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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Allora… Pink Floyd sicuramente, poi direi Yes, Thin Lizzy, Queen, Deep Purple, Led Zeppelin, Abba(!), Jethro Tull, gli arrangiamenti orchestrali degli anni '70, le ritmiche Goth tipiche di questi anni, insomma…. di nuovo certamente non c’è niente, e allora? Un disco brutto o almeno “perdibile”? No, non esattamente, perché se è vero che tutte le soluzioni adottate in 01 non possono rappresentare un novità dall’altro è anche vero che queste sono rielaborate in maniera così professionale, così ben fatta, (anche grazie ad una line-up stre-pi-to-sa), che non posso fare a meno di ascoltare questo doppio almeno una volta al giorno da un mese esatto a questa parte.
Cominciando l’analisi di 01, (per chi non avesse letto l’intervista il titolo completo -01011001- si riferisce al codice binario ASCII che corrisponde alla lettera “Y”) non si può prescindere dall’analisi del concept, portandoci nei meandri delle menti dei Forever, del loro struggimento per la loro condizione fintamente privilegiata che li ha portati alle soglie della vita eterna, ma rinunciando alle emozioni, il travaglio dell’anima ricordando ciò che si è perso (evidentemente un barlume di emozione è rimasto comunque latente e percepibile) e la scelta di trovare un nuovo piano dell’esistenza sfruttando un pianeta su cui trasferire il loro DNA per forgiare la mente di una nuova razza che possa fargli rivivere, almeno parzialmente, la pienezza dei tempi perduti.
A questo proposito mi piace sottolineare che, nonostante l’idea non sia particolarmente originale in sé e sia già stata sfruttata in modi simili o almeno contigui da numerosi scrittori di Fantasy e/o Fantascienza, per apprezzare compiutamente 01 vi consiglio caldamente di seguire lo svolgersi della storia tenendo il booklet in mano e seguendo con attenzione i testi, ciò perché analizzandoli salta all’occhio un certo lavoro in questo senso sia tenendo conto della necessità di legare la parola alla musica, sia guardando ai testi dal punto di vista squisitamente letterario, con l’uso della lingua inglese non stucchevole, scorrevole, non inutilmente complicato, quasi sempre effettivamente musicale, (cosa spesso solo conseguente alla facilità di ottenimento delle rime mediante l’uso delle tronche tipiche delle lingue di ceppo Sassone, e non per un effettivo lavoro di ricerca in tal senso), e con l’utilizzo anche di qualche vocabolo un po’ più ricercato della media (quenchless – zest – dismay – sable, ed alcuni altri) che si fondono in maniera veramente eccellente con la musica, conferendo un profondo aspetto “visuale” a 01, anche mediante l’uso di una contenuta, ma efficace effettistica elettronica, particolarmente riuscita nel rendere l’idea del mondo liquido e del risorgere dall’acqua.
Detto questo va anche aggiunto che 01 è inciso magnificamente, con un perfetto equilibrio tra gli strumenti sia acustici che elettrici e con la giusta esaltazione delle parti vocali, l’unico appunto in questo senso posso forse rivolgerlo verso la resa dinamica dei piatti (un mio vecchio pallino) non perché sia brutta in sé, ma perché queste tendenza moderna di rendere i loro suoni in maniera compressa, appiattita sulla ritmica, mentre al mio orecchio un colpo sul crash deve staccare imperiosamente, rabbiosamente sul resto, a me proprio non piace, ma è un mio gusto personale; per tutto il resto, come detto, è proprio un bel lavoro anche in questo senso.
A questo punto sarebbe forse ora di spendere due parole sulla musica, 01 è diviso in due parti, Y e Earth, abbastanza diverse tra loro, più aggressiva e corale la prima, con più spunti acustici la seconda, ed è aperto da Age of Shadow, ritmiche Goth e chorus di grandissima presa, anche se non originalissimi (ma di questo mi sono già occupato in apertura) e con una armonizzazione vocale femminile da manuale nella parte finale, e che i birrai possano proclamare un giorno di sciopero se le parti di synth non sono mutuate dai Pink Floyd dei 70’s; poi Comatose, dove cominciamo ad apprezzare la miglior prestazione vocale dell’album, quella di Lande, che si staglia su una batteria di vocalist di altissimo livello e si prende contatto con la voglia, la necessità di qualcosa di diverso dalla psuedo-vita attuale dei Forever e chiusa da un bel solo di violino, per poi passare alla efficace Liquid Eternity, che poi introduce ad una spiazzante Connect the Dots che potrebbe sembrare avulsa dal contesto di 01, ma basta leggere il testo per capire perché è lì e perché è concepita in questo modo. Quasi insopportabilmente struggente Beneath the Waves se la ascoltate leggendo il testo e che poi diventa irresistibilmente trascinante nel chorus Kursh/Jansen/Van Giersbergen.
