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SUMMER BREEZE - Day 0 - Dinkelsbühl, Germania, 13/08/2014
28/08/2014 (3153 letture)
INTRODUZIONE
a cura di Carolina Pletti "Kara"

È mercoledì 13, e l'edizione del 2014 del Summer Breeze non ha inizio sotto i migliori auspici, con un vento gelido ed un cielo plumbeo che incombono su di Dinkelsbühl. Cattivi auspici che purtroppo si traducono in pioggia abbondante e temperature eccezionalmente basse per tutta la durata del festival. Un segno di quanto la gente non fosse affatto preparata al clima ottobrino è il fatto che la felpa del merchandise ufficiale è riuscita a fare sold out per ben due volte durante il Summer Breeze: la prima all'inizio del secondo giorno, la seconda all'inizio del quarto, poco dopo l'arrivo del nuovo carico appena stampato. Quattro giorni dal clima freddo, quindi, che fortunatamente vengono compensati da un bill eccezionalmente caldo che riesce a far dimenticare ai presenti la scomodità ed il fango e a trascinare le masse davanti ai quattro palchi anche in caso di pioggia battente.

Il clima, comunque, non è l'unica differenza tra quest'edizione del festival e le precedenti. Ci sono stati infatti diverse migliorie a livello organizzativo, a dimostrare che l'organizzazione del Summer Breeze non si siede sugli allori, ma che cerca ogni anno di fornire ai visitatori un servizio migliore, riuscendo a mettere su un festival che, per quanto non raggiunga ancora la perfezione, mostra di avere una qualità sicuramente sopra alla media.
Una delle innovazioni è, finalmente, la possibilità per le comitive di raggrupparsi dopo il severo controllo delle auto in modo da poter entrare al festival in carovana e di conseguenza piantare le tende vicine. L'altra è la possibilità di tenere il posto in campeggio per qualcuno che deve ancora arrivare. Fino all'anno scorso l'unico modo per farlo era "corrompere" lo staff, occupare più spazio possibile durante il montaggio mettendosi larghi larghi (e attirandosì così le ire dei vicini) per poi spostare la tenda per fare posto agli amici, o ancora cercare di sfuggire all'occhio scrutatore dello staff e di parcheggiare in un posto diverso da quello indicato (quest'ultimo espediente in genere non funzionava mai e terminava con un inseguimento auto VS quad). Insomma, uno stress non da poco, che il nuovo sistema riduce notevolmente.

L'altra novità riguarda la disposizione dell'area festival, che quest'anno prevede finalmente due accessi alla zona Main Stage-Pain Stage piuttosto che uno solo, il che facilita notevolmente il passaggio da questa zona a quella degli altri due palchi ed il defluire delle masse nei momenti più affollati.
Anche il Party Stage, l'unico palco al coperto del festival, è rinnovato. Da quest'anno si chiama T-Stage, in onore di uno degli organizzatori storici del Summer Breeze, recentemente deceduto e ricordato, in questa occasione, non solo dallo staff, ma anche da numerosi artisti che portano al braccio una fascia su cui campeggia una T.
Il T-Stage ha una posizione migliore rispetto agli anni precedenti, con il palco completamente in discesa rispetto al pubblico in modo da creare un effetto teatro che fa sì che i musicisti siano visibili anche dalle ultime file. Peccato solo che quest'anno manca il pavimento di legno che caratterizzava questa zona, e che quindi con la pioggia l'ingresso del tendone si trasformi pian piano in una pozzanghera di fango risucchiante stile sabbie mobili. Che faccia tutto parte di un piano ingegnoso per mostrare ai metallari che prediligono le sneakers quanto anfibi e stivali siano superiori a qualsiasi altro tipo di calzatura? Secondo me dietro a tutto c'è la New Rock. In ogni caso il fango è un difetto irrilevante di fronte alle ottime performance che hanno avuto luogo in questo palco, che si rivela ancora una volta il più adatto a ricreare anche durante il giorno le atmosfere cupe ed introspettive necessarie alle esibizioni di alcuni degli artisti che lo hanno calcato. Inoltre, la copertura del T-Stage si è rivelata una vera manna dal cielo in questa edizione piovosa.
L'altro grosso cambiamento riguarda il Camel Stage. Fino all'anno scorso le band che si esibivano su questo piccolo palco suonavano più volte in una giornata durante mini-show da 10 minuti che servivano a tenere occupata la gente durante il cambio palco del Party Stage. Quest'anno, invece, anche questo palco ha una programmazione normale, con show della durata minima di 30 minuti che si alternano a quelli del T-Stage. Il palco è riservato alle band emergenti o ancora relegate nell'underground, che in questo modo hanno la possibilità di farsi conoscere ad un pubblico più vasto.

