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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Deep Purple - Slaves And Masters
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( 11150 letture )
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"Nel 1989, Ian Gillan e Ritchie Blackmore ebbero altri dissapori, a causa dei quali il primo abbandonò nuovamente il gruppo, sostituito dall'ex cantante dei Rainbow, Joe Lynn Turner. Questa formazione incise un unico album di poco successo, Slaves & Masters (1990). Al termine del tour di Slaves & Masters, Glover, Lord e Paice rivollero indietro Gillan alla voce, e Blackmore acconsentì".
"Dissapori". "Nuovamente". "Poco successo". "Rivollero indietro". In queste poche righe, e nella sintesi felice e brutale delle espressioni tratte da Wikipedia, c'è tutta la storia di Slaves And Masters. Ci sono il senso di un'instabilità ripetuta e quello del fallimento commerciale, ci sono l'indecisione sulla direzione intrapresa ed il coraggio di tornare indietro, ci sono la durezza dell'abbandono ed il calore rassicurante e famigliare del ricongiungimento. Tanto turbinìo prelude ad un disco di transizione, a suo agio tra le mura curve della parentesi tonda, figlio illegittimo di band diverse (Rainbow) ed espressione bicefala di altri modi ed altri mondi, somma di voti non contati ma pesati, e risultato ultimo di una sorta di "politica di palazzo" del music-business. Se la stessa enciclopedia online ricorre ad una "timeline componenti" per spiegare graficamente il contributo di ben quattordici musicisti alla causa di una band da duecento milioni di dischi venduti (dal lontano sessantotto), ci si sforza di comprendere, se non accettare, come ogni uscita sia stata il frutto, più o meno succoso, di una peculiare alchimia tra musicisti ed il periodo storico che li ha visti insieme.
Sono le note gravi della tastiera di Jon Lord a battezzare questo nuovo sodalizio, ed il suo costante cadenzare elettronico detta il tempo di King Of Dreams, e dell'intero album. Il piccolo riff di chitarra sul quale la canzone si basa è per sua natura sfuggente ed ineffabile, roseo come un tramonto, ed è per una questione di mera coerenza che tutto il brano presenta un'energia calante, un sussulto frustrato che lo rende affascinante. E' vero che Slaves And Masters suona più AOR che hard-rock: l'opener è un capolavoro di scalpello, di sexy cotonato (che ritroveremo in Too Much Is Not Enough) dai colori elettrici, di Ferrari finte e rombanti come quelle del videogioco Out-Run (1986), eppure il senso di uno scorrere inscalfibile e di una padronanza autoritaria finiscono col fare qualche vittima. Un ritornello piacevole, un paragrafo cantabile ed un certo incedere felino, testimoniato da durate dei brani attorno ai cinque minuti, sembrano caratterizzare diverse parti del disco: difficile poi parlare di filler quando sono Ritchie Blackmore a regalare un assolo oppure Jon Lord ad offrire, con naturalezza, un'intuizione felice (Fortuneteller). Preziosità piccole forse, sfiziosità da rosticceria, ma che invitano a chiudere un occhio su testi sentimental/banalotti, consigliati a chi l'inglese non lo padroneggia. Slaves And Masters è quindi un disco di suoni ed atmosfere, che l'immagine nera e lucida del vinile saprebbe completare alla perfezione: è un capolavoro di situazioni immobili (Breakfast In Bed) che non annoia, di superficialità che sembrano invece profonde, di buona musica fatta (svogliatamente?) con il minimo sforzo, all'insegna di una "efficienza" come la intendiamo noi a venti anni di distanza. Lasciando semplicemente che sia, il tredicesimo album in studio dei Deep Purple può compiacere, deludere o lasciare semplicemente indifferenti, pur senza offendere, tanta e tale è la professionalità profusa. Che i suoni siano anni ottanta non deve stupire, per un disco uscito nel 1990: la batteria di Ian Paice possiede uno stile caldo ma sigillato in un suono plastico (con particolare riferimento al rullante ed al taglio delle frequenze dei piatti), le chitarre condividono i volumi con le tastiere (per le quali sono previsti suoni più elettronici che di classico organo), ed è il tutto sferico dell'immagine in copertina a trionfare, piuttosto che lo spunto del singolo che sarebbe stato lecito aspettarsi. Ai detrattori sembrerà talvolta di trovarsi di fronte ad un buon album degli ZZ Top, per un senso di gioioso accompagnamento collettivo, di atmosfere country un po' finte e costruite. Tuttavia Slaves And Masters non conosce veri cali, nè viòla profondissimi nei quali precipitare irrimediabilmente: una volta contestualizzato, ed accettata una line-up di derivazione, l'ascolto prosegue placido, AOR nel modo in cui ha cura di non proporre mai qualcosa che vada oltre, per non dire contro, una generica e radiofonica ascoltabilità. In nome di questo principio, il quintetto sembra precludersi la possibilità di spaziare in