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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Ci si trova spesso a parlare dei pilastri del rock (soprattutto in un’epoca come questa, in cui ci si chiede sempre più frequentemente se un giorno qualcuno riuscirà a mantenere saldamente il testimone dei grandi del passato una volta che questi non ci saranno più), ed uno dei nomi che non può mancare è quello dei Deep Purple. Indipendentemente dagli innumerevoli cambi di formazioni, il monicker britannico ha saputo scrivere delle pagine indelebili nella storia della musica pesante, alle quali ancora oggi moltissimi gruppi si ispirano. Sia in studio, sia in sede live, il Viola Profondo ha tracciato le basi di un movimento che oggi, se pur in sordina, continua ad appassionare svariate generazioni di musicofili. Non sempre, però, tutto ciò che riguarda un mostro sacro della musica può essere descritto in termini positivi. Questo è in parte il caso del Live in Graz 1975, perché se alcuni aspetti sono di pregio assoluto, altri sollevano non poche perplessità. Cerchiamo di affrontare l’argomento più nel dettaglio.
Più della metà delle tracce di questo album dal vivo era già stata pubblicata in Made in Europe, dato alle stampe nel ’76, ed in MKIII: The Final Concerts, uscito vent’anni dopo. La qualità audio è decisamente migliore, ma ci troviamo davvero di fronte ad un acquisto obbligatorio? Beh, prima di rispondere ci sono altri problemi da snocciolare. Già nelle precedenti release, per esempio, sebbene le voci fossero ben calibrate prese singolarmente, si sentiva a malapena la voce di Coverdale durante i duetti con Hughes, e anche nel 2014 si avverte questa “svista” di missaggio. Viene perfino da chiedersi quale fosse stato il senso di ingaggiare un cantante, una volta preso tra le proprie fila uno come Glenn Hughes, ma i Deep Purple hanno sempre giustificato questo fatto dicendo che l’ingresso di Coverdale fu necessario per mantenere la continuità con lo stile della MKII. Certo che se poi le seconde voci del bassista dello Staffordshire diventano la linea vocale primaria, a scapito della prima voce del leone di Saltburn-by-the-Sea, allora c’è qualcosa che non quadra. Tralasciando questo aspetto, bisogna però dire che la coppia d’apertura Burn/Stormbringer è da manuale: la perizia tecnica dei musicisti è inarrivabile e le voci sono rabbiose al punto giusto per rendere in modo perfetto questi due pezzi epici. Seguono due tracce dell’album Stormbringer, ovvero The Gypsy e Lady Double Dealer, le quali, di nuovo eseguite magistralmente, guadagnano parecchio rispetto alle versioni in studio. La successiva Mistreated è un esempio di quanto una voce possa fare la differenza. Nonostante la band offra una performance da brividi, la voce di Coverdale, come del resto si avverte nella versione contenuta in Burn (e come invece non sarà con i primi Whitesnake), risulta (troppo) sforzata, soprattutto avendo in mente come viene resa dai Rainbow, e quindi da Ronnie James Dio. Comunque, fino a qui, nulla da eccepire. I problemi arrivano con i pezzi della MKII, il primo dei quali in scaletta è la titanica Smoke on the Water. Benché siano tutto sommato interessanti le interpretazioni vocali di Coverdale e Hughes (problemi di missaggio a parte), non si riescono proprio a capire le incursioni, sul finale del brano, di Georgia on My Mind e With a Little Help from My Friends. Hughes è sempre stato un amante della black music, ma proporre quelle canzoni in un contesto come questo non ha davvero senso. Dopo Smoke on the Water è il turno di You Fool No One. Questa volta si sente che è un pezzo scritto dalla MKIII e suonato dalla MKIII. La durata tripla rispetto alla versione in studio non è affatto un ostacolo alla fruizione del brano. L’intro di Lord, che spazia dalla Toccata e Fuga di Bach alla Danza del Cappello Messicana, è un piacere per le orecchie, mentre, una volta partito il magnifico groove di Paice, Blackmore si diverte a suonare il riff di Still I’m Sad ed uno che ricorda molto quello di Man on the Silver Mountain, incisi qualche settimana prima dell’esibizione austriaca. Di nuovo un’introduzione classica, in questo caso con Also Sprach Zarathustra, prepara all’ascolto di Space Truckin’, l’unica altra traccia non contenuta in Burn o Stormbringer. La durata è leggermente superiore a quella di Made in Japan, ma questa volta ci si stufa in fretta. L’MKIII che suona l’MKII riesce raramente a catturare l’attenzione.