È proprio su questi due palchi che hanno luogo le esibizioni di questa giornata di "warm up" pre-festival, che si inaugura, come da tradizione, alle due di pomeriggio con la banda paesana di Illeschwang, paesino antistante al Summer Breeze. Passiamo ora ai resoconti dei concerti.


LOST SOCIETY (T-Stage)
a cura di Nicolò Brambilla "Nicko"

Aprono l’esperienza concertistica a Dinkelsbühl i giovanissimi thrasher Lost Society, dalla Finlandia, forti di un escalation impressionante dall’underground alle scene internazionali nel giro di nemmeno un lustro. Con tanta grinta, energia e presenza scenica, i quattro propongono un thrash piuttosto aderente al copione, con riferimenti molto evidenti ai Metallica di Kill ‘em All e, insomma, come tanti gruppi thrash della nuova leva. Ma data la proposta musicale, non si tratta propriamente di una limitazione, anzi, il tributo di questi finnici ai tempi d’oro del thrash made in Bay Area è fresco e accattivante, data una preparazione tecnica notevole, soprattutto quella del batterista, e un songwriting competitivo, forse maturato anche sotto l’ala dei direttori artistici a cui sono stati accostati già in giovane età. Il pubblico, appena entrato nell’area concerti, è nutrito, ancora relativamente sobrio e pronto al coinvolgimento anche fisico, dunque per questi ragazzi lo show è stato davvero un successo.

SETLIST LOST SOCIETY
Spurgatory
Attaxic
Tyrant Takeover
Trash All Over You
Brewtal Awakening
Toxic Avenger
Braindead Metalhead
Overdosed Brain
Kill (Those Who Oppose Me)
Fatal Anoxia
Terror Hungry


ENFORCER (T-Stage)

a cura di Nicolò Brambilla "Nicko"

Non troppo più anziani nemmeno gli speed metal maniacs svedesi Enforcer, sebbene il loro monicker sia più rodato e il loro terzo disco sia già stato pubblicato, l’anno scorso, con il titolo di Death By Fire. Con un outfit totalmente ottantiano, duelli chitarristici maideniani e una voce acutissima alla Angel Witch, l’heavy metal dei nostri è nostalgico ma dinamico e potente, anche grazie a decise scariche di speed metal classico alla Exciter. Insomma, sembra di essere nell’82 e il pubblico invero piuttosto eterogeneo del festival scapoccia all’unisono davanti al muro sonoro della band, pronta a rispondere a questo coinvolgimento incitando cori e corna in aria. Tra gli highlights va citata la serrata Run For Your Life, anche se le composizioni dei nostri permettono di assaporare un gamma piuttosto vasta delle possibilità espressive del metal classico, dalle cavalcate degli Iron Maiden ai momenti solistici più ispirati.

