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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4854 letture )
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I fan della vecchia scuola riporranno non pochi ricordi nel logo rosso squillante dei canadesi Exciter, speed'n'thrashers dell'era d'oro, formatisi ad Ottawa addirittura nel 1978, con radici nella NWOBHM. Il moniker stesso della band fa riferimento ad un pezzo dei Judas Priest, non a caso ritenuto uno dei primissimi esempi di speed metal della storia. Speed, thrash: la velocità ha presto infervorato il sound degli Exciter, nel loro debut Heavy Metal Maniac (1983) come nel masterpiece della band Violence & Force (1984), seguiti poi da tre altri dischi nel corso degli eighties. I due decenni successivi hanno visto una produzione non molto proficua: due dischi nei Nineties, due nei Duemila, tra i quali Thrash, Speed, Burn, datato 2008. La Massacre Records pubblica ora Death Machine, undicesimo studio album per questa formazione di culto, più che altro un tentativo di tenersi in vita nonostante l'avanzare del tempo e l'affollamento esponenziale del mercato thrash metal contemporaneo.
La vociaccia stridula di Kenny "Metal Mouth" Winter si innesca su uno spartito di velocità notevole, soprattutto in avvio di full length, sostenuto dalla classica ed immancabile sezione ritmica pulsante: l'adrenalina balza a mille, rincorrendosi imbizzarrita e martellante, tra brevi rallentamenti furbacchioni e assoli sferzanti, dalla melodia tagliente, fulminante. Sano vecchio speed metal di ottantiana matrice, cos'altro attendersi da un disco degli Exciter? Soltanto uno sprovveduto, oggigiorno, potrebbe mettersi a disquisire dinnanzi al canovaccio di tensione fast'n'furious ripetuto pedissequamente in ogni traccia, ben lungi dall'essere innovativo o dal cercar d'esserlo. La canonica ritmica da delirio e le vocals tese, nervose, faranno felici i thrashers oltranzisti mai sazi di queste sonorità old school. Dote essenziale del platter è un ritmo molto coinvolgente e sempre accattivante (sempre parlando in termini di speed metal, sia chiaro: nulla di mainstream), articolato in pezzi agili, scorrevoli, dai refrain piacevoli ma nel complesso, forse, troppo leggerini, poco incisivi: nella seconda metà di album, il sound si fa un po' piatto e fiacco, e la baracca viene sollevata dai discreti guitar solos di John Ricci, e l'idea dominante è quella di un disco dalle strutture fin troppo basilari, semplici e per nulla intricate. Il meglio, ovviamente, arriva quando si pigia il piede sull'acceleratore, quando i ritmi si fanno veloci e gli assoli squillanti: se questa ricetta non cambia, un risultato positivo appare garantito. Forse le parti vocali del singer appaiono tra loro non troppo dissimili, ma l'impressione destata resta positiva anche se non trascendentale.
Il difetto principale del disco, è la caduta inevitabile di mordente quando la band cerca di cavarsela anche con melodie meno veloci: gap ricorrente e sistematico che azzoppa i pezzi meno tirati, ma che almeno conferisce un lievissimo elemento di varietà alla proposta della band canadese. L'opener e titletrack Death Machine è una trascinante accelerazione di thrash ottantiano agile e schietto, aggrappato a linee vocali semplici e scarne ma azzeccate, nei ritornelli banalotti ma eccitanti abbastanza da farsi urlare in coro all'unisono. Si corre a folle velocità, con un altro pezzo nervoso e tirato come Dungeon Descendants, altamente coinvolgente, mentre la successiva Razor in Your Back ha un mood meno forsennato, un flavour quasi solenne ma comunque intenso e aggradante. Con Pray for Pain si perde ancora in irruenza, ma le sonorità restano taglienti: è con HellFire, pachidermico macigno lento e noiosissimo, che l'album inizia progressivamente a stancare. Fortunatamente gli Exciter riaprono il loro repertorio di mitragliatori e sferrano un altro paio di schegge rapide come Demented Prisoner e Slaughtered in Vain per risollevare l'ascolto con una sana dose di adrenalina. In particolare, Slaughtered in Vain possiede un piacevole ritmo 'a rincorsa' molto coinvolgente, mentre Skull Breaker è piuttosto scialba. Il disco si conclude con una traccia che è, di fatto, un interminabile guitar solo: poco più di quaranta minuti che poco aggiungono al panorama speed/thrash internazionale.
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3
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Mah...Non è il loro miglior disco ma è uno dei migliori dischi di speed metal che ascolto da 10 anni a questa parte. Recensione calibrata e forse anche ben articolata nello spiegare cosa non è piaciuto, ma sono abbastanza in disaccordo col recensore. Avercene di speed metal cosi... |
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2
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bravi cosi si suona prima di tutto la coerenzaaaaaaaaa |
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mi dispiace dirlo perchè adoro gli exciter,ma il muovo cantante è inascoltabile..taglia le gambe a canzoni che magari sarebbero anche meritevoli |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Death Machine 2. Dungeon Descendants 3. Razor in Your Back 4. Pray for Pain 5. Power and Domination 6. HellFire 7. Demented Prisoners 8. Slaughtered in Vain 9. Skull Breaker
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Line Up
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John Ricci (Chitarra) Rik Charron (Batteria) Rob "Clammy" Cohen (Basso) Kenny Winter (Voce)
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