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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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08/06/2022
( 2031 letture )
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Conobbi gli Ufomammut in un periodo relativamente recente, era il 2015, la band piemontese usciva con Ecate sesto album che seguiva il successo del doppio Oro. Rimasi colpito dalla capacità del trio di riprendere strutture e immaginari onirici di un’epoca ormai perduta, quella settantiana, riformandola attraverso il filtro dello sludge -in verità più tendente al drone- assorbendo totalmente l’ascoltatore in una cupa spirale, tra ritmi monolitici e urla provenienti da un’altra dimensione. Da quel momento la band ha pubblicato altri due album, prendendosi poi una pausa a fine 2020. Sembrava che gli Ufomammut fossero sul punto di sciogliersi definitivamente, ma il nuovo album già dal titolo ci fa presumere la volontà di andare avanti e rinascere in una nuova veste. A portare una nuova aria di cambiamento non è solo l’entrata del nuovo batterista Levre, precedentemente tecnico della band, ma anche la forma sonora dei brani di questo nuovo Fenice, in cui gli Ufomammut sembrano quasi abbandonare le atmosfere opprimenti dei precedenti dischi per raggiungere una dimensione più spirituale, mantenendo un sound monumentale nelle sei parti di questo album, da considerare un unico viaggio senza stacchi tra un brano e l’altro.
È un suono di campane tibetane ad introdurci al primo “segmento”: Duat, una strumentale di dieci minuti e trentatre secondi che guidata da alcuni sussurri ci trasporta in un vortice di psichedelia. L’incedere dei synth e della batteria ci travolgono in dei passaggi elettro-noise che riplasmano infine un sound cavernoso, contornato da feedback, assumendo a tratti delle sfumature grooveggianti e chiudendo con un cupo mid tempo. L’intro di Kheperer è affidata ad un ritmo marziale ed è curioso notare come con questo brano il disco sembri assumere un’atmosfera meditativa in cui i synth si uniscono al ritmo delle percussioni esternando maggiormente la tendenza onirica della traccia. Un pezzo breve e introduttivo che si collega alla terza parte Psychostasia, lanciata dalla chitarra che viene enfatizzata da un effetto che sembra abbassarne le frequenze. La scelta di produzione della batteria si può definire un po’ azzardata -troppo sintetica - ma funzionale al brano. La voce di Urlo sembra recitare un mantra, il brano è ipnotico e si evolve solo nel finale, prima con dei rintocchi sinistri dati dal sintetizzatore stesso e poi con un riffing più sludge che esplode con un crescendo in cui anche la voce del cantante assume maggiore rilievo. Voci incomprensibili –forse registrate al contrario- e un tappeto di synth, ci portano alla quarta parte di questo disco, Metamorphoenix, in cui una melodia ammaliatrice sembra calmare quei sussurri inquietanti. Il senso di quiete viene rafforzato dalla voce di Urlo, forse mai così pacificatrice. L’outro con gli strumenti in pieno tiro si allaccia a Pyramind, incalzante nel suo incedere sludge, legata per quanto riguarda la prima parte della traccia ad influenze più settantiane. Per dare un’immagine, direi che il brano sembra quasi voler trascinare l’ascoltatore al vertice della piramide che possiamo ammirare nella bellissima copertina dell’album. Urlo -presente in primo piano con la sua voce e il suo basso mastodontico- canta una litania tramutata in grida liberatorie sul coinvolgente finale, ritmato da basso, batteria e chitarra che insieme lasciano spazio all’ultimo capitolo del disco: Empyros. Le sfuriate dei tre strumenti divengono un ritmo dispari, poco meno di tre minuti in cui l’ascoltatore viene assorbito completamente, prima del cambio di dinamica annunciato da un feedback, su un tappeto psichedelico in cui i versi cantati sfumano in un riverbero.
Sicuramente molti ascoltatori rimarranno smarriti dall’insolito sound proposto dagli Ufomammut con Fenice, un vero punto di svolta nella loro discografia che abbraccia in maniera concreta il concetto di rinascita che la band voleva comunicare. E’ apprezzabile il loro modo di riscrivere la propria storia, evolvendosi ma non snaturando completamente il loro sound. Alle atmosfere oppressive a cui ci ha abituato in passato la band oggi sostituisce un sound più armonioso, in grado di “azzerare” la precedente avventura discografica e trasmettendo la stessa esperienza all’ascoltatore, che non potrà fare a meno di comprendere il messaggio infuso dal trio attraverso questo disco. L’interpretazione ovviamente è lasciata a chi si approccia alle nuove sonorità della band che potrà decidere di accettare o meno questo sovvertimento di paradigma nel nuovo percorso degli Ufomammut.
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4
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Non solito : ) ci sta tutto anche per questo, anche di più. Devo dargli altri ascolti comunque. |
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3
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Li preferivo più opprimenti. Ma sempre alto il livello |
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2
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già acquistato in vinile.... sto aspettando che arrivi. Sono sempre una sicurezza! |
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1
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Solito grande album, lo ascolto di continuo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Duat 2. Kheperer 3. Psychostasia 4. Metamorphoenix 5. Pyramind 6. Empyros
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Line Up
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Urlo (Basso, Voce, Tastiera) Poia (Chitarra, Tastiera) Levre (Batteria, Sintetizzatore)
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