territori blues, Rock'n'roll, funky, jazz, folk, passando indenne attraverso quelle influenze orientali classiche e progressive che ne hanno definito suoni e carriera: tra qualche slancio più energico (Roger Glover in Fire In The Basement, ed il ritmo urgentissimo della conclusiva Wicked Ways, che un po' di rimpianto per "ciò che avrebbe potuto essere" lo lascia, a dirla tutta) e quadretti autunnali di intrigo amoroso (Love Conquers All), i Deep Purple di Joe Lynn Turner alla voce, stilisticamente tra un David Coverdale ed un Glenn Hughes, sembrano vittime di una contraddizione che ricerca la varietà nell'utilizzo di una formula collaudata, superficiale nei temi e prevedibile nelle strutture. Svelato l'arcano, il disco suona come un buon compromesso, o piuttosto come un compromesso buono, tra un nome ingombrante ed una formazione rinnovata, tra le mode dell'epoca (Magnum P.I. fu prodotto fino al 1988, dopo tutto) ed un passato che è storia, tra musicisti che meriterebbero spazi diversi e che dimostrano invece di saper coesistere sotto un'unica ditta, in nome del nome.
In Slaves And Masters (definito "il miglior album mai registrato... dai Rainbow") mancano le sorprese, inutile negarlo, così come i picchi, l'accelerazione del battito, il sorrisino che si insinua tra le labbra dell'ascoltatore: questo non è un prodotto da arena, da palasport, da grande festival e nemmeno da Casinò di Montreux in fiamme. E' invece un trentatrè giri da barba e baffi, da poltrona Frau, da impianto ad altà fedeltà, da padri che vogliono ancora sentirsi giovani, ma accettano sorseggiando un caffè l'impossibilità di tornare indietro. E scavando tra i solchi ci si accorge che non manca neppure un'emozione intima, timida, che si realizza in una piacevolezza impalpabile, in un conto che -non si sa come- alla fine torna, in un mantenersi spavaldo e costante alla larga dell'insufficienza, in quel gioco sadico che vorrebbe farci condannare un nome altisonante, senza che mai ce ne sia data davvero l'opportunità.
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Boh a me piace! Voce di JLT ottima, copertina ottima e un sound più americano e che cerca di stare al passo con i tempi... per chi non vuole i soliti (ma ottimi) Deep purple di Smoke on the water e Child in time o comnuque il Mark II consiglio senza indugi questo disco.
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Non mi sono mai deciso se sia meglio questo o The House Of Blue Light che sono i due dischi più ottantiani dei Purple, ci fu grossa indecisione circa l\'ingaggio di Joe Lynn Turner, infatti fece un\'audizione Terry Brock dei magnifici Strangeways che fu ad un passo dai Purple. 75 |
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Per me è un ottimo album, ha avuto solo il \"difetto\" di uscire a nome DP. Turner è un grande vocalist, cacciandolo Malmsteen fece il più grosso errore della sua carriera. |
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Sarà eretico, ma lo preferisco a tanti album registrati con Gillan da \"House of blue light\" in poi, anche se a livello musicale è più un seguito di \"Bent out of shape\" che un album dei Deep Purple. |
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Io sinceramente ho sempre trovato \"Slaves And Masters\" un BUONISSIMO album di raffinato hard melodico. Certo, rappresenta un capitolo a parte nella discografia Purple, molto lontano dal loro classico stile, ma come album preso a sè funziona eccome. A me è sempre piaciuto, fin dalla prima volta che lo comprai. La prestazione di Turner è grandiosa (diciamo che le sue corde vocali sono sempre state tagliate per questo tipo di sonorità), e le composizioni sono davvero buone. \"King Of Dreams\", \"The Cut Runs Deep\", \"Truth Hurts\", \"Love Conquers All\", \"Fortuneteller\", \"Wicked Ways\", sono davvero bellissimi pezzi. Ripeto, lontano dal loro stile, ma non per questo è da accantonare... anzi! |
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Album sottovalutato,e\' un lavoro di ottima fattura con Turner in forma smagliante.Un lavoro che strizza l\'occhio all\'Aor ma senza snaturare la natura della band. |
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Questo e' un gran disco....altro che Rainbow...qui Lord ha fatto magie....qui ho sentito i Deep veramente rinati e ispirati...poi Turner alla voce ha dato quel tocco hard rock che tanto andava alla fine degli 80's....altro che riservare critiche a questa piccola perla ....magari Gillan sarebbe riuscito a produrre dischi di questo calibro da solista....non so se avrebbe accettato la reunion patetica del 93 ....infatti si e' visto come e' andata....un disco poco ispirato . |
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concordo: uno dei migliori dei Rainbow |
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Album straordinario... Uno dei migliori dei Rainbow. L'ho sempre sostenuto e sempre lo sosterrò.
