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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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27/07/2024
( 595 letture )
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Quando nel 2001 gli americani Black Crowes si accingono a rilasciare il loro sesto studio album della carriera, la situazione, in apparenza, non sembra delle migliori. Il precedente album, By Your Side, del 1998, aveva scelto una strada differente rispetto a quelli che lo avevano preceduto, privilegiando canzoni più snelle e marcatamente influenzate dalla musica soul; il successo di pubblico però era stato solo parziale, e questo, per una band abituata fin dal suo esordio a fare “centro col botto”, aveva lasciato segni. Come spesso succede in questi casi, fra artista ed etichetta si instaura un reciproco interscambio di accuse e sospetti: i musicisti ritengono che la casa discografica, nientemeno che la Columbia Records, abbia svolto un’attività promozionale scarsa ed inefficace, l’etichetta sostiene che i brani del disco manchino di mordente e interesse, e che il risultato finale non sia stato all’altezza del passato della band. Quale che sia la verità, il risultato finale è uno solo: i nostri abbandonano in tutta fretta l’etichetta “traditrice” e si trovano ad agire, per la prima volta da molti anni, da indipendenti. Intendiamoci: una band della fama e del livello dei Black Crowes non lo rimane per molto; e infatti poche settimane dopo la band firma con la V2 Records di Richard Branson, molto disposta a lasciare “briglia sciolta” ai musicisti, come conferma una dichiarazione dell’epoca di Rich Robinson: "La cosa bella della V2, il motivo per cui li abbiamo scelti, è che ci hanno detto: 'Voi ragazzi fate il disco che volete fare. Poi datecelo e noi lo venderemo.' Questo è ciò che avevamo bisogno di sentire." Ma non è solo la nuova casa discografica ad “elettrizzare” e ridare grinta ed entusiasmo ai nostri: altri due eventi di grande importanza per l’esito del disco si verificano in quelle settimane. Il primo è l’effettuazione di un tour, con annesso album live pubblicato nel febbraio 2000 sul sito musicmaker.com e nel luglio dello stesso anno dalla TVT Records, nientemeno che con la leggenda Jimmy Page, incentrato sulla riproposizione dei classici dei Led Zeppelin e di altre pietre miliari del rock-blues britannico e americano; il successo dell’iniziativa riporta i Black Crowes sotto gli occhi di tutti e mostra, nuovamente, il potenziale enorme della band. Inoltre, nello stesso periodo, il cantante Chris Robinson si sposa e non con una ragazza qualsiasi, ma con la splendida attrice Kate Hudson, impegnata, nello stesso anno, nel bellissimo film Almost Famous, incentrato proprio sulla vita on the road di una band degli anni ’70.
Insomma, il quadro è completo: Lions è un album dove la band mostra, senza freni e senza alcun vincolo di sorta, tutto il suo amore profondo per il rock anni ’70, per il southern e per le atmosfere calde e potenti tipiche di quegli anni. Il gruppo decide di registrare su nastro, poiché preferiva la sua qualità sonora; la maggior parte delle canzoni sono registrate dal vivo con i membri della band che suonano insieme in una stanza unica, e microfoni impostati per catturare il suono complessivo piuttosto che quello dei singoli strumenti. La maggior parte delle registrazioni che compongono l'album sono registrate durante la pre-produzione, il cui scopo era, in origine, di testare gli arrangiamenti. È un album quindi diretto e semplice come suoni e profondamente “zeppeliniano”; se già prima le reminiscenze erano evidenti nel loro sound, il tour con Jimmy Page fa da detonatore completo. Questo entusiasma sin da subito parte della critica e del pubblico, ma contemporaneamente ne sconcerta altri: la mancanza di originalità è infatti criticata da più parti, e diversi brani sono ritenuti “deboli” e incompleti, proprio per una volontà, quasi ossessiva, di replicare stilemi e sound dei ’70.
