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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Dubito di dover iniziare questa recensione raccontandovi per l’ennesima volta la storia del metal tedesco: ogni appassionato di questa nostra amatissima musica è a conoscenza dell’importanza fondamentale della scena teutonica; ogni metalhead che voglia definirsi tale non può non guardare con rispetto ed ammirazione a quanto prodotto da band come Helloween, Kreator, Running Wild e molte altre. Una band su tutte, però, fra quelle provenienti dalla Germania, ha segnato il cammino per i gruppi successivi, inglobando nel proprio sound caratteristiche che, col passare degli anni, avrebbero dato vita al power, allo speed, al thrash: stiamo ovviamente parlando degli Accept, uno dei primi gruppi metal della scena europea, la cui influenza per lo sviluppo del genere musicale è semplicemente imprescindibile.
Tutti sanno altresì che, nel 1987, il singer Udo Dirkschneider ha lasciato il gruppo, fondando un’altra band dal nome U.D.O., che ha pubblicato 12 album in oltre 20 anni di carriera, attestandosi quasi sempre su buoni livelli qualitativi. Se gli U.D.O. sono rimasti così a lungo sulla scena, difatti, è stato merito non solo del carisma del cantante, ma anche della capacità della band di mantenere per buona parte intatto quello stile che aveva reso tanto famosi gli Accept. Tuttavia, l’ultimo album, Dominator, risalente al 2009, nonostante il discreto successo in termini di vendite, è stato da alcuni (noi compresi) considerato un mezzo passo falso, a causa della qualità non sempre impeccabile dei brani presenti. E’ per questo motivo che Rev-Raptor, tredicesima fatica della band teutonica, è atteso con ansia da critica e fan, entrambi desiderosi di comprendere se Dominator possa essere considerato una piccola imperfezione in un’eccellente carriera, oppure l’inizio della fine per gli U.D.O.. L’album è stato sapientemente anticipato dalla pubblicazione di un EP di discreto livello, Leatherhead, il quale presenta un’interessante commistione fra classiche sonorità metal anni ’80 e sporadici inserti industrial alla Rammstein, che gli danno un piglio più moderno. Forti di questa anteprima, vediamo dunque cosa ci offre il vecchio, inossidabile Udo Dirkschneider in questo nuovissimo Rev-Raptor.
La prima traccia, title-track dell’album, ribadisce fin da subito, se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno, che l’approccio del gruppo è sempre il solito: granitico heavy metal diretto e senza fronzoli, seppur con un tocco di groove industrial maggiormente moderno, di cui abbiamo già parlato a proposito di Leatherhead. La prestazione del cantante è ottima, così come quella dei suoi chitarristi, che sfoderano riff affilatissimi. La parte debole del brano, tuttavia, sta nel ritornello, una pecca già individuata riguardo ai brani presenti sull’EP: è difatti eccessivamente stereotipato ed ha una dimensione vagamente corale che lo renderebbe maggiormente adatto ad un brano power. Sicuramente migliore è la seconda traccia, Leatherhead, una delle due già presenti sull’omonimo EP, che inizia con un riff di chiara matrice industrial per poi sfociare in un brano solido e potente; anche qui vi è un ritornello corale, ma in questo caso l’espediente pare funzionare molto meglio. Renegade ci