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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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21/12/2019
( 1683 letture )
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I tardivi riconoscimenti per i Pentagram iniziarono ad arrivare grazie alla ristampa del 1993 del disco di debutto Pentagram, ribattezzato in Relentless dalla Peaceville, che produsse anche il successivo Be Forwarned e grazie all’inserimento della canzone Relentless nel secondo volume della compilation Dark Passages, edita dalla lanciatissima Rise Above di Lee Dorrian nel 1996. Non fosse stato per questo doppio riconoscimento, successivo quindi sia alla pubblicazione del debut che del clamoroso Day of Reckoning, probabilmente oggi non staremmo più parlando della band statunitense e, cosa ancora più grave, non avremmo riscoperto che la sua prima incarnazione risaliva agli anni settanta e quindi che il gruppo non aveva “solo” realizzato almeno due capolavori assoluti ed indimenticabili del genere, ma che poteva di fatto annoverarsi tra i pionieri del doom e tra i suoi più influenti alfieri. Per quanto, lo stesso leader Bobby Liebling non avesse mai gradito l’essere inserito in questo elenco. Eppure, se vogliamo, altrettanto grave è stato sottostimare il periodo di rinascita e rilancio del gruppo a seguito dell’uscita del chitarrista Victor Griffin, in costante e perdente guerra di leadership col cantante e dell’approdo, come duo, alla corte dell’italiana Black Widow, per la realizzazione con questa particolare formazione di due album di inediti "eretici" quanto ottimi: Review Your Choices nel 1999 e Sub-Basement nel 2001. Probabilmente, non ci fossero stati questi due dischi e la successiva ristampa del catalogo settantiano dei demo della band, se non si fosse cioè capitalizzata l’attenzione sollevata dal ritorno a inizio anni novanta, oggi il gruppo non godrebbe dello status di universale riconoscimento e gradimento che ha finalmente raggiunto e che ha portato alla pubblicazione di altri tre album, con formazioni diverse e tutte ruotanti attorno a Liebling.
Perché quindi questi due dischi sono considerati come "eretici" e spesso trascurati rispetto ai classici? Essenzialmente, perché la formazione a due, che vede il batterista Joe Hasselvander (anche nei Raven e solista, per i più distratti) assumere l’onore e l’onere di occuparsi di tutti gli strumenti, ha inevitabilmente risentito del maggior peso che il musicista assume nel contesto della band, apportando con sé anche delle forti e indubbie influenze stoner (più nella distorsione della chitarra che nella sostanza). Influenze affatto gradite dal conservatore pubblico doom, che le vide come una sorta di svendita da parte del gruppo al trend del momento. Proprio loro che erano invece dei Maestri e capostipiti del genere. Una lettura molto severa, probabilmente anche ingiusta e che ha il difetto di trascurare la cosa più importante: al di là della superficie con la quale i due dischi si presentavano, si trattava nella sostanza di due uscite di altissima qualità, che il gruppo a malapena riuscirà a raggiungere col successivo Show ‘em How e mai più a superare. Già meno aperto del precedente alle suddette influenze, Sub-Basement è anche probabilmente superiore in senso assoluto a livello di scrittura, pur essendo meno variegato. Offre invece dieci tracce più intro di assoluto spessore, che recuperano come di consueto alcune vecchie composizioni di Liebling e una fortemente presente vena garage rock che, negli episodi più dinamici, mostra un lato quasi "divertente" dei Pentagram. Il tutto senza rinunciare ai monolitici riff doom che costellano l’intero creato e rinverdiscono la fama di Maestri assoluti del genere. Lo stile batteristico di Hasselvander e i suoi ottimi interventi da solista alla chitarra spingono e non poco Liebling verso una maggiore aggressività e dinamicità, ma il cantante riesce comunque a piazzare sei composizioni in solitaria su undici, collaborando a tutte le altre e a condire i brani con la sua spettrale e inconfondibile voce. La partenza dell’album è piuttosto sostenuta: sia Bloodlust che Buzzsaw sono infatti tracce veloci, potenti e decisamente aggressive, anche se nella seconda il gusto per le melodie oblique settantiane si fa sentire, ma è con Drive Me to the Grave che il gruppo raggiunge il massimo nel connubio tra riff annichilenti e velocità lanciata. Più o meno l’effetto è quello di cercare di contenere una colata di lava con le mani e l’atmosfera oscura, tipicamente sinistra e malevola della band resta inconfondibile, un vero e proprio marchio di fabbrica. L’abbastanza inutile e lungo intro a Sub-Basement, per quanto anch’esso decisamente "creepy", ricrea i rumori di uno scantinato infernale, con tanto di catene e campane in lontananza. In sostanza, esalta al massimo l’entrata in scena del riff della titletrack, vero masterpiece del disco, grazie anche all’ottimo lavoro di Hasselvander alla chitarra. Altrettanto spettacolare la seguente Goin’ In Circles, grazie al tombale riff che si