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Children of Bodom - Tokyo Warhearts - Live in Japan 1999
12/08/2017
( 3212 letture )
Una band non può dire di aver raggiunto una certa rilevanza finché non registra un live che testimoni le sue performance sui palchi e l’affermazione definitiva può avvenire solo se questo live arriva dalla mistica terra del Sol Levante. Un luogo diventato insospettabile mecca del rock’n’roll in cui miti e rispettosi cittadini si trasformano in fan sfegatati e fedeli, una leggenda iniziata con i Beatles al mitico Budokan continuata e portata nell’Olimpo dai Deep Purple, proseguita con una miriade di altre band che hanno scelto questo paese per catturare su disco le loro esibizioni. Nel 1999 si è aggiunto a questo folto gruppo una band sulla cresta dell’onda che in pochi anni sarebbe diventato un caso di successo planetario e duraturo, i Children of Bodom. I cinque finnici avevano appena rilasciato un disco destinato a lasciare il segno nel genere, quell’Hatebreeder che aveva dimostrato una maturazione completa dopo il convincente, ma grezzo esordio. Il death metal scandinavo, portato alle “estreme” conseguenze melodiche, dando alle tastiere un ruolo centrale nella costruzione di arrangiamenti ammalianti ripresi a piene mani dal power di stampo europeo. Una miscela perfetta che ha contribuito ad avvicinare alla branca più estrema della nostra musica legioni di metalheads, dando lustro e prestigio alla gloriosa scena dei paesi nordici.
Con soli due album in studio alle spalle Alexi Laiho decide comunque di lanciarsi nel progetto del live giapponese, pensandolo inizialmente solo come uscita “di nicchia” per il mercato casalingo e in Giappone. Per questo Tokyo Warhearts esce inizialmente solo in questi due paesi, per poi essere ristampato qualche anno dopo e distribuito in tutto il mondo visto il successo pazzesco dei COB.

Ascoltato oggi il disco non ha perso un briciolo di impatto e forza, si vede che i ragazzi erano giovani, incoscienti e sfrontati al punto giusto. Come sempre a colpire è la precisione di esecuzione delle tracce, con i celebri duelli tastiere/chitarra spesso suonati all’unisono in modo impeccabile, discorso identico per il lavoro chirurgico dietro le pelli di Jaska Raatikainen potente e precisissimo nell'alternanza fra le parti più groove a quelle in cui i blast la fanno da padroni. Alexi è il solito mattatore dietro al microfono violentando le sue corde vocali con il growl inconfondibile e il lavoro di fino alla sei corde. Il lavoro di produzione è accettabile, sicuramente la band ha pagato lo scotto di non essere ancora al massimo del successo e quindi non avendo a disposizione i mezzi migliori, ma in generale tutti gli strumenti sono registrati e valorizzati nel mix in modo appropriato e il pubblico ha lo spazio che si merita, con una menzione d’onore per coloro che si sentono imitare in sottofondo i tipici “UH!” del frontman.
La tracklist è un vero e proprio best of dei primi due dischi, a distanza di anni, ancora fra i più amati da fan (in termini “picassiani” album rosso e album verde), un concentrato di hits alcune delle quali sono poi purtroppo raramente ricomparse nelle setlist della band. L’intro è affidata ad un estratto gloriosamente tamarro delle musiche della serie culto degli eghties Miami Vice che deflagra letteralmente nel motivo portante del masterpiece Silent Night, Bodom Night con le sue tastiere dal sound quasi medievaleggiante, i duelli all’arma bianca con la chitarra e la batteria martellante; piccola chiacchierata e saluti con il pubblico e arriva un altro mega classico come Lake Bodom. Il basso fangoso apre una versione ultra veloce della già rapida Warheart, con Jaska che spinge al massimo sulle due casse e sul rullante trascinandosi dietro gli altri strumenti; le note soavi e melliflue di Wirman lanciano un’altra perla come Bed of Razors in cui melodie impareggiabili costruite dalle due chitarre sono straziate dall'aggressività di Laiho e interrotte dai formidabili stacchi. Spazio quindi ad una singolar tenzone fra ascia e tasti bianchi e neri che si conclude con l’accenno del riff probabilmente più leggendario del metal del sol levante: Crazy Nights dei grandi Loudness. Si riparte con l’ennesimo classico da Something Wild nelle vesti di Deadnight Warrior per passare all’ottima Hatebreeder in cui un bridge sparato alla massima velocità e violenza death lascia spazio al classico refrain che si fa fatica a scordare, a fare capolino nel mix c’è finalmente bene in evidenza il basso del buon Blacksmith. Una maestosa intro accompagna alle note di Touch Like Angel of Death con un esplosivo solo di chitarra; nell’encore spazio a una traccia che non ha bisogno di presentazioni e che ancora oggi costituisce un pilastro delle esibizioni dei Children Of Bodom: Downfall un concentrato di aggressività, melodia e impatto difficile da emulare; i finnici infine salutano un pubblico festante con Towards Dead End.

