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17/10/24
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SLAUGHTER CLUB, VIA ANGELO TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)
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Orange Goblin - Science, Not Fiction
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20/09/2024
( 949 letture )
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Copertina spettacolare per l’atteso ritorno dei veterani inglesi della scena stoner, gli Orange Goblin, alla presa con il loro decimo album. Un’attesa durata sei anni e che ci narra di una maggior difficoltà del gruppo di tornare in studio, rispetto ai primi periodi della loro carriera, con soli quattro album usciti dal 2008 a oggi. In effetti, a compensare la numerosità, ci ha pensato la qualità, dato che la band ha saputo piazzare sempre la propria zampata, continuando ad acquisire simpatia e credito nell’ambito stoner, fino a ergersi tra le più importanti realtà del genere, pur senza aver mai rilasciato un vero e proprio “capolavoro”. Solidità e coerenza sono sempre state le loro caratteristiche primarie, come la scelta di rivestire sempre un ruolo piuttosto aggressivo, sia come velocità che come ruvidità dei brani, sempre condotti dal vocione di Ben Ward. In effetti, a distanza di sei anni qualcosa di nuovo ci si può sempre attendere, ma Science, Not Fiction non sceglie questa strada, confermando invece le caratteristiche degli Orange Goblin e aggiungendo qualche nuovo brano alla già copiosa setlist dei concerti, da sempre punto di forza del gruppo.
Sgombrando quindi il campo da eventuali evoluzioni o improvvisi colpi di testa o crolli di ispirazione, i Goblin sfoggiano ormai da qualche anno un nuovo bassista, Harry Armstrong, e il suo contributo risulta ormai ampiamente amalgamato nella musica della band, emergendo nel mix in maniera costante e potentissima. Per il resto, la proposta degli inglesi resta complessivamente inalterata: uno stoner potente, pesante, mediamente più dinamico e aggressivo di quanto proposto normalmente in ambito, con puntate nel blues, come anche nel punk e nella psichedelia. Senza mai rinunciare al tiro di un treno in corsa. Queste nove nuove tracce si muovono quindi in un contesto familiare e, in questa ottica, la differenza può farla solo l’ispirazione compositiva, che resta di buonissimo livello. Senza allungare troppo il brodo, diremmo subito che l’apertura clamorosa di The Fire at the Centre of the Universe Is Mine è di quelle che mettono subito di buon umore: intro spaziale non troppo lunga, riff pesante come una trave di cemento armato aperto dal basso distorto, ottima linea vocale di Ward, accompagnato da una sezione ritmica in ottimo spolvero e da sovrapposizioni armonizzate di chitarre in formato metal. Forma e sostanza, c’è tutto. Grande partenza. La quasi titletrack è invece centrata su un riff rock’n’roll e gioca a essere maggiormente scazzona, dove invece Ascend the Negative si rivela più astiosa, acida e cattiva, pesantissima nella seconda parte, vicina ai The Obsessed. Apertura spettacolare, alla Trouble degli ultimi dischi, per False Hope Diet, canzone destinata a far discutere per il testo e che, nel suo tentativo di costruire un brano lungo e diversificato, con cambi di atmosfera e dinamica, finisce in realtà per essere decisamente troppo lunga e un po’ slegata, nonostante un buon assolo di Hoare. Poteva andare decisamente meglio. Pianoforte, organo, campane e quanto serve per ricreare l’atmosfera mortuaria aprono Cemetary Rats, brano che dopo l’intro cambia decisamente faccia, sparando le proprie carte motorhediane, con un tiro micidiale, il basso in evidenza e un classico testo a-la Lemmy, che ci sta sempre. Seconda parte di album con due bei cazzotti in bocca, come The Fury of a Patient Man (titolo grandioso, peraltro) dalle sparate punk e, soprattutto, The Justice Knife, che puntano sull’impatto e, forse, lasciano meno di quanto auspicato. Decisamente più interessante e “scura” Gemini (Twins of Evil), che si differenzia un po’ dal resto del disco proprio grazie a questa aura più dark, mentre l’altro polo del disco, dopo la prima traccia, è senz’altro End of Transmission, dalle influenze psichedeliche e dall’andamento sinuoso e lungo, stavolta gestito ottimamente, per quello che è un gran pezzo.
Nel complesso, Science, Not Fiction è un gran bel ritorno. Una conferma in termini di identità e direzione per gli Orange Goblin, che si arricchisce di qualche ulteriore ottimo brano, che farà senz’altro la gioia dei fan, soprattutto dal vivo. Come di abitudine, la band riesce a costruire brani all’apparenza di puro impatto, ma in effetti cangianti e pieni di sfaccettature, a conferma di un costrutto profondo e che dura nel tempo. Fatto salvo qualche inciampo, il disco non presenta particolari cali qualitativi e si rivela compatto, incazzoso e dalla consueta alta qualità di intrattenimento, come è giusto che sia. Non cambieranno la storia dello stoner, ma da loro c’è sempre da aspettarsi soddisfazione e Science, Not Fiction lo conferma alla grande.
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8
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Confermo, lavoro gradevole, nulla di clamoroso. Gli OG purtroppo tendono a ripetersi, e ciò fa perdere loro freschezza. I primi 4 album comunque sono ottimi. A questo voto 68 |
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7
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Io meglio l\'hanno già dato, con I primi quattro. Comunque un lavoro gradevole. Dal vivo rendono sempre bene. |
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6
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Visto anche vivo qualche anno fa\'...una buona band...sinceramente lo Stoner non lo amo più di tanto... perché molte bands Stoner tendono a copiarsi l\'una con l\'altra....ma questi sono tra quelli che meritano ....un disco bello massiccio e ben cantato e suonato come pochi sanno fare. |
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5
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@Francesco: se ti capita di ascoltarlo, facci sapere cosa ne pensi! |
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4
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Buongiorno. Il voto lettori è sfalsato per via della mia mancata capacità di giudizio. Ai lettori, alla band e al recensore voglio porgere le mie scuse. FP |
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3
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A me è piaciuta forse più la copertina del disco, che non è affatto brutto ma, a primo impatto, non mi ha conquistato. |
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1
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Gran bel disco, ma adifferenza della rece la copertina non mi fa impazzire. un 75 glielo do tutto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Fire at the Centre of the Earth Is Mine 2. (Not) Rocket Science 3. Ascend the Negative 4. False Hope Diet 5. Cemetary Rats 6. The Fury of a Patient Man 7. Gemini (Twins of Evil) 8. The Justice Knife 9. End of Trasmission
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Line Up
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Ben Ward (Voce) Joe Hoare (Chitarra) Harry Armstrong (Basso) Chris Turner (Batteria)
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