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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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The Black Crowes - Amorica
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I Black Crowes sono senza dubbio tra le band più importanti emerse sul finale degli anni 80 e nei primi anni 90. La loro carriera ha avuto un peso notevolissimo nella riscoperta del southern e del rock e il loro crescente successo ha contribuito a riportare le sonorità seventies e il gusto per l’improvvisazione sul palco negli spettacoli hard rock. La band è riuscita a raggiungere un ampio pubblico grazie alla personalità dei suoi componenti, al valore della sua musica e ad atteggiamenti a volte discutibili, a volte oltraggiosi, a volte semplicemente naive, ma sempre estremamente sinceri. La commistione di southern, classic rock, blues, hard rock e look seventies in un periodo nel quale il glam losangelino dominava le classifiche, fu un vero salto indietro e avanti al tempo stesso, riportando l’attenzione tanto sul sound tipico di Rolling Stones, ZZ Top, Allman Brothers, Lynyrd Skynyrd, quanto su un approccio quasi hippie e ingenuo. Dominati dalla dicotomia tra i due fratelli Robinson, con Chris a rappresentare l’anima più ribelle, inquieta e sognatrice e Rich intento a tenere saldamente le fila del tessuto musicale, i Black Crowes hanno in realtà anche sofferto i conflitti di personalità tra i due leader e i continui cambi di formazione causati da queste tensioni. Assoldato in pianta stabile un tastierista in formazione, Eddie Harsch, e dopo aver realizzato un album (Tall) che non vedrà mai la luce, la band di Atlanta si trova nel 1994 a dare alle stampe il successore del fortunatissimo debut Shake Your Money Maker e dello strepitoso successore The Southern Harmony and Musical Companion, che aveva spostato il baricentro della band dal rock/blues degli esordi a più radicate sonorità southern.
Amorica sbarca nelle classifiche e nei negozi di dischi con una copertina che più provocatoria non si potrebbe, con tanto di peli pubici femminili in bella vista, tanto che molte catene si rifiuteranno di metterlo in commercio, “costringendo” la casa discografica a una seconda stampa con una copertina più castigata. Inutile dire che simili espedienti hanno l’effetto moltiplicatore dello scandalo e che appaiono spesso cercati e voluti, più che drammaticamente imposti. In ogni caso, con Marc Ford (ex-BurningTree) stabilmente nel ruolo di chitarrista solista e i due fratellini in cabina di regia, il gruppo aveva una sua solidità compositiva ancora invidiabile e non saranno i pruriginosi scandaletti da rotocalco a fare loro guadagnare le posizioni alte delle classifiche, anzi. Pur non ottenendo mai un vero hit single spacca-classifiche, infatti, la band piazzava le sue canzoni sempre nelle posizioni medio alte e i dati di vendita restavano oltremodo incoraggianti, per un gruppo che tutto sommato andava decisamente controcorrente con un classic rock retrò e lontano tanto dalla morente scena glam, che dall’ormai consolidata ondata grunge, per quanto una certa venatura grezza e liquamosa non sia mai mancata nel loro sound, in particolare dal vivo. Ma per i nuovi profeti del rock, essere antichi e moderni al tempo stesso non era affatto un peso e così una nuova infornata di classici fu pronta ad essere recapitata nelle case statunitensi. Ancora una volta, la traccia opener ci proietta direttamente in un mondo nel quale blues, psichedelia, funk, hard rock, southern e quant’altro si sposano con chitarre soliste liquide in un mix esaltante di sonorità sixties e seventies, nel quale Chris Robinson si arrampica alla sua maniera disordinata ma tremendamente carismatica, fino al rovente e immediato