Tokyo Warhearts non è un album perfetto in senso assoluto, ma ha una delle caratteristiche fondamentali dei live album di valore: catturare una serata, un momento, nella carriera di una band di cui tutti possono assaporare l’esperienza nonostante non fossero dentro al locale ad ascoltare il gruppo. Questo live permette a tutti di vedere Alexi e compari in quello che per molti fan è il periodo d’oro e nel momento esatto in cui stavano per spiccare il volo verso il meritato successo planetario. Come sempre, la storia si ripete, la magia è sempre palpabile nella terra del Sol Levante.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
82.7 su 10 voti [ VOTA]
LL Stylish
Giovedì 17 Agosto 2017, 14.04.53
6
Concordo suono non troppo pulito, però buon album. Comunque li ho adorati fino a blooddrunk, poi rrf mi è piaciuto ma nulla di che. Invece gli ultimi due album li ascolto ma non mi hanno mai convinto in toto. Album preferito are u dead yet
manuel
Giovedì 17 Agosto 2017, 0.31.00
5
album bellissimo.. come tutti i loro albums fino a Hatecrew deathroll.
kamelotto
Mercoledì 16 Agosto 2017, 17.59.35
4
concordo con Verginella Superporcella. Suono che fa cagare!
Verginella superporcella
Martedì 15 Agosto 2017, 19.10.40
3
Ricordo una registrazione pessima e plasticosa come poche
draKe
Martedì 15 Agosto 2017, 0.13.18
2
ricordi d'altri tempi...quando ancora erano dei ragazzini e io che mi ci vedevo in loro...bell'energia e bei pezzi, nonostante qualche errore esecutivo di troppo, comprensibilissimo. Erano gli anni in cui vennero in Italia di supporto ad In Flames, Dark tranquillity ed Arch Enemy!!! Che roba!
Mulo
Sabato 12 Agosto 2017, 18.42.46
1
Ai tempi l'ho divorato insieme ai primi 2 (e a follow the reaper).poi è andato via via scemando il mio interesse x loro (l'ultimo che mi piace in toto e'hatecrew deathroll). We're children of bodom and we come from fucking finland! Ah ah bei tempi!
INFORMAZIONI
1999
Spinefarm Records
Melodic Death
Tracklist
1. Intro
2. Silent Night, Bodom Night
3. Lake Bodom
4. Warheart
5. Bed of Razors
6. War of Razors
7. Deadnight Warrior
8. Hatebreeder
9. Touch Like Angel of Death
10. Downfall
11. Towards Dead End
Line Up
Alexi Laiho (Chitarra, voce)
Alexander Kuoppala (Chitarra)
Hennka T. Blacksmith (Basso)
Janne Wirman (Tastiera)
Jaska W. Raatikainen (Batteria)
 
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