SETLIST ENFORCER
Bells Of Hades (Instrumental)
Death Rides This Night
Mesmerized By Fire
Live for the Night
Katana
City Lights
Scream of the Savage
Take Me Out Of This Nightmare
Walk With Me / Drum-Solo
Run for Your Life
Midnight Vice


BLUES PILLS (T-Stage)

a cura di Margherita Pletti "Böse Einhorn"

I Blues Pills sono una delle band-rivelazione di quest’anno della Nuclear Blast, hanno alle spalle qualche EP e un album di debutto uscito a fine luglio. Di loro sapevo che sono molto giovani, vengono dalla Svezia e si ispirano palesemente allo stile degli anni ’60-’70.
Dopo una breve ricerca ho scoperto che in realtà di svedese hanno solo la cantante, Elin Larsson, che viaggiando ha conosciuto gli altri membri del gruppo, i quali poi hanno deciso di trasferirsi in massa in Svezia. Potrebbe essere l’alta qualità della vita ad averli attratti, ma quest'informazione, presa così come l’ho trovata, fa pensare che la ragazza non manchi di carisma, e dopo averla vista sul palco non posso che confermare. Elin ha tenuto inchiodato il pubblico, il che, per una band praticamente neonata, è notevole, e quando ho guardato dietro di me dalla prima fila ho notato una serie di sguardi imbambolati che non potevano essere tutti dovuti all'alcool, essendo la serata d’apertura.
La band ha iniziato con High Class Woman, traccia d’apertura dell’album Blues Pills, ed è stata subito chiara la passione di questi ragazzi per artisti come Graveyard, Cream, Janis Joplin, Jimi Hendrix.
Scalza per tutta la durata del concerto, Elin ha sfoggiato una potenza vocale che non ci si aspetta da una ragazza così minuta, e per il genere dei Blues Pills si è dimostrata un’ottima frontwoman.
Purtoppo, fino a circa metà concerto, l’audio non era ben calibrato, basso e batteria erano esagerati e la voce, per quanto potente, si sentiva troppo poco. Prima di Bliss, però, i tecnici devono aver aggiustato i volumi e per le ultime canzoni il suono era decisamente più bilanciato.
Little Sun avrebbe dovuto essere l’ultima canzone, ma la folla si è opposta con grande entusiasmo e ha iniziato a chiamare a gran voce ZU-GA-BE (bis in tedesco), al che Elin, complice un leggero anticipo sui tempi, è facilmente riuscita ad estorcere allo Stage Manager il permesso di continuare, permesso solitamente accordato solo a nomi più grandi. La band ha quindi proseguito, con la gioia dei presenti, con The Time Is Now, pezzo in cui anche il giovanissimo chitarrista Dorian Sorriaux ha potuto sfoggiare al meglio le sue doti.

SETLIST BLUES PILLS

High Class Woman
Ain't No Change
Astralplane
No Hope Left For Me
Dig In
Devil Man
Elements and Things
Bliss
Black Smoke
Little Sun
The Time Is Now


GRAND MAGUS (T-Stage)

a cura di Carolina Pletti "Kara"

È giunta l'ora per i tre svedesi dei Grand Magus di mettere a ferro e fuoco il T-Stage del Summer Breeze. Il repertorio della band, in attività dal 1996, è composto da pezzi rocciosi e diretti, ma che non si fanno mancare una buona dose di epicità. Il genere è un heavy metal con pesanti contaminazioni stoner e doom, in cui i richiami a band come Manowar e Judas Priest sono mitigati da ritmi medo-lenti e da riff scanditi e pesanti. Dal vivo i brani dei Grand Magus rendono particolarmente bene, vista la loro immediatezza e la connotazione epica che li rende estremamente coinvolgenti. Durante il concerto, infatti, la gente è abbastanza accalcata sotto al palco e piuttosto partecipe. Anche nel loro caso, così come per la maggior parte delle band che si esibiranno al Summer Breeze di quest'anno, il live è valorizzato da suoni piuttosto buoni. Il cantante e chitarrista Janne Christoffersson, dall'aspetto leonino e marziale, ha una voce melodica, potente anche negli acuti ed espressiva, e riesce sempre a coinvolgere il pubblico nei cori. La seconda voce, invece, è opera del bassista Fox Skinner, che si unisce al canto nei ritornelli per creare un effetto epico. Il concerto parte con la veloce I, the Jury (da Hammer of the North). La setlist si distribuisce equamente tra gli ultimi quattro lavori, Iron Will, Hammer of the North, The Hunt e Triumph and Power. A pezzi più veloci ed heavy (Sword of the Ocean) vengono alternati brani in cui le influenze doom sono più marcate (Ravens Guide Our Way). C'è anche spazio per qualche assolo, come quello di batteria prima di Like the Oar Strikes the Water o quello di chitarra all'interno di Iron Will. Il concerto si conclude mettendo in fila due tra i brani più coinvolgenti della band: la maestosa (e manowariana) Triumph and Power, con un'interpretazione eccezionale da parte di Janne, e l'inesorabile Hammer of the North, entrambe cantate in coro dal pubblico.

