Balzati agli onori della cronaca (musicale) con l'esplosivo debut Total 13 (1998), gli svedesi Backyard Babies vivono l'alba degli anni 2000 da sovrani incontrastati -assieme ai connazionali Hardcore Superstar e agli inglesi Wildhearts- del rinascente movimento punk glam'n'roll europeo, sulla scia lunga dei vecchi successi di band come i famigerati Motley Crue. Nella loro essenza hardrock, dalla grande melodia (ereditata dal glam) e dalla ritmica spumeggiante (reminescenza del punk), i Babies avevano messo a segno altri colpi interessanti come il brillante ed efficace Making Enemies Is Good (2001) e il più semplice e diretto Stockholm Syndrome, pubblicato nel 2003 e capace di catturare una nuova copiosa frangia di seguaci col suo approccio più teso all'odience americana. Il ritorno sulle scene dell'ensemble capitanato dal biondo Nicke Borg e dallo spettacolare chitarrista Dregen, datato 2006, porta un titolo affatto scelto a caso -People Like People Like People Like Us- ed un sound che, come vedremo, presenterà qualche novità rispetto al passato recente del quartetto. I Backyard Babies proseguono la loro evoluzione partorendo un disco molto più leggero e dalle atmosfere spesso più allegre e colorate che in passato, come si può evincere già dalla scoppiettante opener People Like People Like People Like Us, vivace e dal mood ancor più positivo e goliardico rispetto al trend tradizionale della band.
La tracklist presenta episodi più levigati e dal refrain sempre più 'facile' e commerciale, pur senza mai perdere nel sound l'essenza caratteristica del quartetto scandinavo; arriva presto la hit trainante del disco, Dysfunctional Professional, trascinante per melodia e linee vocali: ritornello, riffing e assoli sono sempre molto gradevoli, cuciti splendidamente con le parti vocali di Nicke Borg, caratteristica da sempre presente in tutti i lavori della band e ancora una volta peculiarità capace di sfornare una serie di tracce scorrevoli, canticchiabili, orecchiabilissime, figlie di un hardrock ottantiano sfumato tra venature glam ed energia punkeggiante dal taglio settantiano. I Babies ci sanno fare, che si tratti di correre così come quando a prevalere sono i sentimenti: avvincente, infatti, è la ballata Roads, pezzo passionale impreziosito da un toccante assolo di Dregen, guascone e strafottente quanto si vuole ma chitarrista di tutto rispetto, dal tocco morbido e suadente. Episodi come We Go A Long Way Back o Blitzkrieg Loveshock sono, indubbiamente, delle tipiche canzoni nello stile Backyard Babies, a metà tra lo spensierato e il malinconico, tutte rigorosamente dotate di refrain accattivante e travolgente; moltplici sono i rifacimenti al punk di band come i Ramones, anche nell'atmosfera più rilassata e divertente che in passato. Ancora una volta, tutti i pezzi sono omogenei e piacevoli, nessuna caduta di stile, nulla di noioso; allo stesso modo, nessuna traccia spicca sulle altre per potenza o bellezza particolare, così che non si può individuare un pugno di capitoli espressamente rappresentativi del platter stesso. tuttavia è difficile non strappare una citazione per Heroes & Heroines, bel crescendo dall'aria misteriosa iniziale al ritornello arioso e sognante. Piccola postilla a margine, prima delle conclusioni di rito, va fatta a favore della lunga e fedele militanza dei quattro ragazzi svedesi tra le fila di questa band storica del rock'n'roll continentale: assieme dal 1987, senza mai subire nemmeno mezza variazione di line-up, i Backyard Babies meritano stima e ammirazione per aver sempre continuato a suonare come da adolescenti, all'insegna del divertimento, della buona musica e di qualche bicchiere (parecchi, per la verita) scolato in compagnia.
Questo album non è all'altezza del celebre Total 13, non ci piove, e nemmeno ai due dischi che gli sono succeduti: il motivo è facilmente attribuibile ad uno stile più morbido e radiofonico -dunque meno spontaneo- oltre che alla presenza di qualche canzone 'soltanto' carina. Troppo easy nelle vocals e nei riffs, troppo innocue rispetto alla vigorosa tradizione punk glam'n'roll della band, le canzoni di People Like People Like People Like Us soffrono anche di una certa fretta generale occorsa in seno alla band al momento del songwriting e delle registrazioni, su dichiarazione dello stesso Dregen che lo ritiene l'album meno azzeccato di quelli prodotti con la band, nonchè l'unico rimpianto della sua carriera: con qualche cura e un pò di lavoro in più il disco avrebbe potuto suonare ancor più travolgente, ma di certo i fans non si possono lamentare dato che lo stile della band è ancora fortemente vivo e presente e non va scemando in ossequio del music business. Insomma, più orecchiabili, certamente, ma sempre di Backyard Babies si tratta!
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