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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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02/11/2020
( 1456 letture )
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Non si può certo dire che i canadesi Kataklysm sentano la stanchezza o il passare del tempo, dato che il gruppo continua imperterrito a pubblicare materiale con una costanza da far invidia a tanti altri gruppi. A due anni da Meditations ecco che la creatura di Iacono, Dagenais e Barbe, trio consolidato dagli esordi, torna con Unconquered, album che registra l’ultima apparizione alla batteria di Olivier Beaudoin dopo cinque anni di militanza e che vede l’ingresso del nostrano James Payne (Hiss From The Moat, ex-Hour of Penance, ex-Vital Remains).
Altra cosa che non si può rinfacciare al gruppo è quella di non esser coerenti con la loro proposta, che resta ormai ben consolidata su di uno stile venutosi a consolidare con il tempo a partire da Victims of This Fallen World, album del 1998 che segnava una svolta definitiva. Superfluo dirlo, ma per chi sperava in un cambiamento di un qualche tipo, verrà deluso, perché i canadesi restano fedeli al loro stile registrando un album che nei suoi quaranta minuti circa non fa altro che riproporre soluzioni e canzoni che non aggiungono nulla di nuovo in più rispetto a quelle sentite in passato. Non sarebbe necessariamente se non fosse che è da ormai qualche disco che i nostri non offrano più chissà quale guizzo ma anzi, tendano a suonare un po’ troppo monotoni e prevedibili. Il mix tra melodic death metal e groove è sempre moderno, offre sempre brani che passano dall’essere violenti e d’impatto ad altri rocciosi, così come le melodie date dai riff di chitarra sono sempre presenti ed evitano in qualunque modo che i brani risultino caotici o dispersivi. Tutto procede come sempre insomma, con i classici riff di chitarra scritti da Dagenais, melodici anche quando si fanno più elaborati, e con uno Iacono che nonostante lo scorrere del tempo è sempre in ottima forma e regala momenti anche degni di nota, grazie ad una voce graffiante e a tratti epica (come riscontrabile su Icarus Falling o Underneath the Scars). Ci si muove quindi tra brani d’assalto come Defiant, Cut Me Down - che vede la partecipazione di Tuomas Saukkonen, storico cantante degli ormai sciolti Before the Dawn - ad altri di più ampio respiro tipo When It’s Over, Stitches o le tre citate poc’anzi; in tutti i brani non manca mai il lavoro melodico della chitarra così come, e questo è un fattore che si nota dopo da subito, un utilizzo del groove piuttoso marcato. Unconquered è infatti considerabile come il disco più “pesante” dei canadesi, che anche sui mid-tempo fanno valere il peso di una sette corde e di un basso a cinque; una piccola trovata che, seppur nei suoi limiti, aggiunge maggior trasporto ai pezzi.
Chi li conosce sa già cosa aspettarsi ed è probabile che apprezzerà Unconquered dall’inizio alla fine. Il classico album dei Kataklysm, che pur non aggiungendo niente di nuovo o di particolare da segnalare si lascia ascoltare e regala qualche momento più riuscito di altri; la presenza di groove e di alcuni ritornelli presenti nei brani mostrano come i brani siano stati pensati anche per scatenare il pubblico in sede live, e siamo certi che i quattro non aspettino altro.
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8
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Tanti decibel e tanta potenza probabilmente hanno finito per appiattire leggermente la proposta rispetto alle ultime uscite. Nonostante ami molti loro album anche io tendo a trovare questo lavoro un po' monocorde soprattutto rispetto al precedente Meditation. Ma di qui a dire che ogni loro uscita annoia ce ne passa. Album come Shadows & Dust e Serenety In Fire farebbero resuscitare pure i morti. Ascoltarli per credere! Per Unconquered siamo abbastanza lontani dal capolavoro ma siamo anche decisamente oltre una sufficienza risicata. Voto 72 |
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7
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Beh Krieg, non è che non li digerisco perché sono cambiati eh 🤗 ... tante bands hanno modificato il loro stile riuscendo a mantenere buoni/ottimi livelli. È che è un bel po’ che non trovo nulla di molto esaltante negli album dei Kataklysm. Ci provo speranzoso ogni volta... Se qui tutti i pezzi fossero stati come Underneath The Scars questa nuova release mi sarebbe piaciuta, a prescindere dallo stile. Oh, poi magari per qualcuno questo è un gran bell’album. Nessun problema. Pax 🤝 |
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6
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Diciamo che, come penso si evinca dalla recensione, se avete smesso di ascoltarli con i primi due (che io adoro, specialmente Temple of Knowledge) e non avete mai digerito quello che hanno fatto dopo, dubito possa piacervi  |
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5
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Aceshigh, li conosco dagli inizi e ti do in parte ragione. I primi non erano male, per me, niente di particolare ma poi mi hanno deluso in seguito  |
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4
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Ahimè, cominciano seriamente ad annoiare |
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3
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Album carino e poco impegnativo ma ben prodotto e suonato.
Un piccolo appunto sulla line-up, Barbe suona il basso non la batteria ☺️ |
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2
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Da quando hanno cominciato a cambiare il loro stile (e ormai sono passati più di vent’anni) devo dire che non mi hanno entusiasmato più di tanto (per carità, sono scelte, decidi di puntare ad un audience diversa, no problem: l’hanno fatto in tanti). Qui a mio avviso sparano delle buone cartucce con i primi pezzi, il resto devo dire che mi ha annoiato un po’. Siamo più o meno al livello degli album precedenti. Niente di che. Voto 68. @Lambruscore: prova a dare un ascolto (se non l’hai già fatto ovviamente) ai primi due album, Sorcery e Temple of Knowledge: potrebbero piacerti. Secondo me sono due album eccellenti. |
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1
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Non l'ho ancora ascoltato, spero stavolta di sbagliarmi. Non hanno mai fatto un disco decente. Dal vivo una noia da grattarmi i maroni al bar. Sono persone alla mano e specialmente Iacono, col suo italiano catanzarese o giù di lì mi è stato simpatico, quando abbiamo parlato circa 20 anni fa, dopo un concerto a Milano. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Killshot 2. Cut Me Down 3. Underneath the Scars 4. Focused to Destroy You 5. The Way Back Home 6. Stitches 7. Defiant 8. Icarus Falling 9. When It's Over
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Line Up
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Maurizio Iacono (Voce) Jean-François Dagenais (Chitarra) Stéphane Barbe (Basso) Olivier Beaudoin (Batteria) Musicisti ospiti: Tuomas Saukkonen (Voce sulla traccia 2)
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