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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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23/10/2021
( 1204 letture )
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Fens è il nome di una regione pianeggiante nell'Inghilterra orientale un tempo completamente ricoperta dalle paludi, che oggigiorno appare più fertile e rigogliosa. I Fen nascono nel 2006 grazie ai fratelli Allain in arte The Watcher e Grungyn, rispettivamente voce, chitarra e basso, i quali a cavallo fra passato e presente hanno creato il loro imprinting musicale trovando ispirazione fra i suggestivi paesaggi di questa terra. Spesso paragonato a quello degli Agalloch, con i quali esistono indubbiamente dei punti in comune, il mondo sonoro dei Fen è molto più oscuro, claustrofobico e pesante; i passaggi acustici e di più ampio respiro sono meno presenti nella band inglese e sono totalmente malinconici, mentre manca totalmente l'ispirazione più folk.
Durante la durata di tutto il disco, che supera l'ora di ascolto, l’atmosfera sembra essere sospesa fra passato e presente, fra nostalgia e disperazione, fra sogno, immaginazione e realtà, e l'immagine utilizzata per la copertina riesce in maniera magistrale a sintetizzare visivamente le sensazioni e le emozioni che la musica fortemente atmosferica ed evocativa che i Fen ricrea. Un paesaggio molto scuro, nebbioso, sui toni del blu scuro, dal quale emergono pochi elementi: un uccello e dei tralicci elettrici, elementi facenti parte del paesaggio artificiale creato dall' uomo che paiono quasi un elemento disturbante e terribilmente emozionante allo stesso tempo. La proposta musicale fonde black metal, post rock, progressive rock, avvicinandosi a partiture jazzistiche, evidenziate anche grazie al lavoro di cesellatura sopraffina del basso nei momenti più nostalgici e rarefatti. Non appena la prima traccia ci avvolge, subito appare centrale il magico connubio chitarra/basso dei fratelli Allain, che intrecciandosi fino quasi a sfiorare un terreno magico ci culla lungo quasi tutta la durata di Epoch, titletrack che riveste quasi il ruolo di introduzione. La nebbia sembra avvolgere tutto lo spazio circostante e il futuro sembra essere totalmente senza speranza:
Drowning in a perpetual fog What is this torpor that drains me? I'm terrified of what the future holds As I cannot control it And I've done so many, many things that I regret That I don't think I will ever sleep again
Questo legame chitarra/basso tornerà varie volte durante il disco e sarà in grado di dare maggior risalto ai momenti più sognanti e riflessivi. Esplode in modo violento invece Ghosts of the Flood, che presenta fra i momenti più serrati e vicini al black metal canonico, anche se intervallati da break post-rock in cui però lo scream non accenna a diminuire. In Of Wilderness and Ruin sembra esserci disperato grido provenire da un lontano passato apocalittico. Davvero suggestive le liriche di questo brano e lo scream di The Watcher si fa terribilmente cavernoso, disperato, al limite del pianto.
I lay and stared as the soils turned to dust And the last of the stars died Eclipsed by the dusk of finality There is nothing
The Gibbet Elms regala uno stordimento emotivo facendo parlare i secolari alberi di un passato lontano che esprimono le emozioni come fossero uomini; davvero da brividi l'intro e la voce che entra sottovoce e in punta di piedi. Carrier of Echoes, che già solo dal titolo chiama a nozze i palati più emotivi, risulta essere il pezzo più lungo dell'album e musicalmente regala i momenti più esaltanti: da metà brano in poi un solo di basso ai limiti del jazz si impadronisce di tutta l'essenza del brano. Half Light Eternal sintetizza perfettamente attraverso le liriche la mancanza di luce da cui scaturisce tutta l'essenza e la ragione di esistere di questo album, tanto da poter immaginare la luce naturale, la nebbia e la pioggia che spesso bagnano i Fens:
Darkness summoned something more than dreams and empty promises Every blade and bole turns towards the fading light And all freeze to capture this moment in eternal clarity
I due ultimi brani, A Waning Solace e Aashbringer, si avvicinano nuovamente al black metal più canonico soprattutto a livello di scream. Nel primo, verso la fine, un nuovo solo di basso davvero notevolissimo ci delizia le orecchie; nel secondo il ritmo e lo scream sono molto più serrati dopo un avvio con una chitarra “zanzarosa” che per un attimo ci catapulta nel metal scandinavo più illustre. Anche se sicuramente il basso di Grungyn affascina di più le orecchie dell'ascoltatore, la batteria fa il suo sporco lavoro sia nei momenti più black che in quelli più tranquilli bilanciando blast beat e pattern lenti alla perfezione.
Le parole non sono sufficienti e non renderanno mai giustizia a un disco che va prima di tutto vissuto a pelle, ascoltato più volte per lasciarsi avvolgere a trecentosessanta gradi da tutte le sfumature musicali ed emotive che i Fen sono in grado di evocare, in una sorta di sciamanesimo liberatorio dell'anima. Le liriche davvero poetiche fanno da contorno completando e rendendo ancora più facile e suggestivo immedesimarsi negli squarci paesaggistici e onirici di questa proposta musicale.
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7
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Album veramente notevole.. Un' ora senza cali di tensione.. Ho notato anche Io la differenza di Voto tra questo e gli altri Lavori del Gruppo ma, anche se non saranno intensi come questo, credo che non rimarrò deluso al loro ascolto... |
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6
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E' il primo disco che avevo ascoltato dei Fen e devo dire che mi ha completamente preso. Musica di una bellezza struggente pur in ambito black. Songwriting fortemente ispirato e sempre su altissimi livelli. Hanno mantenuto sui successivi lavori questa bellezza intensa e la capacità di scrivere pezzi coinvolgenti. Una delle migliori band del black atmosferico (se mi passate il termine). Difficile scegliere un pezzo meglio di un'altro ma metto The Gibbet Elms come un po' sopra il resto. Disco straordinario. Jusqu'à la prochaine fois. P.s.: non mi interessa molto, ma voti un po' bassini per il resto della discografia. Non andrei mai sotto l'80... |
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5
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capolavoro, da brividi. gran gruppo |
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4
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Fen....una garanzia.....hanno avuto una bella evoluzione con l'ultimo album ....una delle migliori band in circolazione nel genere. |
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2
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Pure per me il loro apice, anche se come scrive Alex, la discografia dei Fen è di altissimo livello. |
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1
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Questi inglesi non hanno mai cannato un album, Ep compresi. Questo "Epoch" comunque rimane ad ora il loro apice, ma anche l'ultimo "The Dead Light" del 2019 non sfigura al suo cospetto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Epoch 2. Ghosts of the Flood 3. Of Wilderness and Ruin 4. The Gibbet Elms 5. Carrier of Echoes 6. Half-Light Eternal 7. A Waning Solace 8. Ashbringer
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Line Up
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The Watcher (Voce, Chitarra, Tastiera) Grungyn (Basso) Æðelwalh (Tastiera) Theutus (Batteria)
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