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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Children of Bodom - Hexed
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28/03/2019
( 7929 letture )
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A distanza di lunghi quattro anni dall'ultimo lavoro, continua il nuovo corso dei Children of Bodom. La band finlandese, dopo una serie di dischi fatti di luci e qualche ombra di troppo, tornò sulle scene con uno scoppiettante Halo of Blood (2013), seguito da un piacevole e transitorio I Worship Chaos (2015). Ad oggi questo movimento di rinascita del gruppo continua ad andare avanti tramite delle lente e progressive evoluzioni. Il precedente I Worship Chaos è stato considerato un disco di transizione poiché orfano di Roope Latvala, che annunciò di ritirarsi dal gruppo pochi mesi prima dell'inizio delle registrazioni. In questo Hexed invece, i bambini di Bodom tornano ad essere in cinque, grazie all'innesto di Daniel Freyberg. Il chitarrista è attualmente anche nei Naildown ed è stato anche nei Norther (che in passato hanno collaborato con lo stesso Alexi Laiho) negli ultimi tre anni di vita della band.
Dietro l'esoterica copertina viola, vi è un disco che calca una proposta simile agli ultimi due predecessori, ma con un'occhiata rivolta al brillante e ormai lontano passato del gruppo. Lungi dall'essere vicini ad un ritorno a dischi del calibro di Hatebreeder o Follow the Reaper, Hexed riesce comunque a presentare una proposta musicale valida. Parlando dei Children of Bodom, spesso si va incontro a forme di reazione classiche tra gli ascoltatori: da chi percepisce uno stallo stilistico/compositivo a chi pensa che non saranno mai più quelli di una volta, passando per i fan dello zoccolo duro che li amano incondizionatamente. Probabilmente -come in tutte le cose della vita- la verità sta nel mezzo e per quanto il gruppo di Espoo abbia avuto diverse fasi -tra le quali una centrale non del tutto convincente- è innegabile il miglioramento degli ultimi lavori. Anche in questo platter il gruppo cammina lungo una sottile linea fatta di influenze heavy, sfuriate melodeath e gli immancabili spunti neoclassici. Tuttavia Hexed è un lavoro tutt'altro che banale e ricco di cura nei dettagli.
Senza nessun compromesso, neanche di fronte all'apocalisse, This Road apre le danze mostrando quello che sarà il trend di questo platter: velocità, armonici di chitarra graffianti e ritornelli accattivanti. L'opener è dedicata alle lunghe strade percorse durante la vita nei tour, stancante e selvaggia. Bellissimo lo stacco intorno ai due minuti dopo il ritornello, in cui prende vita un mid-tempo cupo e maligno, che perfettamente si alterna con il resto del pezzo offrendo uno spunto di varietà notevole. Under Grass and Clover è stato uno dei singoli scelti per la presentazione del disco e -senza troppe sorprese- è uno dei brani più melodici. La canzone è riuscita solo in parte, poiché le ottime strofe cantate con il filtro e senza chitarra richiamano un pezzo da novanta come Needled 24/7 di Hate Crew Deathroll, mentre il ritornello ultra-melodico già dopo pochi ascolti risulta banale e stucchevole. Ad ogni modo, vi è un lavoro alle pelli mastodontico e l'esecuzione nelle parti soliste è da strillo. Insomma, sarebbe bastato poco per correggere il tiro. Dopo un secondo brano ricco di luci e ombre, in maniera del tutto brusca e repentina veniamo letteralmente lanciati indietro nel passato di diversi anni ed Hexed si avvicina a Follow the Reaper con un affondo clamoroso. Glass Houses è uno dei brani più neoclassici dei Children of Bodom degli ultimi quindici anni (almeno). Il riff d'apertura è un'autentica bomba inaspettata che deriva chiaramente dallo stile di Vivaldi, riprendendo nello specifico alcuni elementi compositivi del concerto dell'Estate dell'opera Le Quattro Stagioni. Il motivo iniziale sarà poi nel corso del brano una base che verrà arricchita da diversi fraseggi, fra parti soliste e tappeti maestosi di tastiere. Il pezzo, breve ed efficace non si