ritornello. La band non concede tregua e le prime quattro tracce sono tutte dei classici destinati a rimanere in tutti i best of della band e nelle sue esibizioni dal vivo. A Conspiracy è il singolo estratto e rimanda ai Led Zeppelin offrendo un refrain in progressione che si pianta inesorabilmente in testa e un break di organo centrale da standing ovation, che in quegli anni si sentiva davvero da pochissime band sotto i trent’anni. High Head Blues, altro singolo, è di nuovo funk e psichedelica al tempo stesso, con un andamento stralunato e irresistibile, da contagio immediato, ancora una volta baciata da un ritornello semplicemente vincente. Chiude questa prima parte una delle canzoni più belle e intense che la band abbia mai scritto, un blues dannato e maledettamente sensuale e malato, nel quale Chris spadroneggia con carisma mentre il resto della band tesse pieni e vuoti drammatici, con un riff portante degno del miglior Jimmy Page. Dopo tanta grazia, inevitabile tirare un po’ il fiato e NonFiction arriva precisa, nel difficile ruolo di canzone-ponte di cui nessuno si ricorda mai, non per sua colpa, dato che si tratta di una traccia assolutamente deliziosa. La band continua a tenere il gioco a livelli alti anche con She Gave Good Sunflower, canzone graziata da un lavoro di chitarra semplicemente splendido, che mantiene una tensione enorme per tutto il pezzo e non la lascia andare fino alla fine, confezionando un non risolto pazzesco, che solo l’andamento scazzone e divertente di P.25 London riesce a stemperare. Giunge così la coronazione definitiva grazie a due colpi da knock out: Ballad in Urgency e Wiser Time, con la loro atmosfera southern e i tempi rilassati e dilatati di chi vive la propria tradizione musicale nel profondo e sa farla emergere con la potenza e la grazia dei fuoriclasse, rappresentano una sorta di virtuale passaggio di testimone, che consegna la band alla Storia. Tempo di chiusura, ma il gruppo non smette di divertirsi e così arrivano le atmosfere honky tonk/country western di Downtown Money Waster, divertissment che mette in luce il lavoro all’acustica quanto quello del nuovo acquisto al piano. Chiude Descending, altra bella ballad in chiave roots rock che merita una riscoperta anche grazie all’ennesimo grande bridge in progressione ritmica e all’ottimo lavoro delle chitarre in acustico.
Amorica è il disco della conferma, gestito dai Black Crowes con apparente scioltezza e grande sicurezza nei propri mezzi e nella propria visione musicale. Meno southern del precedente e con qualche altra influenza che inizia a fare capolino, in particolare quelle funky e psichedeliche, l’album si caratterizza per l’alternanza tra brani stratosferici e qualche pausa, senza che in realtà ci sia neanche una traccia al di sotto del livello superiore di una band che fino a qui ha scritto tre pagine tra le più belle della musica anni 90 e non solo. Meno compatto dei precedenti, ma al contempo ancora così ricco di idee e aperto a nuove ispirazioni da rappresentare un nuovo ponte sospeso tra passato e futuro, Amorica è ancora parte del sogno, della grande scalata a nuovo astro della musica statunitense. Al di là del successo raccolto, con l’album che arrivò all’undicesimo posto di Billboard ottenendo presto il disco d’oro, mentre i singoli estratti (il terzo fu proprio Wiser Time) raggiungevano la quinta, ottava e settima posizione, Amorica sancì insomma la consacrazione della band dei fratelli Robinson, la quale a sua volta aprì la porta al ritorno di un certo modo di fare rock classico e segnò la strada per quelle decine di band di rock retrò che ancora oggi spadroneggiano regalando brividi agli amanti di queste sonorità mai sopite e ormai entrate nel DNA di quasi tre generazioni. Disco da avere, band da amare.