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secondo me 75 pieno turner con una voce più matura rispetto ai rainbow |
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Adoro e conosco a memoria, nota per nota, ogni album da In rock a Perfect Strangers. The House of blue light mi deluse, eppure ritengo che contenga spunti e idee interessanti, ma è rovinato da un paio di brani scadenti e suono e produzione stucchevoli. Poi comprai questo.. E dopo il primo ascolto pensai "devo ascoltarlo di nuovo". Lo ascoltai la seconda volta e non credevo alle mie orecchie. Il terzo ascolto fu anche l'ultimo. Penso che il giudizio più obiettivo su questo disco sia quello di Jon Lord: "Slaves and Masters semplicemente non sarebbe dovuto uscire come album dei Deep Purple" (Deep Purple. Smoke on the water, la biografia. Dave Thompson). L'album peggiore con Ritchie, insieme al successivo The Battle rages on, che si regge più sul mestiere che sulle idee. |
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volevo dire soggettiva eh eh eh |
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la musica è una cosa estremamente oggettiva..ma da fan dei DP dare 72 a Slave & master e 56 a The House of blue light mi sembra un'eresia spaventosa...andavano invertiti i voti secondo me... |
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Come al solito giudico i pezzi e non gli album. Per me LOVE CONQUERS ALL è uno dei più bei pezzi che abbia mai sentito. Bello anche FORTUNETELLER. Decente WICKED WAYS. Il resto non mi esalta. |
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Ottimo album rock melodico.. fosse uscito con un altro nome sarebbe stata tutta un altra cosa. Cmq a me piace, del resto la classe non e' acqua e poi ho sempre a vuto un debole per turner |
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Non è un capolavoro e tantomeno una schifezza o un disco di AOR. Ma voi avete mai ascoltato dischi di quel genere? Orecchiaible non signfiica autom aticamente discio di AOR. Certo, la voce di Turner incastonata nel sound dei Purple porta i Purple, in alcuni passaggi, su sonorità AOR ma senza esagerare. Citerei piuttosto i Rainbow con lo stesso Turner alla voce. King of Dream è comunque un gran bel singolo. |
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Jpe Lynn Turner è il cantante perfetto per questa musica che,si è vero,non è la musica dei Deep Purple,ma,ancora una volta,la musica dei rainbow. L'unica differenza dai precedenti è il rimpiazzo di Don Airey e Bobby Rondinelli con Lord e Paice |
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Una band perfetta. Un disco perfetto. Unico dettaglio che andava cambiato era il nome,ma non del disco ella band. Questo disco avrebbe dovuto chiamarsi "Rainbow laves and Masters" in effetti è vero che sono presenti 4 membri su 5 sono anche membri dei deep purple mark 2,ma è anche vero che sono presenti 3 membri su 5 che sono anche membri dei Rainbow (glover,blackmore e turner) e che la musica è chiaramente indistinguibile da quella dei Rainbow (ovviamente Rainbow aor,non Dio era). |
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Non mi ha mai convinto. Da non sottovalutare King of dreams e Wicked ways. Buono (ma qualsiasi cosa in cui ci sia Ritchie per me è buona), ma stop. E' l'album con Blackmore che, alla fine, ascolto di meno 73 |
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una band in caduta libera, veramente una schifezza. Da ascoltare come sottofondo rock, ma dimenticatevi i deeppurple |
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A mio modesto parere questo disco non a niente a che vedere con i Deep Purple (La formazione classica). È un buonissimo disco di AOR americano.Non mi dispiace, ma siamo lontzni anni luce dal sound classico dei DP. |
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Album da dimenticare a parer mio...sarà perché Joe Lynn Turner mi ha sempre fatto schifo come voce...ha rovinato i Rainbow e anche i Deep Purple... |
