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27/04/25
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TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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The Black Crowes - Happiness Bastards
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11/04/2024
( 2286 letture )
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Torna la premiata ditta dei fratelli Robinson per il decimo capitolo, da studio, degli americani The Black Crowes, una cosa a cui in pochi credevano, in tutta sincerità. Tanti scazzi, una decina d’anni in cui i due fratelli non si sono rivolti più nemmeno parola, poi la riappacificazione e il come back tanto agognato. Quanto tempo, troppo, è passato dall’esordio dorato del 1990 di Shake Your Money Maker, un debutto splendido e fortunatissimo, che partorì grandi singoli di successo, trascinando l’album oltre i cinque milioni di copie vendute solo negli Stati Uniti. Da lì prende vita una carriera lunga, fatta di successi, platter premiati, diverbi, divergenze, cambi di formazione, concerti e una vagonata di raccolte e pubblicazioni live, tutto all’insegna del rock and roll sanguigno e verace, ma soprattutto oggi assistiamo alla rottura definitiva di un silenzio discografico che durava da 14 anni. Dalla data dell’ultima release, Croweology, incisa in sala di registrazione e pubblicata nel 2010. Dopo un percorso così lungo, con i fratelli a portare avanti le rispettive carriere soliste, le tensioni e i dissidi si sono vaporizzati ed ecco venir alla luce questo nuovo capitolo, Happiness Bastards, formato da 10 brani, prodotti da Jay Joice per l’etichetta della band, la Silver Arrow Records. La formazione, oltre a Chris e Rich, comprende il bassista Sven Pipien, già in line-up da lungo tempo, Brian Griffin alle pelli, Nico Bereciartua all’altra sei corde e alle tastiere Erik Deutsch. La grafica della copertina è stata curata della moglie di Chris Robinson, Camille, anche se lo sforzo per il concept non pare esser stato così pazzesco visto il risultato, incisivo, ma non certo stellare. Il contenuto di queste nuove tracce dei corvi della Georgia è, da sempre, radicato nel rock grezzo, ruvido e impetuoso con puntate nel rhythm’n’blues, qualche spruzzo di soul e un focoso southern rock tipicamente a stelle e strisce, riproducendo, fedelmente, il marchio della casa. Buonissimo l’impatto delle song, con un’attitudine bruciante e vogliosa di stupire, per un risultato finale che fa benedire il loro rientro sulle scene.
Bedside Manners apre i giochi con una bella steccata di rock sudista con tanto di hammond in sottofondo, chitarre calienti e honky tonky piano a sottolineare l’andamento, ottimi i cori e il ritornello pestato e profondamente sentito, gran bell’inizio dei ragazzi! Rats and Clowns spara un riff corrosivo ad introdurre un pezzo che esplode subito, nei primi secondi, con ritmo incalzante e netto flavour “stonesiano” nel chorus: significativo il solo guitar che incarna il puro spirito rock and roll, altra bella botta che cattura come la tela di un ragno; subito seguita da Cross Your Fingers, ballad acustica, con tanto di steel guitar, che poi parte per la tangente, divenendo ritmata e scossa da atmosfere strampalate e vigorose, molto acchiappanti, con arrangiamenti ottimali che appartengono alla decade settantiana. Tutto riconduce a certe colonne sonore datate e ammalianti, compresi i cori stentorei e i riff delle sei corde, risultando un brano molto significativo, con situazioni oppressive ma molto azzeccate; grandissima song! Wanting and Waiting appare come uno scatto a ritroso, una capriola sfavillante, stupenda, riscoprendo ciò che era la band dei primordi, con ottimi cori femminili, hammond sofferente e un inciso de luxe, forgiato su chitarre pungenti, all’insegna del grande rock. Wilted Rose, brano più lungo del lotto, si presenta come una ballatona acustica con cori sentiti, che aprono finestre su un cielo turchese mozzafiato, anche grazie alla partecipazione della singer americana Lainey Wilson. Gli arrangiamenti sono preziosi, corredati da sensazioni rhythm’n’blues e country, la slide guitar, accompagnata dall’hammond, si prende la scena, a metà brano, con un assolo fluorescente e la drum picchia: canzone semplicemente magnifica. Dirty Cold Sun è rock seventies parecchio hippie, con tutti i crismi dovuti a quel modello, una chitarra tostissima non smette di sostenere il tessuto musicale e un’affilata interpretazione vocale di nerbo, sguaiata, trionfa senza ostacoli, con le coralità che punteggiano il timing: liberate dalla naftalina pantaloni a zampa d’elefante, bracciali colorati tempestati di pietre, bandana e caftani, è giunta nuovamente l’ora di metterli in mostra. Bleed It Dry scocca dall’armonica a bocca e strizza l’occhio, anche nella vocalità, a Mick Jagger, magari gli Stones suonassero così ancora oggi: una track rock che più rock non si può. Flesh Wound fila via che è un piacere, correndo celermente verso nuance alla Elvis Costello, ma con la guida automatica della cremosa e catramosa chitarra di Rich Robinson; finale di piano e voce da nenia-filastrocca, riprendendo arie e profumi da sagra paesana. Siamo verso il termine ma le piacevolezze non sono ancora finite: Follow the Moon sfodera un gran riff ipnotico che trapana ogni secondo di stesura, incalzato dalla slide guitar e da uno sviluppo corposo e grattugiante, il ritornello appare altalenante tra rock duro e blues e il solo dell’ascia è breve ma intenso; Kindred Friend fa calare, con grazia, il sipario per mezzo di un lentone che si innesca con l’armonica, sensazioni “beatlesiane” e arie alla John Lennon solista. Una chiusura commovente, con cori celestiali, atmosfere delicate e l’ugola di Chris sugli scudi, come in tutto l’album.
