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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Pestilence - Consuming Impulse
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( 8609 letture )
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La travolgente corrente del death metal stava impetuosamente colpendo tutto il globo e infatti la primordiale scuola americana era contemporaneamente in costante evoluzione e presa come punto di riferimento da chi, in Europa e non, voleva promuovere quel genere, tanto sanguinario e abbietto che, con il tempo, avrebbe avuto modo di essere così versatile e pieno di sfaccettature da essere ripreso oggi con chiacchieratissime reunion, dischi dal suono retrò e modernizzazioni che dividono il pubblico. Il death metal è un mondo duttile e, nonostante ci siano ormai diverse correnti tali da contraddistinguersi vicendevolmente, alla fine degli ’80 il carrozzone di Chuck e soci era accolto con così tanto stupore da far sì che alcuni gruppi ne venissero estremamente influenzati. In particolare, gli olandesi Pestilence furono tra quelli che ne rimasero maggiormente influenzati, orientando inesorabilmente il proprio suono verso quell’attitudine, distaccandosi sempre più dal thrash metal, un genere ancora molto presente nel debut album del 1988, Malleus Maleficarum, ma riscontrabile in maniera decisamente più marginale in questo Consuming Impulse, che è un disco assolutamente violento e veloce, senza alcun momento di stanca; un caterpillar in folle corsa e senza una meta ben precisa. Nel disco troviamo una formazione di assoluto rispetto, una line-up che vede Patrick Mameli e Patrick Uterwijk alle chitarre, i quali alternano riff taglienti ad assoli schizofrenici da togliere il respiro; il suono che ne deriva è coinvolgente e viene ulteriormente estremizzato dalla macchina da guerra Marco Foddis alla batteria che, per quanto veloce possa essere, dimostra anche una grande precisione con lo strumento ed un’abilità nella composizione dei brani, nonché nei testi. Infatti, egli stesso è autore dei testi di tre canzoni di questo album, anche se questa dote verrà messa in maggior risalto nel capitolo successivo della loro carriera, Testimony of the Ancients. Oltre a queste figure di assoluto rispetto, alla voce c’è sempre Martin van Drunen, stavolta anche bassista, che inizia a farsi un nome tra i vocalist migliori di tutto il mondo, grazie alla sua capacità assolutamente unica di rendere le tracce malate, acide e violente, peculiarità che lo porteranno successivamente in quello che (all’epoca) era il trio death/doom Asphyx.
Come dicevo, il disco è un assoluto caterpillar, Marco Foddis dà sfogo ad una prestazione davvero intensa e veloce, è il suo lavoro quello che salta subito all’orecchio, dall’opener dissacrante Dehydrated a tutte le restanti tracce fino all’interruzione strumentale Proliferous Souls che precede l’ultima traccia. Le canzoni sono state prodotte ottimamente da Harris Johns, un nome che troviamo in diverse release importanti dell’epoca, artefice di un suono che possiamo sentire in disparate produzioni thrash metal come Pleasure to Kill dei Kreator, tanto per dirne uno. Inoltrandoci verso la parte centrale del disco, si riscontrabile sempre di più quanto esso sia spietato e ferale; brani come Suspended Animation, The Trauma, Out of the Body o il mio preferito, cioè Echoes of Death, danno pieno risalto alle doti più oltranziste dei musicisti, che si dilettano in una fucilata continua, sia musicalmente che per come i contenuti dei testi, concentrati perlopiù sulla sofferenza e curati, come detto prima, in parte anche da Marco Foddis, il quale è ad esempio autore del testo di The Trauma:
Bodies filled with lead They all have met an untimely death Blood was everywhere They lived in chaos and despair
I suffer day and night Trauma I wake from my cries Trauma
Considering me an obsessional But they will never know The massacres in former days Hatred won't let go
Assieme a lui, l’altro compositore più gettonato è proprio Martin van Drunen che, oltre ad esibire le sue straordinarie doti vocali, messe in evidenza già all’inizio della sua carriera musicale con Malleus Maleficarum, si diletta anche con la stesura di tracce sempre ancorate alla sofferenza e tortura. Salta infatti all’occhio il testo della canzone conclusiva, il cui tema è la tortura medievale; anche musicalmente essa presenta tratti diversi, in essa riecheggia un’intro più doomeggiante rispetto agli altri brani, con un incedere cadenzato della batteria, prima del furioso riff. Il testo è ambientato nel medioevo, tra persecuzioni e torture:
Dark middle ages centuries of pain The appearance of the inquisitions Religion turned out to be insane In these times of witch prosecutions
Tortured till confession Await the execution Moaning and suffering Tormented till death on the rack
Hundreds of them were sentenced for perpetrating heresy Desperately begging for mercy But death was only guarantee […] Limbs chopped off, viscera torn out Mutilated venereal organs Death in the name of the church Decapitated or quartered
Evil exorcized Purified flesh Saved by the stake Reduced to ashes
Il disco termina tra le note di quest’inno alla tortura medievale, alle pratiche sanguinare esercitate in quell’epoca, tra confessioni, torture e veri e propri sacrifici per la purificazione dell’anima. Questo lavoro non venne eccessivamente apprezzato quando uscì o meglio non venne apprezzato secondo le idee di Patrick Mameli che, successivamente alla pubblicazione dell'album, portò il gruppo a promuoverlo negli Stati Uniti insieme a Death e Carcass. Durante questo tour nacquero divergenze musicali tra Martin, che voleva mantenere una certa attitudine per far suonare i Pestilence in un certo modo così da rimanere fedeli ai propri fan, senza snaturare il proprio suono e Patrick, che voleva spostarsi sempre più verso la modernità andando a visitare alcuni studios statunitensi gettonati dell’epoca. I contrasti furono così accesi che, proprio durante il tour, la band si divise costringendo il solo Martin a tornare in Olanda una volta terminati gli show, i quali furono conclusi su consiglio dello stesso vocalist, contro il volere di Mameli che voleva farla finita all’istante. Successivamente questo disco ebbe una rivalutazione non poco considerevole, infatti diventò a breve uno dei migliori dischi della formazione olandese e uno dei migliori dischi death metal dell’epoca (parliamo del 1989). La sola cosa non targata Pestilence fu la copertina, messa in discussione all’ultimo dalla grande madre Roadrunner che decise di cambiarla senza chiedere parere al gruppo, il quale prese le distanze dall’operato della casa discografica, che decise di usare quella che tutti conosciamo senza alcun permesso.
Dettagli a parte, è un disco che ha fatto la storia e che tutti i deathster che si rispettino devono avere, un piccolo pezzo di quell’Europa in subbuglio, stretta tra la morsa del death metal americano che imperversava in continuazione e la marcia scuola svedese che stava iniziando a prendere piede.