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Questo è stato il primo disco dei Deep Purple che ho ascoltato e che è tra i miei preferiti della loro discografia, perché non ho mai considerato i Deep Purple come la Ian Gillan Band, non avendo iniziato ad ascoltarli con i classici Deep Purple In Rock - Fireball- Machine Head riesco ad apprezzare nel bene e nel male ogni loro lavoro, dai primi stupendi 3 con Rod Evans alla voce come i 3 con David Coverdale. In fondo ogni componente ha portato il suo background, Glenn Hughes con sonorità funk, Steve Morse il suo stile americano, Jon Lord le influenze classiche e via dicendo. |
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iommi Martedì 9 Aprile 2013, 17.08.05 10 Sarei più sereno se l'album fosse a nome Rainbow pur con questa formazione quasi del tutto deep purple. Comunque è splendido. dal punto di vista qualitativo e di totale assenza di riempitivi potrei anche dire che è il migliore dii tutta la discografia,ma suona talmente (e giustamente) diverso da tutti gli altri cd,che questi paragoni non andrebbero fatti. Posso invece dire che è il migliore album dei Rainbow post Dio. Mi rileggo a distanza di un po' e dopo altri ascolti e non posso che confermare la mia opinione. Disco bellissimo. Il migliore dei rainbow. che si chiami Deep Purple è dettaglio insignificante. In fondo nei Rainbow c'erano sia Blackmore che Turner che Glover. Possiamo dire che hanno portato avanti il loro lavoro con l'ulteriore aiuto di Lord e Paice. Bellissimo. (Sono altrettanto contento che sia tornato Gillan e andato via Blackmore così come amo tantissimo i loro ultimi successi insieme: Perfect Stranger e The Battle Rages On) |
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e' un bellissimo lavoro solo che semplicemente e' tendente ai rainbow piu aor / fm degli ultimi periodi |
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Condivido molti pareri di chi ha commentato. Ho appena acquistato il CD: mi ha ridato le medesime senzazioni d'ascolto del vinile, qualche anno fa... Trovo che continuare a paragonare questo album alla tradizionale produzione dei Deep Purple sia riduttivo, semplicemente perché questo disco non si lascia paragonare. Il lavoro sembra sia stato confezionato ad arte per la voce di Joe Lynn Turner - più indicata per brani alla Foreigner, Aerosmith e soprattutto Rainbow #2 - che è ben distante da quella di Gillan e, in misura minore, di Coverdale. Semmai, e proprio per questo, mi unisco al coro di coloro che sostengono che sarebbe un ottimo album dei Rainbow post Ronnie James Dio.. Quanto ai pezzi, sopra agli altri, l'intrigante Truth Hurts (il cui incedere fa vagamente pensare a Perfect Strangers), Fortuneteller e Love conquers all. |
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L ULTIMO CAPOLAVORO DEI DEEP PURPLE PRATICAMENTE GRAN DISCO SEMBRANO PIU I RAINBOW POST DIO CHE I DEEP PURPLE MA E BELLISSIMO E TURNER E UN GRAN SINGER SOTTOVALUTATISSIMO |
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Come è stato giustamente detto, non si avvertono le fiamme del casinò di Montreaux, ma siamo anche diciotto anni dopo quel famoso rogo. Abbiamo dei Deep Purple meno acerbi e fantasiosi, quanto oramai lanciatissimi nel music business internazionale, e questo non può non incidere sulla produzione, ma anche sulle sonorità. A me comunque il disco piacque fin dai primi ascolti, e Turner non è per nulla male, anzi. |
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in sostanza la mia considerazione e' che a differenza del periodo a cavallo anni 80 dove il nostro amato genere rock, dopo i favolosi e irripetibili anni 70, ebbe una nuova grande impennata di orgoglio con pubblicazione tutt' ora storiche grazie ad AC/DC, Whitesnake, Sabbath, Metallica, Pink Floyd, Maiden, Van Halen, Kiss, Supertramp, Genesis (tanto per citarne alcuni) "Slaves And Masters" ebbe la sfortuna di venire alla luce nel "grigio e ibrido" inizio anni '90 periodo in cui non ricordo uscite musicali degne di essere annoverate tra i capolavori della musica. Ne assimilo' quindi in modo del tutto naturale il lato negativo anche se tutto sommato presenta spunti interessanti (vedi la ottima "Fire In The Basement) ma nulla di veramente importante. Giusto il voto. |