apre ad un refrain che centra il bersaglio. La doppietta doom lascia decisamente il segno e quindi arriva benvenuto il superclassico Mad Dog, celebrazione di Liebling e pezzo decisamente più rock dei precedenti. Ma i fan dei tempi super-rallentati non dovranno che attendere la seguente traccia per gioire nuovamente: After the Last è un nuovo colpo da K.O. con un riff schiacciasassi sul quale è sempre la chitarra a dettare legge e tensione armonica. I capolavori però non sono finiti e quindi ecco che tocca a Tidal Wave dare lustro al proprio bellissimo titolo con una traccia strepitosa, generalmente piuttosto veloce per quanto apocalittica, che si sublima in un rallentamento a dir poco soffocante subito dopo il refrain. Out of Luck è un pezzo che si definirebbe "minore" normalmente, ma il suo alternare parti di effetto a momenti riflessivi costituisce un intermezzo piacevolissimo e affatto secondario nell’economia del disco che, anzi, conferma lo stato di grazia del duo e ancora una volta l’ottimo contributo solistico e perfino al basso di Hasselvander, pur nella sua basilarità. Fuochi di artificio che proseguono anche con l’ultima Target, brano che, detto per inciso, è uno dei più interessanti in assoluto del disco e conferma fino in fondo che siamo di fronte ad un album da tramandare ai posteri.
La verità è che se i Pentagram sono una band ancora oggi in realtà molto sottovalutata nel suo effettivo valore, è perché per i loro i riconoscimenti sono arrivati davvero tardi e non è mai passato in profondità il concetto che fino a Show ‘em How compreso, hanno realizzato degli album che entrano di diritto nel gotha assoluto del genere. Il tributo che tutti gli amanti del doom dovrebbero riconoscere alla band del Maryland, in tutte le proprie diverse incarnazioni, è incommensurabile. Sub-Basement, che deve il suo titolo all’esperienza di vita di Liebling, il quale condivise uno scantinato con la propria famiglia, è un album grandioso, che la quasi totalità di band doom non saprebbe comporre neanche per forza, pieno di inventiva, di attenzione al singolo brano e alla costruzione del riffing e delle linee melodiche, carico di chiaroscuri, di tensione, di oscurità, di potenza, di esperienze vissute e al contempo di una grazia sgangherata e malefica. Il background settantiano della band è evidente e costituisce un valore aggiunto che ne statuisce la superiore qualità anche nel 2001 e per i secoli a venire. Album da riscoprire immediatamente e gruppo che va incensato e annoverato tra i più grandi di sempre.
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6
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Un GRANDISSIMO album, altro che storie. I due dischi con il duo Liebling-Hasselvander sono uno meglio dell\'altro. Preferisco di un pelino il precedente, ma pure questo \"Sub-Basement\" è su livelli altissimi. Joe tira fuori dei riff micidiali (tanto sabbathiani quanto più propriamente seventies in generale) e han composto dei pezzi assolutamente favolosi, come l\'iniziale \"Bloodlust\", passando per \"Drive Me To The Grave\", alla cupissima title-track, alla scanzonata \"Mad Dog\", alla tetra \"After The Last\", oppure ancora alla rockeggiante \"Out Of Luck\". Insomma, certamente inferiore ai primi tre classici, ma non di chissà quanto! Favolosi Pentagram! |
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4
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Precisazione: pesceville ristampò i primi due in una confezione unica con due CD non solo il primo. E il pezzo su dark passages fu sinistre e non relentless |
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3
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I dischi pubblicati per la Black Widow sono stati quattro ma i piu bello sono proprio questi in un inedito duo. Sub è il priù riuscito |
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2
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Disco molto bello anche per me, nonostante adori Victor Griffin direi che Hasselvander si dimostra un chitarrista altrettanto abile (oltre a un batterista coi controcazzi ma questo già si sapeva). Domanda, solo a me il riff di buzzsaw ricorda "Ilaria condizionata" di Caparezza? |
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1
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Disco pazzesco, l'ho veramente consumato ! Ma quant'è bravo Hasselvander? |
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INFORMAZIONI |
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Black Widow Records/Southern Lord
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Tracklist
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1. Bloodlust 2. Buzzsaw 3. Drive Me to the Grave 4. Sub-Intro 5. Sub-Basement 6. Go In Circles (Reachin’ for an End) 7. Mad Dogs 8. After the Last 9. Tidal Wave 10. Out of Luck 11. Target
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Line Up
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Bobby Liebling (Voce) Joe Hasselvander (Tutti gli strumenti)
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