SETLIST GRAND MAGUS
Conan (intro)
I, The Jury
Sword Of The Ocean
On Hooves Of Gold
Ravens Guide Our Way
Like The Oar Strikes The Water
Iron Will
Steel Versus Steel
Valhalla Rising
Triumph And Power


EREB ALTOR (Camel Stage)

a cura di Carolina Pletti "Kara"

Come già detto nell'introduzione, il Camel Stage in questa edizione del Summer Breeze è stato riservato alle esibizioni di band emergenti o underground. Gli Ereb Altor, anche loro svedesi, appartengono a questa seconda categoria, essendo all'attivo da ormai una decina di anni e quindi sicuramente non più definibili come emergenti. Numerose persone, infatti, si accalcano davanti al Camel Stage per assistere allo spettacolo, e in prima fila c'è un discreto zoccolo duro di fan, che iniziano da subito ad inneggiare alla band e che partecipano a tutti i cori. La musica proposta dalla band è un viking esplicitamente ispirato a Bathory (praticamente quello che Bathory farebbe se Quorthorn fosse ancora vivo... Anzi, quello che i fan di Bathory vorrebbero che Bathory facesse se Quorthorn fosse ancora vivo), con influenze doom o black a seconda dell'album di estrazione (ad esempio, By Honour è più doom, Gastrike più black). Musicalmente, quindi, gli Ereb Altor non si possono definire innovativi, ma le canzoni sono tutte parecchio coinvolgenti, epiche e tormentate al tempo stesso. Uno dei loro punti di forza è l'uso smodato dei cori: non c'è quasi mai una sola voce che canta. Il frontman e chitarrista Mats passa dallo scream al pulito a seconda del brano, e viene accompagnato ora dall'altro chitarrista Ragnar (soprattutto per la voce pulita), ora dal bassista Mikael (soprattutto per il growl). La setlist proposta in occasione del Summer Breeze è quasi identica a quella che avevo avuto occasione di ascoltare questo inverno alla tappa vicentina del Nifelheim festival, il che d'altro canto è comprensibile poiché, con poco tempo a disposizione, è logico scegliere brani già ben rodati e di provata efficacia. Pochi pezzi, visto che la durata media di una canzone è superiore ai sette minuti, che spaziano nella discografia della band senza lasciar fuori nessuno dei 4 full length. Il frontman Mats comunica molto con il pubblico, presentando la band e tutti i brani. Il pubblico è stregato mentre i musicisti, con aria ispirata, ricreano l'atmosfera mitica e gelida che caratterizza i loro brani (in questo sono aiutati dal vento tagliente che sferza il Summer Breeze in quel momento - altro che brezza). Non manca il momento dedicato al maestro Quorthorn, con Matse che incalza il pubblico a gridare "Hail Bathory - Hail Quorthorn" prima di lanciarsi nella riuscitissima cover di Twilight of the Gods. Il live breve ma intenso degli Ereb Altor si conclude solennemente sulle note ispirate di Myrding.