Happiness Bastards è un capitolo che tocca l’anima dell’ascoltatore e l’intero set di corde emozionali, un disco che percorre tutte le nervature e le arterie del rock genuino, senza alcuna barriera di tempo e ispirazione, immettendo sfumature variegate che rendono il prodotto finale davvero eccezionale. La scrittura è splendente, energica, elettrizzante e mai banale, non c’è nulla di scontato su questa nuova e stupenda release dei The Black Crowes, tutto appare eccitante, all’insegna di fuochi artificiali che si estrinsecano tramite vitalità, gusto, squisita qualità e suprema bellezza della proposta. Un ritorno discografico da leccarsi i baffi e non solo. Il rock è morto? Ma mi faccia il piacere….
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12
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Ah no è Peter. Brian è il cane. Chiedo scusa.
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11
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Ma davvero il tipo si chiama BRIAN GRIFFIN??? Da non credere. |
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10
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serenamente e con certo distacco disco rock dell\'anno, che ritorno esplosivo. |
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9
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Ottimo disco ma una cover del genere ti fa scappare la voglia... Hipgnosis dove sei??? |
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8
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...mi fa davvero piacere....il loro ritorno......bel disco...... |
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7
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Che ritorno ragazzi ! È un disco pieno di elettricità, gli strumenti sudano hard rock, country, soul , rhythm & blues , southern e funky , ed in questo contesto i cori femminili ci stanno davvero bene. 10 pezzi e zero filler, ma segnalo i due singoli, Rats and clowns, le due ballad e Bleed it dry, pezzo caciarone, ma con tanto feeling, da localaccio pieno e ad alto tasso alcoolico. Per piacere cari fratelli Robinson non litigate più e qualcuno dica alla moglie di Chris che non è il caso che curi le copertine . Per me 85 |
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6
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Bel disco, che ho atteso e ha mantenuto le aspettative. Band inossidabile, fedele alle proprie origini ma che ha anche la capacità di offrire sempre qualche sorpresa. Concordo sul voto. |
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5
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Nutrivo poche speranze per il nuovo album, invece a sorpresa si rivela un ottimo lavoro, che da una parte sembra il successore del primo album, con oltretutto influenze \'Smirhiane che non guastano mai. Ad avercene album così da gruppi vecchi (relativamente). |
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4
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Con i Crowes si va sempre sul sicuro, bel dischetto, divertente, compatto, si ascolta che è un piacere. Ovviamente non è un album da 85, ma è un album molto gradevole. 73 |
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3
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Non ho mai riscontrato un gran abbassamento di qualità negli album dei Corvacci. Dischi quali warpath con le sue influenze soul e Lions con le sue influenze Zep li considero tra gli amici della loro carriera. Certo poi i primi 3 sono davvero super, però... |
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2
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Bel disco, l\'ho preso all\'uscita e non mi ha deluso. Non è sicuramente al livello dei primi 2-3, ma è superiore alle mie aspettative. Apprezzo anche il fatto che sia abbastanza \"compatto\" (meno di 38 minuti) e non uno di quei polpettoni da 70-80 minuti che vanno di moda sempre più di frequente. |
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1
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Sarà il solito disco impeccabile dei Black Crowes. Acquisto obbligatorio come sempre .Tra l\'altro qua a destra mancano un po\' di recensioni dei Corvacci neri. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bedside Manners 2. Rats and Clowns 3. Cross Your Fingers 4. Wanting and Waiting 5. Wilted Rose 6. Dirty Cold Sun 7. Bleed It Dry 8. Flesh Wound 9. Follow the Moon 10. Kindred Friend
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Line Up
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Chris Robinson (Voce, armonica) Rich Robinson (Chitarra, voce) Nico Bereciartua (Chitarra) Erik Deutsch (Tastiere) Sven Pipien (Basso) Brian Griffin (Batteria)
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RECENSIONI |
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