Il disco ripropone l’esibizione dei Deep Purple tenutasi al Liebenau di Graz, nel 1975, ma è deficitario dei due encore: la cover di Goin’ Down di Freddy King e Highway Star. Come mai? È presto detto: senza queste ultime due tracce, la durata complessiva dell’album è di circa 79 minuti, ovvero un minuto in meno della durata massima di un compact disc, ciò vuol dire che se fosse stato deciso di aggiungere gli encore si sarebbero dovuti pubblicare due dischi, con un conseguente aumento del costo del prodotto. Viene spontaneo domandarsi se la earMUSIC abbia preferito la soluzione del disco singolo per avere più appeal commerciale e perché, in definitiva, non credeva nella necessità di immortale l’intera esibizione, forse ritenendola non così essenziale. Quindi, tornando alla domanda di poca fa, ci troviamo davvero di fronte ad un acquisto obbligatorio? Lascio a voi la risposta. Non è una frecciatina sarcastica, è solo che dipende dal vostro gusto personale, e su quello non si discute mai.
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La recensione critica l'assenza dei due bis. Siamo però sicuri che ci siano stati? Anche nel precedente MK III The Final Concerts, best of dei concerti di Graz e Parigi, il citato medley (i bis sono presentati come pezzo unico) proviene dalla sola Parigi. |
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Richie aveva già deciso di lasciare, eppure ci mette l'anima in queste ultime serate, sia a Graz che a Parigi.
La colonna sonora della mia esistenza. Anche nei momenti difficili della mia vita ascoltarli è stato come trovare il conforto di cari amici. Che musica , che suono, che emozioni, anche a distanza di tanto tempo. Lì ho scoperti quando avevo sedici anni e li ascolto ancora adesso che ne ho trentanove.
Fantastici. |
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Sarei curioso di vedere almeno una foto di questa fantomatica strato con manico tele...di foto di Blackmore ne ho viste ma se fosse una chitarra così importante da intavolare una discussione con Hendrix, qualcosina prima o poi doveva saltar fuori...Blackmore scalpellava gli ultimi tasti si, però dai Rainbow in poi...aldilà di ciò comunque sempre e solo su chitarre Stratocaster...certi frankestein non sono nel suo stile...giusto per (in modo forse un po' antipatico da feticista dello strumento) sottolineare che certe leggende possono lasciare il tempo che trovano...come quella di Iommi che per suonare meglio con le dita dotate di protesi abbassò l'accordatura di un tono e mezzo...e inventò un suono. Tutto vero...ma non lo fece subito come tante leggende riportano come se fosse la genesi di tutto, lo fece dal terzo disco in poi...i primi due album, direi quantomeno essenziali erano suonati con accordatura standard ... Se suonano leggermente fuori tonalità è perché gli accordatori elettronici non esistevano. Scusate la divagazione fuori tema. |
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ACQUISTO OBBLIGATORIO DA UN PUNTO DI VISTA "NOVITA'" COME GIUSTAMENTE ESPRESSO NELLA RECENSIONE PROPIO NON DIREI . PIU' CHE ALTRO SI PUO' CONSIDERARE UN ACQUISTO EMOZIONALE DETTATO DAL CUORE , DOVEROSO VERSO UNA GRANDE MARK ( A MIO AVVISO LA MIGLIORE DEI PURPLE ) A CUI OGNI FANS O SEMPLICE AMMIRATORE CHE SIA NON PUO' RINUNCIARVI . A PRESCINDERE |
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un paragone tra le varie Mark e' improponibile in quanto rispecchiano stili musicali profondamente diversi tra loro pur mantenendo il comune filo conduttore del Blues. Lo stesso Come Taste The Band (capolavoro della seppur breve Mark 4 ) per la sua unicita' e' un capitolo a se' quindi inconfrontabile con gli altri lavori della band , Mark 4 che con la morte di Bolin (l'unico in grado di seguire le orme Blackmoriane) chiudera' definitivamente il capitolo Deep Purple . Quello che verra' in seguito sara' solo una copia sbiadita . |
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@Weston: Esattamente, la canzone ha un testo che so presta esattamente all'interpretazione di Coverdale, renderla più dinamica ed "epica" significa non interpretarla correttamente. Proprio mistreated nel live in london é da brividi, sia per il pathos che riesce a creare Coverdale, sia per il break centrale di Blackmore, che ha un suono così incisivo e tremendamente "strato" che Blackmore stesso definì come un esempio di come voleva sentir suonare il proprio strumento. Tempo fa lessi un'intervista in cui parlava di quando si sedette in un pub con hendrix e parlarono ore di come cercassero di raggiungere il suono ideale per la propria chitarra, così raccontò di come giunse a modificare la sua stratocaster con manico telecaster scavando i solchi sul manico...che spettacolo |
