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U.D.O. - Decadent
( 3783 letture )
Il mondo del metal, così come quello della musica in generale, si compone di una infinita miriade di nuove proposte, quasi a getto continuo. Carneadi, musicisti realmente dotati, mestieranti vari mischiati in un unico, grande calderone e di una serie di totem, di personaggi che hanno magari scritto pagine realmente importanti in epoche fondamentali, che poi sono rimasti sempre nel giro con risultati spesso altalenanti. Uno di questi è senza dubbio l’inossidabile Udo Dirkschneider, il quale, dopo aver partecipato all’epopea degli anni d’oro degli Accept, ha dato vita ad una carriera solista, seppur teoricamente all’interno di una band come gli U.D.O., all’insegna di una produzione grosso modo costante, senza immettere sul mercato alcun capolavoro (e non andandoci nemmeno vicino), ma restando all’interno di un range definibile come discreto, con alcuni album e parecchie singole canzoni godibili all’attivo. Puntale come un orologio svizzero, anzi, come un orologio tedesco, anche quest’anno gli U.D.O. tornano a farsi sentire col loro nuovo parto, intitolato per l’occasione Decadent.

Nonostante alcune varianti molto relativamente diverse dal solito (qualche micro-inserto di elettronica ed un paio di arrangiamenti un po’ insoliti per il nostro) Decadent può essere classificato come il solito, dignitoso disco di Udo o come la solita minestra riscaldata per l’ennesima volta, a seconda di come vogliate valutare la faccenda. Consueta copertina tra l’orrendo ed il grottesco, un nuovo chitarrista -Kasperi Heikkinen- che sposta poco nell’economia della storia degli U.D.O. e soprattutto il tradizionale mestiere dell’inquietante folletto teutonico, il quale riesce grosso modo a salvare capra e cavoli, anche quando le cadute di stile sono evidenti e gli arrangiamenti poco adatti ad una voce che conserva ancora un’abrasività notevole, ma non si è mai segnalata per la sua malleabilità. Preso atto del fatto che Decadent vorrebbe essere quasi un concept basato sull’analisi delle sfaccettature meno edificanti di questo nostro mondo, ma che non mostra la coesione e la profondità necessarie per colpire pienamente nel segno, l’album cerca di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, mischiando varie soluzioni senza curarsi troppo della loro congruenza e puntando tutto sul suono massiccio, sull’affidabilità di chi lo suona e sul carisma del cantante. Accanto ad episodi sicuramente positivi quali Speeder, Breathless, Pain e Rebels of the Night, belle tirate e devote allo speed che diede la fama a Udo, troviamo altre canzoni più ruffiane come Decadent ed Untouchable, palesemente costruite su tempi medi saccheggiando tutto il saccheggiabile in termini di soluzioni sicure (specialmente la seconda, pur piacevolissima come singola canzone nonostante un testo da tredicenne con pruriti di ribellione), ed altre assolutamente poco riuscite. Mistery dovrebbe suscitare trepidazione in chi ascolta, ma Udo non è il massimo della credibilità quando deve trovare più chiavi interpretative all’interno dello stesso pezzo. Anche Words in Flame, sulla carta un esperimento interessante con ambizioni minimal-orchestrali dal taglio power-epic che potrebbero indicare la via per la chiusura della carriera di Dirkschneider, naufraga nel poco coraggio con cui queste ambizioni vengono sviluppate e, ancora, sui limiti di un’ugola poco adatta a interpretare davvero un pezzo. Dignitoso il resto.

A conti fatti, ciò che abbiamo davanti sono tre o quattro buoni brani, altrettanti dignitosi ed alcuni filler, più o meno come di consueto. Arrivato alla veneranda età -per un musicista- di sessantadue primavere portate sulle spalle, Udo è da elogiare anche solo per il modo in cui tiene la scena, per come riesce ancora a cantare e per il fatto di riuscire a tenere in piedi una band come gli U.D.O. in grado di fare ancora buone cose, seppur in maniera non sempre organica, restando sempre oltre la soglia della sufficienza (almeno per i die hard fan), ma la realtà è quella che è. Da un lato non si può pretendere più di tanto, dall’altro non si possono sottacere i limiti di Decadent, che vengono paradossalmente fuori in misura molto più evidente quando il cantante di Wuppertal cerca di forzare la mano, di proporsi in abiti dal taglio leggermente diverso dal solito. Il blando tentativo di rinnovamento va lodato in quanto tale e considerando che non sarebbe in alcun modo strettamente necessario per ragioni commerciali, ma il buon Dirkschneider, molto semplicemente, è tagliato per fare certe cose e non altre. Tagliato con l’Accept, se mi passate il pessimo gioco di parole.