La decisione è presa con Newborn Race, introdotta dal mandolino dell’episodio che ho raccontato nell’intervista con Arjen, descrive i preparativi per mandare su un nuovo pianeta il DNA della razza, solo il personaggio di Lande manifesta dei dubbi: “Do we have the rigth to create life?”, e la voce di Jorn è talmente identica a quella di Phil Lynott che io possa sviluppare una allergia contemporanea al malto ed al luppolo se non è voluto, e non è tutto, circa l’inaspettato finale che lo sciopero dei birrai possa essere allungato ad una settimana se non ricorda certe cose di Ryuichi Sakamoto assieme a David Sylvian se non è voluto anche questo. Epica cavalcata il chorus di Ride the Comet, per poi chiudere il primo CD con la delicata e romantica Web of Lies.
Il secondo CD è da un lato più classicamente HR e dall’altro più acustico, con un più massiccio uso di strumenti quali il flauto, chitarre, violini, ed un uso più mirato delle tastiere, in questa seconda parte vi invito anche a scoprire un passaggio di flauto che sembra suonato da Ian Anderson con i suoi Jethro Tull, e che la birra possa essere dichiarata fuorilegge su tutto il territorio nazionale costringendomi a diventare un distillatore clandestino se non è così; tra presa di possesso della terra da parte di una nuova razza (noi) evoluzione forzata che sfugge al controllo, sensitivi, e presa d’atto che l’esperimento è fallito per troppa voglia di strafare, per ever forzato l’evoluzione naturale della razza, si giunge all’amaro finale nucleare in 2085, contenuta nella suite The Sixth Extinction, per giungere al vero epilogo in To the Planet of Red ed al gran finale di Complete the Circle, sempre facenti parte della stessa suite.
Cosa aggiungere? Voglio ancora ricordare le grandi prove vocali di tutti, con Lande una spanna sopra, ma con notevoli prove di Simons (la bella e la bestia nel raffronto tra loro in una piccola chiacchierata con Arjen a margine dell’intervista), Jansen, Gildenlow -ma non voglio far torto a nessuno- grandi strumentisti guest, ed un voto finale che non raggiunge la parte più alta del ranking solo perché indubbiamente di nuovo c’è ben poco, ma credetemi, vale proprio la pena di averlo.
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sempre tutto molto bello ma per essere un grande Arjen dovrebbe smetterla di fare il \"copista\" |
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In assoluto uno dei Top album degli Ayreon e una delle migliori creazioni di Arjen Lucassen. Impressionante e splendido.
E\' stata l\'uscita che mi ha fatto innamorare delle \"creature\" di Arjen Lucassen.
01100110 è complesso, articolo e difficile da capire ed interpretare, ho trovato online le traduzioni, una bella disamina della storia e, piano piano, catturandolo a poco a poco nella sua globalità, il lavoro risulta notevolissimo.
Ciò che ne valorizza ulteriormente la qualità, sono gli artisti che ne prendo parte, con compiti specifici assegnati da Arjen Lucassen, che ne va a cesellare le prestazioni ed il risultato finale.