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Van Drunen una garanzia. Grande album. |
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Puro fottutissimo OLD SCHOOL DEATH METAL! Il primo vero
capolavoro dei Pestilence, che lasciati indietro i marcatissimi influssi thrash del meraviglioso debut, qui fanno il salto in grande e buttano fuori uno dei simboli indiscussi del death metal old school europeo! Pietra miliare che, esattamente come dicono molti, ogni deathster DEVE avere, parliamo di un gioiello marcissimo, dannato, mortifero dai riffs così ossessivi e diretti, ed una sezione ritmica essenziale e incisiva (memore del beat thrash) che rendono i pezzi di questo lavoro incredibilmente accattivanti (classiconi come \"Suspended Animation\", \"The Trauma\", \"Chronic Infection\", \"Out Of The Body\", \"Echoes Of Death\", \"Deify Thy Master\", \"Reduced To Ashes\", veri e propri inni del Metallo della Morte). Da paragonare ai primi due album dei Death, per impostazione sonora, liriche e importanza generale per la scena. Oscuro, ferale, dannatamente heavy, una meraviglia per le orecchie di ogni metaller ossessionato dal death metal!!! |
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...una mazzata incredibile.....sano death metal....old school....🤟 |
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Visti a san doná di piave...pazzeschi. |
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Capolavoro! Anche la copertina l\'adoro, a chi non rimane impressa la faccia assalita dalle formiche?!!! |
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Più lo ascolto e più mi fa impazzire, dannatamente bello. Voto 95, quasi perfetto |
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tutto dannatamente in sincronia
per è nella top five di sempre🤘 |
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Capolavoro assoluto del genere, tra i miei album death preferiti di sempre insieme ai coevi Slowly We Rot e Piece Of Time (e non solo, il 1989 ha visto uscire un sacco di roba leggendaria) e in generale il loro lavoro migliore, almeno quello che ho ascoltato di più negli anni. Voto 90 |
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A volte basterebbe cambiare moniker e il problema sarebbe risolto alla radice. Molto semplice. Nessuna delusione, nessuna arrabbiatura e tutti felici. Ti separi e poi ti riunisci facendo altro? Bene, fallo con un altro nome. Anche perché non mi pare gli ultimi cd abbiano rappresentato una nuova affermazione dei nostri. Semmai il contrario. Una bella involuzione. Poi ognuno si ascolta quel che gli pare e si crogiola nei propri limitati schemi mentali. Tutto bello a priori. Vabbè. Qui erano dei grandi. Ora sono privi di interesse. Le prime 4 di questo cd sono uno dei migliori risultati di sempre di death non americano. E parliamo di 30 anni fa. |
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Diciamo che hanno fatto la loro storia e ora hanno fatto una serie di album a dir poco inascoltabili |
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Buon album Hadeon, senza paragonarlo a questo, pero' album valido, non credo proprio siano una band finita. |
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Davvero un ottimo cd. Proliferous Souls mi ha sempre dato una bella emozione. Uno dei migliori esempi di death europeo. Sono rimasto basito dalle ultime produzioni, soprattutto Hadeon. Completamente persi. Musica utile per nostalgici. Qui avevano un'identità chiara e precisa. Peccato. |
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Visti anche io a s Donà di Piave... Non mi sono piaciuti |
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Appena visti a San Donà di Piave....peccato per l'acustica non proprio perfetta e che sia rimasto solo Mameli ....ma loro sono tosti e pestano ancora di brutto |
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Miglior di sco dei Pestilence e uno dei vertici della prima ondata death. Senza troppi tecnicismi, solo brutalità e violenza suonate alla grande con una produzione straordinaria e la voce della sofferenza di van Drunen semplicemente fantastica. In questi giorno sono in tour in Italia e lo suoneranno per intero. Peccato che sia rimasto il solo Mameli della liine up originaria. |
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Capolavoro assoluto! Ho letto che faranno 5 date in Italia nel 2019 dove lo suoneranno tutto per il trentesimo anniversario, spero di avere qualche soldo via perché ci terrei a vederli... |
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Grandissimi !!! Per quanto anche secondo me è col successivo TOTA che raggiungeranno il loro vertice, già con Consuming Impulse i Pestilence, nella loro versione più violenta e marcia, sfornano il primo capolavoro. La doppietta Out of the Body + Echoes of Death è storia del death metal. Van Drunen immenso, sempre uno dei miei preferiti. Voto 92 |
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Ascoltato ieri in macchina dopo secoli.... preferisco il successivo anche se questo è veramente pesante |