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d'accordissimo con Painkiller, le versioni migliori di Mistreated erano proprio quelle di Coverdale periodo 74/75. Non è che si sforza, è che il pezzo è stato concepito esattamente così, cioè sofferto. Basta leggersi il testo e vedere di cosa parla per accorgersi che le interpretazioni più "power" di Dio (che comunque adoro), non è che avessero molto a che fare con il mood originale del brano. |
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concordo con lorin tranne su un fatto: Turner non è stato non è e non sarà mai uno dei Deep Purple..nonstante Slave & Master. se dovete consigliare i Live porpora Mk II ovviamente Made japan e Perferct starngers live dove c'è un Blackmore strepitoso) - MkIII Live in Paris (io lo preferisco a Live in Europe) x i Live con steve morse Total Abandon e perhielion..e comunque... forever purple in ottobre/novembrel 2015 tornano in Italia per noi Firenze e Rom le date più abbordabili...daje regà!!! |
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Premetto che non l'ho ancora ascoltato, attendo che mi arrivi. Ci sono però alcune cose scritte da Ribbon sulle quali dissento completamente. Posseggo tanti live dei Purple, sono un feticista quasi come Lorin, e provo davvero grande grande amore per questa band. Sebbene le composizioni degli album della markII siano quelli che hanno segnato la storia e siano strepitosi, insieme a Machine head e Fireball i miei preferiti sono proprio Stormbringer e Burn! Ho sempre considerato la voce di Coverdale come il valore aggiunto alla markIII, sebbene il ragazzo abbia poco curato il proprio strumento, con conseguenti passi falsi ogni tanto dal vivo, come comprendo sia avvenuto un po' a Graz...La sua voce calda e roca nei bassi, acuta e tagliente negli alti me lo ha sempre fatto preferire sia a Gillan, sia a Plant, sia a Dio. "La successiva Mistreated è un esempio di quanto una voce possa fare la differenza. Nonostante la band offra una performance da brividi, la voce di Coverdale, come del resto si avverte nella versione contenuta in Burn (e come invece non sarà con i primi Whitesnake), risulta (troppo) sforzata, soprattutto avendo in mente come viene resa dai Rainbow, e quindi da Ronnie James Dio". Così scrive Ribbon, e io dissento completamente. Non so se Sergio abbia ascoltato tutte le varie versioni uscite nel tempo, ma essendo un feticista anche dei Rainbow posseggo varie versioni cantate sia da Dio che da Coverdale. Mistreated "E'" Coverdale per me, per citare le versioni più note e facilmente reperibili la Mistreated di Coverdale in Live in London (e lì si che l'audio è eccellente, ascoltar la chitarra di Blackmore per credere) è per me insuperabile, se paragonata ad esempio a quelle di Dio su ON STAGE, live in germany, live in Munich etc...Anche sulla questione Smoke on the water/Giorgia on my mind etcc...dissento. La sperimentazione, l'includere parti di brani al centro di altri per poi ritornare al brano principale è sempre stato nel DNA della band, ciò che ha reso, insieme alle improvvisazioni, ogni live completamente diverso dagli altri, e quindi unico e splendido. Citando lo splendido live con Tommy Bolin "This Time Around: Live in Tokyo" ho sempre pensato che questa divagazione, l'introduzione di Giorgia on my mind cantata da Hughes, fosse eccezionale, rendendo Smoke on the water un grande caleidoscopio musicale. Di esecuzioni live "canoniche" di Smoke on the water ne esistono a bizzeffe, non vedo il problema. |
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Quoto il commento 5 : Adoro Come taste the band dove alla chitarra, attenzione, c'è Bolin, altro talento indiscutibile. Non ce ne sono di storie, chiunque abbia fatto parte della band aveva grande estro e creatività. |
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Ogni live dei Deep Purple è una storia a parte. Spesso nel vedere le tracklist si può fare l'errore di considerare il prodotto superfluo perché magari gli stessi pezzi sono già stati pubblicati in altri live. In questo caso c'è il live in Paris '75 che è simile. Però in realtà i DP dei tempi d'oro suonavano ogni sera in maniera diversa, un brano non veniva mai suonato uguale due volte di fila. C'era sempre spontaneità, improvvisazione e quell'incoscienza che li portava a osare e a rischiare sempre e comunque. Quindi ogni live ha un suo perché. Ovviamente, data la copiosa pubblicazione di dischi dal vivo, non si può di certo pretendere che la gente se li ascolti tutti. Io questo no l'ho ancora sentito ad esempio, però già so che quando succederà, come sempre verrò sorpreso per l'ennesima volta da questa fantastica band. |
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Premesso che amo di più la mark 3 piuttosto che la mark 2, secondo me il marchio di fabbrica dei deep purple non sono i cantanti ma il duo geniale lord-blackmore. L'unica eccezione è come taste The band che è un lavoro che io amo. |
