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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Extrema - Better Mad Than Dead
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02/04/2022
( 1504 letture )
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Si prospetta un compito arduo rispolverare Better Mad Than Dead, il terzo album in studio degli Extrema: si sa, quello della formazione di Trezzo sull’Adda è un nome scomodo nell’ambito del metal nostrano, dapprima elogiato per la realizzazione di un caposaldo thrash come Tension at the Seams poi -complici alcune mosse quantomeno azzardate compiute nella seconda metà dei ’90- rigettato senza mezzi termini dai fan oltranzisti che bollarono i quattro con i classici epiteti “traditori”, “venduti” e amenità simili; alla fine le accuse di essere cloni dei Pantera -scaturite in seguito alla pubblicazione di The Positive Pressure (of Injustice)- risultarono, fra tutte, le meno peggio. Ma qual è il motivo di un’acredine così esacerbata da parte dei thrasher italici? Nel 1996, un anno dopo l’assestamento su lidi groove, la band collaborò alla riverniciatura del singolo Mollami degli Articolo 31, definito in questa nuova veste come Remix Pesante: le strofe rap di un ancora valido J-Ax e gli scratch di DJ Jad, uniti ai riffoni di Massara, in pratica forgiarono il primo esempio di puro rap metal tricolore, sulla scia di quanto fatto nel ’91 da Public Enemy e Anthrax in Bring the Noise. Purtroppo la carta d’identità mi ha impedito di vivere in diretta le reazioni del pubblico di casa, ma direi che non è difficile immaginarle. Come se non bastasse nel 1998 arrivò il bis con Vai Bello, altro featuring con gli A31 e la loro crew Spaghetti Funk; presente nel maxi-singolo sotto forma di 666 Rock Version, il brano reitera le coordinate rap metal gettando ulteriore benzina su un fuoco già molto pericoloso. Non importa che i due singoli siano nati per una comunanza a livello di label, il plotone d’esecuzione era ormai schierato e pronto a far fuoco sulla prossima release del gruppo, di qualunque genere sarebbe stata.
Ecco dunque uscire nel 2001, in un clima gioviale e per nulla teso (si, c’è dell’ironia), Better Mad Than Dead, lavoro massacrato all’unanimità da chi aveva amato Tension at the Seams e -in misura minore- The Positive Pressure (of Injustice). Ricordiamoci dopotutto che erano gli anni d’oro del nu metal, il cui fascino aveva irretito anche realtà italiane prive della “fedina penale” di Perotti e soci (gli Electrocution di Acid But Suckable e soprattutto i Sadist dell’osceno Lego), quindi era piuttosto logico ipotizzare una svolta in tal senso da parte degli Extrema. Se la cosa può tranquillizzare, non si ha a che fare con un copia-incolla dei vari Limp Bizkit, Linkin Park o… Crazy Town in quanto i riferimenti al mondo dell’hip-hop, a differenza di Mollami e Vai Bello, risultano pressoché assenti. Il nuovo metal di BMTD è infatti più complesso, non rispetta i cliché tipici del genere e nel suo voler mantenere un substrato post-thrash/groove (quantunque depotenziato) rivela un inaspettato carattere “autoctono” con pochi confronti diretti in America. Nell’arco delle dodici tracce coesistono infatti riff di chiara ascendenza korniana, sezioni cadenzate prossime ad un ibrido di groove e alternative, limitate incursioni nell’hardcore e un pizzico di funk conferito dai tocchi del basso slappato, tecnica impiegata da Bigi sin dai tempi dell’esordio. Di thrash invece rimane ben poco, con gli assoli rasenti allo zero e il ruolo della doppia cassa sottostimato rispetto ai dischi precedenti. Anche la produzione vira su una concezione (allora) più moderna sdoganando l’inserimento di alcuni effetti elettronici che, inevitabilmente, acuiscono il divario con il passato senza però donare agli arrangiamenti il quid in più sperato. Non passa certo inosservata anche la performance di Perotti, staccatosi dall’infatuazione per Phil Anselmo e qui alle prese con un’interpretazione versatile e ben curata, divisa tra la potenza ruvida delle harsh vocals e l’inedita propensione a un risvolto melodico dal sapore alternative. Dalla Bay Area al Texas fino a Bakersfield e la New York degli Anthrax dell’era John Bush: queste le direzioni di un album che parte unendo groove, echi dei Korn di Got the Life e inflazioni elettroniche in Generate, doppia cassa thrash e un ondivago andamento di groove ibrido in Dude e un attacco nu metal rischiarato da soluzioni melodiche di buona caratura nell’accattivante Another Nite. Il basso funky giganteggia nell’energia crossover della contagiosa All Around mentre Sanity fa perdere l’orientamento con un cantato mescolante alternative, sprazzi anselmiani e frammenti di melodia dal vago retrogusto alt.rock/grunge su un impianto strumentale altrettanto cangiante. A spezzare il ritmo ci pensa il thrash-core al fulmicotone di Wannabe ma il nu metal torna a reclamare la scena flirtando con il thrash nella singolare Family Affair, lasciando campo aperto a un trascinante Perotti in Too Late e Some Faith o riallacciandosi a un’inclinazione groove che assorbe particelle sparse dei Machine Head e degli Anthrax in formato anni ’90. Su binari analoghi viaggia la focosa Secrets ‘n’ Lies alla quale spetta il compito di trasportarci verso The Brawler, meritorio finale all’insegna di un agglomerato nu, alternative, groove e hardcore svuotante la riserva di endorfine rimaste.