VOTO RECENSORE
66
VOTO LETTORI
79.22 su 9 voti [ VOTA]
iommi
Martedì 21 Dicembre 2021, 11.16.27
15
album un po' troppo sbrodoloso; mi spiego: canzoni buone e anche trascinanti ce ne sono, ma l'album è un po' troppo variegato nel senso che sembrano tutte canzoni che appartengono ad altri album, un collage un po forzato. Ad esempio Speeder, Pain, Secret in paradise,meaning of life,breathless, rebel of the night e words in flame sono su un altro livello rispetto alle altre (e forse basterebbero a costituire un album comunque non troppo ripetitivo) ,ma non che le altre siano brutte solo che, ad esmepio mistery lo vedo più adatto a mastercutor, decadent e house of fake hanno punti buoni,ma altri in cui scendono ievitabilemnte a gradini sotto le altre. Boh. La copertina fate voi, grezza e rozza come non mai però anche vero che centra quello che era il suo intento descrittivo
Doomale
Mercoledì 23 Novembre 2016, 22.13.04
14
Per @Rik, "i'm a madman...living in an animal house!!"...Questo non lo conosco però...Ho solo il mitico primo e Mean machine, ottimo pure quello. Grande U.D.O. uno dei pilastri tedeschi della musica heavy.
Sandro70
Lunedì 16 Marzo 2015, 22.09.51
13
Sarà colpa dei miei padiglioni auricolari ormai datati ma in questo album non sento la presenza di filler.
Danieletto
Lunedì 16 Marzo 2015, 9.00.41
12
Mi spingo sino a 70. Il disco non fa stracciare le vesti, ma devo dire che, stanti le ultime uscite degli U.D.O., mi aspettavo ben di peggio. Più che dignitoso questo Decadent, che (se mai ce ne fosse stato bisogno) fissa il ruolo di Udo quale senatore a vita dell' Heavy Metal tutto.
Sandro70
Domenica 15 Marzo 2015, 21.39.06
11
Concordo alla grande con ayreon e con metal73. Il disco mi piace, voto 77.
ayreon
Domenica 15 Marzo 2015, 18.55.22
10
è ancora un grande,tra i pochi rimasti a non deludere mai,lunga vita a gente come lui ,che importa se si ripete se poi ti snocciola capolavori come "blind eyes" o "I give as good as I get",molto più sincero e schietto di maiden e metallica,peccato che in italia non nutra molti fedeli
entropy
Domenica 15 Marzo 2015, 17.55.16
9
concordo 3/4 pezzi buoni, poi non è che mi abbia fatto impazzire. Adoro udo, ma ormai i suoi ex colleghi stanno creando un metal mille volte più fresco e interessante. Condivido con il voto recensione
michi
Domenica 15 Marzo 2015, 14.44.27
8
Ibanez
michi
Domenica 15 Marzo 2015, 14.42.23
7
ok, comunque nel precedente Steelhammer, che possiedo originale, compare kasperi come membro ufficiale, con tanto di foto, ringraziamenti e "Kasperi Heikkinen plays Ibabez guitar'' ecc...
LAMBRUSCORE
Domenica 15 Marzo 2015, 13.28.35
6
Udo è uguale a un vecio che vedo sempre al bar, anche la voce è simile, solo che quello là smadonna mentre gioca a carte , cambia un po' il look ,per il resto sembrano gemelli ,ahaha....no dai, comunque è sempre un grande, quando riesco ascolto anche questo.
Raven
Domenica 15 Marzo 2015, 12.09.38
5
Non mi risulta. Secondo una comunicazione ufficiale della band le chitarre furono in realtà suonate da Smirnov.
michi
Domenica 15 Marzo 2015, 12.01.32
4
"pain" in alcuni frangenti assomiglia a "let the hammer fall". E comunque il chitarrista Heikkinen non c'era anche nell'album prececdente"? per me è da 72
Radamanthis
Domenica 15 Marzo 2015, 9.43.53
3
Mai sopportata la sua voce, ne con gli Accept ne nella sua veste solista!
Metal 73
Domenica 15 Marzo 2015, 8.15.29
2
Il miglior album di Udo post Mastercutor......il mio voto è 75 meritatissimo!!!!!
Vecchio Sunko
Domenica 15 Marzo 2015, 5.12.36
1
Lunga vita al cazzutissimo nano! 70 pieno!
INFORMAZIONI
2015
AFM Records
Heavy
Tracklist
1. Speeder
2. Decadent
3. House of Fake
4. Mystery
5. Pain
6. Secrets in Paradise
7. Meaning of Life
8. Breathless
9. Under Your Skin
10. Untouchable
11. Rebels of the Night
12. Words in Flame
Line Up
Udo Dirkschneider (Voce)
Andrey Smirnov (Chitarra)
Kasperi Heikkinen (Chitarra)
Fitty Wienhold (Basso)
Francesco Jovino (Batteria)
 
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