perde in sezioni superflue, risultando uno dei migliori del disco. Il trend positivo continua con Hecate's Nightmare, tra tinte a metà tra l'horror anni ottanta e il death metal in mid-tempo. Quest'ultima canzone in parte esce un po' dagli schemi classici dei Children of Bodom durante le strofe, rientrandoci nei ritornelli. La produzione, che in alcuni punti del platter non sarà delle più nitide, qui sembra tirare su qualche magagna in termini di pulizia del suono. Al di là di quelle che sono più o meno peli nell'uovo, vi è comunque un ottimo lavoro di composizione. Dopo una breve fase solista vi sono dei fraseggi che strizzano l'occhio efficientemente ad alcune soluzioni compositive che ricordano i vecchi Iron Maiden. Kick in a Spleen non accenna a togliere il piede dall'acceleratore, marcando l'impronta rapida e violenta del disco. Sprint abrasivi e scelte musicali acide caratterizzano un brano decisamente cattivo e riuscito che in alcuni punti profuma di Sepultura, arricchito da una sezione centrale dove vi è una sorta di "breakdown" (per quanto non sia un elemento che appartenga a questa corrente) veramente riuscito. Infine vi è una grande ciliegina sulla torta, ovvero gli assoli di Alexi Laiho e Janne Wirman che ricordano moltissimo quelli di Kissing the Shadows di Follow the Reaper, a dir poco fenomenali. Platitudes and Barren Words è un pezzo che torna sulla scia del melodico e che rischia fortemente di fare la fine di Under Grass and Clover. Tuttavia vi sono numerosi accorgimenti tecnici e decorazioni -al di là di una melodia portante decisamente più funzionante- in grado di appagare anche l'ascoltatore più esigente. Tra i tanti si possono citare gli stacchi riverberati in classico stile Bodom, i fraseggi di chitarra classici e degli armonici che fischiano in maniera veramente appagante e perfetta. Tutte questi dettagli nobilitano Platitudes and Barren Words, esaltando il ritornello finale come un'apertura ariosa. Un altro grande esperimento che guarda con fierezza al passato è la titletrack, brano leggermente più longevo degli altri che richiama nuovamente le influenze della musica classica. Il neoclassicismo torna a fare da padrone con le tastiere di Janne Wirman che suonano in maniera decisamente old school, grazie anche a dei passaggi chiaramente ispirati allo stile maestoso di Beethoven. Le sorprese di Hexed non finiscono, tra il meraviglioso ritornello -serrato e cupissimo- e le sezioni strumentali decisamente ispirate. La ciliegina sulla torta è il finale, dove le chitarre sfumano progressivamente su i cori del gruppo, lasciando il posto a un tappeto di synth arricchito da una linea melodica solista di basso. Una vera tinta di varietà che non ci aspettavamo da i Children of Bodom, prima di un brano decisamente poco riuscito come Relapse (The Nature of My Crime) che passa senza infamia e senza gloria, tra scelte compositive già sentite e una spiacevole assenza di momenti di brillantezza. Say Never Look Back alza leggermente il tiro, senza discostarsi eccessivamente dalla traccia precedente, valorizzandosi grazie ad un ottimo lavoro alle tastiere e alle pelli. La prima parte risulta più monotona, mentre la seconda si innalza grazie a una progressione d'accordi e a un bridge decisamente più validi. Ci avviciniamo alla chiusura con Soon Departed, mid-tempo scandito e granitico che forse renderà più dal vivo che dal disco per struttura dei versi e attitudine. Di fatto il disco di inediti finisce qui, poiché come undicesimo brano abbiamo una nuova registrazione di Knuckleduster, brano già presente nell'EP Trashed, Lost & Strungout (2004) e nel leggendario Stockholm Knockout Live: Chaos Ridden Years (2008). La scelta di riproporre questo brano è in parte accettabile poiché a tempo passò relativamente poco sotto i riflettori, tuttavia la traccia poteva semplicemente essere inserita come bonus track. Ad ogni modo Knuckleduster è un buon brano, che nella nuova registrazione perde un po' di piacevole ruvidezza, guadagnando in qualità del suono che mette in mostra l'ottima sezione solista.