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15
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E' tutt'altro che un disco brutto, cioè.. avercene... Ma lo ritengo assai inferiore ai precedenti. Come Rob Fleming (11), mi è rimasto poco anche dopo innumerevoli ascolti. Il sound è troppo Hard Rock x un gruppo Freak'n'South, con il basso pompato inutilmente a dismisura, canzoni meno ispirate e qualche filler. Cantato e chitarrismo sempre e comunque estremamente pregevoli. Ritengo il punto + alto del disco, il finale di piano della splendida Descending, suonato dall'ottimo (e troppo in ombra) EDDIE HARSCH, che ricorda un po' la bellissima coda di Brava di VASCO, suonata invece dallo sconosciuto (x noi Rockers) FIORENZO ZANOTTI su Siamo Solo Noi del 1981. /// Un coinvolgente doppio Live del 2005 con formazione originale e musicisti aggiunti, registrato al mitologico Fillmore West di San Francisco (quello di The Last Waltz), di cui esiste anche il video, è da me consigliato a tutti gli estimatori di questa portentosa Band di Atlanta. Si intitola appunto Freak'n'Roll...Into The Fog e contiene grande Musica ad altissimi livelli. |
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14
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Nel 94 avevo 18 anni, non potevo credere che ci fosse un gruppo che faceva ancora questa musica. Lo ricordo con grande piacere, e ogni tanto lo ascolto volentieri. 85 bello pieno per me |
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13
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Il piu bello resta sempre L'album di debutto,Ma Southern e questo non sono da meno.grande band! |
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12
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Secondo me invece è il loro album più bello, assieme al predecessore "The Southern Harmony...", del buon vecchio, sano blues-rock intriso di aromi 'southern'...Li ho ascoltati moltissimo a tempo dovuto. Un bel 90 per me. Nulla di nuovo, per carità ma che canzoni, signori. Piene di 'soul' . E Chris Robinson resta tra le mie ugole preferite degli ultimi 25 anni. |
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11
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L'ho ascoltato anche a lungo, ma devo dire che non è rimasto dentro. Preferisco i primi due |
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9
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...ma che gruppone!!! a fianco di tutti i miei dischi super crusthcgrinddeathtupatupa i black crowes non possono mancare. Armorica è un disco della madonna e basta. |
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8
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Bello, bello, bello... meno piacione degli altri ma forse anche quello con il quale cominciarono a staccarsi dall'etichetta di "meri"(?) citazionisti/replicanti/eredi delle band storiche degli anni '80 e iniziarono a mostrare una loro personalità. |
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7
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X Lorin La band sa Ancora fare album grandiosi. Gli ultimi due sono tra i migliori della loro discografia. |
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6
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Quoto Galille e zio Tom al 4- infatti film come 'corvo nero non avrai il mio scalpo' non hanno più ragione d'essere  |
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5
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Bello come tutti i dischi dei Black Crowes. |
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4
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ad essercene ancora un pò di pilu, visto che si rasano tutte. album straordinaro , caldo e di buona compagnia, sicuramente non diretto ma avvolgente. 1994 uno dei migliori degli anni 90. |
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3
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Ho questo disco e lo ascolto ancora volentieri. E' bello graffiante, come la band sapeva fare: rock e sudore. |
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2
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tranquilli ragazzi, ora il concetto di "versione censurata" mi è ben chiaro... ma ditemi, la versione "non censurata" che cosa avrebbe di così scandaloso? non sarà mica per quel poco di "pilu" che salta fuori dallo slip? patetici. |
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1
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Questo ce l'ho e lo metto sempre su con estremo piacere! Il vero punto di forza dell'album, secondo me, sono le ballads disseminate un po' ovunque nella tracklist (spezzano il ritmo e sono oggettivamente tutte dei capolavori, specialmente Cursed Diamond e Descending, con quel testo e quella coda di piano da infarti ripetuti). Indimenticabili le jam live su Wiser Time, figlie dei migliori Allman! (I Crowes me li hanno sempre ricordati) Dopo questo, un mezzo passo falso con Three Snakes. Voto: 90 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Gone 2. A Conspiracy 3. High Head Blues 4. Cursed Diamond 5. Nonfiction 6. She Gave Good Sunflower 7. P.25 London 8. Ballad In Urgency 9. Wiser Time 10. Downtown Money Waster 11. Descending
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Line Up
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Chris Robinson (Voce, Armonica) Rich Robinson (Chitarra) Marc Ford (Chitarra) Eddie Harsch (Tastiera, Organo) Johnny Colt (Basso) Steve German (Batteria)
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RECENSIONI |
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