offre un altro riff al vetriolo (memorabile, gliene va dato atto) ed un Udo Dirkschneider che, come suo solito, si rifà in modo smaccato ma efficace al maestro Rob Halford; il ritornello qui è ancora convincente, pur non inventando niente. I Give As Good As I Get è invece una piacevole ballad, in cui un delicato arpeggio fa da sottofondo alla voce di Udo Dirkschneider, che mostra per l’ennesima volta quanto forte sia su di lui l’ispirazione del cantante dei Judas Priest. Con le due tracce successive si ritorna ad un metal più classico e rapido, ma Rock ‘N’ Roll Soldiers, a dispetto di un lavoro eccellente del bassista Fitty Wienhold, non convince appieno: il motivo è sempre lo stesso, i ritornelli corali alla Helloween non suonano benissimo se cantati e musicati dagli U.D.O. e questo in particolare risulta anche eccessivamente orecchiabile per un brano del genere. Il livello torna però buono con le tracce successive, ma i limiti già espressi pervadono tutto il disco, rendendo i refrain troppo simili fra loro (quello di Pain Man, in particolare, pur buono, è tale e quale a quello di Renegade). Intendiamoci, nessuno pretende che dopo quasi 40 anni di carriera Udo Dirkschneider se ne esca con ritornelli rappati o altro; non stiamo neppure dicendo che i brani in questione siano inascoltabili, anzi sono ricchi di spunti positivi e di riff che entrano in testa; evidenziamo però che la varietà presente, in particolar modo per quanto riguarda i ritornelli, è pressoché vicina allo zero. Vi sono comunque, anche nella seconda metà dell’album, le dovute eccezioni: una su tutte la bella Days Of Hope And Glory, power ballad un tantino stucchevole, ma che centra perfettamente il suo bersaglio. Anche Motor-Borg, a prescindere dal testo non brillantissimo, è piacevole e coinvolgente al punto giusto.
La sensazione finale, dunque, è che l’album sia una sorta di incompiuta: non mancano le considerazioni positive, dal momento che è sicuramente superiore a Dominator, ergo è una boccata d’aria fresca per i fan del corpulento singer teutonico, ma anche per gli amanti del metal in generale, che possono tirare un sospiro di sollievo. I riff di Stefan Kaufmann ed Igor Gianola sono taglienti come rasoi, le parti soliste non sono la fine del mondo ma si lasciano ascoltare, il lavoro di Fitty Wienhold al basso è preciso e compatto; l’unico che non si produca in chissà quali mirabilie tecniche è il batterista, il nostrano Francesco Iovino, ma questo avviene perché le canzoni non lo richiedono, ergo la prestazione è comunque soddisfacente. Il singer, poi, è in forma smagliante e permea di acidità ogni singola sillaba che esce dalla sua ugola. I brani, infine, a parte qualcuno, sono tutti abbastanza coinvolgenti, che poi è lo scopo primario di ogni band. Non mi sentirete mai, pertanto, dire di questo album che è noioso. Quel che invece non convince è la scarsa fantasia che permea l’intero Rev-Raptor, in modo macroscopico nei ritornelli, troppo simili fra loro. Prese singolarmente, come detto pocanzi, le tracce dell’album sono buone, alcune ottime, ma l’insieme in sé risulta un po’ troppo ripetitivo e privo di spunti che facciano gridare al miracolo. E’ questa la caratteristica che, purtroppo, abbassa sensibilmente il voto finale del lavoro, che altrimenti avrebbe potuto essere sicuramente assai più alto.