La produzione e il missaggio, come da tradizione Nuclear Blast, tendono a standardizzare il suono del metal moderno, lasciando all'ascoltatore di tanto in tanto la voglia di un sound leggermente più old school e ruvido. In termini di resa sonora il risultato finale pertanto è privo di pecche e al contempo di momenti esaltanti. Per quanto riguarda invece la composizione, Hexed continua la scia tracciata da Halo of Blood e I Worship Chaos, mostrando il gruppo in uno stato di grazia non indifferente. Anche l'innesto di Daniel Freyberg, grazie alla seconda chitarra rende il guitar work decisamente più frizzante e solido. Il ritorno marcato delle componenti neoclassiche in Glass Houses e nella titletrack sono micidiali e se i Children of Bodom avessero fatto un disco tutto a questo livello, probabilmente saremmo stati di fronte al miglior disco dai tempi di Follow the Reaper. Nonostante Hexed sia un ottimo disco, rimane un filo di amaro in bocca sul finale, poiché da Relapse (Nature of My Crime) in poi vi è un abbassamento qualitativo generale del platter. Tuttavia i brani imputati non sono reputabili come degli scivoloni e non inficiano gravemente sull'ascolto dell'opera nella sua interezza. Il corso tracciato da Alexi Laiho e compagni negli ultimi anni è comunque in lenta e perenne salita, mostrando la band in uno stato tutt'altro che scontato. Nonostante il gruppo sia da molti anni tra i più chiacchierati dello scenario, questa volta i ragazzi di Bodom hanno detto la loro, anche in maniera piuttosto concreta e a mento alto.
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21
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Potresti gentilmente non utilizzare gli underscore nel nickname? Grazie mille per la comprensione  |
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20
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Bel disco. Ci sono un paio di momenti un po\' deboli (Hacate\'s Nightmare e Soon Departed), ma un gran bel disco. 80 |
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19
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Disco piacevole anche se ci sono dei momenti che non mi convincono. ottima la title track |
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18
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Metto nella top 10 di questo incredibile 2019 a livello di uscite.Nel lettore da mesi. |
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17
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Per me un graditissimo ritorno! Credo si possa tranquillamente collocare dietro Hate Crew Deathroll, spalla a spalla con Are You Dead Yet?. Quest'opinione viene rafforzata dalla continua voglia di riascoltare l'album. La track list non conosce battute d'arresto e scivola energica fino alla fine (pezzi live compresi). Laiho e company sembrano in stato di grazia e abbastanza affiatati. Hecate's Nightmare, Under Glass and Clover, e Soon Departed sono tre gemme, i pezzi che prediligo su tutti. Che dire? Mi ha fatto piacere ascoltarli tornati in forma come non li si sentiva da tempo, ora speriamo ed attendiamo che passino a suonare questi brani anche da noi. Voto: 82 |
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Disco dell'anno, finora IMHO |
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15
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La conferma definitiva che i Bambini sono tornati a fare quello che meglio sanno fare, mischiando un pò tutte le soluzioni sperimentate fino a AYDY. In realtà le atmosfere dei primissimi album sono presenti quì e là (This Road, Under Grass And Clover) ma in misura minore rispetto alle sonorità di HCD e AYDY (Kick In A Spleen sembra un reprise di In Your Face) però sono tornati a comporre album che, pur non inventando nulla, sono piacevoli e soprattutto hanno il loro trademark sonoro inconfondibile. Voto 75 |
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14
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Finalmente sono tornati alle vecchie sonorità con quella ventata d'aria fresca nella sonorità, hanno abbandonato i suoni new metal e questo e tutto sono al primo ascolto. Ma mi sembra un disco da 82. Aggiornerò quando avrò tempo le mie impressioni, ma per adesso sono positive. |
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13
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acquistato ma devo ancora ascoltarlo...il pezzo che ho ascoltato è da paura |
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12
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Ottimo album che riesce ad amalgamare le soluzioni del passato con quelle moderne più riuscite, lo colloco al pari di halo of blood appena sotto ai primi quattro. Secondo me l'unica traccia veramente sotto tono è Say Never Look Back Che sembra quasi una canzone scartata da I Worship Chaos. Invece Relapse l'ho trovata molto bella, in alcune parti mi ricorda molto i Sinergy.