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Ho il vinile originale comprato poco dopo la sua uscita...pur non amando particolarmente il death (a parte qualche meravigliosa eccezione) devo dire che questo è uno di quelli tosti ...assolutamente devastante ma come dio comanda! Marco Foddis rules!!! |
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Storico e bellissimo..forse 90 è pure poco!! |
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Uno dei primi album Death che ascoltai insieme a qualcosa dei Death e degli Obituary. Un caposaldo del Death metal europeo. Il voto ci sta tutto |
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Un album a cui sono molto affezionato. Lo ascoltai per la prima volta attraverso un programma radio delle mie parti che lo trasmise appena uscì. Era il 1989, credo autunno. Avevo 16 anni. Un boato nello stereo. Lo acquistai una settimana dopo nel negozio sotto casa. Un sound allucinante. Due chitarre gonfie, infiammate. Una voce cadaverica e orrorifica. 4 ceffi ostili dai musi lunghi le cui magliette bastavano da sole per intuire le intenzioni sui prossimi 40 minuti. Minuto più, minuto meno. Con Randy burns (dark angel, possessed, death, sodom, kreator....),in studio, poi c'era da essere tranquilli. 90 secco. |
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disco storico, all'epoca uno dei piu' estremi in assoluto |
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Ottimo disco , forse il migliore della band, anche se Malleus Maleficarum è e rimarràil mio preferito . |
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Forse il disco dei Pestilence che ho ascoltato di più, un caposaldo del Death Metal tutto...90 anche per me. |
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Grezzo, veloce, diretto, ottimo album, però preferisco Testimony... per me il loro capolavoro. |
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La ferocia fatta a musica. 37 minuti di attacco frontale senza pietà. Questi erano i Pestilence che amo. |
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Disco violentissimo, al limite del parossismo, senza alcun compromesso! Sono sempre rimasto colpito dal suo impatto monolitico (pur preferendo il successivo -più sperimentale, vario e melodico- Testimony Of The Ancients), al punto da ritenerlo come una delle opere più ostiche prodotte dai deathsters olandesi. Siamo però di fronte ad un tassello fondamentale nella storia del death europeo (e non solo) dell'epoca, ad un piccolo capolavoro di marciume e brutalità. Ammetto di averlo rivalutato con il tempo, dopo un primo impatto non felicissimo, ma come si è soliti dire in questi casi "meglio tardy (ooops, tardi) che mai". P.S. So che Tardy non c'entra, ma perdonatemi la battuta, visto che sempre di death d'annata si parla. |
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Una vera e propria mazzata che ti apre in due le viscere...L'Inno di Mameli........ |
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Caro Martin siamo con teee, meno male che Van Drunen c'èèèèè! Capolavoro di disco. |
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Dove c'è Van Drunen, c'è casa. |
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Anche se in generale preferisco il death più elaborato e "progressive" adoro alla follia questo disco, per me uno dei migliori di sempre in campo old school e il migliore dei pestilence (dei quali non ho mai apprezzato troppo i due successivi, li preferivo marci e incazzati). Van Drunen è il vero valore aggiunto di questo disco, un cantante unico! Canzoni come Trauma, Out Of The Body, Echoes Of Death sono tra le mie preferite di sempre, ma tutto l'album rimane eccellente. Voto 92 |
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Grande album anche se preferisco Testimony of the ancients e Malleus |
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Pur amando molto di più Mallevs, Consuming è un disco imprenscidibile, un must per ogni persona che abbia a che fare con la musica estrema. Voto 90, e sono perfettamente d'accordo! |
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Abominevole e micidiale bestia death. |
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Un pezzo di storia del metal estremo europeo....precursori di quella fantastica ondata death europea che stava venendo fuori in quel periodo. Obbligato avere una copia per ogni deathster che si rispetti. Con the trauma fu amore a primo ascolto. 90 confermatissimo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dehydrated 2. The Process of Suffocation 3. Suspended Animation 4. The Trauma 5. Chronic Infection 6. Out of the Body 7. Echoes of Death 8. Deify Thy Master 9. Proliferous Souls 10. Reduced to Ashes
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Line Up
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Martin van Drunen (Voce, Basso) Patrick Uterwijk (Chitarra) Patrick Mameli (Chitarra) Marco Foddis (Batteria)
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RECENSIONI |
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