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15
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ah dimenticavo; solo io avverto una produzione oscena in rev raptor mentre la trovo buona sia in dominator che steelhammer (che lo precedono e seguono)? cioè: devo alzare il volume per sentire rev raptor allo stesso livello degli altri. è normale? |
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14
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Chiaramente sono gusti, sotto si cita mastercutor e animali house
, Mastercutor aveva una enorme disomogeneità tra pezzi bellissimi e innovativi (horror) e filler catastrofici. Dominator in realtà è quello che mantiene meglio e in modo omogeneo la sua media buona qualità e rev Raptor torna ad alternare pezzi di qualità media, buona e ottima ma è un passo in avanti rispetto a mastercutor e anche se a struttura diversa si attesta sugli stessi buoni livelli di dominator che si brutto aveva solo la copertina (davvero una delle peggiori) |
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13
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Me gusta!bomba voto 75 Soldier il mio brano preferito |
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12
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Me gusta!bomba voto 75 Soldier il mio brano preferito |
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11
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Io il disco lo ho ascoltato per bene (che vuol dire decine di volte) e mi è piaciuto molto ed è sicuramente superiore a Dominator. La recnsione secondo me è centrata, solo il voto è un pò basso (75 lo merita tutto). Discorso a parte sono le chitarre e in special modo gli assoli , eccellenti. Mi sembra di poter dire che Igor Gianola ormai è hai livelli del grande Mathias Dieth. |
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10
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motlo ma molto meglio gli accept del nuovo corso che udo! disco piatto e senza mordente come quasi tutta la sua discografia solista recente |
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9
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salvo solo le chitarre. |
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8
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Quoto Radamanthis in tutto. E aggiungo che mi sembra peggiore anche del pessimo Dominator... Ah come sono lontani i tempi di Mastercutor e Animal House.... |
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7
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X quanto riguarda questo album non ho riscontraro (ne io, ne gli altri con cui ero) alcuna innovazione nel sound di Udo e alcuna miglioria nella sua voce (che a me personalmente non piace). Quindi il primo giudizio, seppur superficiale è stato alquanto negativo. Ho un amico che adora Udo e che aquisterà sicuramente il cd e facendomelo prestare lo ascolterò piu' dettagliatamente e allora potrò valutarlo meglio ma, ripeto, a un primo ascolto mi ha lasciato indifferente. |
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6
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@Sandro70: guarda, io sono un vero collezionista di dischi, adoro avere i cd o i vinili e in passato gli MC originali, li custodisco gelosamente e in un ordine a volte maniacale ma, grazie allo streaming, ho evitato di buttar via dei soldi (come purtroppo troppe volte è successo) per dei dischi che avrei comperato a scatola chiusa per poi pentirmene e cercare di scambiare, tanto quanto ho apprezzato e poi acquistato alcuni album che mai avrei pensato di comperare. Non scarico illegalmente musica ma ora, grazie alle nuove tecnologie, ascolto, valuto (forse superficialmente come in questo caso) e poi acquisto ciò di cui sono certo senza poi pentirmene, dato che i cd costano 22 / 25 euro e faccio fatica quotidianamente a guadagnare i soldi! |
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5
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Esiste lo streaming e infatti è proprio quello che sta distruggendo il mercato discografico. Ma prima di dare una valutazione bisognerrebbe ascoltare bene e non una volta velocemente. Molto spesso a un primo ascolto, il disco sembra ottimo o pessimo ma poi con l'andare del tempo si cambia completamente giudizio. |
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4
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E tra l'altro l'ho ascoltato da conoscenti e tutti abbiamo avuto la stessa idea di primo impatto e, il seppur superficiale ascolto, non invoglia certo l'acquisto! |
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@sandro70: Dato che ti riferisci a me sai che esiste lo streaming? Mah lo dico io... |
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2
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Complimenti a chi lo ha già ascoltato e già da un giudizio ( non mi riferisco al recensore ). Io lo ho comperato oggi visto che usciva oggi e avendolo ascoltato solo un paio di volte sole non posso certo giudicarlo. Mah. |
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1
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Gli ho dato un veloce ascolto ed è il solito disco di UDO post Accept, niente di nuovo e, a volte, questa non è una cosa molto buona...Ha tutti i limiti dei dischi di UDO solista, voce compresa... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Rev-Raptor 02. Leatherhead 03. Renegade 04. I Give As Good As I Get 05. Dr. Death 06. Rock’N’Roll Soldiers 07. Terrorvision 08. Underworld 09. Pain Man 10. Fairy Tales Of Victory 11. Motor-Borg 12. True Born Winners 13. Days Of Hope And Glory
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Line Up
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Udo Dirkschneider (Voce) Stefan Kaufmann (Chitarra) Igor Gianola (Chitarra) Francesco Jovino (Batteria) Fitty Wienhold (Basso)
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