In ogni caso con questo album hanno dimostrato che la buona musica la sanno ancora scrivere, si sono nettamente ripresi dal loro periodo buio |
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11
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Concordo con @mariamaligno. Nel mio post di prima non parlavo espressamente di velocità, ma alludevo anche a quello, è la prima cosa che ho notato. Ci sono e lo ripeto dei gran bei passaggi, ma concordo che talvolta si trovino nel mezzo a soluzioni che definerei "telefonate"... fra il tuo 75 e l'81 della Reda cambia poco, anche tu lo apprezzi alla fine. Diciamo 79? |
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10
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E confermo che non fa votare, mi dice che l'ho già fatto quando non è così |
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9
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Buon disco, certamente superiore a quel papocchio senza né capo né coda di IWC(del quale fatico ancora oggi a ricordare un pezzo tranne forse Widdershins), che si assesta sui livelli di HOB..con lo stesso difetto di quest'ultimo, vale a dire che poggia interamente sull'immensa title track, quella sì degna del passato della band, ma non tiene la media. Viene da chiedersi se non proporre altri brani epici e ferali come Halo Of Blood e Hexed sia scelta precisa o semplice mancanza di idee sufficienti a riempire la scaletta di pezzi di questo calibro. Viene anche da chiedersi perché con un batterista del calibro di Jaska ci si assesti su velocità medie tutt'altro che soddisfacenti per chi ama i COB pre-HCDR. Resta comunque una manciata di canzoni più che valide come Glass Houses, This Road(splendida in strofa e stacco centrale ma banale nel refrain), Platitudes(catchy e commerciale ma indubbiamente assai riuscita) e sopratutto Kick In A Spleen(la migliore del platter dopo Hexed). La qualità del gruppo è fuori discussione, la ripresa dal periodo buio di AYDY-BD-RRF è innegabile ma continuo ad aspettarmi molto di più da Alexi Lahio, un artista che considero tra i migliori del panorama metal estremo(se tale si può considerare) degli ultimi vent'anni...Per me è un 75 |
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8
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Una gran bella sorpresa, mi aspettavo un buon album ma non così bello. Voto 83 |
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7
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Bel disco. È una mia impressione o da halo of blood sono tornati a fare bei dischi? |
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6
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Comunque non fa votare... |
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5
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Non posso esprimere un giudizio e nemmeno saprei cosa dire. Sul serio. Mi ha lasciato perplesso e fatico pure ad ascoltato. Trovo veritieri i commenti sulla consueta perizia tecnica e sulla buonissima prestazione vocale. Ma se dico che mi ha entusiasmato dico una palla... almeno per ora. Personalmente, imho, a mio gusto, ecc, ecc, non sparatemi ma lo trovo poco veloce, poco tagliente, suonato benissimo ma con più mestiere che reale ispirazione... e questi sono sempre stati bravissimi a suonare quindi è dura sgamarli forse me lo aspettavo più cattivo |
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4
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Niente da dire, veramente bello. |
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3
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Disco veramente ottimo, un grande ritorno dei Bambini! Un disco che può tranquillamente stare al fianco dei primi dischi, con una serie di canzoni fenomenali dove non solo spicca la tecnica dei componenti ma anche la voce di Alexi con l'età ha sfumature che non sono solo aggressività come la quasi pulizia del coro di Platitudes uno degli highlight del disco al pari della meravigliosa Hecate's Nightmare.
Siamo solo a marzo ma già tanti dischi sono da playlist di fine anno.
Voto 85 minimo. |
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2
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Ecco qui uno dei dischi da me più attesi di quest'anno! Mi trovo d'accordo con la recensione e aumenterei il voto di 2/3 punti ma direi che siamo sulla stessa linea. Disco veramente bello, più vicino ad Hate crew piuttosto che ai tre gioielli iniziali fatta eccezione di qualche brano che sarebbe potuto stare in Follow the reaper. Veramente bello, grandi bambini finnici! Voto 85 |
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1
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Sarò di parte perché sono il mio gruppo preferito ma per me questo disco va appena sotto ai primi quattro.
Sono totalmente d’accordo con la recensione, la mia speranza è che la band dal vivo voglia proporre tanti pezzi da questo disco, non solo i singoli promozionali, anche se solitamente i COB non sconvolgono mai le proprie scalette e attingono in modo equo un po’ da tutti i loro lavori.
Pezzi come hexed e glass houses meritano davvero tanto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. This Road 2. Under Grass and Clover 3. Glass Houses 4. Hecate's Nightmare 5. Kick in a Spleen 6. Platitudes and Barren Words 7. Hexed 8. Relapse (The Nature of My Crime) 9. Say Never Look Back 10. Soon Departed 11. Knukleduster
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Line Up
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Alexi Laiho (Voce e Chitarra) Daniel Freyberg (Chitarra) Janne Wirman (Tastiera) Henkka Blacksmith (Basso) Jaska Raatikainen (Batteria)
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RECENSIONI |
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