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Premesso che amo di più la mark 3 piuttosto che la mark 2, secondo me il marchio di fabbrica dei deep purple non sono i cantanti ma il duo geniale lord-blackmore. L'unica eccezione è come taste The band che è un lavoro che io amo. |
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Premesso che amo di più la mark 3 piuttosto che la mark 2, secondo me il marchio di fabbrica dei deep purple non sono i cantanti ma il duo geniale lord-blackmore. L'unica eccezione è come taste The band che è un lavoro che io amo. |
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Premesso che amo di più la mark 3 piuttosto che la mark 2, secondo me il marchio di fabbrica dei deep purple non sono i cantanti ma il duo geniale lord-blackmore. L'unica eccezione è come taste The band che è un lavoro che io amo. |
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Non ci sono "veri" o "falsi" Deep Purple. I Deep Purple sono una band fatta da tanti musicisti nei decenni e tutti (presi singolarmente) di primissimo livello. Hughes può sembrare migliore di Glover ma non è così. Gillan può sembrare migliore di Coverdale ma non è così...anche la formazione che ha inciso The Book of Talisyn è stratosferica, come lo è quella attuale. L'unica cosa che accomuna tutta sta gente è la loro diversità artistico/musicale, sono semplicemente diversi tra loro ma di sicuro TUTTI unici....e questo live non sarà Made in Japan ma è bellissimo lo stesso. Deep Purple: per ora (purtroppo) non c'è nulla in giro come loro. Band veramente unica al mondo. |
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Eh si va bene, tutto quello che volete, ma i veri e unici purple sono blackmore gillan Glover lord e pace. |
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....... , da una recente statistica fatta a campione tra i fans del gruppo la Mark3 supererebbe addirittura la classica Mark2 . Vorra' dire qualcosa , no ? Certo, ti dico solo una cosa che COME TASTE THE BAND è un super CA-PO-LA-VO-RO ignorato dalla critica. |
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Questo concerto è di una potenza inaudita: THE LOUDEST BAND IN THE WORLD....dicevano all'epoca gli speakers! |
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Ho da sempre considerato David Coverdale unico vocalist della Mark3. Il cosidetto dualismo vocale tra DC / GH sembrerebbe nato perche' questo' ultimo non si accontettasse piu' del ruolo di semplice "corista" e abbia preteso dai senatori , dopo aver messo in bella mostra le sue notevoli doti naturali , piu' spazio solista . Il notevole carisma dei due interpreti messi ora sullo stesso piano fu' anche uno dei motivi di attrito che mino' a lungo andare l'equilibrio stabile della band anche se nel bene o nel male le due voci , bellissime e completamente diverse tra loro , si completavano perfettamente in modo simbiotico. Come i cugini " Made In Europe" e "Live In London" indubbiamente rimane un disco che non apporta nulla di nuovo del gia' ampiamente conosciuto ma lo trovo ugualmente stupendo , fantastico , testimonianza di una band che aveva raggiunto in quegli anni la piena maturita' . E' anche vero che quando Coverdale e Hughes entrarono nella band ( riconosciuto merito loro per aver rigenerato i "defunti" Purple ) non dovevano fare altro che raccogliere i frutti seminati della "gestione" precedente di Gillan e Glover che pero' non minimizzo' la grandezza di questa formazione capace comunque di scrivere con grandi lavori una pagina importante del mondo Porpora. Un dato , da una recente statistica fatta a campione tra i fans del gruppo la Mark3 supererebbe addirittura la classica Mark2 . Vorra' dire qualcosa , no ? |
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Ho ascoltato qualcosa dal tubo. Poco ma da brividi: come sempre ispiratissimi. Non ci sono più parole per decantare il talento unico di tutti i componenti. Poi al microfono c'è Coverdale che spacca come al solito. La scaletta e' da urlo . Più nessuno nella storia ha saputo fare dell'improvvisazione live quello che si sono inventati questi fenomeni. Monumentali. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Burn 2. Stormbringer 3. The Gypsy 4. Lady Double Dealer 5. Mistreated 6. Smoke on the Water 7. You Fool No One 8. Space Truckin’
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Line Up
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David Coverdale (Voce) Ritchie Blackmore (Chitarra) Jon Lord (Organo) Glenn Hughes (Basso, Voce) Ian Paice (Batteria)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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