Sgombriamo il terreno da equivoci: chi già ai tempi detestava l’album non cambierà idea anzi, i fan del thrash Made in Italy che nel frattempo lo avevano dimenticato saranno ancora più arrabbiati nel vederlo non solo ricomparire, ma addirittura venire giudicato positivamente. Sì perché analizzandolo da un’ottica nu metal Better Mad Than Dead alla fine è un buon album, non perfettamente a fuoco sotto ogni aspetto (si sente che la band proviene da un background diverso e il songwriting -come del resto l’uso dell’elettronica- appare talvolta forzato), eppure nel complesso può essere classificato come una valida eccezione attuata in un frame temporale “alternativo” e non confrontabile con le restanti fasi della carriera. Dove altri hanno miseramente fallito (i già citati Sadist), gli Extrema hanno saputo maneggiare una concezione sonora estranea amalgamandola con criterio al proprio bagaglio di derivazione thrash/groove: i giudizi dei più non muteranno, ma questo disco è un unicum che, se considerato da una prospettiva equilibrata e razionale, può aspirare ad una legittima rivalutazione.
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3
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Questa band Alla fine la conosco veramente poco. Dopo aver comprato l'esordio ai tempi e averli visti anche in concerto un paio di volte, Se non erro una volta c'era pure J Ax, Li ho persi completamente di vista. La causa in verità furono le malelingue che si sono susseguite intorno a loro. Fan cagare, sono dei venduti, pagliacci, copia dei Pantera, commerciali etc etc.. Durante il post di Tension at the seams non mi pare di aver mai sentito un metallaro parlar bene di loro. Tra loro e i linea 77 facevano a gara a chi si pigliava più merda addosso. In realtà mai capito il perché, però a causa di cio li evitai. Oggi purtroppo me ne pento amaramente perché ascoltando anche solo un paio di pezzi da questo album traspare un band davvero cazzuta che sa il fatto suo. |
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2
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È un buon disco di Nu-Metal ben fatto e molto "personalizzarlo", paradossalmente perfino di più di altre loro produzioni più tradizionalmente metal. Detto questa a me all'epoca i pezzi con gli Articolo 31 erano piaciuti molto. E dal vivo hanno sempre spaccato... Prova ne è il fatto che vedevo molti che facevano i puristi a parole (sparando merda su Massara e soci) ma poi ai loro concerti c'erano e si lanciavano nel pit sotto il palco come non ci fosse un domani. |
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1
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Conclusione giusta, condivido: pur non essendo certo un capolavoro, è un disco che in qualche modo fu sottovalutato. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Generation 2. Dude 3. Another Nite 4. All Around 5. Sanity 6. Wannabe 7. Family Affair 8. Too Late 9. Some Faith 10. W.A.S.T.E.D. 11. Secrets ‘n’ Lies 12. The Brawler
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Line Up
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Gianluca Perotti (Voce) Tommy Massara (Chitarra) Mattia Bigi (Basso) Cristiano Dalla Pellegrina (Batteria)
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