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Portrait - At One With None
24/09/2021
( 1634 letture )
Esistono realtà all’interno dell’universo rock che si portano dietro un’etichetta quasi indelebile, derivata essenzialmente dalle influenze più o meno evidenti alle quali i protagonisti di tali realtà hanno fatto riferimento sin dai primi vagiti. Così come nella nostra controversa e superficiale società le prime impressioni sono quasi sempre quelle che contano divenendo poi durissime da sradicare, anche nel mondo musicale ed artistico in generale è parecchio difficile scrollarsi di dosso determinati marchi.
Questo è probabilmente il caso dei Portrait, quartetto svedese di heavy metal tradizionale attivo dal 2006 e giunto al suo quinto full-length con At One With None. Palesi debitori nei dischi precedenti (comunque di buon livello) dei Mercyful Fate e del leggendario King Diamond, tanto da prendere il loro nome dal primo disco solista di quest’ultimo, con il lavoro più recente i nostri provano ad affrancarsi definitivamente da tale lettera scarlatta e da quell’aura di già sentito (parzialmente vi erano riusciti in Burn The World del 2017), e a rendere decisamente più personale il loro progetto. Ad un primo distratto ascolto il tentativo sembrerebbe fallito, impressione principalmente dovuta allo stile canoro del frontman Per Lengstedt, assolutamente conforme a quello del Re Diamante (con certi richiami anche al compianto Warrel Dane) e talmente caratterizzante il platter da risultare fuorviante rispetto all’effettiva qualità delle composizioni. Avendo però la pazienza di perseverare e approfondire la proposta almeno un paio di volte si noterà che in essa è presente molto di più delle oscure atmosfere anni ottanta tipiche di Mr. Petersen e compagni. Quasi tutti i brani, specialmente i più lunghi, possiedono una struttura invidiabile e delle melodie di prim’ordine, e nonostante l’ingombrante ombra danese inevitabilmente permanga, si può con sicurezza affermare che i Portrait hanno finalmente imboccato la strada giusta. Derivativo quanto si vuole, ma è il "loro" stile personale, e non è poco.

Alla luce di questa premessa vale la pena soffermarsi sulla tracklist e soprattutto su alcuni piccoli gioielli che di essa fanno parte, non prima però di ammirare la splendida copertina di Adam Burke, perfetta anticipatrice di ciò che troveremo nell’album. Si comincia molto bene con un arpeggio acustico ad introdurre la title track, la quale si sviluppa subito dopo in un malevolo tessuto sonoro costellato di notevoli assoli e cambi di tempo e dominato dagli allucinati vocalizzi di Per Lengstedt. La perizia dei musicisti si evince in effetti in tutto il disco, anche nei brani più lineari e "facili" come le cavalcate Curtains (The Dumb Supper) e Shadowless, ma è negli episodi di più lunga durata che il valore della band si evidenzia maggiormente. Il singolo Phantom Fathomer, con un rilevante lavoro della sezione ritmica, è un buon esempio di come i Portrait riescano a essere loro stessi pur rifacendosi alle tradizioni del genere. Sono tuttavia i due brani successivi a far realmente comprendere il livello del gruppo. La cupissima He Who Stands è una canzone complessa, ove un veloce riff iniziale si evolve in una imponente melodia sulla quale si staglia, altrettanto solenne, la voce di Lengstedt che nei frequenti cambi di tempo successivi eleverà e abbasserà i toni a suo piacimento, fino a trasformarli in un efficace growl. Solo un attimo per riprendere fiato ed ecco una inquietante campana annunciare la seguente Ashen che con i suoi nove minuti è la traccia più lunga dell’album; caratterizzata da una prova piuttosto "regolare" (una volta tanto) del vocalist, è la classica composizione che non ha bisogno di particolari impennate stilistiche per eccellere perché è proprio essa stessa a funzionare e la band non deve fare altro che assecondarla, cosa che le riesce perfettamente. Dopo tale stupenda accoppiata la band si concede un episodio che la riporta al suo passato; A Murder Of Crows è infatti in evidente stile Mercyful Fate, e la cosa alla fine ci può stare poiché il brano è comunque ben riuscito ed è piuttosto comprensibile che le origini non si possano cancellare del tutto. Il godibile epilogo The Gallow’s Crossing infine non aggiunge né toglie nulla al valore artistico complessivo, risultando pienamente in linea con l’andamento generale del full-length.