SETILIST EREB ALTOR
Fire Meets Ice
The Mistress Of Wisdom
By Honour
Nifelheim
Twilight Of The Gods
Myrding


UNLEASHED (T-Stage)

a cura di Nicolò Brambilla "Nicko"

Headliner della serata di apertura, gli svedesi Unleashed sono una leggenda vivente del death metal svedese, di cui possono essere considerati degli irriducibili veterani, essendosi lasciati alle spalle, tra molti alti e qualche basso, 11 album e 25 anni di carriera. Fin dall’opener Blood of Lies, il moshpit è gremito e violento, aizzato dal d-beat incessante e dai riff corposi, intermezzati dai rallentamenti imponenti che hanno spezzato la metà dei colli degli astanti. La voce di Johnny Hedlund, sebbene meno gutturale rispetto agli esordi, è potente e sovrasta il muro sonoro degli Unleashed, laddove ogni colpo di cassa ha un effetto esplosivo (d’altronde, al Summer Breeze non si è badato certo ai decibel). Percorrendo gran parte della propria discografia, per festeggiare i 25 anni di attività ci dedicano una If They Had Eyes dall’album di debutto, rarissima perla rispolverata per l’occasione, nonché una serie di inni al death metal, scritta da chi ha continuato a suonarlo nonostante critiche e trend – come, nello specifico, Wir Kapitulieren Niemals, contro chi ha mostrato astio verso gli stessi Unleashed e i loro colleghi nel death metal. La scaletta abbraccia così i diversi periodi compositivi del gruppo, che risulta tutto sommato essere la versione swedish death dei Motörhead, data la propria
coerenza, qualche volta anche un po’ autoreferenziale, nel proporre questa musica nella sua più totale crudezza, con la pubblicazione di capolavori considerevoli tanto nella prima quanto nella seconda parte della loro carriera. Con una posizione piuttosto fissa sul palco, di scuola slayeriana, i nostri protraggono il proprio headbaning inarrestabile da un pezzo all’altro, e altrettanto fa il pubblico. Oltre ai classici pezzoni di pura aggressività, non mancano anche canzoni più adatte al contesto di un festival, con parti in sing-along protratte a lungo per coinvolgere tutto il pubblico - in particolare su Death Metal Victory, il cui nome è una garanzia. La chiusura è segnata dalla storica Before The Creation of Time, che mi ha permesso, in particolare, di cantare fino a sputare i polmoni. Un commento finale: death metal, nessun compromesso!

SETLIST UNLEASHED
Blood of Lies
Triumph of Genocide
The Longships Are Coming
Fimbulwinter
Don't Want to Be Born
Wir Kapitulieren Niemals
If They Had Eyes
This Is Our World Now
Your Children Will Burn
To Asgaard We Fly
Midvinterblot
Hammer Battalion
Death Metal Victory
Before the Creation of Time



PENTAGRAM CHILE (Camel Stage)

a cura di Nicolò Brambilla "Nicko"

Uscendo dal tendone in cui è situato il T-Stage per raggiungere il palco Camel, mi accoglie una pioggia di intensità non esattamente trascurabile, ma l’esibizione dei Pentagram cileni lo è ancora meno, e non credo di essere stato l’unico a pensarla così: nonostante le dimensioni esigue del palco e il tempo avverso, gli astanti sono numerosissimi e pronti a pogare e scapocciare, in un clima di festa e interesse che non si è mai spento fino al mattino della domenica. Insomma, anche i Pentagram hanno avuto giustizia: formatisi nel 1985, si sciolsero dopo una serie considerevole di tape, per poi riformarsi di recente per registrare finalmente il proprio full-length – l’impressionante The Malefice. Death/thrash della vecchia scuola e riff ispiratissimi sono quanto i nostri offrono ai supporters die-hard sotto la pioggia della Baviera, e la proposta è ben accetta. La voce è particolarmente incisiva e abrasiva, quasi acida, mentre il tono delle chitarre è zanzaroso e tagliente. I ritmi incessanti della batteria e del basso rappresentano una solida struttura per questi pezzi assolutamente old school, e non ci si stupisce del fatto che questi musicisti abbiano rappresentato per molti anni un punto di riferimento notevole nell’underground estremo sudamericano. E a proposito di death metal, cito anche i Carnal Ghoul e i Bodyfarm, autori di ottimi show sul palco Camel nel pomeriggio.