PS: sì, sarò al concerto il giorno 17 settembre a Tilburg (ovviamente). |
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Sì ma sta fissa dello sciopero dei birrai?? |
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Disco enorme, prestazione vocale superba da parte di tutti i coinvolti, ma questa non è assolutamente una novità in casa Ayreon. Direi che Comatose, Ride The Comet e Waking Dreams sono tra i brani che apprezzo di più tra quelli che ho ascoltato della band, in particolare Comatose ha un mood generale, un suono pazzesco, oltre alla prestazione maiuscola di Anneke e Jorn. Forse un pò troppo lungo in certe parti questo disco, ma è un problema che riscontro anche in altri lavori di Arjen e che a volte non mi trova d'accordo. Ah, ci tengo ad elogiare un'altra prova superba del compianto Steve Lee, che qui fa cose inumane. Un cantante pazzesco che ci ha lasciato veramente troppo presto |
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Se avete amato "Y" , non può mancare nella vostra discografia il meraviglioso prequel "the Source" in pratica ho letteralmente consumato questo due album. |
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è il miglior disco che sia mai uscito dal progetto di Arjen voto 99 |
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Dai è un capolavoro!!! Che dubbi ci sono??? |
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album di una bellezza devastante, Lande e Gildenlöw da brividi, probabilmente Ayreon al suo apice creativo...... |
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Bel disco l'unico diffetto che ha sono le parti vocali troppo ripetitive |
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Bellissimo ma gli preferisco The universal migrator pt. 2 |
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Si, gli incroci vocali sono strepitosi. |
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Dio santo. Un album inciso dalle mani di Dio. Lo sto ascoltando in loop, ormai sono fermamente convinto che sia effettivamente la storia dell'universo e che nel 2084 moriremo tutti. Ok che c'è davvero ben poco di nuovo nell'album, ma, dio santo, è epocale, una specie di manuale su come suonare prog da dare ai vari signori DT e cazzi vari, specialmente gli incroci vocali e i cori lo rendono epico. Dio, lo amo. |
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è un capolavoro della musica |
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è un capolavoro della musica |
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Non lo metto in dubbio Francè |
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Il fatto è, come credevo di avere evidenziato in sede di recensione, che non è possibile valutarlo senza relazionarlo con i testi, provate a mettervi lì col booklet davanti e se masticate un pò di inglese vedrete che modificherete un pò il vostro punto di vista. poi, ovvio, liberi di giudicarlo una ciofeca, ci mancherebbe |
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Ammetto sia "pesante" ma è dichiaratamente pesante. E' come leggere un classico russo e pensare che non sia "pesante" . Una volta che l'hai finito scopri però che era un capolavoro... dipende da come ci si approccia. Ovvio che questo non sarà un capolavoro della musica però è un lavoro ben fatto e credo valga la pena dirlo e forse vale la pena esplorarlo per bene, testi inclusi . |
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Ma io parlavo della musica...mai detto nulla dei testi! |
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Si hai ragione, ma se nn mi piace nn mi piace, x quanto riguarda i testi nn vuol dire niente, conosco gente ke reputa la Commedia di Dante, una c....a, quindi, cmq massimo rispetto x l artista! |
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Mi sembra veramente svilente parlare di riff stiracchiati in un album di 2 cd in cui viene raccontata una storia. Qualcuno ha letto i testi? Dai è un bel lavoro, ci sono bravi cantanti, ottimi musicisti e le idee che son venute fuori non sono niente male |
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L'ho detto,di nuovo non c'è assolutamente nulla, è solo che la rielaborazione è, a mio parere, talmente ben fatta, che non posso fare a meno di ascoltarlo, anche lo "stirare" certe parti credo vada valutato in relazione al booklet. ci torno sopra per segnalare unalongevità contenuta se dovesse accadere, ma in tempi di innovazioni NU, io preferisco di gran lunga questo. |
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Questo è vero, non è molto diretto... Però una volta che ci fai l'orecchio ti prende, almeno con me è stato così! |
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Non mi ha entusiasmato...soprattutto il disco 1... ogni volta un singolo riff viene stiracchiato per 6 minuti... un pò troppo pesante |
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Boh....nn saprei, mah!!! |
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Veramente bellissimo, come la recensione del resto.... e che possano implodere tutte le fabbriche di birra del mondo se non è vero!  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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CD 1 "Y" 1. Age Of Shadows 2. Comatose 3. Liquid Eternity 4. Connect The Dots 5. Beneath The Waves 6. Newborn Race 7. Ride The Comet 8. Web Of Lies
CD 2 "Earth" 1. The Fifth Extinction 2. Waking Dreams 3. The Truth Is In Here 4. Unnatural Selection 5. River Of Time 6. E=Mc2 7. The Sixth Extinction
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Line Up
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Arjen Anthony Lucassen - chitarra, basso, mandolino, tastiere, synth, Hammond Ed Warby - batteria e percussioni
Guests: Tomas Bodin - synth solo su Waking Dreams Michael Romeo - guitar solo su E=Mc2 Joost Van Der Broek - synth solo e piano su The Sixth Extinction Ben Mathot - violino David Faber - violoncello Jeroen Goossens - fiati Lori Linstruth - guitar solo su Newborn Race Derek Sherinian - synth solo su The Fifth Extinction
Singers: Forever Jorn Lande Magali Luyten (Beautiful Sin) Bob Catley (Magnum) Tom Englund (Evergrey) Steve Lee (Gotthard) Daniel Gildenlow (Pain Of Salvation) Hansi Kursch (Blind Guardian) Floor Jansen (After Forever) Anneke Van Giersbergen (Agua De Annique) Jonas Reske (Katatonia)
Men Arjen Anthony Lucassen Simone Simons (Epica) Phideaux Xavier Liselot Hegt (Dial) Wudstik Ty Tabor (King’s X) Marjan Welman (Elister)
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