È possibile che i più critici storcano ancora una volta il naso di fronte a questa quinta fatica dei Portrait, trovandola non sufficientemente innovativa oltre che poco distante dalle nobili influenze sopracitate. Bisogna tuttavia considerare i grandi passi avanti compiuti dalla band in tal senso, che a mio parere hanno portato a realizzare un’opera certamente all’altezza della situazione, con almeno tre brani di grandissimo spessore e pochissimi cedimenti qualitativi. Attenzione, perché questo è uno di quegli ascolti che cresce con il tempo, quindi l’invito è quello di goderselo senza paraocchi, senza pregiudizi, facendo esclusivamente riferimento alle nostre ferme convinzioni di appassionati di sano heavy metal.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
75.62 su 8 voti [ VOTA]
Jappy
Martedì 12 Aprile 2022, 22.07.58
7
Ascolto metal a 360 gradi ma ho una predilezione per il Classic metal, sopratutto quello ottantiano. Solo ultimamente sono incappato per caso in questo gruppo che insieme ai Crystal Viper, Black Soul Horde ma anche , Ram , Eternal Champion e Crimson messiah mi fanno ben sperare e rivivere quel suono “metallico” che fomenta lo spirito di noi vecchi metallari; seppur con evidenti richiami a mostri sacri degli anni ‘80. Ma a conti fatti cosa importa l’assoluta originalità se confrontati a cotanta qualità . Ai posteri l’ardua sentenza
Fabio
Martedì 30 Novembre 2021, 12.55.11
6
Anche per me uno dei dischi dell'anno, riescono nell impresa di non far rimpiangere i Mercyful Fate e scusate se è poco, adesso sotto con i Green Lung, mi raccomando Metallized
Marco
Venerdì 8 Ottobre 2021, 21.18.36
5
Album dell'anno, hanno raggiunto la perfezione. Per me è un 90 secco. Il loro migliore in una discografia di livello altissimo.
Tatore
Giovedì 7 Ottobre 2021, 12.07.26
4
A me piacciono parecchio, anche l'album precedente l'ho ascoltato con soddisfazione, questo però mi sembra molto meglio
mauroe20
Giovedì 30 Settembre 2021, 14.39.52
3
Heavy che trasuda da tutti i pori. Davvero notevole questo ritorno degli svedesi, direi che tutto è al suo posto tranne per il momento la poca considerazione per la band.Voto 79
El Faffo
Sabato 25 Settembre 2021, 13.42.41
2
Non il mio Genere di riferimento, gran disco che riesce a coinvolgermi parecchio. Consiglio a tutti, non solo agli amanti del Re Diamante. Voto avaro, almeno un 85.
Punto Omega
Sabato 25 Settembre 2021, 9.55.44
1
I Portrait con questo lavoro dimostrano di avere tanta personalità. Ci sono degli evidenti richiami ai due gruppi del Re Diamante, va però detto che non risultano troppo derivativi e che ci sono molte escursioni nei territori di generi più estremi. In breve, i Portrait hanno dato alle stampe uno dei migliori album heavy di quest'anno e andrebbero premiati a scapito di nomi ben più conosciuti che producono lavori assai modesti.
INFORMAZIONI
2021
Metal Blade Records
Heavy
Tracklist
1. At One With None
2. Curtains (The Dumb Supper)
3. Phantom Fathomer
4. He Who Stands
5. Ashen
6. A Murder of Crows
7. Shadowless
8. The Gallow’s Crossing
Line Up
Per Lengstedt (Voce)
Christian Lindell (Chitarra)
Fredrik Petersson (Basso)
Anders Persson (Batteria)
 
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