SETLIST PENTAGRAM CHILE
Fatal Prediction
The Death Of Satan
Temple Of Perdition
Horror Vacui
Demented
Profaner
The Apparition
Demoniac Possession


DECAPITATED (T-Stage)

a cura di Nicolò Brambilla "Nicko"

Si torna di nuovo sotto il tendone per un altro nome di spicco della scena death metal mondiale: i polacchi Decapitated presenziano al festival con rinnovata voglia di colpire con il loro death tecnico chirurgico, adeguatamente reso dalla talentuosa nuova line-up che accompagna il chitarrista Vogg. Certo, non si tratta evidentemente dei Decapitated con cui avevo più familiarità, ossia quelli dei riff detonanti degli esordi e degli stacchi pettinanti, ma più che altro quelli di Carnival Is Forever, sui cui si basa quasi tutta la scaletta. Il disco mette in luce un lato più oscuro e meno incisivo del gruppo, con un riffing più vicino alle tendenze moderne del metal tecnico. La prestazione vocale di Rafal inoltre è molto più simile a quella di un gruppo death/thrash che a quella di un gruppo death metal propriamente detto, sebbene non manchi di essere comunque molto graffiante. Non vorrei fare il nostalgico, ma qualche pezzo in più dal passato avrebbe giovato allo show – ma per essere chiari, l’esibizione in sé è stata assolutamente impeccabile e violenta. Tra gli highlights ci sono certamente Post Organic e la celebre Spheres of Madness, più rappresentative del classico riffage à la Decapitated, ma anche Homo Sum ha saputo scuotere gli astanti rimasti (certamente provati dal viaggio, dall’intera giornata e dai primi bagordi del festival).

SETLIST DECAPITATED
Lying and Weak
404
Post Organic
A View From a Hole
Carnival is Forever
Pest
Spheres of Madness
Homo Sum


CONCLUSIONE

a cura di Nicolò Brambilla "Nicko"

Il primo giorno, pur essendo stato un warm up, ha rappresentato nel suo piccolo un vero assaggio della realtà musicale, umana e organizzativa del Summer Breeze, dall’arrivo sul luogo, scandito da controlli rigorosi e da una disposizione geometrica nel campeggio ben più minuziosa che per altri festival, fino all’atmosfera vissuta nel festival. E non parlo solo di quella climatica, assolutamente abominevole per un Agosto, ma di quella della musica e degli appassionati, in particolare di coloro che oltre ad approfittare del clima conviviale del campeggio, un vero e proprio luogo di ritrovo, hanno indiscriminatamente supportato la proposta musicale di questo mercoledì, assolutamente varia, tanto che anche i gruppi emergenti, underground o, nello specifico, locali, si sono trovati davanti un pubblico sempre attivo e nutrito. Insomma, la voglia di fare festa è quasi permeante, nonostante i limiti del tempo e dell’affaticamento fisico. Una nota di merito già dal primo giorno anche al personale, sempre allegro e rilassato, e anche ai bratwurst di Norimberga, che mi hanno nutrito (o quasi) per 4 giorni. Mi sembra quasi impossibile parlare di warm up dopo aver visto gli Unleashed, ma considerando il bill dei giorni a venire…

Tutte le foto a cura di Vincenzo-Maria "Viç" Cappelleri



Lizard
Giovedì 28 Agosto 2014, 23.37.29
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Vic sei un mito
Viç
Giovedì 28 Agosto 2014, 23.13.45
4
Bravo! allora l'anno prossimo se vedi uno della truppa dei fotografi che ha l'aria del terrorista boliviano offrigli una birra!
klostridiumtetani
Giovedì 28 Agosto 2014, 19.05.59
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E' dal 2007 che ci vado tutti gli anni!!!!!!
Viç
Giovedì 28 Agosto 2014, 18.05.09
2
@klostridium: curiosità mia... c'eri anche tu? o è una manifestazione di apprezzamento per la scaletta del day 0?
klostridiumtetani
Giovedì 28 Agosto 2014, 16.42.51
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