarre distorte, nella prima parte più spensierate e leggere, inizia il nostro viaggio su un pianeta immaginario fatto di energie elettromagnetiche e nucleari, passando per la meccanica quantistica e radiazioni in grado di bruciare la superficie lunare. Nuclear Guru è in continua evoluzione, tra rullate di batteria e l'alternarsi fra atmosfere più cupe e più leggere. La voce di Ben Ward continua ad adattarsi perfettamente al contesto, risultando sempre trascinante e tirata. Le chitarre in clean armate di wah wah e tremolo aprono Lunarville 7, Airlock 3, altro pezzo che risulta un autentico missile all'interno di questo platter. Dopo una breve intro passiamo subito alle chitarre distorte, abbandonando i mid-tempo a favore di un andamento decisamente più spedito dove stoner e rock 'n' roll si incontrano in un connubio a dir poco eccezionale. Non c'è neanche un attimo per stare fermi tra i continui cambi di tempo che rendono il pezzo una vera e propria perla. Andiamo lentamente verso la chiusura con la titletrack, brano completamente differente dal resto della proposta del disco. Il nostro viaggio è finito e siamo pronti ad abbandonare la terra, diretti verso il sole e verso l'ignoto.

Oh baby, my time has come
I'm gonna step aboard this ship today and head for the sun
Don't know what I'll see there
Don't know what I'll find
Baby, I'll be happy if I find a peace of mind

Time travel, it's been getting me down
I've been gone so long, I don't ever think I'm comin' down
I've seen tomorrow and I've seen yesterday
Will I see your face again, baby?
You know I just can't say, oh, no, no
(Time Travelling Blues)


Nelle prime strofe Time Travelling Blues è un brano a cavallo tra una nostalgica ballad southern rock e blues, dove le chitarre crunch della coppia O'Malley/Hoare e il pianoforte fanno da protagonisti, senza lasciare mai in secondo piano il basso. I ritmi vanno a crescere fino alla parte centrale, dove il brano decolla parzialmente, in attesa poi del gran finale. La conclusione è affidata ad un doppio crescendo, prima in clean e poi distorto, dove gli assoli di chitarra e i cori accompagnano Ben Ward negli ultimi momenti di viaggio verso il sole.

We own the sun, we own the sky
We own tomorrow and we wanna fly
(Time Travelling Blues)


La produzione tipica dello stoner emancipa i suoni grezzi e ruvidi delle chitarre, accompagnati da un basso gonfio e pulsante. Nel complesso il sound tuttavia è più stratificato ed elaborato di quello che sembra a primo ascolto, risultando molto ben amalgamato e non semplicemente sbilanciato verso le frequenze basse tipiche del genere. Non c'è mai l'impressione di sentire neanche l'ombra di un filler, a parte un leggero calo su Solarisphere, brano che rimane un filino sotto l'altissima media di tutto il disco. Per capire anche lo spirito d'approccio che permea il gruppo, possiamo aprire il booklet del disco, ricco di battute e riferimenti scherzosi. In alternativa possiamo semplicemente ascoltare la traccia nascosta sul finale del disco, circa 20 minuti dopo il finale dell'ultima traccia, nel quale il gruppo -in condizioni palesemente alterate- prova a comporre una canzone scoppiando a ridere ogni volta che la sequenza d'accordi non trova un'evoluzione. Time Travelling Blues è un disco che negli anni ha lasciato un segno incredibile su tutta la corrente, differenziandosi -grazie a quella venatura di spensieratezza blues- da molti dei suoi cugini. La cosa che più colpisce di questo platter, viste le caratteristiche citate, è che risulta tremendamente additivo: riff eccezionali, nessun passaggio stucchevole, atmosfere che non appesantiscono mai l'ascolto e un perenne senso d'euforia.

E pensare che gli Orange Goblin volevano fare semplicemente del buon death/doom... e invece si sono ritrovati a scrivere una pietra miliare dello stoner e ad essere uno dei gruppi fondamentali del genere.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
90.4 su 5 voti [ VOTA]
Ben
Martedì 24 Settembre 2024, 17.14.15
11
Che ricordi...visti nel tour con Cathedral, era il 1999
TheSkullBeneathTheSkin
Martedì 18 Luglio 2017, 16.38.54
10
Voto 90, questo è l'album degli Orange Goblin che mi piace di più... conosciuti grazie a www.stonerrock.com e radiokansas K666... bei tempi!
Tatore
Lunedì 17 Luglio 2017, 15.13.51
9
Grandissima band...la mia preferita del genere stoner.
Giaxomo
Lunedì 17 Luglio 2017, 12.55.09
8
Stamattina me lo stavo riascoltando insieme a Superjudge dei MM. E niente, rimango fermamente convinto che per qualità i 90's siano stellari tanto quanto i 70's. Gli Orange Goblin sono la quintessenza della stoner, fino a Coup de Grace solo capolavori, ottimo pure Eulogy for the Damned. A questo do un 90, al primo qualche punto in più.
duke
Domenica 16 Luglio 2017, 21.11.01
7
ottimo cd......diretto e tosto!
jeffwaters
Domenica 16 Luglio 2017, 19.33.51
6
Band
jeffwaters
Domenica 16 Luglio 2017, 19.33.23
5
Grandissima banda
galilee
Sabato 15 Luglio 2017, 15.37.12
4
Super band un pò sottovalutata. Il disco in questione è eccelso, meno blues del primo, meno ossessivo e Stoner del successivo the Big black. Il giusto compromesso.
InvictuSteele
Sabato 15 Luglio 2017, 14.50.35
3
Ottimo album, anche se il primo Frequencies from planet ten (il migliore della band) e il seguente (the big black) lo stracciano. Comunque, time travelling blues è diventato un piccolo cult dello stoner. VOTO 80
Undercover
Sabato 15 Luglio 2017, 12.16.40
2
Non credo ci sia bisogno neanche di commentarlo: stupendo.
Alex Cavani
Sabato 15 Luglio 2017, 10.02.08
1
Il loro disco piu bello, insieme all'ultimissimo. Ma qui c'è un mio pezzettino di cuore. Voto giusto.
INFORMAZIONI
1998
Rise Above
Stoner
Tracklist
1. Blue Snow
2. Solarisphere
3. Shine
4. The Man Who Invented Time
5. Diesel
6. Snail Hook
7. Nuclear Guru
8. Lunarville 7, Airlock 3
9. Time Travelling Blues
Line Up
Ben Ward (Voce)
Pete O'Malley (Chitarra)
Joe Hoare (Chitarra)
Martyn Millard (Basso)
Chris Turner (Batteria)
 
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