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Il disco meno DP in assoluto. Ogni volta che lo ascolto (e vi assicuro che è quello che ascolto meno) non riesco proprio ad identificarlo come un loro disco; insomma le canzoni discrete, e oserei dire anche molto discrete, ci sono: King Of Dreams, Fire In The Basement, la stupenda Wicked Ways con cambi di tempo che l'ascoltatore non si aspetta, e ci metterei anche Fortunteller. Personalmente gli darei un incerto 69, migliore del suo predecessore, ma non da 70. |
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non reputandolo un grande disco (citazione a parte meritano la suggestiva King Of Dreams e la splendida Purple song Fire In The Basement ) lo trovo in perfetta linea con la musicalita' inizio anni 90, ne carne ne pesce. |
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Sarei più sereno se l'album fosse a nome Rainbow pur con questa formazione quasi del tutto deep purple. Comunque è splendido. dal punto di vista qualitativo e di totale assenza di riempitivi potrei anche dire che è il migliore dii tutta la discografia,ma suona talmente (e giustamente) diverso da tutti gli altri cd,che questi paragoni non andrebbero fatti. Posso invece dire che è il migliore album dei rainbow post Dio |
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Un album dei rainbow con il marchio dei Deep Purple, ma un ottimo album, |
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... il grosso limite di questo disco è, a mio parere, la produzione tipica dell'epoca: troppo pompata, atrefatta, plastificata e ripulita per cercare di restare al passo con i tempi ... così però ha segnato il passo ed ora dimostra tutti i suoi anni, molto più che le opere precedenti ... qualcosa di più "grezzo" avrebbe a mio parere dato più valore, anche nel tempo a questo album, che aldilà di tutto (professionalità e tecnica da vendere come sempre in primis) presenta comunque buone idee, sia come riff che come melodie. |
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Ciao Rada! PcKid chi è che ha detto 'il miglior album mai registrato dai Rainbow'? Spero il battage pubblicitario all'uscita del disco.....d'accordo che i gusti sono gusti però 'Rising' rimane pur sempre una pietra angolare, solo per segnalare il più famoso |
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In linea col recensore tutto sommato. Forse a 80 ci arriva grazie alla classe immensa della band, ma l'affermazione: Slaves And Masters "il miglior album mai registrato... dai Rainbow... è realtà che comprova che i Deep Purple arano altri. |
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Truth Hurts è semplicemente un pezzo fantastico. |
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Se fossero gli Skagarak o Dalton potrebbe risultare piacevole. 'king of dreams' ottimo pezzo |
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disco pessimo, di purple ormai c'è ben poco..si salva solo king of dreams, poi noia assoluta |
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Concordo in toto con PcKid ed anch'io non riesco ad affondare un disco che ha almeno 3 pezzi d'alto livello: King of Dreams, Truth Hurts e Wicked Ways e qualche altro di buona levatura come Fire in the Basement, The cut runs deep e Fortuneteller. Per il resto, un grandissimo Joe Lynn Turner, certamente non solo un "rimpiazzo" per Gillan e la coppia Blackmore/Lord ancora a buoni livelli. Niente di trascendentale ma assolutamente un disco godibile, come giustamente ed esattamente segnalato. |
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Album per me parecchio sottovalutato, forse troppo di "fino" rispetto ai classici Purple decisamente più d'impatto con Gillan e sornioni funk con Coverdale, però ci sono un paio di pezzi anche strappamutande tipo "Truth Hurts" e "Love Conquers All" che mi son sempre piaciuti, alle volte me ne domando pure il perché, ma è così. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. King Of Dreams 2. The Cut Runs Deep 3. Fire In The Basement 4. Truth Hurts 5. Breakfast In Bed 6. Love Conquers All 7. Fortuneteller 8. Too Much Is Not Enough 9. Wicked Ways
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Line Up
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Joe Lynn Turner (Voce) Ritchie Blackmore (Chitarra) Roger Glover (Basso) Jon Lord (Tastiere) Ian Paice (Batteria)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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