A distanza di un quarto di secolo, la visione è –forse– più chiara: questo disco è in qualche modo una summa di tutta la produzione dei Black Crowes e, in parte, di cosa sia o debba essere, l’hard rock –quantomeno un certo tipo di hard rock– all’alba del nuovo millennio. L’opener Midnight from the Inside Out scalda per bene cuore e polmoni degli ascoltatori, ma è solo un antipasto di ciò che ci aspetta; Losing My Mind è uno di quei brani che entra in testa per la sua triste bellezza. Il pezzo seguente Ozone Mama è un pezzo in pieno stile soul-rock con un distillato di melodia funky che ammicca al blues in maniera assolutamente comvincente. Greasy Grass River, con un inizio marcato dal wah-wah per cui anche il buon vecchio Jimi Hendrix sarebbe stato contento, trascina verso un ritornello accompagnato da un ritmo sincopato e da una distorsione quasi stoner-rock. Ottima la prestazione vocale e l'interpretazione di un Chris Robinson decisamente in forma. Un arpeggio molto catchy accompagnato da una voce e da un riff che rendono la canzone estremamente circolare, ciondolante e quasi psichedelica: tutto questo è Soul Singing canzone che è rock, ma sfodera un gusto molto black, molto soul. Come On è invece una furia rock che non vuole far prigionieri e trascinare tutti in un ballo scatenato. Volete la classica ballad di ordinanza? Eccovi serviti Miracle to Me, un pezzo tutto da ascoltare, con un bellissimo interscambio fra le chitarre acustica ed elettrica. Cosmic Friend è una sorta di psichedelia moderna, molto particolare ma decisamente efficace e raffinata, mentre in Lay it All On Me il piano la fa da padrone e dialoga ottimamente con la voce del singer, perfettamente a suo agio. Resta ancora da citare il funk-rock trascinante di Lickin’ per chiudere il cerchio su un album che, visto oggi, appare molto più riuscito e completo di quanto sembrò al momento della sua pubblicazione. Forse due o tre brani effettivamente sono un po’ più deboli e sanno, parzialmente, di riempitivo; tuttavia, avercene oggi di dischi, e di gruppi, in questo stato di grazia. Sorprendentemente, l'anno dopo la pubblicazione di Lions, in contemporanea con un nuovo disco live che raccoglieva pezzi registrati dal vivo durante due concerti all'Orpheum Theatre di Boston, i Black Crowes annunciano che si sarebbero ritirati dalla scena musicale per un tempo indeterminato. La pausa, con relative pubblicazioni soliste dei fratelli Robinson, in realtà dura solo quattro anni, fino al 2005; eppure, tutto il proseguimento della carriera dei nostri lascia pensare che, forse, l’occasione di consolidarsi davvero come band di riferimento per tutto l’universo hard rock si sia persa proprio in occasione di questo disco e degli anni immediatamente seguenti.
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5
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Album molto zeppeliniano , che ho sempre ritenuto qualche gradino sotto rispetto ai primi, ma comunque piacevole. Bellissime Losing my mind e Soul singing |
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4
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I Black Crowes sono stati un Gruppo ganzo perché non suonavano Metal ma hanno avuto riscontro da chi ascoltava il Genere.. |
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3
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Disco che adoro. L\'ho ascoltato tantissimo. Magari non raggiunge il livello dei primi 3, però tanta roba. Spesso fin troppo criticato. Concordo con i contenuti del recensore. |
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1
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Uno dei loro dischi più piacevoli e il successivo live è da paura!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Midnight from the Inside Out 2. Lickin' 3. Come On 4. No Use Lying 5. Losing My Mind 6. Ozone Mama 7. Greasy Grass River 8. Soul Singing 9. Miracle to Me 10. Young Man, Old Man 11. Cosmic Friend 12. Cypress Tree 13. Lay It All on Me
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Line Up
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Chris Robinson (Voce, Armonica a bocca) Rich Robinson (Chitarra, Basso, Pianoforte su traccia 13) Audley Freed (Chitarra) Eddie Harsch (Tastiera) Don Was (Basso su tracce 3 e 13) Steve Gorman (Batteria)
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RECENSIONI |
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